“I TESORI DI SAN LEOPOLDO”

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Un'altro elemento che faceva parte integrante e indispensabile di ogni chiesa, dal momento che non c'erano i sistemi di altoparlanti, era il pulpito. Lo vediamo nella fotografia sulla parete destra della navata centrale, quasi sospinto verso l'alto dalla linea a spirale della piccola scala di accesso. Caduto in disuso venne tolto dalla parete. Quello che resta funge da fioriera nel giardino dietro la chiesa. (vedi Vada Particolari).

Il pulpito sulla parete destra

Più avanti troviamo l'altare di sinistra sul quale è posto il quadro dell'Assunta. Il titolo esatto di questo pregevolissimo dipinto è Madonna in Gloria. Il suo autore è Vincenzo Lami. Anche qui una vicenda umana da raccontare. Vincenzo Lami, nasce ad Empoli nel 1807, sesto di otto figli di una famiglia dell'alta borghesia. Ribelle e creativo, intraprende gli studi all'accademia di Firenze, risultando il migliore del suo corso. Vince diversi concorsi e si reca a Roma e a Venezia per studiare le opere dei grandi maestri come Raffaello e Tiziano. Quando ritorna a Firenze si trova un estraneo nella sua patria ed è indignato per la cupidigia con cui tanti altri artisti assediano il Granduca, famelici di commissioni. Disgustato dall'ambiente fiorentino, prende la decisione di lasciare l'Italia e dice: "considerando che era già tempo di trar profitto dai miei lunghi studi e fatiche, avendo già varcato l'età di Nostro Signor Gesù Cristo, mi preparai ad andare a Pietroburgo, per non esser crocifisso nel paese nativo".
Nel 1842 parte per la Russia, ma l'occasione di affrescare la cattedrale di sant'Isacco a Pietroburgo gli viene offerta quando, deluso è già sulla via del ritorno. Così rifiuta. Prima del suo ritorno aveva sposato Costanza Kascinzoff. Il rientro a Firenze non è dei più felici: senza casa e senza commissioni di rilievo, è ospitato da amici. La sospirata occasione gli viene offerta dal nostro Felice Francolini, l'architetto di questa chiesa, suo amico e compagno di studi.

Il quadro dell'Assunta

Il Francolini nel 1850 gli commissiona il quadro dell'Assunta. L'architetto desidera farne dono alla chiesa da lui progettata. Vincenzo si getta nell'incarico con entusiasmo come testimoniano i molti studi preparatori di questa tela. Al tema della Madonna in gloria pensa di unire altre figure: Sant'Ilario vescovo, santa Caterina da Siena, San Felice di Valois fondatore dei Trinitari, liberatori degli schiavi. Nel volto nobile e sereno di questo santo egli ritrae proprio l'amico Felice Francolini.

Il quadro della Madonna in Gloria ed il particolare di San Felice di Valois

Questa tela segna una svolta nella vita del Lami. Il quadro suscita approvazione e l'anno successivo Vincenzo Lami riceve dal Granduca l'incarico di dipingere una Crocifissione per il duomo di Cecina, che possiamo ammirare tutt'oggi. Successivamente viene nominato Socio Professore dell'Accademia, dedicandosi soprattutto ai ritratti, tutti di notevole qualità. Alla sua morte nel 1892 sarà proprio l'amico Felice Francolini a celebrare presso la regia Accademia delle belle Arti i suoi meriti artistici.

Particolari della Madonna e di Sant’Ilario vescovo

Il quadro della Madonna in Gloria fu portato a Vada il 27 aprile 1854. Il primo parroco di Vada don Meazzini scrive che: "fu subito posto al suo luogo e benedetto da me nel giorno seguente. Vi si fecero delle preghiere per ottenere la pioggia dopo tre mesi della più desolante aridità e si ottenne la pioggia dopo la terza preghiera".
Negli anni 1997-1999 il parroco, padre Pino Piva, promuove una serie di restauri sulle opere che adornano questa chiesa. Abbiamo già parlato del restauro dell'organo. Nel giugno 1997 anche questo bel dipinto, molto scurito dal fumo delle candele e deteriorato in più parti venne avviato al restauro, eseguito a regola d'arte sotto il controllo della Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali. Il quadro, rinato nei suoi colori, è ritornato al suo altare un anno dopo nel 1998, per il 15 agosto, festa dell'Assunta. Le spese sono state sostenute dalla parrocchia.

Particolare di Santa Caterina da Siena

Nel lontano 1854, appena due giorni dopo l'arrivo della tela della Madonna in Gloria, il 29 aprile, fu recapitato nella nostra chiesa anche un altro quadro, ovale, con una bella cornice a sfoglia d'oro zecchino, raffigurante San Vincenzo de' Paoli. E' un dono da parte di Sua Altezza Imperiale Reale l'Arciduchessa Maria Luisa Augusta, sorella di Leopoldo II, per la "Compagnia delle sorelle della carità " di San Vincenzo, nata nella nuova parrocchia, con il compito di dar sollievo agli ammalati. Il parroco aveva chiesto che la sorella del Granduca ne divenisse la protettrice ed ella aveva acconsentito inviando in omaggio il quadro. Il suo autore: l'insigne artista professor Lazzaro Martellini, fiorentino. Anche questo quadro è stato restaurato nel 1997 a cura e a carico della Soprintendenza alla Conservazione dei Beni Artistici e Culturali.

San Vincenzo de' Paoli

Nell'urna sotto all'altare della Madonna in gloria c'è la statua del cosiddetto CRISTO morto. Questa scultura è espressione di un artigianato particolare: è in gesso e cartapesta policroma. Proviene dal laboratorio artigianale , dello scultore Guacci di Lecce. Non è la sola opera di questo artigiano che adorna la nostra Chiesa e non fu neppure la prima. Don Ciabatti, che fu parroco di Vada dal 1909 al 1939, vi aveva già acquistato nel 1915 un Cristo per l'altare maggiore (andato perduto), la statua di Sant'Antonio da Padova donata dalla famiglia Baracchini Caputi, e la statua dell'Assunta, offerta dai fedeli.

La statua del Cristo morto

Annota don Ciabatti:”i parrocchiani vadesi chiedono con insistenza di avere nella chiesa una effigie di Cristo nel sepolcro”. Il parroco non è del tutto convinto e tergiversa alquanto, forse perchè la nostra fede è nel Cristo risorto e vivente. Ma alla fine cede all'insistenza dettata dal sentimento di pietà popolare e incarica due sorelle della Compagnia di San Vincenzo de' Paoli , le signore Nizzi Annunziata e Papini Giuseppina, di raccogliere il denaro per l'acquisto. Il momento non è dei migliori: è il tempo delle sanzioni economiche imposte all'Italia da parte della Società delle Nazioni per l'aggressione dell'Abissinia. Il parroco vede in questa congiuntura la causa per cui la raccolta non giunge a coprire l'intera somma di 900 lire più le spese di spedizione per un totale di 1105 lire e 25 centesimi. Interviene la Compagnia del SS. Sacramento con un prestito di L. 426,80 da restituire in tre anni senza interessi dalle dame di carità di San Vincenzo. L'opera risale al 1935.

Particolare del Cristo morto

Una scultura di questo genere è piuttosto delicata. Nel 1997 si decide per il restauro perché la cartapesta (vedi immagini) è aperta in più punti, nel modellato dei cuscini che sostengono il corpo di Cristo si intravede il saccone che fa da riempimento: inoltre tutta la statua è ricoperta da un velo di sottile muffa che tende a sollevare lo strato di gesso superficiale e ne altera i colori. La restauratrice riferisce che la Soprintendenza segue con interesse le fasi del lavoro perché il restauro di opere artistiche di queste dimensioni in cartapesta non è frequente.

In alto: particolari dei danni. In basso: dopo il restauro

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