| 
     
                "mamma li turchi!" 
                un incubo durato secoli. Intorno al 1550 si comincia finalmente 
				a difendere la costa 
  
	E' frequente, nei punti più avanzati o 
    più rilevati, avvistare torrioni isolati, di dimensioni e forme diverse, 
    molte diroccate e quasi irriconoscibili. Sono i resti di un sistema di 
    allarme e difesa contro gli assalti dei pirati barbareschi e dei Turchi che, 
    provenendo dalle regioni sottomesse della Grecia e dell'Albania con i loro 
    vascelli, minacciavano l'invasione musulmana dell'Italia. Questa fu 
    scongiurata dalla vittoria delle flotte cristiane a Lepanto nel 1571, ma le 
    incursioni piratesche non cessarono mai.  
    
    Fino all'Ottocento, con la presa di 
    Algeri da parte dei Francesi nel 1830, piccole imbarcazioni veloci 
    provenienti da Tripoli, Tunisi e Algeri continuarono i loro assalti 
    rapidissimi e i saccheggi nei villaggi costieri e nelle case isolate, 
    gettando nel terrore gli abitanti. 
    
    La pirateria ha probabilmente radici 
    remote tanto quanto la navigazione e, nelle sue manifestazioni più antiche, 
    non si distingue nettamente dalle attività mercantili ordinarie; viene 
    riconosciuta come atto illecito non solo a danno delle vittime dirette, ma 
    verso lo stesso diritto del mare, dopo la costituzione dei primi grandi 
    Stati, che hanno un territorio, un popolo e un'economia da difendere. 
     
    
    Come contromisura già fin dall'antichità 
    compaiono torri di vario tipo e funzione. Numerose furono quelle costruite 
    dall'Impero Romano, sia per difesa, sia per le segnalazioni, lungo le coste, 
    lungo le strade e i confini; talvolta qualche torre fu innalzata come 
    belvedere nelle ville più ricche. 
    
    Con il crollo dell'Impero l'entroterra 
    divenne preda delle popolazioni germaniche, mentre le coste subirono il 
    flagello di incursioni dal mare dei Vandali stanziati sulle coste africane, 
    e dei Visigoti, che diventarono sistematiche dopo la morte di Maometto, nel 
    632, quando l'Islam cominciò ad espandersi verso ovest.  
    
    D'altro canto le coste occidentali del 
    Mediterraneo e in particolare quelle italiane, con la loro miriade di centri 
    marinari e di imbarcazioni di piccolo cabotaggio - da "cabotare", cioè 
    navigare di capo in capo - erano una meta appetibile e fin troppo 
    accessibile. Molti abitati si spopolarono, fuggendo la popolazione sui 
    colli, e la palude prese da più parti il sopravvento. 
    
    Con l'ascesa delle Repubbliche Marinare 
    e la pressione militare delle Crociate, le incursioni saracene si 
    allentarono, ma nel Quattrocento Costantinopoli, le coste nord-africane e la 
    penisola balcanica caddero in mano all'Islam, e i litorali italiani rimasero 
    alla mercé degli Ottomani. 
    
    Con la cacciata degli Arabi dalla Spagna 
    e con la conclusiva liberazione di Granada nel 1492, gli Spagnoli ritennero 
    che la minaccia musulmana andasse combattuta in casa del nemico, non essendo 
    possibile difendere adeguatamente le coste nazionali. Tra la fine del secolo 
    e la prima decade del successivo fu occupata la costa da Orano a Tripoli; 
    tuttavia quell'offensiva militare inasprì il desiderio di riscatto dei 
    Barbareschi. 
    
    La situazione di permanente belligeranza 
    che ne seguì ebbe ritmi e metodi diversi: i Paesi europei rivieraschi 
    potenziarono il loro apparato bellico, con l'impiego di artiglierie e 
    flotte, tuttavia inevitabilmente impossibilitate a tenere sotto controllo 
    l'intero sviluppo costiero; i Barbareschi, invece, ricorrevano come 
    d'abitudine all'incursione improvvisa e alla guerra di corsa. 
    
    Come sempre, tale situazione determinava 
    varie circostanze di interesse economico: i mercantili adottavano la 
    navigazione costiera, anche a costo di dilatare tempi e costi, per restare 
    sempre in vista della terra dove cercare rifugio in caso di arrembaggio: 
    quest'esigenza dei naviganti portò in qualche caso all'imposizione di 
    gabelle di transito da parte di signorotti locali, quasi che le acque 
    costiere fossero canali privati interni. 
    
     Sotto diversi punti di vista, la 
    guerra di corsa rappresentava infatti un investimento redditizio: per 
    esempio, il tristemente famoso pirata Rais Thorgud, detto Dragut, che 
    imperversava nel Mar Ligure, fu catturato nel 1540 dai Doria, ma dopo 
    qualche mese ottenne la libertà dando loro in cambio la signoria sull'isola 
    di Tabarca (Bona) in Tunisia. 
    
    Per contro, le razzie saracene erano 
    anche finalizzate alla cattura di soggetti variamente utilizzabili, tra i 
    quali coloro che potevano essere restituiti dietro pagamento di onerosi 
    riscatti, peraltro non sempre corrisposti. Algeri, e in misura minore anche 
    Tunisi e Tripoli, aumentarono vistosamente la propria popolazione per 
    effetto dell'afflusso di prigionieri e della risma variegata di avventurieri 
    che gravitavano loro intorno. 
    
    Il fenomeno della schiavitù era talmente 
    massiccio che si costituirono numerose società di mutuo soccorso per far 
    fronte alle richieste di riscatto, avanzate in subordine all'interesse 
    "commerciale" rivestito dalle diverse prede: le famiglie venivano smembrate, 
    le donne giovani avviate verso gli harem, gli uomini vigorosi messi al remo 
    o venduti in funzione delle loro capacità professionali. Si chiedeva quindi 
    il riscatto di quegli elementi che, ormai sfruttati al limite della 
    sopravvivenza, non offrivano ulteriori possibilità di lucro: gli elenchi di 
    coloro che avevano riacquistato in questo modo la libertà comprendono 
    prevalentemente soggetti non giovani, spesso disabili, con lunghe permanenze 
    in condizioni di schiavitù. 
    
    Occorse tuttavia oltre mezzo secolo 
    perché le comunità marinare si attrezzassero per la difesa di terra: la 
    soluzione poteva solo risiedere in un sistema che assolvesse funzioni di 
    avvistamento, di allerta alla popolazione attraverso un codice segnaletico, 
    e di difesa armata locale: poco dopo la seconda metà del Cinquecento si 
    addivenne alla decisione di costruire, nei punti ritenuti idonei dagli 
    ingegneri militari, una successione di torri in vista l'una dell'altra, tali 
    da costituire, nel loro complesso, un sistema fortificato ininterrotto di 
    avvistamento e segnalazione. 
    
    L'uso di fuochi segnaletici lungo le 
    coste è di origine alto-medievale, secondo una specie di codice costituito 
    da fiamme o fumate, ottenute con fascine bruciate, con torce o bracieri. La 
    torre fu quindi indispensabile quando all'esigenza della segnalazione si 
    affiancò la necessità della difesa del territorio e del ricovero per i 
    soldati di guardia. 
    
    In passato i segnali partivano da ceste 
    di ferro, situati in luoghi prominenti, che poi furono collocati alla base 
    della torre stessa: il tipo di luce indicava una situazione di calma oppure 
    l'arrivo di navi sospette, i fuochi erano tanti quante erano le navi in 
    arrivo e la fumata era volta nella direzione da cui queste provenivano. Il 
    suono delle campane se presenti, rappresentava il preallarme acustico. 
    
    Ogni Potentato si dotò quindi di tale 
    sistema difensivo, secondo criteri locali. Sui criteri di progettazione 
    della struttura, se più o meno massiccia, intervenivano la sua ubicazione e 
    il tipo di artiglieria di cui poteva essere dotata. Di norma la base era a 
    scarpa accentuata e l'ingresso, sul versante a monte, era soprelevato di 
    almeno sei metri rispetto al suolo circostante, raggiungibile attraverso una 
    scala retrattile o un piccolo ponte levatoio, nel caso di rampe fisse. 
    
    Valenti architetti militari previdero 
    tre diversi tipi di torri: le "torri-lanterne", di piccola mole, per lo più 
    sulle alture dall'ampia visuale, prevalentemente destinate alle segnalazioni 
    e munite di armi per la propria sola difesa; le "torri di difesa di piccola 
    mole", dotate di un armamento leggero (due pezzi di artiglieria di medio 
    calibro); le "torri di difesa di grande mole", che possedevano un armamento 
    che andava dai quattro ai sei pezzi di artiglieria. 
    
    Anche la Toscana dei Medici non fu da 
    meno e Cosimo I organizzò la prima vera rete costiera di difesa erigendo una 
    torre di avvistamento costiera, mediamente ogni 7 km. 
    
    Nacque così una rete di avvistamento 
    semplice ed efficiente: quando un vascello sospetto si avvicinava sotto 
    costa il guardiano del torrione sparava un colpo di avviso per chiedere 
    all'imbarcazione di accostarsi e farsi riconoscere; se essa si allontanava 
    rapidamente - e ciò era segno delle sue cattive intenzioni - dalla torre si 
    inviavano subito segnali o con l'artiglieria o con opportuni "fani" alle 
    altre due torri con le quali la prima era in collegamento visivo; queste, a 
    loro volta, trasmettevano il segnale di pericolo fino alla più vicina 
    guarnigione o al più importante porto, dal quale salpava un vascello armato 
    per dare la caccia a quello pirata. 
    
    Contemporaneamente dalle torri costiere 
    in allarme partivano messaggeri a cavallo, ad avvisare gli abitanti delle 
    case isolate e i villaggi di pescatori del pericolo imminente. 
    
    Fu quindi progettato un sistema 
    difensivo ininterrotto di torri robuste, armate con artiglieria leggera, che 
    rappresentarono un'invalicabile frontiera di fuoco, ma si mostrarono 
    imprendibili anche all'occasionale attacco ravvicinato, così rappresentando 
    una definitiva difesa della navigazione di cabotaggio. 
    
    Le torri, che poi il popolo chiamò 
    "saracene" a significare che erano state costruite contro i Saraceni, 
    servirono ancora per qualche tempo, per segnalare i movimenti di qualsiasi 
    flotta nemica al largo delle coste italiane, ma all'inizio del XIX secolo 
    erano ormai pressoché abbandonate; alcune divennero posti di Dogana, su 
    altre venne installato il sistema telegrafico ad asta che sostituì i segnali 
    di fuoco, e le rivitalizzò trasformandole in "torri semaforiche". 
    
    Ma con l'avvento del telegrafo elettrico 
    venne definitivamente abbandonato qualsiasi sistema ottico, e le gloriose 
    torri costiere, con non molte eccezioni, furono lasciate all'incuria del 
    tempo.
    
    (Sintesi dal sito: 
    www.sullacrestadellonda.it)  |