Sergio Tofano - biografia |
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Data e luogo di nascita: 20 Agosto 1886, Roma.
![]() Data e luogo di morte: 28 Ottobre 1973, Roma. Nel 1937 fu il primo attore di cinema ad avere casa a Castiglioncello da lui stesso disegnata, in via Aosta 23 davanti all'Hotel S.Vincent in testa al promontorio, casa che frequentò assiduamente (vedi). Tofano acquistò il terreno dai Milani, proprietari della vicina villa "Il Ginepro". Nel 1998 l'Amministrazione Comunale ha dedicato a Sergio Tofano una via traversa di via Lizzadri nel centro di Rosignano S. Dopo aver conseguito la laurea in legge, nel 1909 debutta sulle scene nella compagnia del grande Ermete Novelli. Successivamente viene scritturato da Virgilio Talli, con il quale rimane per dieci anni dal 1913 al 1924. Passa poi con la compagnia di Dario Niccodemi dove recita accanto a grandissimi attori come Vera Vergani, Luigi Cimara, Luigi Almirante (La volpe azzurra di Herczeg e il personaggio di Knock o il trionfo della medicina di Jules Romains, 1925, reso celebre in Francia da Jouvet). Nel 1928 finalmente diviene capocomico accanto a Luigi Almirante e Giuditta Rissone, mentre fra il 1929 e il 1931 con Elsa Merlini e Luigi Cimara interpreta, fra l'altro, La dama bianca di Aldo De Benedetti, Gran Mondo di W. Somerset Maugham e Pensaci, Giacomino di Pirandello. Attore dotato di un notevole stile e di moderna asciuttezza, grande illustratore - è il “papà”, con il nome di Sto, del personaggio del signor Bonaventura che per anni allieta i lettori del “Corriere dei piccoli” e che diventa anche personaggio teatrale, riuscendo ad unire magistralmente ironia e drammaticità, satira e ottimismo. Da fonte certa il signor Bonaventura nasce durante le vacanze estive a Castiglioncello (ndr). E' una presenza costante nel cinema dei “telefoni bianchi” in voga negli anni ’30. Sullo schermo il suo stilizzato humour ha modo di brillare in personaggi come l’usciere di La segretaria privata (1931) di Goffredo Alessandrini, il protagonista di O la borsa o la vita (1933) di Carlo Ludovico Bragaglia, il professore vittima di una crudele beffa della studentessa (interpretata da Maria Denis) in Seconda B (1934) di Alessandrini. Assai attivo pure negli anni successivi, soprattutto nell’ambito della commedia, si distingue per corpose caratterizzazioni anche in film di modesto rilievo. In quel periodo è uno dei più apprezzati interpreti di Shaw (Androclo e il leone), Coward (Intermezzo), Cechov (Il giardino dei ciliegi), Betti (Il paese delle vacanze)e Pirandello (Sei personaggi in cerca d'autore). Oltre al teatro classico si dedica anche al teatro leggero: non vanno dimenticate le sue interpretazioni, al fianco di Laura Adani e Luigi Cimara, di Occupati d'Amelia di Feydeau e Nina di Roussin. Il che non gli impedisce di partecipare, fra il 1949 e il 1952, all'esperienza del Piccolo Teatro di Milano dove, diretto da Giorgio Strehler, recita accanto a Lilla Brignone e Gianni Santuccio ne La parigina di Henri Becque, La morte di Danton di Büchner e Casa di bambola di Ibsen. Importante anche la sua collaborazione con il Teatro dei Satiri di Roma dove, diretto da Luciano Lucignani fra il 1952 e il 1953 interpreta, fra l'altro, il ruolo del cappellano in Madre Coraggio e i suoi figli di Brecht ed è l’indimenticabile Arpagone ne L’avaro di Molière con la regia di Fersen. Con Strehler torna a recitare nel 1954 nella Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni. Da questo momento le sue apparizioni in palcoscenico si fanno sempre più rade. Poi per questo grande attore eclettico, maestro di stile, c'è anche l'esperienza dell'insegnamento all'Accademia d'arte drammatica. Il suo volto arguto e curioso, la figura asciutta ed elegante, la voce flebile e i gesti buffi, divengono ancor più familiari al grande pubblico grazie alle sue interpretazioni televisive. Dalla seconda metà degli anni ’50 partecipa infatti a numerosi sceneggiati. Veste i panni del signor Bennet nella riduzione di Orgoglio e pregiudizio (1957), è il marchese di Ravenel nello sceneggiato Mont Oriol (1958), Liebedev ne L’idiota (1959), don Diego in Mastro don Gesualdo (1964), partecipa alla trasposizione di Resurrezione realizzata da Franco Enriquez (1965) e guadagna un vasto consenso nel ruolo dell’abate Faria ne Il conte di Montecristo (1966), come pure nei panni di padre Zosima ne I fratelli Karamazov (1969). Nel 1923 aveva sposato Rosetta Cavallari (spentasi prematuramente nel 1960 all’età di 58 anni) che, al suo fianco, è stata vivacissima attrice, scenografa e costumista. (Di Andrea Giampietro dal sito www.mymovies.it) Politicamente parlando, tutti erano antifascisti, ma tutti accettavano i riconoscimenti che il fascio sapeva dare a chi li meritava. Solo l’attore Sergio Tofano era un’antifascista che si faceva i fatti suoi; non si dava arie a vanvera; non faceva conoscere il suo pensiero, e questo non per vigliaccheria, ma per un’intelligente disamina della situazione politica, che non prevedeva rapide conclusioni. Era uno di quegli uomini che, finita la lotta giornaliera per la sopravvivenza materiale e intellettuale, amava rifugiarsi in famiglia. Un uomo stoico, ironico, triste. L’attore passava la sua estate di riposo a Castiglioncello, con il figlio Gilberto e la moglie Rosetta, anche lei attrice dalla personalità forte, una settecentesca margravia sotto la cui maschera si nascondeva un’estrema fragilità nervosa, che doveva, poi, fatalmente, condurla al suicidio. I Tofano erano pressoché invisibili, scendevano al mare dalla loro scala privata, e apparivano in paese solo per fare compere; tutti e tre vestiti con un pullover blu e shorts bianchi. (Da "Bella Marea" di Viviana Molinari pagg. 87-88). |