La fabbrica/S.Vincenzo   

Anni '80 - I vagoni del 'Treno bianco' sotto carico contemporaneo dalle tramogge Tramogge di carico Tramogge di carico Tramogge di carico Tramogge di carico Tramogge di carico Tramogge di carico Tramogge di carico Tramogge di carico Contrappeso del cavo della teleferica Sopra a strade o punti sensibili, un manufatto in cemento proteggeva dall’eventuale caduta di materiale dai vagoncini. (Foto F. Maria) L’impianto di caricamento ormai abbandonato. (Foto Albè) L’impianto dismesso.A sinistra locomotore Deutz per la manovra dei carri,  sul nuovo binario di destra la V 100 si appresta a trainare un treno alla cava. (Foto A. Albè) La cava Solvay a S.Carlo La cava Solvay e la costa Ampia veduta sulla cava Solvay e lo sbancamento realizzato in 80 anni Dai 468 m. del Romitorio vista sulla cava e sul percorso del treno fino a S. Vincenzo Il silos di carico a S.Carlo Convoglio spinto dalla V 100 appena caricato. La locomotiva si posizionerà all’altra estremità del treno per il viaggio verso S. Vincenzo. (Foto A. Albè) Uno dei nuovi convogli di carri tramoggia, si appresta ad effettuare il carico sotto la torre di carico sullo sfondo. (Foto A. Albè) Il convoglio carico attende fuori dalla stazione di S. Vincenzo, il via libera per occupare i binari riservati nello scalo FS. (Foto Albè) Il nuovo tracciato ferroviario Anni '40 - Ambulatori presso i cantieri di Ponteginori e San Vincenzo Anni '40 - Dopolavoro presso i cantieri di San Vincenzo e Ponteginori Anni '30 - Case costruite da dipendenti con il mutuo Solvay a San Vincenzo Anni '40 - Dispense viveri di Rosignano, San Vincenzo e Ponteginori Anni '40 - Dopolavoro con cinema a San Vincenzo Anni '40 - Chiese di Rosignano, San Vincenzo, Ponteginori Anni '40 - Scuole di San Vincenzo e Ponteginori Anni '40 - Villaggio operaio a San Vincenzo 1940 - Bagno Solvay Paradisino a San Vincenzo 1940 - Bagno Solvay Paradisino a San Vincenzo 1940 - Bocciodromo al bagno Solvay Paradisino a San Vincenzo 1980 - Bagno Solvay Paradisino a San Vincenzo

 

Il vecchio edificio di caricamento del "Treno bianco" esistente nell’abitato di San Vincenzo è stato progettato fine anni ’20 da Pier Luigi Nervi uno dei massimi architetti italiani. Occupa un’area di 20.000 metri quadrati contenente una struttura di 195 metri di lunghezza, 11 di larghezza e 16 d’altezza, è di proprietà della Solvay e rappresenta un tesoro dell’archeologia industriale nel mondo. Fuori servizio dal 2007, un comitato si è interessato in favore della sua conservazione. L’11 novembre 2016 le trattative per il passaggio al Comune e la riqualificazione turistica-storica del manufatto vengono annullate dal Tribunale amministrativo regionale di Firenze (Tar) che da via libera a Solvay per abbattere il silos. Servizi sociali e dopolavoristici creati dall'azienda nella prima metà del '900, in un'area del tutto priva di tali strutture. (Arch.Solvay, A.Pastacaldi, R.Pardini)

            Ieri e oggi - La teleferica del calcare fra S.Carlo e San Vincenzo

La Solvay iniziò nel 1928 lo sfruttamento dei grandi giacimenti di pietra calcarea delle cave di San Carlo, nei pressi del Monte Rombolo, ubicate tra i territori di San Vincenzo e Campiglia Marittima, abbandonando così quelli dell'Acquabona a Rosignano M.mo aperti nel 1917.
Fino a pochi anni fa, il trasporto della pietra calcarea della società Solvay & C. avveniva tramite una teleferica. Oggi l’impianto è stato dismesso, sostituito da un raccordo ferroviario.

Il calcare viene estratto attraverso il brillamento di alcune cariche esplosive, la cosiddetta “volata”, che sgretola circa 1500 t di pietra alla volta. Le pale meccaniche caricano su enormi dumper (una volta vi erano ferrovie Decauville di servizio), i blocchi di roccia per venire poi inoltrati all’impianto di frantumazione per il confezionamento nella pezzatura richiesta, per poi essere inviato a mezzo di nastri trasportatori all’impianto di Carico.

Per il trasporto del minerale, la società Ceretti & Tanfani di Milano, realizzò una grande teleferica bifune che, attraverso un percorso spettacolare di 4.450 m su terreno roccioso, collegava il complesso estrattivo di San Carlo con il grande silo situato presso lo scalo FS a San Vincenzo (lato Livorno). L’impianto era composto da 62 cavalletti ed era dotato di 250 vagoncini, ognuno da 1200 kg di carico. Con una velocità di 2,5 m/s la capacità di trasporto era di 250 t/ora. Il silo era dotato di due binari di carico le cui bocchette delle tramogge potevano caricare contemporaneamente otto vagoni per binario. Traeva origine da questo punto il nome del convoglio, “il treno bianco” per via del candore del minerale estratto.

Da questa località il minerale proseguiva (e prosegue tuttora) per lo stabilimento di Rosignano caricato su speciali carri tramoggia a carrelli, con scarico bilaterale a gravità fatti costruire appositamente in 54 unità nel 1929 dalla SNOS (Società Nazionale delle Officine di Savigliano) e classificati Fakkl.

Questi particolari rotabili di proprietà Solvay dopo anni di incessante e pesante lavoro quotidiano, diventati ormai obsoleti sono stati progressivamente radiati nel 2001, con la graduale entrata in servizio di nuovi carri dotati di maggior capacità di carico. Da diverso tempo infatti erano in corso delle trattative con Trenitalia Divisione Cargo riguardanti il noleggio di uno specifico lotto di carri da utilizzare in sostituzione dei carri sociali. Questi rotabili, classificati nella serie Falrrs provengono dalla trasformazione di ex carri della serie Fhlns a suo tempo fatti costruire dalle FS in 800 unità e studiati per il trasporto del carbone destinato ad alimentare le previste nuove centrali termoelettriche. Queste ultime non furono peraltro mai realizzate, e di fatto i vagoni rimasero inutilizzati.

La Solvay apportò delle modifiche a questi carri per la specificità del trasporto, consistenti nella riduzione dell’altezza delle sponde e dotandoli di rivestimento interno antirumore. Inoltre i vagoni sono stati permanentemente accoppiati in paia con il lato del terrazzino affacciato e dotati di comunicante per facilitare il passaggio e per le operazioni di controllo e verifica del carico/ scarico. Si sono così creati carri doppi di grande capacità.

Attualmente ci sono tre convogli composti ciascuno da 8 coppie di vagoni (16 veicoli): due composizioni fanno la spola tra San Vincenzo e Rosignano con una media di 5 coppie di treni giornalieri, mentre la terza è tenuta di riserva. Utilizzando la composizione con i vecchi carri sociali (21 veicoli) era possibile trasportare circa 810 t di minerale alla velocità di 50/60 km/h; con la nuova tipologia di carri invece è possibile trasportare circa 1100 t di pietra calcarea alla velocità di 80 km/h. Le operazioni di carico nel silo di San Vincenzo richiedono un tempo di circa 30 minuti. In questa possente struttura risalente al 1928, alcuni anni fa è stata eseguita una struttura insonorizzante dotata inoltre di un impianto ad acqua nebulizzata per abbattere le polveri durante le fasi di carico della pietra calcarea.

Le manovre dei carri sia a Rosignano (dal 1993) sia a San Vincenzo (dal 2001) sono gestite dalla Serfer -Servizi Ferroviari- con sede a Genova, società controllata da Trenitalia Cargo, con propri mezzi di trazione e relativo personale.

La Serfer recentemente ha ultimato la realizzazione del raccordo ferroviario che collega direttamente le cave di San Carlo con la stazione di San Vincenzo. Iniziato nell’aprile 2006, ha una lunghezza di circa 5 km e supera un dislivello di 115 metri, la pendenza massima è del 27%. Il raccordo si sviluppa interamente affiancato alla strada realizzata dalla Solvay per l’accesso alla cava, e ricalca l’originale progetto studiato nel 1928, rispolverato nel 1950, ma mai attuato.

Questa nuova infrastruttura frutto di intese congiunte tra enti locali, Regione Toscana e la società Solvay si è resa necessaria sia per “ammodernare” dopo tanti anni il trasporto della pietra calcarea (minerale fondamentale per i vari cicli di produzione dello stabilimento chimico) sia per forti e crescenti motivi di impatto ambientale.

La stessa società Serfer, utilizzando alcune locomotive elettriche prese a noleggio da Trenitalia Divisione Cargo, assicura anche il trasporto del minerale fino a Rosignano percorrendo per circa 34 km la linea tirrenica “maremmana”. Questa soluzione ottimale ha definitivamente eliminato una ricorrente supposizione degli organi di stampa locali secondo i quali il trasporto della pietra calcarea si sarebbe svolto utilizzando il vettore stradale creando non pochi problemi (anche in termini di sicurezza) con un traffico stimato di un camion da e per la cava ogni 4 minuti per il trasporto della stessa volumetria di materiale estratto!

La “fase transitoria” dove il servizio si svolge sia a mezzo teleferica, usata saltuariamente in alcune fasce orarie a secondo esigenze, che su ferrovia è terminato domenica 17 agosto 2008. La settimana seguente i vagonetti della teleferica sono stati tolti dalla fune portante, decretando il definitivo fuori servizio dell’impianto a fune dopo 80 anni di intenso e pesante esercizio. Il nuovo impianto di carico è dotato di un silo di caricamento, con un binario di carico che fuoriesce in un’asta di manovra. Una coppia di binari di servizio permette il ricovero del treno carico e la possibilità della locomotiva titolare di portarsi all’altro capo del convoglio per il viaggio di ritorno. La trazione dei treni è assegnata ad una locomotiva Diesel del modello tedesco V100, mentre per le manovre dei convogli a San Vincenzo sono presenti due locomotive da manovra Deutz. Alla cava di San Carlo staziona l’automotore ex FS 235 0013. Tutto il materiale rotabile appartiene a parco Serfer. In un prossimo futuro si può ipotizzare che venga conservato il maestoso silo a San Vincenzo, frutto del progetto dell’architetto Pier Luigi Nervi, mentre i piloni dell’anziana teleferica, unico impianto del genere rimasto attivo in Maremma, saranno demoliti, anche per ragion di sicurezza. Quanto descritto è ormai storia e tra poco anche il complesso della teleferica della Solvay entrerà a far parte del patrimonio di archeologia industriale della quale la Toscana, grazie anche ai primi insediamenti degli etruschi con i loro primordiali forni fusori, vanta un antichissima tradizione da salvaguardare. (Sintesi da: "Tutto Treno & Storia" novembre 2010 - Duegi Editore)

Rosignano Solvay la fabbrica