Castiglioncello ieri/Piazza della Vittoria   

1900 - A sx la 'Casa Rossa', al centro 'La Cuccetta' di R.Fucini 1902 - I Simonetti spostano l'albergo nel palazzo sulla dx, poi palazzo Ginori. Sulla sx è ancora visibile la Casa Rossa col ristoratore. 1905 - L'Hotel Simonetti oggi palazzo Ginori, visto da chi proveniva da Livorno con la Casa Rossa sulla destra. 1907 - La piazza da palazzo Ginori. Ogni anno la fiera con l'immancabile albero della cuccagna. Sul fondo l'hotel Pineta. 1925 - Carnevale 1925 - La piazza dal palazzo Ginori verso Portovecchio 1934 - Il fabbricato della 'Virgola' , sul muro, come ovunque, scritte inneggianti al fascismo. 1934 - Ingresso al castello e angolo del Dai-Dai. 1937 - Piazza della Vittoria vista dal 'Dai-Dai' aperto nel '35. In alto il gelataio Tancredi Anni 30 - Tanchedi ed i gelati Dai Dai. 1936 - Sullo sfondo il palazzo Ginori. Il bar aprirà nel 1946. A destra il primo distributore di benzina Anni '40 - Il ristorante 'La Rviera' guarda la piazza verso sud Anni '50 - La piazza nel primo dopoguerra. A sinistra c'è ancora la Posta dei Franconi. 1-Antonio Raspolli 1918 circa; 2- Isola Orlandini 1915 circa; 3- Isola Orlandini 1975 circa; 4- Pza Vittoria 6: contratto fra Orlandini Isola e Italiana Petroli del 1926; 5- Pza Vittoria 6: da Gramaglia a Isola Orlandini contratto notarile; 6- Pza Vittoria 6: planimetria Comunale del 1923 da Gramaglia a Isola Orlandini. (Arch.P.Raspolli) 1950 - Piazza della Vittoria con il distributore Esso ex Raspolli ora dei Lucchesi davanti al bar. 1950 - L'hotel Risorgimento (oggi Corallo) gestito all'epoca dalla famiglia Tutino, in via Fucini. Natale 1954 (foto Chellini) 1955 - La piazza dal bar 'Centrale' dei Rossi. 1955 - Piazza della Vittoria. A dx Albo Branchetti per lungo tempo gestore del distributore di benzina in piazza. 1962 - Ingresso in piazza da Livorno Bar Centrale (Arch. Nicoletta Rossi) Bar Centrale (Arch. Nicoletta Rossi) Bar Centrale, Oliviero Rossi al bar. (Arch. Nicoletta Rossi) La tabaccheria di Rossi Attilio costruita negli anni 1957/58. Successivamente acquistata da 'Congedino e Adriana', dove oggi si trova l'Agenzia Radar.

 

Piazza della Vittoria e dintorni
(Foto 11 arch. P. Raspolli, foto 12 e 13 arch. A.Tutino, foto da 19 a 21 arch. N. Rossi)

Foto 2 - 1902 - I Simonetti spostano l'albergo dalla Casa Rossa a sinistra, nel palazzo sulla destra, oggi palazzo Ginori costruito nel 1895. Sulla sinistra è visibile la Casa Rossa (inizialmente stazione di posta, col ristoratore che è presente anche oggi). La via Aurelia passava sulla destra del palazzo dell'Hotel Simonetti come si vede nella foto, dove oggi c'è la via Fucini. La costruzione della ferrovia nel 1910 impose le varianti che sono rimaste attuali, con lo spostamento dell'Aurelia sul fronte est dell'hotel verso la piazzetta e la vecchia Aurelia (poi via Fucini) che diventava strada interna.

                                      Il caffè Ginori
Il primo fabbricato di Castiglioncello moderna fu la "Casa rossa" (in via Fucini oggi davanti all'edicola) il secondo ad essere costruito sulla Piazza della Vittoria fu il palazzo del Caffè Ginori, dove nel 1902 i Simonetti spostarono il loro albergo dalla Casa Rossa. Nel 1921 ne diventarono  proprietari Ida e Ugo Ginori Conti che dopo laboriosa ristrutturazione lo abitarono dal '23. La nobile famiglia della zona, era proprietaria anche dell'attuale Villa Graziani a Vada. Dopo la morte del conte Ugo nel '26, la contessa vi mantenne la residenza fino al 1944, anno in cui lo cedette al cognato Piero Ginori Conti, che dopo due anni, nel 1946 lo cedette a Attilio Rossi che aprì il bar che prese il nome di Bar Rossi, ma anche Bar Centrale. I figli Oliviero e Lirio ne continuarono l'attività fino in tempi recenti. Ricorda Massimiliano Gorini, che gentilmente ci invia queste note e che ringraziamo, che alla gestione Rossi seguì quella pluriventennale dei fratelli Piero e Gianfranco Bardi con le rispettive consorti Vera e Bruna che sicuramente i castiglioncellesi DOC ricordano con affetto e simpatia. Per me e quelli della mia generazione...e molte successive il Centrale era la nostra base di ritrovo in estate, ma soprattutto in inverno, infatti dopo aver fatto i compiti scolastici ci fiondavamo li' il pomeriggio e dopo cena, per giocare a flipper, ai primi videogames ed a biliardo...quando non era occupato dai grandi...I grandi erano i bravi giocatori come Walter Ciucchi, Giovanni Toncelli e molti altri e noi stavamo in religioso silenzio a osservare...e imparare. Le sfide poi fra Ciucchi e Toncelli erano esilaranti dato il carattere burlone del Toncelli e quello inc....reccio del Ciucchi e finivano sempre con grandi leticate e sfotto'. Anche i gestori non erano da meno...i Bardi, livornesi veraci, avevano una serie di battute e di modi di fare che erano inusuali per un bar, ma che però raccoglievano grandi consensi. Un caso particolare era la signora Vera con la sua vocetta stridula e la calata marchigiana o ciociara...e le sue uscite buffe quando non capiva qualcosa...Ricordo una volta la risposta ad un signore che le chiedeva gentilmente la Toilette...La Vera si volta verso gli scaffali delle bottiglie...osserva attentamente e dice "guardi mi dispiace ..l'abbiamo terminata!!!"...e questa e' solo una!! Questi personaggi hanno rappresentato Castiglioncello dagli anni sessanta sino alla meta' degli ottanta cioè sino alla Creazione del Ginori attuale. Nel 1988 Marcello Bartoletti e Mauro Donati subentrarono come gestori, ottenendo in consenso degli eredi Ginori Conti per cambiare nome al locale, che da allora si chiamò Ginori.

                                   I negozi della piazza

Il bar Ginori domina la caratteristica, inconfondibile «piazzetta», interrotta da Villa Ginori, con il suo giardino e le sue terrazze. Nel seminterrato dalla parte opposta dell'Aurelia il «garage» Ciucchi, rimesse (oggi negozi eleganti) e davanti banchetti di frutta e verdura riparati da tende. Al di là della strada un negozio di vini e liquori, l'ottico Ciampi, l'ufficio postale, la rivendita di ortaggi dei Tonelli, la macelleria di Alcide Quaglierini con la minuscola insegna di marmo. Ma la piazza vibra, nel decennio che si prolunga fino al quaranta nel semicerchio dall'appendice verso via Roma con una sartoria, la bottega di articoli elettrici di Gastone Mazzoli, la merceria della «Emma», fino all'angolo. La rivendita di alimentari, vini, salumi e gastronomia di Isola Raspolli ed accanto quella di liquori del genero Arnaldo Bongini, poi Decimo Favilli con i giornali venduti accanto alla cucina e la sala di parrucchiere accanto, il bar Deri, indimenticato, la profumeria e cartoleria dei Lucchesi con l'insegna dei «Sali-Tabacchi» e accanto la vetrina della madre con chincaglieria e ceramiche, poi il centro di abbigliamento del Galli, fino al «Bersagliere» e alla minuscola stanza dove lavora il calzolaio «Meacciolo». Al di là, accanto all'abitazione del custode del Castello sormontato da merli stilizzati, una maglieria, la macelleria Provinciali, una rivendita di frutta, la latteria Sani ed il panificio dei Santini.
Alcune  citazioni storiche sono brevi sintesi ricavate dai volumi "Quaderni di storia" di Celati - Gattini.

                       L'attività di Isola Orlandini Raspolli (foto 13)

Isola Orlandini, nell'aprile 1919 rilevava la licenza commerciale per la rivendita di sali e tabacchi dagli zii senza prole i coniugi Franchi, nel negozio di piazza della vittoria n. 6, attualmente sede della filiale della banca MPS e di proprietà del nipote Paolo. Sposata con Raspolli Antonio, nel novembre 1919 rimase vedova con 3 figli in tenera età in seguito ad un incidente di caccia.

Nel 1923 comprò il negozio, l'appartamento adiacente ed il terreno prospiciente dal Cav. Gramaglia di Torino, che a sua volta l'aveva acquistato dai coniugi Corna. Nel 1926 fece un contratto con la società Nafta, poi Shell, poi IP per portare in piazza il primo distributore di benzina che durò ininterrottamente fino al 1991. Nel 1924 insieme a tutti gli altri proprietari degli edifici della piazzetta, fece costruire il secondo piano sull'edificio ad un solo piano per ricavare un nuovo appartamento, e quello che era l'appartamento a piano terra diventò un fondo commerciale attualmente sede della ditta Mango di pelletteria. Era una donnina molto bassa, analfabeta, ma aveva uno spiccato senso per gli affari, e in completa autonomia fece fiorire il proprio negozio di alimentari fino ad essere non solo il primo della piazza per data di nascita, ma anche come importanza e simbolo di qualità, nonché simpatia di Isolina; io, Paolo ero piccolo essendo nato nel 1961, ma ricordo bene che personaggi come Suso Cecchi D'amico, Pina Capanna, Francesca Milani Comparetti, Laura Milani Comparetti, Nora Frontali, Le sorelle Martinetti, si rivolgevano a me chiedendo sempre della nonna Isola, che nonostante fossero stati aperti altri negozi di alimentari, continuarono a servirsi dalla storica Isolina Orlandini Raspolli anche negli anni seguenti la sua morte avvenuta nel 1977. Isolina era un pilastro buono per Castiglioncello, non dico come le famiglie Faccenda e Lami, che sono le più antiche, ma la prima commerciante in grande stile del paese, mi pare giusto ricordarla e se abbiamo una banca in Castiglioncello, è anche merito suo. Mio padre Raspolli Felice insieme a mia madre Osvalda continuarono prosperamente l'attività fino al 1981, anno in cui morì mia madre, poi nel 1984 il negozio storico cessò la sua attività di generi alimentari. Nel 1987 io stesso lo rilevai ed aprii un negozio/studio fotografico durato fino al 1996, tutti i vecchi clienti di mia nonna diventarono i miei clienti, poi nel 1997 lasciai il posto alla banca MPS che finalmente portò i servizi di banca e bancomat in centro a Castiglioncello che tanto era necessari. (Per gentile concessione di Paolo Raspolli)

                                   Lo storico "Dai-Dai"
Il locale è sul terrapieno al limite estremo del parco del Castello, sopra la bocca scura della galleria ferroviaria che attraversa la piazza castiglioncellese. Costituisce il dancing all'aperto dai richiami più nutriti. Ha l'ingresso sulla via Aurelia, un cancellino e una rampa in salita immettono nel giardino di lecci col ghiaino in terra e la pista da ballo. Tra i lecci ed i ginepri il locale fino all'entrata in guerra, splende di mille palloncini luminosi, il bar è funzionale, al centro, con le pareti di legno, la porta e due finestrelle a cui la gente si affacciava verso l'interno per chiedere da bere. Sul retro una intercapedine fa da magazzino. Le orchestre che si avvicendano davanti alla pista da ballo attraversata da zone d'ombra, angoli compiacenti, sono di provato valore. È il regno di Pasquale Tancredi, che silenzioso ed immancabile, osserva tutti i particolari, pronto ad intervenire. Le musiche impazzano. Uniche dissonanze sono i fischi delle locomotive, azionati all'imbocco del pur breve tunnel ferroviario, già concluso davanti alla baia del Quercetano. Avrà il suo massimo splendore subito dopo il passaggio del fronte, con l'arrivo delle truppe americane. Finita la guerra Pasquale apre a Rosignano, davanti alla stazione un nuovo bar, il Norge, dove continuerà a produrre cassatine e gelati anche per i locali di Castiglioncello. Nel 1964 lascia il bar, ma la produzione continua con i nuovi gestori per sei anni. Nel 1984 la produzione della cassatina Dai Dai passa alla famiglia Bartoletti che ne acquista i diritti e ne continua anche oggi, la produzione con metodi rigorosamente artigianali.
Alcune  citazioni storiche sono brevi sintesi ricavate dai volumi "Quaderni di storia" di Celati - Gattini.

Da Bruno al “Dai Dai”, gelateria-dancing paesana, si potevano sorbire ghiotte cassatine, le più buone che sia mai stato possibile gustare, dei gelatini di panna di crema ricoperti di ottimo cioccolato amaro di produzione rigorosamente familiare. Il padre di Bruno era il vero “Dai-Dai”. Cominciò la sua attività sul finire degli anni venti, fabbricando i suoi gelati con la moglie in una grande cucina del castello Birindelli e li vendeva girando su una carrozzina trainata da un grazioso ciuchino, la Dorotea, che era l’ammirazione di tutti noi bambini (foto piccola 6). Quando sentivamo il suono della sua trombetta dorata, correvamo con i soldini stretti nelle manine sudate, scappando dalle mamme o dalle grinfie delle più severe istitutrici. I bambini leccavano i loro gelatini spalmati su cialde rosa a forma di barchetta, con la felicità negli occhi. “Dai-Dai”, ovvero “Eccoti-Eccoti”, e l’ingegnoso vecchietto, con la paglietta in testa alla Chevalier, dopo anni e anni, aveva venduto tanti gelati da poter comperare un pezzo di terreno sopra il tunnel della ferrovia, e costruirvi una capannina di legno con i tavolini per le consumazioni e la pista da ballo. Baffi al sussulto, visto che quando passava il treno l’impiantito tremava tutto! (Da "Bella marea" di Viviana Molinari)

Passata la paura delle bombe ricominciò a fiorire la vita e la gente riprese a divertirsi anche se i mezzi a disposizione erano pochi. Riaprirono alcuni locali da ballo e il soldato americano era normalmente accolto con gioia perché aveva soldi e sigarette. Riaprì la Lucciola, Villa Celestina e la Casa del Popolo, (ex Casa del Fascio), appena ribattezzata dopo che i fasci che ne incorniciavano la facciata e l'anfiteatro furono mozzati. Ma il locale più ambito era il Dai-Dai, sulla piazza proprio sopra alla galleria della ferrovia. Aveva l'ingresso sulla via Aurelia, un cancellino e una rampa in salita immettevano nel giardino di lecci col ghiaino in terra e la pista da ballo. Proprio sopra la galleria c'era la baracchina in legno col banco del bar, la porta e due finestrelle a cui la gente si affacciava verso l'interno per chiedere da bere. Sul retro una intercapedine faceva da magazzino: spesso qualcuno entrava da un cancelletto del castello e portava via quello che poteva o lo consumava sul luogo. Dopo le feste notturne i ragazzi andavano a "far cicche"; raccoglievano i mozziconi delle sigarette (con gli americani andava benissimo perché ne fumavano solo la metà) e mettevano da parte il tabacco ricavato per fare ancora sigarette o per venderlo. La convivenza non fu sempre tranquilla, i giovani del luogo non riuscivano ad accettare in ogni momento la presenza invadente dei nuovi venuti e i problemi non mancarono. Le scazzottate nemmeno. La più famosa avvenne al Dai-Dai e prese spunto da un episodio banale: come ogni sera militari americani stavano seduti ai tavoli, bevendo, fumando e ridendo quando uno di essi, un po' alticcio, gettò nel mezzo della pista un mozzicone di sigaretta acceso. Il fato volle che andasse proprio a finire nella scollatura di una Santini che ballava col fidanzato che esternò pesantemente le sue rimostranze verso il soldato maleducato. Ma questo non chiese scusa, anzi, con un gran cazzotto, stese il malcapitato nel mezzo della pista. In pochi minuti la notizia fece il giro del paese anche se era notte e i più esagitati giovanotti arrivarono per la giusta punizione dagli altri locali o dal cinema. Pasquale, proprietario del Dai-Dai ne fece entrare qualcuno, Rolando Locci, Arcangelo Toninelli, Maurizio Tafi, raccomandando di non fare confusione. Altri come Arnaldo "manosecca" Bongini, Deo Giuntini e Fosco il parrucchiere aspettarono fuori dall'ingresso. Rolando cominciò a buttare sugli alberi, sotto i quali gli americani stavano seduti, manciate di ghiaino che cadeva loro addosso rumorosamente. Appena cercarono di reagire cominciò la zuffa e la caccia ai militari che cominciarono a scappare verso l'uscita dove erano puntualmente attesi al varco. Cazzotti e seggiolate si sprecarono, qualche testa finì rotta, ma non ci furono ulteriori conseguenze. ("Dar tempo dell'etruschi ar tempo de' caini" scaricabile dal sito)

           Traffico in aumento - Divieto di sorpasso e l'Amministrazione Comunale
La manovra di sorpasso degli autoveicoli, specie quando il traffico è intenso come lo è in realtà sull'Aurelia dove la velocità è elevata, poiché essendo strada di grande comunicazione non è limitata e dove non è sufficientemente larga, specie dell'attraversamento dei centri abitati è quella che comporta maggiori pericoli e non sempre le disposizioni che disciplinano il sorpasso e che sono contenute nell'articolo 26 del Codice della Strada riescono ad evitare seri incidenti che  anche se non sono luttuosi, portano però interruzione del traffico. Noi abbiamo avuto modo di osservare lungo la costa ligure sulla nostra stessa Aurelia il sorpasso degli autoveicoli è vietato nell'attraversamento se non di tutti, almeno di moltissimi centri, specie se stazioni turistiche. Tale divieto è scrupolosamente fatto osservare dalle stesse guardie comunali che ai contravventori appioppano senza discussione L. 1000 di multa. Anche nel centro di questa stazione turistica abbiamo dei tratti in cui l'applicazione di questo divieto sarebbe opportuno. Caratteristica a mo' di esempio è l'ingannevole larga piazza centrale di Castiglioncello che invita chi proviene da Roma a tentare il sorpasso, ma se questo non è fatto più che rapidamente, l'automobilista si trova poi subito davanti al forte restringimento dell'Aurelia in un punto sempre molto congestionato di traffico e di pedoni. Noi chiediamo all'Amministrazione Comunale se essa non creda opportuno per la maggiore e migliore comunità dei suoi cittadini e dei suoi numerosi ospiti di individuare punti in cui sarebbe opportuno aversi questo divieto e prendere contatti con l'A.N.A.S. per l'applicazione dei segnali di prescrizione e dare le dovute disposizione alle sue guardie dell'applicazione delle sanzioni stabilite dal C. della S. per i trasgressori. La via Aurelia corre tanto lungo la costa ligure quanto lungo la costa tirrenica, quindi da parte dell'A.N.A.S. non vi dovrebbero essere difficoltà per concedere questa previdenza atta a scongiurare lutti e disastri. Occorre però non perdere tempo perché la stagione estiva alle porte...
  (Lettera a Il Tirreno 8/5/1956)


Hotel Simonetti, quer palazzotto che fu der nobilato
 

Era proprio bruttino ’uand’è nato
quer palazzotto ar centro della piazza
ir su’ destino un sembrava fortunato
un era fatto pe’ seminà la razza

Si dice e c’è da credici davvero
che nacque prima della ferrovia
e non pe’ fallo diventà ’n maniero
perchè un ci misero tanta fantasia

 Serviva, sempre pe’ sentito dire
pe’ ospitacci dentro l’operai
la ferrovia era lunga  da finire
finita ’uella  fu oggetto de’ notai

 

Perchè le proprietà furono tante
e piano piano  ’ambiarono ’r su’ stato
te l’arricchirono con tante e tante piante
pe’ fallo entrare dentro ar nobilato

 Ir Conte Ugo arrivò ner ’diciannove
era de’ Principi Ginori Conti
ner ’ventisei morì, forse alle nove
co’ la ’Ontessa Ida a fa’ i ’onfronti

 Poi, ner ’quarantacinque fu venduto
e da que’ giorni è pel’ tutti ’uanti
cor Barre e co’ negozi è ’n po’ ’ambiato
ora i riordi so’ veramente tanti

di Alberto Lami

Per gentile concessione dell'autore

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