Osservata dall'alto, la zona industriale che si sviluppa
nel territorio di Rosignano pare divisa equamente in due
parti: l'una destinata esclusivamente allo stabilimento,
l'altra al centro dei servizi, la cosiddetta «cités», e alle
abitazioni delle maestranze. Ville e villette cominciano a
allungarsi in fila, ai lati della fabbrica, ed anche case di
quattro appartamenti, di più modesto tenore, ma tutte con
orto e giardino. Si pensa anche al verde. Tutto è fatto con
compasso, squadra e righello, sia lo stabilimento, sia gli
edifici che fanno ad esso corona. I progetti sono nati
altrove ed altrove sono stati anche collaudati. Non c'è
niente di originale. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto
che le ville abbiano linee e tetti aguzzi, di sapore
nordico. Se non è stato valutato l'impatto ambientale in una
zona mediterranea è forse un peccato, ma si tratta di certo
di peccato veniale. Lo giustifica ampiamente la modernità e
l'ampiezza delle stesse abitazioni, anche di quelle a
carattere popolare, cinte da appezzamenti di terreno. È la
seconda borgata del Comune, disegnata prima sulla carta e
poi realizzata con fedeltà e rigore. Vada infatti è nata a
Firenze, progettata dagli architetti granducali, quasi un
secolo prima. Il nuovo agglomerato sorto insieme con lo
stabilimento per scelta obbligata, proviene con le sue
particolari tipologie da Bruxelles. Che due centri dello
stesso territorio, posti ad un tiro di schioppo, nell'arco
di tempo di meno cent'anni, siano stati pensati lontano è un
fatto da segnalare. Molto probabilmente costituisce una vera
rarità.
1915
Intorno alla fabbrica iniziano i lavori di costruzione della
futura città-giardino destinata ai servizi ed alle
abitazioni del personale, rigorosamente classificate per
"tipi" in funzione della mansione svolta in fabbrica. Il
particolare fascino nordico che caratterizza l'architettura
del villaggio Solvay di Rosignano, trae ispirazione dalle
teorie urbanistiche e sociali che si svilupparono sul finire
del XIX secolo in Inghilterra. La progettazione delle
abitazioni fu affidata al belga Jules Brunfaut (1852- 1942),
architetto di fiducia e amico di Ernest Solvay. Lo stile
delle abitazioni maggiori ed in particolare del teatro
Solvay dello stesso architetto, richiama le architetture del
tardo estetismo vittoriano, con le facciate assai semplici
ed una severa ed elegante simmetria di volumi. La fabbrica
viene mantenuta separata dall'abitato con una fascia di 250
ettari di terreno come area di rispetto, allo scopo di
consentire una equilibrata convivenza dell'attività
industriale con quella socio-economica locale. Questo
terreno utilizzato per attività agricole e di ricerca,
costituisce lo spazio vitale dello stabilimento, l'area di
guardia ed il polmone dell'intera comunità. Qualcosa di
simile è stato realizzato nelle tre città-Solvay nel mondo,
in Brasile, negli USA, ed a Rosignano. Durante la guerra
furono edificate case più modeste come il "Villaggio Ciano"
poi "Garibaldi", costruito fra il '40 ed il '44. Negli anni
'50-'60 si è ancora costruito soprattutto per impiegati
realizzando moderni condomini in via della Repubblica
(C1-C2-C3) poi ceduti ai residenti negli anni '70. In tutto
la superficie urbanizzata è di circa 95 ettari. Non
trascurabile lo sviluppo durante il ventennio 1920-40 quando
grazie anche alle leggi fasciste che impedivano
l'esportazione di capitali all'estero, la società fu spinta
ad investire in loco, migliorando ed ampliando varie
tipologie di abitazioni fra le quali alcune in via Dante e
potenziando le opere sociali come il teatro costruito da
poco, a beneficio dell'intera frazione. Nella seconda metà
degli anni trenta la società, contattò l'architetto Italo
Gamberini (1907–1990) di Firenze con la precisa intenzione
di "ammodernare" numerosi edifici pubblici e di realizzarne
di nuovi secondo un linguaggio stilistico più vicino alla
realtà locale. I frequenti rapporti con l'architetto
italiano sono testimoniati da numerosi documenti
iconografici, tutti rigorosamente autografi, e da una fitta
corrispondenza epistolare tra Gamberini e l'ing. Seni,
responsabile delle costruzioni complementari della Solvay di
Rosignano. La frenetica attività edilizia conferì alla
cittadina l'immagine che ancora oggi la caratterizza: viali,
alberatura, vie a squadra, orti, stile architettonico,
pinete, fanno parte di un disegno generale che caratterizza
l'intero agglomerato urbano affermando il tipico "stile
Solvay".
Risposta a una
domanda che tutti ci siamo posti: perche' manca un vero centro urbano?
Valutando oggi con gratuito "senno del poi" è fin troppo
facile rilevare che purtroppo nel grande progetto generale
della nuova città-giardino di inizio '900 è assente l'interlocutore
pubblico, che si presenta del tutto impreparato alla nuova
realtà che va sviluppandosi lungo la costa. Esiste solo il
punto di vista industriale e nel progetto non c'è traccia di
configurazione urbana tesa alla realizzazione di una
comunità classica tendente a dare al nuovo assembramento
anche un centro civile riconoscibile e riconosciuto. Manca
quindi e mancherà per sempre, per la poca lungimiranza
dell'Amministrazione del tempo (che solo con il passare
degli gli anni si renderà conto di cosa
rappresenta la nuova fabbrica ed è preoccupata invece dello
sbocco al mare) quell'agorà, quel centro urbano di
socializzazione che tutti i cittadini da sempre lamentano e
che più volte e senza fortuna si cercherà di creare nella
seconda metà del '900 (il futuro H5 sarà l'ultimo tentativo
a probabilità quasi nulle perchè decentrato). La stessa
chiesa, costruita dall'azienda nel 1931, elemento chiave di ogni italico centro
urbano, è all'interno dell'agglomerato Solvay,
in posizione del tutto periferica rispetto al paese che si sta
ampliando verso nord e verso ovest. E' ovviamente comprensibile che
il progetto rigorosamente industriale abbia preferito il lavoratore dedito nelle ore
libere alla cura dei grandi orti annessi alle abitazioni
(orti non casuali visto la generale provenienza
delle maestranze dall'agricoltura) o
presente nelle tante attività del dopolavoro aziendale, piuttosto che urbanizzato
in luoghi pubblici estranei al contesto produttivo (da considerare
anche le
agitazioni sindacali locali nei primi anni del secolo,
di matrice prevalentemente anarchica).
Le Amministrazioni Comunali della prima metà del '900,
compreso il ventennio fascista, hanno
quindi preferito seguire, più che indirizzare, lo sviluppo
spontaneo privato lungo le vie che man mano si allungavano,
raccomandando unicamente: "costruire allineati...", senza
mai tentare fino al tardo dopoguerra, di impostare un quadro
organico che, anche a grandi linee tracciasse un vero
progetto cittadino, certamente e comprensibilmente, in virtù
della convinzione secolare che il vero epicentro della vita
comunale sarebbe rimasto sempre e comunque Rosignano
Marittimo e Rosignano Nuovo solo un posto per lavorare... |
Tipologie delle abitazioni
del villaggio Solvay |
Tipo |
anno costr |
n°case |
n°
appart. |
m2
appartam. |
m2
presella |
m2
giardino |
stanze |
cantine |
soffit |
1 |
1920 |
1 |
1 |
351 |
8955 |
8750 |
12 |
7 |
2 |
In via Piave,
abitazione del direttore. |
3 |
1920-27 |
3 |
1 |
221 |
4750 |
4550 |
12 |
6 |
3 |
In via Piave, lato fabbrica abitazioni per
dirigenti. |
4 |
1922-26 |
3 |
2 |
175 |
2300 |
2200 |
7 |
5 |
2 |
In
via E. Solvay lato monte fra via Piave e via Dante,
abitazioni per ingegneri. |
4 BIS |
1938-65 |
4 |
2 |
172 |
2300 |
2150 |
8 |
5 |
4 |
In via Piave, lato nord abitazioni
per dirigenti. |
5 |
1925 |
3 |
2 |
140 |
1220 |
1100 |
7 |
5 |
2 |
In via E. Solvay lato mare fra via Forli e via Dante, abitazioni per ingegneri. |
5 BIS |
1928 |
3 |
2 |
150 |
1220 |
1050 |
7 |
3 |
3 |
In via E. Solvay lato mare fra via
Dante e via Borsellino, abitazioni per ingegneri. |
5 TER |
1950-56 |
7 |
2 |
155 |
1350 |
1200 |
8 |
5 |
5 |
Cinque in via
Buozzi, una su via Aliende, una su via Buccari,
abitazioni per ingegneri. |
6 |
1917-26 |
14 |
2 |
153 |
1030 |
950 |
7 |
2 |
2 |
In via Forli, via Dante lato sud, Via Borsellino, abitazioni
per impiegati. |
6 MOD |
1922 |
1 |
2 |
163 |
1030 |
950 |
7 |
2 |
2 |
In via Dante ultima
casa lato monte, lato sud,
abitazione per impiegati. |
6 BIS A |
1930-31 |
2 |
2 |
114 |
1100 |
1000 |
7 |
1 |
4 |
In via Roma dietro il teatro,
abitazioni per impiegati. |
6 M
(Migliorate) |
1941-61 |
8 |
2 |
107 |
1120 |
1000 |
6 |
2 |
1 |
In via Forli lato sud, fra via E.Solvay e la
Quercioletta, abitazioni per ingegneri. |
7 |
1917-18 |
5 |
2 |
127 |
1035 |
950 |
7 |
2 |
3 |
In via Dante lato nord. |
8 A |
1915-22 |
16 |
2 |
76 |
350 |
200 |
5 |
1 |
2 |
In via Roma,
abitazioni per capi operai e impiegati. |
8 BIS |
1929-39 |
8 |
2 |
84 |
350 |
630 |
5 |
1 |
2 |
In via Malta,
abitazioni per impiegati. |
9 |
1918-26 |
82 |
4 |
76/84 |
420 |
338 |
4/5 |
- |
- |
In via Bologna, via Genova, via Agostini, via Carducci, via
Veneto,
abitazioni per operai. Un appartamento al 1° piano ha una stanza in
più. |
9 M
(Migliorate) |
1947-49 |
17 |
4 |
81/92 |
440 |
355 |
4/5 |
- |
- |
In via
Carducci, via Veneto,
abitazioni per operai.
Un appartamento
al 1° piano ha una stanza in più. |
9 BIS |
1934-39 |
9 |
4 |
88 |
510 |
420 |
5 |
2 |
2 |
In via Cervi, Derna, Don Minzoni,
abitazioni per impiegati. |
9 BIS M |
1947 |
4 |
4 |
96 |
600 |
500 |
5 |
2 |
2 |
In via Albertelli, Matteotti, Curiel,
abitazioni per impiegati. |
9 TER |
1952 |
1 |
4 |
72 |
570 |
500 |
4 |
1 |
- |
In via O.Chiesa,
abitazione per impiegati. |
Ferrara |
1948 |
3 |
4 |
110 |
860 |
750 |
5 |
1 |
1 |
In via Buozzi,
abitazione per impiegati. |
Ferrara M |
1949-50 |
3 |
4 |
114 |
860 |
750 |
5 |
1 |
1 |
In via Buccari,
abitazione per impiegati. |
Da aggiungere le
abitazioni costruite all'Acquabona,
al Villaggio Aniene, le Case Pontedera, al
Pontile V. Veneto. |
1914-1936 -
In questi anni si procede alla costruzione di 8 case doppie
tipo 7 in via Forlì e di 7 case tipo 9 per
operai.
Successivamente alla costruzione
di 38 case tipo 9 ed alla costruzione di 1 casa tipo 3.
Ancora 10 case tipo 6 in via Dante ed una casa tipo 4
in via E. Solvay. Costruzione di 4
pollai per case 5 bis. Costruzione casa “Monte alla Rena”
(dette Pontedera). Costruzione annesso casa dr. Rosicarelli
Direttore dell'ospedale. Costruzione pozzo “Monte alla
Rena”. Costruzione muro di cinta casa “Monte alla Rena”.
Costruzione di 1 casa tipo 9 bis con muro di cinta zona
futura chiesa.
1927
- Situazione architettonico-urbanistica, del "paese Solvay",
intorno allo stabilimento:
- 3 gli alloggi "tipo 3" per i dirigenti: ville di 12 vani,
con 4.675 m. di orto-giardino in via Piave.
- 106 alloggi "tipo 6" per impiegati. 7 stanze con 1.035 mq.
di orto-giardino. Via Dante, via Forli, via Battisti (ora
Borsellino).
- 16 alloggi "tipo 8", con appartamenti per
impiegati di 5 vani e 460 mq.
di orto-giardino in Via Roma.
- 87 sono gli alloggi "tipo 9": per gli operai, così detti
"Palazzoni". La differenza di trattamento tra impiegati ed
operai è osservata anche nei due alberghi che l'azienda
gestisce per i dipendenti senza famiglia i cosiddetti
"albergo celibi": infatti gli operai pagano 50 cent. a notte
e 6 lire al giorno per pensione completa; mentre per gli
impiegati il soggiorno è interamente gratuito. Una disparità
che si protrae fino al 1970, fin quando la Società Solvay
adotterà una nuova strategia.
1936-1939
- Costruzione di 1 casa tipo 9 bis con muro di cinta presso
la chiesa.
Fornitura e posa in opera elementi in cemento armato per
recinzione case tipo 9. Lavori diversi alla casa del Sig.
Direttore generale. Costruzione di 1 casa a 4 alloggi in
località “La Casina”. Costruzione di 1 stanza annessa alla
casa abitata dal dr. Toninelli e lavori complementari per
detta costruzione. Costruzione di 3 case tipo 9 bis in via
Malta,
esecuzione del rifugio antigas interno e lavori
supplementari, costruzione del muro di cinta. Costruzione di
3 case tipo 9 bis e di muro di cinta. Costruzione di una
seconda casa tipo 4 bis in via Piave. Costruzione di 1 stanza annessa
alla casa 5 bis. Costruzione di una casa tipo 8 bis a 2
alloggi in via Malta. Trasformazione della casa presso il Pontile di Vada
ed esecuzione del vespaio sotto il pavimento. Costruzione di
5 case a 2 alloggi tipo 6 M in via Forlì. Costruzione di una casa tipo 4
bis a 2 alloggi in via Piave.
1940
- Costruzione di 4 case di abitazione e 4 alloggi per
operai, 1 casa di abitazione in località “Poderone - Argine
del Colle”, 2 case di abitazione a 2 alloggi per impiegati,
fognatura di drenaggio e scarico acqua. Esecuzione di un
muro di cinta alla villa Magherini in Vada e lavori
supplementari. Costruzione e messa in opera alla villa
Magherini di pannelli, cancelli e battenti. Lavori diversi
per modifiche al 1° piano villa Magherini (Villaggio pontile
V.Veneto). Costruzione di 10 case operai tipo E, di 10 case
operai tipo A, di 20 case operai tipo C e di 20 case operai
tipo B al Villaggio Ciano.
1940-1946 - Costruzione casa annessa alla chiesa.
Costruzione 3 case tipo D Villaggio V.Veneto a Vada.
Costruzione 1 casa tipo D Villaggio Vada. Costruzione 5
alloggi al Villaggio Aniene per operai e 4 case alloggi per
operai al Villaggio Aniene e muri di cinta per dette.
Costruzione di n°4 case per impiegati presso agglomerato
Solvay (tipo 9 bis Aniene). Costruzione casa tipo 9 bis
adibita ad Albergo Celibi Impiegati ed esecuzione rifugio
antigas.
1947-1948
- Costruzione di 4 case alloggi per operai al Villaggio
Aniene con muri di cinta. Costruzione di 5 case a 4 alloggi
9 tipo Aniene, per operai. Costruzione di 4 case economiche
ad 1 piano. 2 case tipo D al pontile di Vada. Costruzione di
2 case a 4 alloggi tipo 9/bis Aniene. Costruzione dei pollai
alle case di cui sopra. Costruzione di 3 case a 4 alloggi
tipo “Ferrara” per impiegati. Muri di cinta, concai e pollai
per le case tipo “Ferrara”. Muri di cinta, concai e pollai
per le case tipo “Ferrara”. Costruzione di 2 case economiche
a 4 appartamenti e 1 a 3 appartamenti al Villaggio Garibaldi
(ex Ciano). Costruzione dei marciapiedi alle suddette case.
Lavori di scavo e getto fondazione ad una casa economica al
Villaggio Garibaldi. Costruzione di 3 case a 4 alloggi per
impiegati tipo Ferrara. Recinzione muraria decorativa per
case 9 bis Villaggio Aniene, fornitura e messa in opera
tubazioni per fognature.
ALLOGGI IMPIEGATI - Fin dall'inizio gli alloggi per gli
impiegati vengono dati agli interessati in uso gratuito, e
inoltre la Società provvede a proprie spese alla
manutenzione (imbiancature, riparazioni varie, ecc.). Anche
l'energia elettrica viene fornita dalla società, ad un
prezzo assai inferiore alla norma del tempo: 25 centesimi
per kilowatt. Né si trascura il «verde»: e questa sarà
sempre una caratteristica predominante del «paesaggio
Solvay», da qui la «città giardino». Ogni appartamento
inserito in belle villette bifamiliari ha il suo
orto-giardino di 75x15m (casa compresa), curato da
giardinieri anch'essi a carico dall'azienda. Per delineare
lo sviluppo di questa iniziativa, ricorriamo alla tabella
dell'epoca:
Anno |
Appartamenti |
Numero vani per appartamento |
Numero famiglie |
Numero persone |
Orti e giardini in mq. |
1915 |
16 |
5 |
16 |
70 |
7.360 |
1923 |
60 |
5-12 |
60 |
240 |
50.000 |
1928 |
110 |
5-12 |
112 |
450 |
115.000 |
1970 |
350 |
5-12 |
350 |
1200 |
300.000 |
Si può notare come la superficie «orti-giardini» in tredici
anni aumentata di circa 16 volte. Questa particolare
attenzione all'ambiente, questa complementarietà fra lavoro
e comfort di vita sono aspetti peculiari della concezione
imprenditoriale Solvay.
(Solvay Notizie febbraio 1982)
ALLOGGI OPERAI - Questo tipo di abitazioni (tipo 9)
riservate al personale operaio sono in totale 87 fabbricati
quadrifamiliari. Ospitano 390 famiglie in comodi
appartamenti di 4 stanze (uno di 5 al primo piano) con
orto-giardino di 460 m2. Affitto quasi simbolico e corrente
elettrica a prezzo scontato fino al 1974, quando sono state
venduti ai dipendenti residenti. La loro costruzione è
iniziata nel 1923. Anche la realizzazione delle case per
operai si ispira agli stessi criteri, pur con qualche
diversità riduttiva, delle case per impiegati. Analizziamo
anche in questo caso lo sviluppo di questa struttura dal suo
inizio ad appena cinque anni dopo con la tabella seguente:
Anno |
Appartamenti |
Numero vani per appartamento |
Numero famiglie |
Numero persone |
Orti e giardini in mq. |
1923 |
64 |
4-5 |
64 |
270 |
25.600 |
1928 |
390 |
4-5 |
390 |
1.600 |
150.000 |
1970 |
750 |
4-5 |
750 |
2.600 |
250.000 |
Da notare, anche qui, il grande
sviluppo degli orti e giardini (sestuplicati in cinque
anni). Si deve anche ricordare la realizzazione di grandi
alloggi per operai scapoli o senza famiglia (per complessivi
170 letti) e la costruzione di un refettorio gestito ad
economia diretta dagli operai stessi con una spesa
giornaliera pro-capite variante dalle 5 alle 6 lire
(colazione e due pasti).
(Solvay Notizie febbraio 1982)
******
Presso tutte le fabbriche, alcune ubicate in luoghi
precedentemente non abitati, vennero costruite abitazioni
per i dipendenti e instaurato un sistema di prestiti. Dove
la distribuzione era carente furono creati appositi spacci
alimentari. Vennero affittati terreni coltivati e lavorati
dalla società, per incrementare i bilanci familiari dei
dipendenti. Assistenza fu fornita per il vestiario, tramite
corsi e prestiti di macchine per cucire. Furono aperte
infermerie ed attrezzati ospedali. Scuole di vario ordine e
grado fecero da contorno agli impianti, così come non
mancarono biblioteche e centri culturali, sportivi e
ricreativi. Rosignano è un classico esempio del modello
Solvay.
(Da: "Il gruppo Solvay in Italia nei primi anni del
novecento" Tesi di Laurea di: Rodolfo Lollini
scaricabile
dal sito)
******
In quegli anni si determinò anche fra gli stessi abitanti un
modo di qualificarsi che spesso prescindeva dal proprio nome
e cognome e si preferiva qualificarsi più volentieri in base
alla zona di residenza. Se si abitava in via Ernesto Solvay
significava essere di famiglia di dirigente della azienda o
quanto meno ingegnere; in via Dante o case tipo "Ferrara",
di famiglia di quadro intermedio: in via Carducci, di
famiglia di operaio. Gli stessi muri di cinta delle
abitazioni erano diversi, quelli degli operai erano alti
circa cinquanta centimetri, per arrivare a oltre due metri
per i dirigenti. Inoltre le categorie avevano servizi di
manutenzione diversi e i servizi sociali erano divisi, gli
impiegati sempre separati dagli operai. L'ospedale era
riservato ai dipendenti per cui, da quando si nasceva a
quando si moriva, la Soc. Solvay aveva in mano la cartella
clinica. E' vero che l'assistenza sanitaria era autonoma dal
servizio nazionale ed era in generale anche migliore; ma
poco si conoscevano le malattie professionali che si
potevano determinare in una fabbrica chimica della qualità e
dell'importanza della Soc. Solvay...Furono costruite case
per molti dipendenti. Erano case ampie con orti e giardini,
migliori rispetto a quelle dove vivevano gli altri cittadini
(case malsane, a volte molto umide e insalubri dove si
potevano trovare topi e altri animali). Anche questo
rappresentò in quel momento una cosa rivoluzionaria nel modo
di vita.
(Da: "Ricordi di un operaio" di E. Lupichini
scaricabile dal
sito).
******
Ottobre 1949 - Il Regolamento consegnato ai dipendenti
assegnatari delle abitazioni della società:
******
Addì 7 maggio 1927 - Frazione di Castiglioncello e Solvay
Rosignano - Correzione confini.
Il Commissario
Prefettizio
Considerato che il nuovo caseggiato di Solvay Rosignano è
diviso amministrativamente in due parti, una delle quali
appartiene alla frazione di Castiglioncello, perché il Botro
Cotone (fosso lungo via dei Mille n.d.r.) fu scelto a
confine quando ancora non erano sorti tutti gli attuali
fabbricati; veduto che mantenendosi l’attuale confine
perdurerebbe il disagio negli abitanti di Solvay Rosignano
al di là del Botro Cotone perché essi dovrebbero recarsi
all’Ufficio di Stato Civile di Castiglioncello distante tre
chilometri, anziché a quello di Solvay Rosignano e
considerarsi per tutti gli atti, amministrativi,
appartenenti a quella frazione.
Ritenuto che ciò arreca confusione anche nella tenuta del
registro anagrafico. Considerato eliminare tale assurdità
amministrativa
Delibera
Di spostare il confine tra Castiglioncello e Solvay
Rosignano che attualmente è il Botro Cotone, circa 500 metri
a nord, prendendo per divisione la strada privata Berti dal
Mare alla Provinciale e una linea retta dalla via
Provinciale (casotto Berti) fino al congiungimento del Botro
Cotone con lo Stabilimento Solvay. Fatto,letto,firmato
Il Commissario Prefettizio Vacha Strambio
Il
Segretario Comunale Neri Lulli
1935 Foto 50 - In primo piano a sinistra l'ospedale con
a destra la Foresteria e la Direzione dello stabilimento.
Verso il centro ben visibile la grande pineta di via Forlì
ancora da piantumare, con all'estrema sinistra il fabbricato
dei servizi (dispensa, farmacia, carabinieri, barbiere,
ecc.). Al centro foto il teatro con a sinistra le case
impiegati di via Dante, via Battisti (ora Borsellino) e le
scuole elementari. A destra del teatro, le case impiegati di
via Roma e via Malta. All'estrema destra i palazzoni operai
di via Genova e via Bologna. In alto la nuova via della
Repubblica per il capoluogo e poi solo campagna con qualche
isolata casa colonica. Le zone residenziali sono ben
diversificate a seconda delle competenze in fabbrica, anche
i muri di cinta delle abitazioni e quindi la privacy che ne
consegue, sono diversi, quelli degli operai alti meno di un
metro (palazzoni), quelli dei quadri circa due (via Dante) e
quelli dei dirigenti oltre due (via
Piave)
******
La
vendita delle case Solvay
Il 5 luglio del 1971 viene firmato fra la Società Solvay e i
rappresentanti di CGIL, CISL e UIL un accordo relativo alla
vendita di 398 alloggi (su un totale complessivo di circa
1.000) a valle della Via Aurelia. I prezzi degli
appartamenti, divisi in tre tipologie, sono rispettivamente
di lire 2.835.000, 3.767.000, 3.915.000; il pagamento va
effettuato per contanti o, limitatamente ai dipendenti in
servizio, mediante rate mensili che la Società avrebbe
trattenuto sulle retribuzioni, tali da consentire
l’ammortamento entro 15 anni. Nell’assegnazione in vendita
degli alloggi viene osservato un ordine di
preferenza come risulta dall'AVVISO AL PERSONALE N°2222 del
7 luglio 1971:
(Da: "90 anni di movimento sindacale alla Solvay di
Rosignano" di G.Paolini è
scaricabile dal
sito)
|