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	                            La guardia costiera sotto i 
	Lorena 
	
	Con la fine della dinastia Medici l’impianto della difesa nel 
                Granducato subì una serie di inevitabili cambiamenti. Tornarono 
                in Toscana le truppe straniere, adesso austriache, che si 
                installarono nelle piazzeforti di Livorno, Pisa, Portoferraio, 
                Averna e Aulla per presidiare tutto il paese da quei punti 
                strategici. Inoltre, con una serie di editti emanati fra il 1739 
                e il 1753, si cercò di riordinare una milizia granducale perché 
                le antiche bande militari si erano andate disgregando. Come al 
                solito, fu il granduca Pietro Leopoldo a riformare nel modo più 
                radicale anche questo aspetto dell’organizzazione dello stato. 
                Egli partì dal presupposto che la Toscana non era in grado di 
                entrare in guerra con nessuno, per cui riservò all’esercito i 
                soli compiti di sorvegliare il porto di Livorno, di eseguire la 
                guardia a corte, di reprimere il banditismo e tutelare l’ordine 
                pubblico. Nel 1777 i governatori militari furono sollevati 
                dall’incarico di far eseguire e osservare le leggi, dato che per 
                questa funzione furono creati i commissariati di polizia. Le 
                moltissime fortezze medicee, salvo quelle di Livorno, 
                Portoferraio, Firenze, Grosseto e Volterra, furono disarmate e 
                cominciò da quel momento il loro triste destino di 
                smantellamento che oggi avremmo preferito fosse stato diverso. 
                Si giunse nel 1778 alla dichiarazione della neutralità del 
                territorio toscano. In tutto questo capovolgimento di fronte 
                l’unico corpo che venne rafforzato fu la Guardia costiera, sia 
                per la sua funzione mista militare-sanitario-doganale sia perché 
                essa era diventata più che mai preziosa per la diminuzione delle 
                altre milizie. Furono costruiti altri fortini sui litorali, 
	oltre alle esistenti torri medicee. Da 
                Bocca d’Arno verso sud sono così presenti: il Fortino e la Dogana di 
                Bocca d’Arno, la Torre di Mezza Piaggia di Tombolo, la Bocca di Calambrone dove viene proposto di impiantare una dogana, la 
                Torre del Marzocco e la Torraccia, la Dogana di Livorno, il 
                Fanale e la vicina Vegliaia con funzioni puramente di guida per 
                la navigazione, la Torre e Posto dei Cavalleggeri, la Torre d’Ardenza, 
                il Forte d’Antignano, la Torre del Boccale, la Torre di 
                Calafuria, la Torre del Romito, il Posto dei Cavalleggeri di 
                Chioma, il Posto dei Cavalleggeri detto del Fortullino e Campo 
                Lecciano, la Torre di Castiglioncello con dogana e chiesa. Un 
                altro «posto» doveva trovarsi poi al Monte alla Rena (Rosignano), 
                come indicato nella carta del Bajolet. 
	
                          (Da: "Il Capitanato Nuovo di Livorno" di Renzo 
                          Mazzanti)  |