Quando un popolo divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, SONO DICHIARATI TIRANNI. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere SERVO; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio suo pari, e non è più rispettato; che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui; che i giovani pretendono gli stessi diritti, la stessa considerazione dei vecchi e questi per non parere troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo né rispetto per nessuno. In mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: LA TIRANNIA. Platone 427-348 a.C. “La repubblica libro VIII”

CRONISTORIA: 2000 anni passo passo

Cosa è accaduto nel territorio di Rosignano dal 200 a.C. ad oggi 
I periodi convenzionali, usati in questa cronologia storica sono: EPOCA ROMANA fino al 476 d.C., MEDIOEVO il periodo che va dal 476 al 1492, ETA' MODERNA quello che va dal 1492 al 1789, ETA' CONTEMPORANEA quella che va dal 1789 ai giorni nostri.

  dal 200 a.C. al 1300   Nei settori gialli il contesto storico generale

(200 a.C. - 1300) (1301 - 1500) (1501 - 1700) (1701 - 1800) (1801 - 1850) (1851 - 1900)
(1901 - 1920) (1921 - 1940) (1941 - 1970) (1971 - 2000)  (2001 - Oggi) (IIa Guerra Mond.) (I Sindacicontinua... 

Anno.gio.mese.

Il fatto storico

239 a.C. Vada Volaterrana  è punto d'arrivo della nuova strada (via Aurelia) costruita dal censore Aurelio Cotta e che parte da Roma.
195-190 a.C. Viene sistemato il tracciato viario della antica Via Aurelia, che collegava Roma con Pisa.
115-109 a.C. La Via Aurelia, che collegava Roma con Vada viene nuovamente ampliata e prolungata fino a Vado Ligure, prendendo il nome di via Aemilia Scauri, dal console (Aemilius Scaurus) che ne fa eseguire i lavori.
50 a.C.

Vada, approdo della colonia etrusca di Volterra, viene celebrata da Cicerone. 

70 d.C.

Plinio, in “Naturalis historia” scrive di una ribellione di Vada contro Volterra. Per questo atto Vada “fu messa in rovina”. Fu in seguito riedificata dandole il nome di “FUSTINATA” che sarà poi sepolta dalle acque.

416.3.nov.

La Villa di Decio Albino Cecina, senatore e Prefetto di Roma, nei pressi di Rosignano, è visitata dal poeta Rutilio Namaziano suo amico. 

                           Fine EPOCA ROMANA inizio MEDIOEVO "I barbari ed il feudalesimo'
Caduto l'Impero Romano, l'Europa fu teatro di un grande sconvolgimento etnico, per le invasioni di popoli asiatici, fin dal IV secolo d.C. Anche l'Italia fu coinvolta a cominciare dal 476, subendo una serie di "invasioni barbariche" da parte di popolazioni diverse per razza, lingua, religione, usi e costumi. Pur in entità esigue, nei secoli dal V al XIII scesero in Italia dalle Alpi Eruli, Ostrogoti, Longobardi, Franchi, Ungheri, Svevi, e per mare Bisantini, Arabi, Normanni, impadronendosi dei nostri territori e portando morte e distruzioni, usi e costumi nuovi e diversi. Genti che finirono per sovrapporsi, l'una sull'altra, sull'ordinamento romano e latino, determinando inevitabili influenze nelle istituzioni, nella razza e nella lingua. Nel disordine creatosi, le popolazioni vinte, cercarono un qualche sostegno nella Chiesa romana che, già era "religione di stato" con Teodosio (391), si era data un ordinamento tale da fiancheggiare con autorità quello romano, tanto da sopravvivere allo sfascio dell'Impero. Insieme alle conquiste dei "barbari" che si garantivano il dominio con opere militari (vedette e torri presto tramutate in castelli, ecco l'iniziale sorgere di "pievi rurali" e di alcuni monasteri che poterono svolgere una qualche opera di pacificazione e di orientamento tra i vinti. Il Papato e il clero, dovunque si trovava, tentarono di consolidare il proprio prestigio tra le popolazioni indifese, ma anche tra i conquistatori, presentandosi come legittimi eredi dell'ordinamento imperiale romano. Una strategia ed una diplomazia lente e difficili, che tuttavia nel tempo, seppero scalfire la generale diffidenza dei vincitori, se non altro per una meritevole azione intermediatrice tra vinti e vincitori. E' importante comprendere come i "barbari", per meglio difendere i territori conquistati con la forza, badassero a garantirsene il dominio. Lo fecero, prima i Longobardi, poi i Franchi, dando vita ad un ordinamento che ebbe nome di "feudalesimo", consistente in una ripartizione dei territori conquistati per affidarne la gestione politica ed amministrativa a coloro che per meriti guerrieri o per parentela, potevano garantire una autorità che tenendo conto della inferiorità numerica rispetto alla popolazione indigena, veniva esercitata dai castelli. Erano questi, infatti, struttue militari tali, per cui i "pochi" conquistatori venivano a porsi nella migliore condizione di difesa contro ogni eventuale insurrezione dei "molti" sottomessi a servitù, grazie alle possibilità difensive del castello sempre in diretto collegamento visivo con altri castelli, secondo un reticolo, che prima a "maglie larghe", ma col tempo si fece sempre più fìtto, fino a " essere dappertutto", almeno fino al X-XI secolo, in numero assai maggiore delle chiese e dei monasteri.(Sintesi da: "Rosignano e il suo territorio" di Giuseppe Caciagli 1999)

493

Sanguinosa sconfitta degli Ostrogoti nella piana di Rosignano.

568

Rosignano diviene "corte" del Marchesato longobardo di Toscana; una corte che nel X secolo sarà sotto la giurisdizione dei Della Gherardesca (di origine longobarda) e, a partire dall'XI secolo, anche dei vescovi di Pisa.

754

Vada esistevano delle saline di cui era proprietario il nobile Walfredo: per questo le destinò, almeno in parte, all'Abbazia di Palazzuolo da lui fondata di fronte a Monteverdi.

762.27.mag.

A questo giorno risale il primo documento scritto che nomini Rosignano: il vescovo di Lucca, Peredeo, divise con suo nipote Sunderado alcune terre che la sua famiglia possedeva nel territorio di "Rosignano presso il fiume Fine".

778.17.mar. 

Lo stesso Vescovo Peredeo lascia in eredità al nipote Sunderado la parte del territorio che gli era stata assegnata con il contratto sopra nominato.

780

La chiesa intitolata ai ss. Giovanni e Paolo viene donata (unitamente a una parte delle saline di Vada) alla Badia di San Savino nel piano di Pisa.

780

Secondo Giovanni Targioni Tozzetti, professore di botanica, intellettuale del settecento,  almeno a partire dal 780, Vada fu soggetta ai Pisani come afferma nel suo capolavoro "Relazioni di alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana...", al capitolo 'Istoria di Vada'.

783

A questa data risale una pergamena dell'Archivio arcivescovile pisano, nella quale si nomina una Corte (villa) che un certo Perprando possedeva in Rasiniano e che donò alla figlia Oliola. Nello stesso documento è menzionata la chiesa di S.Giovanni.

857 

Primo documento in cui si nomina Castelvecchio (l'antico Castelnuovo).

902.18.mag.

Castelnuovo. E' menzionato per la prima volta Camaiano (antico Castelnuovo) in un documento di cessione a livello di beni fra Giovanni proprietario e Anselmo del fu Manfredo.

958

Il pago di Camaiano dopo la caduta dell’Impero romano ospitò un’importante chiesa battesimale (oggi scomparsa) dedicata a S. Gerusalemme e S. Giovanni Battista. Alla presenza di questa Pieve, documentata per la prima in questo anno, viene fatto risalire l’impianto dei primi mulini idraulici sul Sanguigna.

967.2.dic.

Per la prima volta in un documento compare il Castello di Vada. Ottone I il Grande, imperatore della casa di Sassonia, vi aveva soggiornato mentre percorreva l'antica via Emilia; in quell'occasione aveva concesso un diploma a favore dell'Arcivescovo di Volterra, Pietro con il quale dichiarava che il Castello di Vada non era più nel territorio Volterrano bensì nel "comitatus pisanus". Quindi il castello di Vada passa alla Repubblica di Pisa.

1006.6.nov.

Vada e il suo castello sono nuovamente ricordati in un atto di donazione rogato proprio nel castello. Nell'XI secolo è presumibile che anche Vada, come Rosignano, fosse costituita in Comune autonomo del contado Pisano, con consoli e governatori propri.

1041.30.mag.

A Castelnuovo viene rogato un atto con cui Sismondo di Cunitto e altri nobili pisani vendevano villa e terreni presso il castello di Vada.

1043

Donazioni al Monastero di S.Maria e S.Quirico a Moxi, in località detta ora "Le Badie".

1044

Un documento stipulato nel castello di Rasignanum parla della promessa fatta da un marito alla propria moglie riguardo alla vendita di alcuni beni in Valdiperga.

1048

Una certa Ermingarda vende la quarta parte di una casa nei pressi della Chiesa di S.Lorenzo a Rosignano.

1057

Donazioni di terreni alla Mensa Arcivescovile Pisana.

1063

Inizio costruzione della pieve di Vada.

1065

Un certo Cinuzo dona alla chiesa di S.Quirico e Niccolo a Moxi un terreno in Valdiperga.

1067.31.ago.

castelnuovo. II marchese Gottifredo, per conto di Guido, vescovo di Pisa, fa restituire alla Mensa Pisana parte del castello e la chiesa dei SS. Stefano e Donato, che erano state donate alla Mensa da Ildebrando.

1068.21.ott.

Un certo Leone riceve dal Monastero di S. Felice a Vada un terreno a Rosignano.

1074

La pieve di Rosignano è menzionata per la prima volta. Ubaldo del fu Lamberto promise a Ghandolfo del fu Bonifazio di non molestarlo nel possesso delle terre poste presso la pieve di Rosignano

1075

II castello di Vada subisce il suo primo assalto da parte di una flotta genovese. Ma i genovesi ripiegano per difendere Rapallo che i pisani hanno nel frattempo devastato.

1080.5.set.

Un certo Ubaldo del fu Lamberto da Rasiniano dona al monastero di S.Felice a Vada un vigneto presso la pieve di S. Giovanni a Rosignano.

1090.2.giu.

Vada. Un delegato pontificio, che aveva avuto incarico di provvedere alle vendite dei beni che faceva il monastero di S. Felice per pagare i debiti, elegge 4 persone di Vada e Rosignano, i due luoghi ove si stendevano i possessi dell’abbazia, per invigilare. ARCH. CANONICI, Pisa.

1097

La prima volta che troviamo ricordato Castiglioncello è in un documento dove si parla di "Castillione prope ipso castello". Da qui si deduce che un castello, forse una casa fortificata, esisteva sulla costa già prima del 1000.

                        Da castello feudale a borgo castellano ed il primo "compromesso storico"
Anche Rosignano, pur come corte feudale del più vasto Marchesato di Toscana mostra la sua evidente evoluzione istituzionale. Tra l'VIII e l’XI secolo, nell'ambito dei Feudi vennero a formarsi i "borghi", agglomerati urbani che, vennero a godere di particolari caratteristiche e benefìci. Dopo i primi tentativi della Chiesa (nel V- VI. secolo), furono i "barbari" ad adottare la diplomazia dell'integrazione con le popolazioni soggette (sec. VII-VIII) e in particolare, con la Chiesa, di cui finirono per scoprire (e magari sfruttare) l'autorità politica. I "feudali" dominatori presto compresero la convenienza di consentire l'accesso al castello agli artigiani e ai mercanti. Così che il castello si ampliò in "borgo castellano" con abitazioni e cinte murarie. Superando le residue diffidenze, fu per questa politica che i "barbari", compresero parimenti che un sostegno o una alleanza della Chiesa avrebbe consolidato il loro potere. Ecco allora il primo "compromesso storico" della nostra era: i "barbari" riconoscevano l'eredità della Chiesa all'Impero Romano, in cambio, la Chiesa consacrava l'autorità dei re e dei nuovi dominatori nei confronti dei sudditi. Un patto sancito nel 728, con la "donazione di Sutri" di Liutprando, re longobardo, che riconobbe ai pontefici il Patrimonio di S.Pietro, in pratica il Lazio, e al clero la facoltà di costruire le "chiese di castello", sia pure entro la cinta esterna del "borgo castellano"; ma, in cambio i "feudali" ottennero l'investitura religiosa che sanciva la servitù dei sudditi cioè dei vinti. I pontefici non furono soddisfatti di quanto riuscirono ad ottenere col compromesso politico stipulato col re Liutprando: così, con una spregiudicatezza abbastanza consueta nella diplomazia della Chiesa di Roma, ai re longobardi preferirono i re franchi. I quali dapprima, consacrati re di tutta la Francia, confermarono ai pontefici di Roma il Patrimonio di S.Pietro con l'annessione anche dell'Esarcato e della Pentapoli, fin tanto che, onorati addirittura della corona imperiale (natale del 800 con Carlo Magno) del Sacro Romano Impero, appositamente istituito dai pontefici, non ebbero difficoltà a riconoscere alla Chiesa di Roma un ampio potere, che praticamente si estese su tutta l'Italia. (Sintesi da: "Rosignano e il suo territorio" di Giuseppe Caciagli 1999)

1100 (come XII sec.)

Due manoscritti in latino riguardano la vendita di una parte del castello di Cafaggio e relativa corte e la successiva richiesta di protezione dei vecchi proprietari all’autorità ecclesiastica pisana.  (Collezione Minutelli, n.283, pp. 1119 e 1122).

1106

In una bolla del Papa Pasquale II all'abate Benedetto si afferma che la Badia di S. Salvatore a Moxi possedeva una corte nel territorio di Rosignano.

1107.9.feb.

Castelnuovo. Giugla, figlia del fu Lamberto e moglie di Benno, vende i possessi di Camaiano al preposto della pieve di S.Ippolito in Valdelsa. Viene menzionata insieme al Castello Nuovo una chiesa dedicata a S. Stefano che, unitamente alla struttura fortificata venne alienata.

1112.22.mar.

Castelnuovo. Viene menzionato Castelvecchio in un documento di vendita di beni fra Rodolfo del fu Enrico e Benzio giudice.

1114.6.ago.

Una forte tempesta obbliga la flotta pisana e le galee di Francia e Spagna, dirette verso le Baleari, infestate dai Mori a sostare por alcuni giorni a Vada.

1116.15.mar.

In un documento stilato alla presenza del giudice Benzo e del notaio Enrico a Rosignano, un certo Robertino, suo fratello Gualfredo e la loro madre Tragimarina rinunciano ad avere liti con l'Abate Pietro del monastero S. Felice di Vada per il possesso di alcuni beni in Rosignano.

1125

Vada. I Genovesi tornano a Vada e questa volta conquistano il castello e lo tengono per circa 40 anni, fino al 1165

1126

Prima denominazione di Gabbro in un documento col quale l'Arcivescovo di Pisa, Uberto dei Lanfranchi, dona al capitolo della Primarziale pisana la sua parte dei castelli di Camajano e Popogna.

1126.9.nov.

Documento che attesta la donazione, da parte del marchese Gottifredo e della contessa Beatrice, di alcuni terreni alla Mensa vescovile pisana.

1138.19.lug.

L'imperatore germanico Corrado III di Svevia concede a Balduino, l'arcivescovo di Pisa, e a tutti i suoi successori, il placito e il fodro di Vada e Rosignano, con tutte le terre e le case comprese in quei territori.

1139

L'imperatore Corrado III impone con decreto il nome Rasiniano al borgo.

1143

In un documento è citata una lite per i confini tra Rosignano e Vada.

1144

Restauro della pieve di Vada.

1145

Inizia la contesa decennale tra la curtis di Rosignano e quella di Castiglioncello, appartenente ai discendenti dell’antica famiglia nobiliare dei Conti di Pisa. La controversia, relativa al possesso di terre di confine tra le due curtes si concluderà solo nel 1201 con il riconoscimento dei diritti degli uomini di Rosignano, e quindi dell’arcivescovo di Pisa.

1157.27.apr.

In un documento viene nominata la villa della "Sala".

1165

I pisani riconquistano Vada, completano il porto con una difesa p efficace e incominciano a fortificare il castello con una cerchia di possenti mura ed esonerando gli abitanti da ogni debito contratto con la città marinara.. I lavori durano per ben 16 anni.

1167.19.giu.

Vada. Papa Alessandro III concede a Bono, abate del monastero di San Felice, il privilegio di sepoltura per coloro che desideravano essere seppelliti nella chiesa di San Felice.

1168

Vada. Il papa Alessandro III premia con un  privilegium il monastero di San Felice per la fedeltà dimostratagli durante lo scisma e il conflitto con l'imperatore Federico I di Svevia per le investiture.

1166.4.gen.

Un documento dell'Arcivescovado pisano stabilisce i confini territoriali dei due castelli di Rosignano e Colle presso Castelnuovo.

1170

Vada. Importante, a quest'epoca è il monastero di San Felice, (pagava ogni anno alla Camera Apostolica "unum obulum massematinum"). In quest'anno viene beneficiato, da parte di Costantino, giudice di Arborea, di molti castelli e territori nell'isola di Sardegna; donazione che venne confermata anche dal figlio del giudice. Il Targioni Tozzetti riferisce la presenza, in Vada, di un altro monastero intitolato a S.Pietro.

1177

II conte Ranieri e il conte Gherardo della Gherardesca, con il consenso delle rispettive mogli Erminia e Adelasia, donano alla Badia di S. Felice 25 pezzi di terra del distretto di Rosignano, tra cui Poggio Cuccari.

1177.28.ott.

Diverse persone testimoniano davanti a un giudice che 58 pezzi di terra nel distretto di Riparbella appartengono al monastero di S.Felice a Vada.

1181.25.lug.

Castiglioncello. Viene rogato un atto presso la chiesa di S.Bartolomeo. E' la prima notizia di una chiesa cristiana a Castiglioncello e ci dice solo che c'era un edificio di culto vicino al castello: ma non si sa con precisione dove fosse situato questo edificio.

 1182

Due sposi, Sichelmo e Willia, donano alla chiesa di S. Maria a Fine un terreno di Valdiperga.

1182.28.mag.

Nel suo testamento Guido da Fasciano del fu Ranuccio dona i suoi beni (tra cui terrein Colle e in Castelvecchio) allo spedale di S.Lorenzo di Stagno.

1183.11.lug.

Vada. I pubblici giudici del Comune di Pisa pronunciarono una sentenza contro i consoli di Vada - nominati con tale titolo per la prima volta proprio in questo documento - a favore dell'Arcivescovo Ubaldo per il possesso della selva di Asca.

                                           Rosignano e la civiltà dei Comuni (XII-XV secolo)
In Toscana, il sorgere dei Comuni si fa coincidere con la morte della contessa Matilde di Canossa (1115), e ciò per l'autorità e la personalità della potente feudataria, alleata della Chiesa. Ma già verso il X secolo, in Italia esistono Comuni che, basandosi sui commerci, cioè su un nuovo modo di intendere la vita e la politica, si dettero un assetto per molti aspetti rivoluzionario e antifeudale. Non ricorrendo alla forza, perché l'evoluzione fu spontanea, al punto che molti "feudali" abbandonarono i loro castelli per "inurbarsi" nei borghi e nelle città, addirittura ponendosi al servigio dei "comunali". Il passaggio dall'ordinamento feudale a quello comunale è un evento particolarmente importante della storia patria, in quanto si trattò di una evoluzione che si affermò per lo spontaneo mutamento della mentalità collettiva. Tuttavia la nuova civiltà, malgrado le sue istituzioni venissero accolte  Europa (Inghilterra, "città anseatiche", Svizzera) non solo non riuscì ad affermarsi in tutta Italia, ma anche in Toscana, ci furono territori come la Lunigiana e Maremma, nei quali l'ordinamento feudale si consolidò. Questo perché, a fronte delle supreme autorità dell'epoca - il Papato e l'Impero - i Comuni erano espressione di una civiltà "anomala", inaccettabile. Fu l'imperatore, per primo, a opporsi e dopo inutili tentativi di accordi, fece ricorso alle armi; ma subì una grave sconfìtta, a Legnano nel 1176 (dove i pontefici di Roma erano alleati dei "comunali") per cui, con la successiva pace di Costanza (1183) fu costretto a riconoscere ai Comuni autonomia e libertà.
Dal 1176 il periodo aureo dei nostri Comuni durò fino al 1266, quando il Papa si vide costretto, egli pure, a combattere la civiltà rivoluzionaria dei Comuni. Certo è che anche il Comune di Rosignano, come tanti altri nella regione, dopo la morte della contessa Matilde si consolidò, perché non è escluso che avesse già delle istituzioni sorte per volontà popolare contro l'ordinamento feudale preesistente, e fosse governato da un Consiglio presieduto dai Consoli e un ristretto numero di Consiglieri.
(Sintesi da: "Rosignano e il suo territorio" di Giuseppe Caciagli 1999)
1200.30.ago

Ugo di Cacciabote, signore di Castiglioncello (da notare che nel 1181 si parla di "Castiglione"!) concede dei pascoli a dei pastori venuti dalla Garfagnana. Questi pagano l'affitto raccogliendo per il castellano una quantità di fascine di legna che vengono poi portate al ponte sulla Fine ed imbarcati. E' un documento interessante perché ci rivela che le barche risalivano il fiume fino al ponte dove era stato allestito un imbarcadero per lo scarico e il carico delle merci. Da altri documenti sappiamo che questo approdo si chiamava Galafone e dovette funzionare per alcuni secoli a servizio, specialmente, di Rosignano.

1202.25.mar.

Nella pieve di Rosignano, il console di giustizia, alla presenza di due consoli della terra come testimoni, impone a Ugo di Cacciabote di non molestare l'arcivescovo. Ugo comunque in cambio riesce ad ottenere l'approdo di Galafone alla foce della Fine con la possibilità di chiedere pedaggi.

1203.15.3

Nel castello di Castiglioncello viene stipulato dal notaio Simone del fu Alberto un contratto con il quale Ugolino e Cacciabote, figli del fu Gerardo, vendono a Leolo del fu Guiduccio un terreno vicino a Montemassimo.

1204

Ugo del fu Cacciabote vende a Leolo del fu Guiduccio un terreno vicino a Montemassimo.

1206.1.lug.

Don Barone, abate del Monastero di S. Felice a Vada si impegna a pagare un censo di 24 soldi annui all'arcivescovo di Pisa per l'uso per l'uso della gora e delle acque del fiume Fine, col' diritto di poter deviare le acque del fiume e condurle per la gora al mulino che il detto abate e i suoi successori avevano in progetto di edificare.

1221

Vada. Un mulino gli abati del Monastero di S. Felice, lo avrebbero già fatto costruire nei pressi del ponte sul fiume Fine, e lo avrebbero venduto, nel 1221, col consenso dei consoli di Vada, quando nel monastero abitava un solo monaco, l'abate Rustico.

1221.14.lug.

Il console di Vada fa giuramento davanti al pievano Francesco di rispettare i patti già stipulati fra l'Arcivescovo di Pisa e il Comune di Vada.

1224.11.lug.

Vada. Il console di giustizia del Comune di Pisa mise l'Arcivescovo di Pisa in possesso della corte di Vada e della selva di Asca.

1242.16.mar.

Vada. Davanti alla porta della pieve di Vada gli uomini si riuniscono in parlamento e danno pieno mandato ai loro consoli di giurare fedeltà all'Arcivescovo Villano di Pisa.

1244

Una burrasca getta sul lido di Vada alcune galee di Federico II imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia, figlio di Costanza d'Altavilla, ultima discendente normanna al trono di Sicilia, e di Enrico VI, quindi nipote per parte paterna, dell'Imperatore Federico Barbarossa, insieme a galee pisane. Sempre a Vada, le navi vengono riparate, quindi secondo il Tronci esistevano dei cantieri.

1245

Gabbro. A seguito di una riforma amministrativa operata dai "Consoli del mare" di Pisa, i consoli del Comune di Camaiano (cioè Gabbro), in quanto facenti parte dell'organizzazione della difesa delle coste e dei commerci maritimi, partecipano ad una riunione tenuta nel castello di Loreta (Castellacccio di Montenero) in cui venne stabilita la costruzione di un faro ("fanale con segnale di fuoco") forse sul Romito.

1245.21.gen.

Vada. Un documento testimonia che la badia di S.Felice costituiva parrocchia per gli abitanti del castello di Vada; mentre la pieve di S.Giovanni e Paolo doveva essere dislocata in campagna. Un'altra chiesa, intitolata a s. Lorenzo e compresa nella pievania di Vada, dislocata su Col Mezzano è distrutta al tempo del Repetti.

1245.24.gen.

Vada. L'Arcivescovo di Pisa stabilisce che i cadaveri della parrocchia del monastero potevano essere sepolti nel cimitero della pieve.

1255

Vada. Oltre la pieve vi sorge anche la Badia di S. Felice prima con i Monaci di S.Benedetto e poi passata alle Monache Domenicane di Sant'Agostino di Via Romea, ma va progressivamente in disgrazia, in quanto i debiti, le non oculate vendite e le scarse vocazioni ne  compromettono le ricchezze.

1256

Vada. Le monache prendono possesso dell'abbazia di Vada fra il 1256 e il 1258, però preferiscono starsene a Pisa, nel monastero di san Pietro all'Orto, e solo la badessa si reca saltuariamente a Vada per riscuotere le concessioni livellari.

1259.3.feb.

Castelnuovo. Per la prima volta nei documenti compare la menzione "Comune di Castelvecchio". Idem nel 1266: gli uomini di Castelvecchio sono obbligati a non sconfinare con i loro porci fuori dalle terre boscate di loro pertinenza.

1268

Vada. Il giovane Corradino di Svevia salpa dal porto nel vano tentativo di riconquistare il Regno di Napoli

                                                     La decadenza dei Comuni
I papi, malgrado a Legnano pur di contrastare l'impero, si fossero schierati con i Comuni, si videro poi costretti a combattere contro il razionalismo antiteocratico di questi ultimi.
Ricorsero alla consolidata organizzazione del clero  facendo leva sugli interessi mercantili dei "comunali", evidenziando come il patrocinio del Papato fosse per loro ben più vantaggioso di quello imperiale. All'interno dei Comuni sorsero allora le due fazioni dei Guelfi (favorevoli al pontifce) e quella dei Ghibellini (all' impero). Non bastò minacciare l'autonomia e l'unità dei "comunali", anche perché i Ghibellini riuscirono, almeno in Toscana, ad affermare la loro superiorità con la battaglia di Montaperti (1260). Il Papato fu allora costretto a ricorrere alle armi ricorrendo ovviamente ad un esercito straniero; ancora i franchi, arrivarono in Italia al comando di Carlo D'Angiò. I Guelfi, ottennero così il successo sperato, con la battaglia di Benevento (1266). La maggioranza dei Comuni  dovette darsi un governo guelfo. Pisa si ostinò a rimanere ghibellina, ma con la disfatta navale delIa Meloria (1284) anche per la potente città marinara iniziò una inesorabile decadenza. Il Papato, non si contentò della vittoria conseguita: Bonifacio VIII, a seguito del successo ottenuto col Giubileo (il primo "anno santo" nel 1300) e per interessi diretti, avanzò il progetto di annettere la Toscana allo Stato Pontificio. Tentò di realizzare il progetto ancora provocando il sorgere di due fazioni nell'ambito dei Comuni, in maggioranza già guelfi: quella dei Neri (pro annessione) e quella dei Bianchi (contrari). Risultati insufficienti gli scontri provocati all'interno dei Comuni, il Papato ricorse nuovamente alle armi, invocando l'intervento dei franchi. Questa volta, Filippo il Bello (1286-1314), invia un esercito al comando di Carlo di Valois. Facile vittoria: nel 1301 Firenze è occupata; i bianchi si salvano fuggendo dalla città e alleandosi con i Ghibellini, fuorusciti dal 1266; anche Dante Alighieri è con loro. Il re francese, questa volta alza la posta e non accetta compensi territoriali,  impone invece al Papato la sua egemonia politica, costringendolo a traferirsi in territorio francese: inizia la "cattività avignonese", che si protrae dal 1309 al 1376. I Comuni sono ancora salvi. Possono sopravvivere con una qualche autonomia e libertà. Tuttavia il loro destino è segnato: dall'ordinamento consolare passeranno a quello podestarile e, da questo, col sopravvento dei mercanti più ricchi e dei banchieri, alla Signoria, che sarà ancora un regime della "civiltà del denaro", ma precedette il ritorno al feudalesimo dei Principati. (Sintesi da: "Rosignano e il suo territorio" di Giuseppe Caciagli 1999)
1271

Vada. Si ha notizia che vicino al porto di Vada c'era anche un ospedale  ad uso dei marinai che vi approdavano.

1274.4.mar.

Maestro Pietro, pievano della pieve di Rosignano, con il consenso dell'arcivescovo di Pisa Federigo, scambia un terreno nel luogo detto "al Corso" con altri due terreni nel luogo detto "la casa di Guarnizio".

1276

Guido da Vada fa da ambasciatore di Pisa nelle trattative di pace tra pisani e fiorentini e Puccio da Vada che fu uno dei tre priori nel quartiere della Cincica a Pisa.

1278

Vada. La Repubblica di Pisa provvede a far costruire sulla secca di Val di Vetro un faro "perché indicasse la notte ai marinari il pericolo dell'arenare, e qual’era la bocca del porto", dando incarico, per tale edificazione a Guelfo Pandolfini e Berto Gatto. E' il primo e forse solo diurno.

1280

Per incoraggiare l’immigrazione nelle terre vadesi, Pisa offre privilegi a nuclei familiari che volessero trasferirvisi.

1282

Un lodo dichiara la sudditanza del popolo di Rosignano e dei suoi annessi al Governo della Repubblica di Pisa.

1284.6.ago.

Battaglia navale della Meloria, fra Pisa e Genova, vinta da quest'ultima, la repubblica pisana incominciò a decadere. I suoi territori e soprattutto le fortificazioni costiere divennero più facile preda, per cui diverse potenze ne approfitteranno. Questo spiega il passaggio, in epoche successive, del Castello di Vada prima a Firenze poi ad altre Signorie.

1285

Per la costruzione della torre di Vada, il Comune di Pisa impone un tributo mensile di 300 denari. I lavori a terra si protrassero per otto anni e si conclusero nell’anno 1303, anno in cui, per la prima volta, fu accesa una luce sulla sommità di questa torre. Il fuoco per dare luce era alimentato con legna da un guardiano facente parte del nucleo militare di sorveglianza della costa, quelli che saranno anche noti col nome di “Cavalleggeri”: il faro funzionava in discontinuo. Ad opera compiuta Pisa emise un “Editto” in base al quale si vietava l’accensione di altri fuochi nel tratto di costa compreso fra VADA e Bocca d’Arno per non interferire con la luce del questo nuovo faro vadese.

1285

Vada. Nello statuto di Pisa del conte Ugolino si legge di particolari privilegi a chi andava ad abitare in Vada, e che un capitano di Vada e Rosignano aveva l'incarico di far costruire un ponte sul fiume Fine e la via per accedervi da entrambe le sponde. Mentre il Nencini riporta come nel medesimo Statuto sia disposto che "il podestà e capitano del popolo pisano doveva far eseguire agli uomini di Vada e Rosignano, a loro spese, dentro un mese, un ponticello di legno sopra la gora del mulino di Vada, col riattare tutti i fossi e scoli dell'acqua tra Rasignano e Vada, e doveva, altresì, fare obbligo alle Comunità frontiste di restaurare la strada che da Rosignano sboccava sulla via della Selce delle Poiane" (via Emilia?). Il mulino di Vada pare fosse quello del Riposo sul Fine.

1285

Gabbro. Con la riforma del distretto, operata da Pisa, in capitanie, podesterie e Comuni, Gabbro è Comune, con facoltà di convocare il parlamento per la elezione dei consoli.

1286

Alla caduta del conte Ugolino, Vada viene conquistata dal conte Inghiramo di Bisarno, uno dei più autorevoli condottieri della Lega Guelfa, che, nella circostanza, invade il contado pisano fino a Calcinaia, unendosi alle masnade degli Upezzinghi. Ma nel 1287 è costretto a restituire ai Pisani tutte le sue conquiste.

1292

Dopo la sconfitta de La Meloria, i pisani impongono al popolo di Rosignano nuove tasse per sostenere le spese della guerra contro i fiorentini. Pisa tassa anche il clero: alla pieve di Rosignano viene imposto il mantenimento di due uomini a piedi.

1294

Viene fabbricato un ospedale in territorio di Rosignano, qualificato come "rifugio dei poveri infermi", ma è pensabile che qualcosa del genere già esistesse nel borgo. L'antico ospedale dipendeva da quello di Pisa (di Santa Chiara), era situato in località "il Cerro" ed era intitolato a Sant'Antonio. Era mantenuto con donazioni e lasciti dei borghivi.

1299.24.lug.

Il contratto matrimoniale di Enrichetto di Gianni da Donoratico e Teccia di Guido della Sassetta testimonia il possesso di terre in Castiglioncello da parte dei Pannocchieschi della Sassetta e dei Conti della Gherardesca.

1300 Nibbiaia. In un documento della Pia Casa della Misericordia di Pisa, troviamo per la prima volta citata la “terra di Puccino da Nebbiaia”.
1300 circa

A questa data risale la cisterna del castello di Rosignano.

(200 a.C. - 1300) (1301 - 1500) (1501 - 1700) (1701 - 1800) (1801 - 1850) (1851 - 1900)
(1901 - 1920) (1921 - 1940) (1941 - 1970) (1971 - 2000)  (2001 - Oggi) (IIa Guerra Mond.) (I Sindacicontinua...