I canti della nostra storia (1900-1940)

LA LEGGENDA DEL PIAVE
Versi e musica di E.A. Mario 1918



(1:47)
Eseguita dalla Banda Musicale dell'Esercito Italiano

(2:51)
Ese
cuzione di Giovanni Martinelli (1918)

 

Cenni storici, versi ed eventi.

Nella notte tra il 23 e il 24 maggio del 1915 l’Italia entrava in guerra per completare il processo di unità nazionale e liberare il Trentino e la Venezia Giulia dal dominio austriaco. Il 24 ottobre del 1917, il nemico ruppe il fronte orientale italiano a Caporetto; tutte le nostre forze ebbero l’ordine di arretrare onde evitare l’accerchiamento. Le perdite furono pesanti e ad esse si accompagnarono le polemiche. Furono richiamate le riserve e arruolati i giovani di 18 anni, classe 1899, che per il valore ed il coraggio dimostrato meritarono l’appellativo di “classe di ferro”. L'offensiva scatenata dagli austriaci nel giugno 1918 cozzò contro la resistenza italiana; le divisioni nemiche dovettero “ripassare in disordine il Piave, sconfitte e incalzate dalle nostre valorose truppe” come si espresse nel bollettino di guerra il Gen. Diaz. La battaglia del Piave è stata una delle più gloriose della storia d’Italia: costò all’Austria 150.000 uomini e fu l’inizio della sconfitta. Il 24 ottobre 1918, proprio nel giorno anniversario della sconfitta di Caporetto, l’esercito italiano lanciò una massiccia e generale offensiva che portò alla vittoria dell’Italia. L’avanzata italiana fu travolgente; dopo aver catturato centinaia di migliaia di prigionieri, il 3 novembre le truppe italiane entrarono in Trento e Trieste. Lo stesso giorno l’Austria si arrese e firmò l’armistizio, che sanciva la cessazione della guerra per il 4 novembre.

Il Piave mormorava
calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il 24 maggio.
L'esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera.
Muti passaron quella notte i fanti
tecere bisognava, e andare avanti!
S'udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde...
Era un presagio dolce e lusinghiero:
il Piave mormorò:
"Non passa lo straniero!"

E ritornò il nemico,
per l'orgoglio e per la fame,
volea sfogare tutte le sue brame.
Vedeva il piano aprico
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiar come allora...
-No! disse il Piave -No! dissero i fanti
mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti, combattevan le onde...
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
"Indietro va', straniero!"

L'INTERNAZIONALE
Suonata dalla Banda Militante della Maremma in occasione dello spettacolo:
"Fate largo quando passa la Brigata Garibaldi" ("
Effetto Venezia" Livorno 2006)


(2:16)

Adottato dai partiti della Seconda Internazionale nel 1910, divenne inno ufficiale dell’URSS dal 1917 al 1944. La più famosa canzone socialista e comunista, riconosciuta come l'inno dei lavoratori in tutto il mondo. Pierre Dugeyter compose la musica dell’Internazionale nel 1888 ispirandosi ai versi di una raccolta di poesie di Eugène Pottier, operaio rivoluzionario, composta nel 1871, tra le rovine e in mezzo ai massacri della Comune di Parigi, che è stata la prima esperienza di dittatura proletaria in Occidente. La traduzione italiana è di anonimo e piuttosto infedele. Esistono versioni e varianti in 88 lingue.

 

 

Compagni, avanti! Il gran partito
noi siam dei lavorator.
Rosso un fior c’è in petto fiorito,
una fede c’è nata in cor.

Noi non siam più nell’officina,
entro terra, pei campi, in mar,
la plebe sempre all’opra china
senza ideale in cui sperar.
Su, lottiam! L’ideale
nostro alfine sarà (2 volte)
l’Internazionale
futura umanità.

Un gran stendardo, al sol fiammante,
innanzi a noi glorioso va.
Noi vogliamo per esso giù, infrante,
le catene alla libertà.
Che giustizia venga chiediamo:
non più servi, non più signor,
fratelli tutti esser vogliamo
nella famiglia del lavor.
Su, lottiam! L’ideale ecc.
Lottiam, lottiam! La terra sia
di tutti eguale proprietà
Più nessuno ne’ campi dia
l’opra ad altri che in ozio sta.
la macchina sia alleata,
non nemica ai lavorator.
Sì, la vittoria rinnovata
all’uom darà pace ed amor.
Avanti! Avanti! La vittoria
È nostra: e nostro è l’avvenir.
civile e giusta, la Storia
un’altra éra sta per aprir.
Largo a noi! All’alta battaglia
noi corriamo per l’ideal.
SuvVia, largo! Noi siamo la canaglia
che lotta Del suo Germinal.

Su, lottiam! L’ideale ecc.
Andranno loro a lavorar.

INNO UFFICIALE DEI FASCISTI

(1920)

(2:39)

All'armi! All'armi! All'armi siam Fascisti...
Noi del fascio siamo i componenti
la causa sosterrem fino alla morte
e lotteremo sempre forte
finché ci resta un po' di sangue in core.

Sempre inneggiando la Patria nostra
noi tutti uniti difenderemo
contro avversari e traditori
che ad uno ad uno stermineremo.

Lo scopo nostro tutti noi lo sappiamo
combattere con certezza di vittoria
e questo non sia mai sol per la gloria
ma per giusta ragion di libertà.
I bolscevichi che combattiamo
noi saprem bene far dileguare
e al grido nostro quella canaglia
dovrà tremar, dovrà tremar...
All'armi! All'armi! All'armi siam Fascisti...
Vittoria in ogni parte porteremo
perchè il coraggio a noi non mancherà
e grideremo sempre forte forte
e sosterremo la nostra causa santa.
In guardia, amici! Che in ogni evento
Noi sempre pronti tutti saremo
finché la Gloria di noi Fascisti
in tutta Italia trionferà.
All'armi! All'armi! All'armi siam Fascisti!

CIAO BIONDINA


 

(00:50)

L'alba spunta già
e se devi andar
per le vie del mondo
non tardar.
Ogni studentin
gaio soldatin
lascia i libri
e l'università.
Ciao biondina
ci rivedremo
un bel giorno
ci incontreremo
da lontan
quando resterò
solo col mio cuor
ti penserò
sognerò
di baciar ancor
la tua treccia d'or.
Addio biondona.

Ciao biondina
è giunta l'ora.
Ciao biondina
un bacio ancora
con ardor
il goliarda va
senza mai esitar
combatterà
ciao mio caro amor
presto torno vincitor.
Sfila il battaglion
rombano i motor
sempre in alto
i cuori e il tricolor.
Vincere o morir
questo è l'avvenir
della più gagliarda gioventù.

FACCETTA NERA

 

(00:52)

 

 

 

 

 

 

Se tu dall'altipiano guardi il mare
moretta che sei schiava tra gli schiavi
vedrai come in un sogno tante navi
e il tricolore sventolar per te.

Faccetta nera,
bell'abissina
aspetta e spera
che già l'ora si avvicina!
quando saremo
insieme a te
noi ti daremo
un'altra legge e un altro Re.

La legge nostra è schiavitù d'amore,
il nostro motto è LIBERTA' e DOVERE,
vendicheremo noi camicie nere,
gli eroi caduti liberando te!

Faccetta nera,
bell'abissina
aspetta e spera
che già l'ora si avvicina!
quando saremo
insieme a te
noi ti daremo
un'altra legge e un altro Re.

Faccetta nera,
piccola abissina,
ti porteremo a Roma, liberata.
Dal sole nostro tu sarai baciata,
sarai in Camicia Nera pure tu. 
Faccetta nera,
sarai Romana
la tua bandiera
sarà sol quella Italiana!
Noi marceremo
insieme a te
e sfileremo avanti al Duce
e avanti al Re!

GIOVINEZZA
cantata da Beniamino Gigli


(3:22)

«Giovinezza», scritta per un’operetta, diventa l’inno del movimento fascista e più tardi una sorta di ufficioso canto nazionale.

 

Allorchè dalla trincera
suona l'ora di battaglia
sempre è prima Fiamma Nera
che terribile si scaglia
col pugnale nella mano
con la fede dentro il cuore:
essa avanza, va lontano
pien di gloria e di valor.

Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
della vita nell'asprezza
il tuo canto squilla e va!
Per Benito Mussolini
Eja, eja, alalà!

Col pugnale e colla bomba
nella vita del terrore
quando l'obice rimbomba
non mi trema in petto il cuore.
La mia splendida bandiera
e' d'un unico colore,
e' una fiamma tutta nera
che divampa in ogni cuor.

Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
della vita nell'asprezza
il tuo canto squilla e va!
Per Benito Mussolini
Eja, eja, alalà!

Del pugnale al fiero lampo
della bomba al gran fragore,
tutti avanti, tutti al campo:
qui si vince oppur si muore!
Sono giovane e son forte,
non mi trema in petto il core:
sorridendo vo alla morte
pria d'andar al disonor!

Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
della vita nell'asprezza
il tuo canto squilla e va!
Per Benito Mussolini
Eja, eja, alalà!

FISCHIA IL SASSO


(00:34)

Fischia il sasso, il nome squilla
del ragazzo di Portoria
e l'intrepido Balilla
sta gigante nella storia.
Era il mozzo del mortaio
che nel fango sprofondò
ma il ragazzo fu d'acciaio
e la madre liberò.
Fiero l'occhio, svelto il passo
chiaro il grido del valore.
Ai nemici in fronte il sasso
agli amici tutto il cor.

Fi
iero l'occhio, svelto il passo
chiaro il grido del valore.
Ai nemici in fronte il sasso
agli amici tutto il cor.

Su baldi aquilotti
come sardi tamburini
come siculi picciotti
o gli eroi garibaldini.
Vibra l'anima nel petto
sitibondo di virtù
Dell'Italia il gagliardetto
e nei fremiti sei tu.
Siamo nembi di semente,
siamo fiamme di coraggio:
per noi canta la sorgente,
per noi brilla e ride maggio.
Ma s
e un giorno la battaglia
Alpi e mare incendierà,
noi saremo la mitraglia
della santa Libertà.

CARO PAPA'


(00:52)

 

Caro papà,
ti scrivo e la mia mano,
quasi mi trema, lo comprendi tu?
Son tanti giorni che mi sei lontano
e dove vivi non lo dici più!
Le lacrime che bagnano il mio viso
son lacrime d'orgoglio, credi a me,
ti vedo che dischiudi un bel sorriso,
e il tuo Balilla stringi in braccio a te!
Anch'io combatto, anch'io fò la mia Guerra
con fede, con onore e disciplina,
desidero che frutti la mia terra
e curo l'orticello ogni mattina:
"l'oticello di guerra"!...
E prego Iddio
che vegli su di te, babbuccio mio!

Caro papà,
da ogni tua parola,
sprigiona un Credo che non si scorda più!
Fiamma d'amor di Patria che consola,
come ad amarla m'insegnasti tu!
Così da te le cose che ho imparato
le tengo chiuse, strette nel mio cuor...
Ed oggi come te sono un soldato,
credo il tuo Credo con lo stesso amor!
Anch'io combatto anch'io fò la mia guerra,
con fede, con onore e disciplina,
desidero che frutti la mia terra
e curo l'orticello ogni mattina:
"l'oticello di guerra"
E prego Iddio
che vegli su di te, babbuccio mio!

INNO A ROMA


(03:20)

Roma divina, a Te sul Campidoglio
dove eterno verdeggia il sacro alloro,
a Te nostra fortezza e nostro orgoglio,
ascende il coro.
Salve Dea Roma! Ti sfavilla in fronte
il Sol che nasce sulla nuova storia;
fulgida in arme, all'ultimo orizzonte
sta la Vittoria.

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.

Per tutto il cielo è un volo di bandiere
e la pace del mondo oggi è latina:
il tricolore canta sul cantiere,
su l'officina.
Madre che doni ai popoli la legge
eterna e pura come il Sol che nasce,
benedici l'aratro antico e il gregge
folto che pasce!

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.

Benedici il riposo e la fatica
che si rinnova per virtù d'amore,
la giovinezza florida e l'antica
età che muore.
Madre di uomini e di lanosi armenti,
d'opere schiette e di penose scuole,
tornano alle tue case i reggimenti
e sorge il sole.

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.

LILI MARLEEN
Versione italiana di Monia Verardi dal testo tedesco
 

(03:24)

E' stata la canzone preferita dai soldati di fanteria tutto il mondo durante la II guerra mondiale: praticamente ne fu l'inno non ufficiale. Una canzone tedesca scritta da un giovane soldato amburghese con velleità poetiche e musicata da un musicista compromesso con il nazismo, che però travalicò presto i confini della Germania e fu adottata da tutti i ragazzi che andavano a morire a decine di migliaia, pensando magari alla loro "Lili" lasciata chissà dove. (Da www.antiwarsongs.org)

Davanti alla caserma
davanti al portone
si trovava un lampione
che è rimasto lì tutt'oggi
se ci volessimo rivedere
potremmo ritrovarci vicino al lampione
come una volta Lili Marleen
come una volta Lili Marleen

Le nostre ombre si fondevano
sembravano essere una sola
avevamo così tanto amore dentro di noi
che si vedeva subito anche da fuori
e tutti lo potevano vedere
quando stavamo vicino al lampione
come una volta Lili Marleen
come una volta Lili Marleen

Ma ecco che chiamò la guardia
"suonano la ritirata
questo ti può costare tre giorni"
"Camerata, vengo subito"
così ci dicemmo arrivederci
ma come avrei voluto invece venire con te!
come una volta Lili Marleen
come una volta Lili Marleen

Lei conosceva bene i tuoi passi
e la tua andatura delicata
tutte le sere si ardeva d'amore
ma nonostante ciò si stava dimenticando di me procurandomi un gran dolore
chi ci sarà ora vicino al lampione
con te Lili Marleen? chi ci sarà?

Da luoghi silenziosi
dal profondo della terra
si alza come in un sogno la tua bocca
quando le tarde nebbie svaniranno
io sarò di nuovo vicino al lampione
come una volta Lili Marleen
come una volta Lili Marleen

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