Vada la via dei Cavalleggeri  
1914 - Pietrabianca e fosso delle Saracine all'arrivo sulla battigia. Sullo sfondo il ponte. (Arch.P.Pagnini) Ponte di Pietrabianca (Da Vada nei secoli di Don Mario Ciabatti) Via dei Cavalleggeri - Il ponte di Pietrabianca Ponte di Pietrabianca sullo sfondo il 'pennello' Altra vista del Ponte di Pietrabianca Il ponte dalla strada costiera dei Cavalleggeri
             Pietrabianca un nome che viene da lontano

   E' un fatto curioso e singolare come la zona, oggi conosciuta per le note Spiagge bianche per il colore caratteristico dovuto agli scarichi a mare dei reflui di lavorazione del carbonato di sodio ad opera della vicina azienda chimica, già in passato portasse questo nome. Nell'alto Medioevo, in epoca longobarda, negli ambienti delle ex terme romane di S. Gaetano venne edificata una struttura cilindrica che poteva essere una cisterna, tuttora visibile. Col passare dei secoli questa costruzione fu utilizzata come calcara, cioè forno per la produzione della calce ricavata dai materiali marmorei di parti delle strutture degli edifici termali. Questo materiale di colore bianco fu la "pietra bianca" che dette il nome ad un botrello che nel tempo passato scorreva nella zona. Questo nome si estese a tutta la località e alla spiaggia antistante: le "spiagge bianche"   Ieri come oggi, dunque, a determinare l'aspetto della zona sarebbero gli inerti di carbonato di calcio.
(Da:  "Quaderni Vadesi", Vada Frammenti di Storia, Parrocchia di San Leopoldo e "Strade di pietra, vie d'acqua e di vento" di Giuseppe Milanesi e Roberto Branchetti)
  Il toponimo "Saracine" ci ricorda come le zone costiere del Tirreno fossero oggetto di incursioni piratesche da parte di Turchi e Barbareschi. Fu proprio per porre un freno a queste scorrerie, che causavano devastazioni, morti e schiavi fra le popolazioni rivieresche, che Cosimo I dei Medici, granduca di Toscana, decise il potenziamento della difesa costiera mediante l'edificazione di nuove torri in aggiunta a quelle preesistenti d'epoca medioevale, nell'occasione ripristinate e consolidate. Alcuni secoli fa l'arrivo dell'estate era vissuto come un incubo costante dalle popolazioni costiere per via delle micidiali aggressioni saracene. Oggi invece queste popolazioni aspettano altre "invasioni", quelle dei turisti.  (Vedi anche Vada/Spiagge Bianche...ma). (Da: "Strade di pietra, vie d'acqua e di vento" di Giuseppe Milanesi e Roberto Branchetti)
  Le uniche strutture edilizie presenti lungo la via dei Cavalleggeri erano le torri e i fortilizi di avvistamento e sporadiche «case da lavoratore» (Con tale termine venivano indicati, gli edifici rurali destinati ad accogliere le famiglie dei lavoratori: il lavoratore era una figura «distante» dal contadino: con lavoratore, si voleva indicare colui che svolge tutte le mansioni lavorative periodiche e occasionali). Il Manetti afferma che queste architetture militari «hanno costituito per secoli un punto di riferimento per sparuti abitatori come pastori, pescatori o boscaioli che vivevano in capanne provvisorie...le stesse relazioni parlano di come la torre fornisse loro un rifugio dai pericoli di varia natura e in alcuni casi costituisse un centro di raccolta data la presenza presso la torre di una piccola cappella ove si recava saltuariamente un sacerdote coraggioso»
(R. MANETTI, Torri costiere del litorale toscano: loro territorio e antico ruolo di vigilanza costiera, .)
 
Per gran parte del tratto a sud del fiume Fine, la via dei Cavalleggeri era poco più di un viottolo di terra battuta che in occasione delle frequenti piogge, si trasformava immediatamente in un vero e proprio fiume di fango, nonostante che la via fosse già stata restaurata sotto la Reggenza, nel 1753, al fine di «rendere più facile ai cavalleggeri la guardia del littorale». Tant' è, che i traffici commerciali la utilizzavano solo marginalmente, preferendo a questa la via mare, (almeno fino al 1825, anno in cui venne riqualificata la via Maremmana) meno veloce, ma senz'altro più sicura e tranquilla.
Nel periodo della breve parentesi napoleonica (1799-1814), l'unica trasformazione stradale rilevabile sull'area costiera, fu la realizzazione della direttrice San Vincenzo-Piombino (l'attuale via della Principessa) . (Da: "C'era una volta un brigantino" di Stefano Rossi scaricabile dal sito)
                              TORRI E CASTELLANI
Molti autori indicano gli anni fra il 1541 e il 1548, come il periodo in cui, su ordine di Cosimo I° dei Medici, furono erette alcune torri, fra Castiglioncello a Calafuria. Lo stesso Duca, aveva nel 1543, durante un viaggio a Genova, per la restituzione delle fortezze di Pisa, Livorno e Firenze che erano state consegnate a Carlo V di Spagna dopo la morte del Duca Alessandro, espresso l'intenzione di difendere maggiormente il littorale Toscano dalle incursioni barbaresche e dalla Flotta Turca, agli ordini dell'Ammiraglio Barbarossa. Negli anni successivi, egli non mancò di provvedere in merito, reclutando cavalleria, inviando lungo la costa le "Bande" militari di Pietrasanta, Pisa e Volterra, facendo costruire nuove fortificazioni e restaurare le strutture preesistenti. Luca Martini, suo fedele consigliere, oltre all’incarico di provvedere e dirigere i lavori di bonifica del territorio pisano, fu responsabile delle fortificazioni sino alla sua morte, avvenuta a Pisa nel 1561. Nel 1565, per il mantenimento delle Torri della Marina veniva usato parte del ricavato del Diritto d'ancoraggio nel porto di Livorno. Dalla Legge del Nuovo aggiunto all'antico territorio di Livorno del 1606 e dalla cartografia coeva, apprendiamo che le strutture difensive lungo la costa erano: la Torre del Maroccone (Boccale), quella del Mattaccino (Calafuria), la Torre del Salvatore (Romito) e la Torre di Quercianello (Castiglioncello). Da altre fonti apprendiamo che all'epoca esistevano anche la Torre degli Archibuseri (Cavalleggeri), la Torre di S.Iacopo, il Forte della Ardenza e oltre il fiume Fine, la Torre di Vada. Nel 1648 , il Governatore di Livorno Filippo Pandolfini, a seguito di una sua visita alle fortificazioni della costa, indicava fra l’altro che, che il quartiere dei Cavalleggeri, era ben tenuto dal capiranno Fabbri, mentre l'Antignano e le torri della marina presentavano gravi problemi di manutenzione. In tutto, ogni sera, montavano di guardia 168 soldati. L'ufficio della fabbrica di Livorno di S.A.S. era preposto ai lavori di restauro delle torri e posti della marina e in numerosi documenti possiamo verificare lo stillicidio di piccole e grandi spese relative a questi continui interventi. L'anno 1721, l'Alfiere Luigi Ercolani realizzò, essendo in visita a questi posti una carta della costa Tirrenica, annotandovi tutte le torri e i posti che assommavano al numero di 26: dai Cavalleggeri alla Torre Nuova indicando la distanza in miglia fra un posto e l'altro e il numero degli uomini presenti. Nell'arco di circa 22 miglia, fra il Forte dei Cavalleggeri e la Torre di Vada la guarnigione era di 86 uomini, così ripartiti: al posto dei Cavalleggeri 18 soldati, Torre Ardenza 4, Forte d'Antignano 18, Torre Maroccone nessuno, Torre Mattaccini 4, Torre Romito 7, Casetta di Chioma 4, Casetta di Campo Lecciano 5, Capanna del Ginepro 3, Torre Castiglioncello 6, Casetta Monte alla Rena 5, Casetta Pietra Buona 3, Torre di Vada 9 uomini. Nel 1743 un'altra carta intitolata Maremma di Rosignano e di Campiglia ci mostra il quadro della situazione, alla luce della emergenza legata alla epidemia di peste che imperversa nel meridione d'Italia. Infatti, rispetto alla precedente, in questa mappa sono elencati un numero maggiore di posti, per altro tutti costituiti da strutture provvisorie di legno, come il casotto del Giardino con 4 uomini di stanza, la capanna del posto dell'Arancio 3 uomini, e in prossimità della Città di Livorno, la Torre del mulinaccio con 4 soldati. Anche tutte le altre postazioni, nell'occasione, ebbero un aumento di organico e quindi in tutto si contano 122 militari, fra tenenti, caporali e comuni di Cavalleria; cannonieri (pagati e non), fucilieri caporali e comuni, e invalidi (soldati riformati) oltre ai castellani equiparati ai tenenti. Analoghe indicazioni scaturiscono dalla relazione del Col. E. Warren, redatta nel 1749 e arricchita dalla descrizione grafica, in pianta e in alzato delle varie fortificazioni. Nei decenni successivi (1757-1765-1778) furono emanati Regolamenti e Istruzioni per i Torrieri, castellani, Posti di cavalleggeri e Soldati con riferimento sempre più predominante alla tutela Sanitaria del Granducato, problema assillante data le ripetute recrudescenze di focolai d'infezione nei paesi e nei porti in diretta comunicazione mercantile con Livorno. Norme pignole e minuziose regolavano tutti i possibili eventi relativi a naufragi, spiaggiamenti e stracchi di robbe sul Littorale toscano e tutte le attività di pesca, diporto, commercio, erano regolamentate e soggette al controllo fiscale dei soldati. Periodiche visite effettuate da ufficiali superiori, tenevano aggiornato il Governatore, della situazione del sistema difensivo e delle eventuali lacune e mancanze. Nel 1782 vengono istituite le cosiddette Dogane di Marina, ossia posti regolamentati di approdo, ai quali i castellani e i torrieri dovevano prestare collaborazione e assistenza. La parentesi francese non apportò sensibili mutamenti al servizio guardia-coste e nel 1814, con la restaurazione, il servizio riprese i vecchi ritmi, perdendo progressivamente funzioni e motivazioni. Nel 1850 furono prese in consegna dal Genio Militare tutte le Fortificazioni dal soppresso Scrittoio delle regie fabbriche e fra il 1861 e il '62 tutte le torri e i posti armati passarono dall'Amministrazione militare a quella delle regie Dogane e quindi al Demanio Civile. In alcune strutture, come a Calafuria e al Romito vi fu una breve presenza della guardia di Finanza che si sostituì ai militari. Nel 1864, le ultime strutture, la casetta del Fortullino, quella di Monte all Rena e il Forte di Vada vennero ufficialmente presi in consegna dalla Direzione Demaniale di Pisa. Dopo il 1866, il sistema venne definitivamente smantellato, le prerogative di servizio rimaste furono delegate alle nuove capitanerie di Porto e alcune strutture vendute a privati.

Vada la via dei cavalleggeri e la difesa costiera