Comune di Rosignano Marittimo

CENNI STORICI SULL'INTERO COMUNE DI ROSIGNANO MARITTIMO DALLE ORIGINI AL ‘900
L’origine di Rosignano paese, è antichissima e con moltissime probabilità etrusca. Il primo documento scritto fin’ora conosciuto, che ricordi Rosignano, è dell’anno 762, mentre Vada si trovava già chiaramente indicata nella carta «Peutingeriana» del 330 o 395 a. C.
Rosignano fin dall’anno 900, cioè dopo la dominazione Longobarda, e durante quella dei Carolinghi, fu compresa nel Marchesato di Toscana e, fin d’allora seguiva le sorti di Pisa; più propriamente della sua Mensa Arcivescovile che a quell’epoca, si può dire, rappresentava una specie di potere delegato per l’esercizio del quale la Mensa stessa ne traeva notevoli profitti.
Poiché la fascia litoranea di Rosignano era soggetta a frequenti scorrerie di predatori, il Comune di Pisa stanziò la somma di 300 danari, nell’anno 1284, per la costruzione di una torre a Vada, fortificata, che servisse anche come faro indicatore per l’entrata in porto dei navigli. Per incrementare la vita nella zona di Vada, evidentemente spopolata e deserta, per la situazione insalubre del, suolo, nel 1285 Pisa decise esenzioni e privilegi ai nuclei familiari che si fossero stabiliti in quella rada.
Rosignano seguì le sorti fortunate di Pisa, quando questa città era forte, ricca e gloriosa sul mare e ne seguì poi le vicende disastrose, quando nel 1406 la libertà fu soffocata dalla rivalità di Firenze che imperò su di essa e pertanto Rosignano, come le altre terre, subì le vessazioni fiorentine. Ma quando nel 1431 oltrepassarono i limiti della sopportazione, Rosignano, come altri paesi limitrofi, si ribellò sottomettendosi spontaneamente al duca di Milano Filippo Maria Visconti allora in guerra con Firenze.
Nel 1433 i fiorentini riebbero in mano i paesi insorti e, a causa della loro ribellione ne smantellarono le fortificazioni dei castelli di Vada e Rosignano. Per tale motivo verso il 1450 Vada rimase abbandonata per cui restò bosco e palude fino al 1564 anche se solo nel 1547 i cittadini godendo di un esonero ventennale da tasse e da altri tributi iniziarono un insediamento contadino nelle zone più spopolate del Comune. Nel 1509 Pisa, dopo 14 anni di guerra, cadde definitivamente in mano dei fiorentini e con essa Rosignano.
Sotto il profilo del potere pubblico risulta che Vada, dal Medioevo fino al 1500, fece Comune a sé ed ebbe propri consoli, governatori ed ambasciatori. Nel 1738 si ebbero importanti riforme come quella del pagamento delle tasse al Clero, la abolizione di molte festività religiose, l’adozione di un nuovo regolamento per l’Ufficio della Farina, per cui venne sottratta ai Magistrati la totale discrezionalità che essi esercitavano su questa materia. Nel 1751 intervenne una legge, (ripetuta nel 1769), che dichiarava incapaci gli ordini religiosi e tutti gli Enti morali di acquistare nuovi beni di qualsiasi natura. Nel 1757 notevoli limiti ai commerci si manifestarono nel porto di Livorno, a causa della pluralità delle dogane distrettuali, e delle parcellazioni municipali. Nel 1763-64, a seguito di una grave carestia granaria, si stabilì l’apertura a libero commercio del grano forestiero nel Granducato di Toscana. A distanza di due anni furono poi promulgati vari editti che esentarono da tasse i frumenti e le granaglie introdotti nel Granducato. Dopo breve tempo, infine, si ebbe l’abolizione di qualsiasi gabella o dazio gravante sui cereali importati dall’estero. Nel 1770, nel Granducato Toscano, si ebbe una importante riforma comunitativa con l’abolizione del «magistrato di parte», «magistrato dei novi», «congregazione di ponti e strade», «deputati per la imposizione del Valdarno superiore ed inferiore». Successivamente il territorio si estese ed anche Castelnuovo fu aggregato al Comune di Rosignano nel 1776.
Gli abitanti della Comunità, che erano complessivamente 664 nell’anno 1554, divennero 852, nel 1745 e un membro per famiglia poté eleggere i propri rappresentanti amministrativi, i quali erano eleggibili in maniera diversificata in base al censo che era previsto di L. 400 annue per la carica a priore ed un reddito superiore a L. 400 per l’eleggibilità a Gonfaloniere.
Gli organi del Comune risultavano così composti: Il Consiglio formato da 2 Consoli e da 4-5 Consiglieri coadiuvati da due grascieri (addetti alla vigilanza di generi alimentari), da due stimatori, (esperti periti), e dal camarlingo (esattore). Nei suoi lavori il Consiglio era assistito dal Cancelliere (Segretario).
Dalla composizione sopradetta si può rilevare che la gestione direzionale del Potere era condotta dai due Consoli, quindi sempre nel 1776 si rese necessario la promulgazione di un nuovo regolamento comunitativo della Toscana ad opera del granduca Pietro Leopoldo di Lorena. La nuova struttura del Consiglio risultò la seguente: il Gonfaloniere (Capo dell’Amministrazione comunale), due Priori (assessori) che in seguito furono elevati a 5 e 6 consiglieri.
Nel 1809 poi, la Toscana appartenne al Governo francese e di conseguenza Rosignano fu soggetto al Prefetto del Circondario di Livorno. Il Consiglio Comunale prese il nome allora, di Consiglio Municipale ed il Gonfaloniere si chiamò «le maire».
Nel 1814, però, a seguito della cacciata dei francesi si ebbe il ripristino della precedente struttura amministrativa ed il cancelliere continuò ad essere quello del Vicariato di Lari.
Con l’avvento dei Comuni, oltre ad una migliore organizzazione etico sociale della comunità, con una conseguente partecipazione alla vita attiva del Paese, fu notevole il fatto dell’estensione del diritto di voto al le donne che divennero così elettrici ed eleggibili le quali, addirittura, non potevano per legge, rifiutare l’incarico che dovevano svolgere con diligenza per non incorrere nelle pene appositamente previste.
Nel campo della Sanità pubblica si ebbe nel 1786 l’istituzione della Condotta medico-chirurgica a Castelnuovo determinata da una diversa visione delle prestazioni sanitarie per la comunità che prima venivano esercitate da un solo medico di Rosignano in sostituzione dell’opera fino allora espletata dal solo cerusico (infermiere).
Il problema della salute pubblica si era già manifestato nel 1294 periodo in cui infatti, fu fondato un ospedale che successivamente fu soppresso.
Nel XV secolo a Rosignano, a cura del Comune, fu istituito il posto di «maestro di scuola e barbiere», successivamente questo anacronistico connubio di professioni fu soppresso e l’istruzione fu prerogativa degli ecclesiastici.
L’insegnamento fu esteso anche a Castelnuovo nel 1787 e nel 1809 a Rosignano si ebbero doppi turni giornalieri effettuati da due maestri.
Come accennato in precedenza, il territorio litoraneo era pressoché inospitale e, come quello collinare, era ricoperto di boschi e macchie infestati da lupi e cinghiali che si portavano spesso alla periferia del Paese tanto che la comunità si vide costretta a premiare i cittadini che avessero provveduto alla loro cattura.
Evidentemente, la difficoltà nelle comunicazioni, la pericolosità dell’ambiente, la precarietà delle condizioni economiche dovevano ridurre la vita cittadina ad una «vita di Castello», legata ad una condizione molto modesta i cui cespiti erano rappresentati essenzialmente dalla pastorizia e da legnatico, anche se il potere veniva esercitato dai cittadini, l’autonomia era fortemente subordinata e limitata dal governo e soprattutto dall’autorità ecclesiastica ovunque presente.
Rosignano è situato a 43°, 24’ e 17” Nord di longitudine, ed a 1°, 58’ 46” di latitudine, su di un dorsale collinoso di 140 m. medi di altezza a cavallo tra la Val di Cecina e il litorale tirrenico. Anticamente le vie di comunicazione più importanti erano: la via per Vada che attraversava il Fine presso la località di Ricavo; quella Volterrana, che allacciava Rosignano alla Via Emilia a levante attraversando la Fine in località le Fabbriche; ed infine la via dell’Acquabona, che raggiungeva la stessa Via Emilia, ma dalla parte di Nord-Est. Da notare che le comunicazioni per Castelnuovo e Castiglione (Castiglioncello), si svolgevano su sentieri di campagna, e soltanto nel 1795 Castelnuovo e Nibbiaia furono unite al capoluogo tramite la strada del Vaiolo alla via del Littorale (attuale Via Aurelia).
Le tre osterie dell’epoca erano di proprietà del Comune e venivano date in gestione, di queste le più note furono: quella del Malandrone e quella dell’Acquabona, rinomate a causa delle gesta brigantesche che si verificavano in modo particolare in quella zona che si prestava alle aggressioni, sia di giorno che di notte, perché la strada attraversava interamente la folta macchia.
Agli inizi del secolo XVII, fra le componenti economiche della Comunità di Rosignano, fece la sua comparsa, in maniera un po’ più consistente, anche l’agricoltura che produceva prevalentemente grano, tanto è vero che nel 1817, nel nostro territorio funzionavano 9 molini a grano, 8 dei quali posti su corsi d’acqua a funzionamento idrico ed 1 a Rosignano, in loc. «Paradiso» che funzionavano a vento. Questa attività oltre a rappresentare una fonte di lavoro, rendeva al Comune L. 70 annue di tasse, applicate in misura diversa in base al numero di palmenti (macine) in dotazione dei mulini stessi.
Il Comune di Rosignano, oltre a far osservare le disposizioni, i decreti, le leggi del Granducato di Toscana, svolgeva la sua attività amministrativa applicando tasse, dazi, controllando gli affari militari relativi alla Guardia Civica, operando canoni, censi e livelli, facendo eseguire disboscamenti con tagli ventennali, disponendo lavori pubblici dati in accollo per la sistemazione di strade, pulizia, controllo e manutenzione di cisterne contenenti acqua potabile.
Nel 1798 la Comunità fece eseguire il restauro della Via del Littorale, dal fosso del Chioma fino al Tripesce. I lavori di inghiaiamento del fondo e la costruzione di alcuni ponti in legno sulla via stessa comportarono una notevole spesa, per quei tempi, di L. 1.860. Detti lavori si resero necessari perché gli stessi cavalli restavano molto spesso impantanati nella melme del fondo stradale. Nella circostanza furono creati inoltre ai lati di questa importante via di comunicazione depositi permanenti di ghiaino, che dovevano servire alla manutenzione periodica della Via del Littorale.
Si ha notizia poi che nel 1799 furono apportati notevoli lavori di miglioria al Palazzo Pretorio (Sede Comunale) che comportarono una spesa complessiva di L. 595; e nel 1802 lo stesso immobile, danneggiato da un impetuoso vento, fu soggetto al rifacimento del tetto che costò al Comune L. 66.
Tuttavia per rendersi pienamente conto della già complessa attività che svolgeva allora il Comune, e delle difficoltà economiche in cui si muoveva anche a quell’epoca, si possono ricordare i dati del bilancio del 1786 che ad una «entrata» di L. 6.140, faceva riscontro una «uscita» di L. 11.698, registrando così, a fine esercizio, un deficit di L. 5.558, ed il ricorso a prestiti e mutui era eccessivamente oneroso per il Comune, se si pensa che nel 1759 fu richiesto ed ottenuto dalla Comunità di Orciano un prestito di 150 scudi (pezzo d’argento di 5 lire), ad un tasso d’interesse del 13%!
 FORMAZIONE E CARATTERI DELLA PROPRIETA’ AGRARIA NELLA TOSCANA E NEL TERRITORIO DI ROSIGNANO 
Se le aree montuose più povere della Toscana videro la formazione di una piccola proprietà coltivatrice, specie intorno ai beni comunali nella maggior parte della regione si formò invece, come conseguenza del regime feudale e poi della politica granducale, una proprietà agraria di vasta estensione, quasi tutta in mano a nobili, a mercanti, a istituzioni aristocratiche e religiose. Le grandi proprietà delle famiglie feudali, che furono in parte rotte e limitate durante il periodo dei liberi Comuni, tornarono in realtà a costituirsi e ad ampliarsi sotto le signorie delle principali città, che favorirono lo sviluppo di un’economia urbana a danno di quella della campagna e dei centri rurali. In particolare la politica economica del principato mediceo tese in ogni modo al rafforzamento dei grandi proprietari cittadini, legati ai principi da un interesse comune di sfruttamento delle campagne. Comuni e piccoli proprietari si trovarono così ben presto colpiti da dazi, da gabelle, da vincoli di ogni genere e indebitati in tal modo da non poter reggere alle pressioni dei ceti urbani. Estesissimi divennero così, tra gli altri, i beni terrieri degli stessi Medici, come pure quelli della Chiesa e del l’Ordine Militare di Santo Stefano, sorretti tutti dalle servitù e dai vincoli che impedivano il libero commercio della terra e dei suoi prodotti.
Solo le riforme lorenesi nel XVIII secolo arrecarono un soffio di rinnovamento e resero più libera l’agricoltura con una serie di importanti provvedimenti.
Le condizioni naturali della Maremma, infestata dalla malaria, impedivano un insediamento stabile e favorivano appunto la forma del bracciantato stagionale nei terreni, altrimenti incolti, del grande latifondo. Già nel Quattrocento, alcuni documenti riferivano le condizioni dei contratti di affitto, variabili in genere secondo le condizioni del suolo: il terratico era il «fitto che paga il faccendiere per seminare ne’ terreni degli altri», ovverosia il «canone a grano del terreno preso in affitto con lo scopo e con il patto di sementarlo».
Il principe Leopoldo di Lorena bonificò la Maremma grossetana e quella pisana fin sotto la città di Livorno, cioè tutta la vasta estensione di paese, che dal piano di Vada giungeva al confine dello Stato pontificio presso Chiarone.
Prima del 1829 la Maremma era pratica mente isolata dal resto del Granducato. La sola e scomoda via regia senese arrivava fino a Grosseto, aprendo ai pastori ed ai greggi i suoi pascoli; poche e cattive vie costituivano le difficili comunicazioni dell’interno di essa.
Le condizioni cambiarono dopo il 1830. La via regia senese fu in più luoghi migliorata, la via Emilia di Scauro restaurata ed a lunghi tratti ricostruita fino a Grosseto.
Quella via, che serbò il nome di Emilia Aurelia, corse in lungo tutta la Maremma, congiungendosi alla nuova del Littorale da Livorno a Cecina.
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Nel 1837 Leopoldo II importò dalla sua tenuta di Boemia un gregge di 230 pecore merine legittime, ricche di finissimo vello. Questo gregge fu destinato alla riproduzione ed agli incroci con le pecore nostrane; i maschi così ottenuti furono regalati o venduti a diverse masserie della Maremma allo scopo di migliorare le razze nostrali.
All’inizio del secolo XIX alcune iniziative, che avevano investito anche la libertà di commercio dei prodotti agricoli, con conseguente soppressione di molte tasse, dettero certamente un notevole impulso all’agricoltura toscana, che vide le sue colture più tipiche ampliarsi largamente sui colli a danno del bosco e scendere gradualmente nella pianura.
Verso la fine del 1817 Ferdinando III ordinò la compilazione del catasto in tutte le comunità toscane in terra ferma, per stabilire il giusto reparto della tassa pradiale (tassa sui terreni). Tale operazione fu compiuta nel 1831. Allo scopo la Toscana fu suddivisa in 6180,312 quadrati (1 quadr. corrispondeva a 10.000 braccia quadre: 1 braccio era uguale 58 cm.). 1661 quadr., 718 erano a bosco, 361,308 a castagni, 1900 a sodaglie e pasture. Visto che 28,736 quadr. erano occupati da fabbriche rimanevano di terreno coltivato 2228,550 quadr.
I tipi di gestione aziendale allora vigenti in Toscana erano principalmente: l’affitto, il livello e la mezzadria. Gli affittuari erano quelli che prendevano un podere in affitto per un dato numero di anni e pagando un canone determinato godevano poi liberamente di tutti i prodotti ricavati. I livellari utilizzavano terreni gravati dal vincolo di un canone perpetuo, livello o affitto enfiteutico.
Una delle caratteristiche della politica di Pietro Leopoldo fu quella di accrescere il numero dei livellari obbligando le Chiese, i Luoghi pii e gli ordini religiosi ad alienare le loro proprietà.
In questo processo si determinarono gravi fenomeni di speculazione in quanto vi fu chi riuscì ad assicurarsi, pur non essendo coltivatore, vasti appezzamenti di terreno per farli poi lavorare dal bracciantato. In ogni caso la forma più chiusa sotto ogni profilo sociale ed economico rimase quella della mezzadria in cui la famiglia contadina si doveva procurare non solo il necessario per la propria alimentazione, ma in genere anche tutti i beni di consumo che le erano necessari, ivi compresi i vestiti che venivano prodotti con filati fatti e colorati in casa.
Nel Comune d Rosignano l’iniziativa della riorganizzazione della produzione agricola fu condotta a partire dal 1827 dal conte Mastiani che intraprese notevoli miglioramenti agrari alle sue proprietà, fabbricando case coloniche, in parte sovvenzionate dal governo toscano, dissodando terreni, tagliando macchie e boschi, impiantando vigneti ed oliveti sulle colline. L’esempio fu seguito da altri proprietari terrieri tanto che nel 1835, l’agro di Rosignano aveva conquistato uno dei primi posti nel campo agricolo della Toscana.
Il risanamento e la ristrutturazione prodotta nel campo agricolo determinò il conseguente aumento della popolazione che nel 1833 raggiunse il numero di 3.928 abitanti. L’opera sicuramente più importante realizzata nel nostro territorio fu senza dubbio la bonifica della Maremma nella parte Sud Ovest del Comune.
 
                                 
                                   BONIFICA DELLA MAREMMA DI VADA 
VADA: Zona paludosa, malarica, poco produttiva, di proprietà della Mensa arcivescovile di Pisa.
L’ingegner Municchi diresse le operazioni per il risanamento degli stagni che si trovavano nella parte sud-ovest del territorio comunale. Il territorio fu diviso in 33 parti ed allivellate e solo su 28 di queste furono costruite 106 case, dissodato il terreno e messe a dimora diverse piante e furono dissodati 6,744 Stiora (stiora = 6 ha. = 6 kmq.) di cui 5,470 furono destinate alla messa a di mora di piante. Nel luglio del 1848 restavano da allivellarsi 5 preselle, serbate di proposito per darle in premio ai concessionari che avessero terminato per primi i lavori di risanamento.
Nel contempo, adottando il sistema olandese, lo stagno di Vada fu essiccato con una macchina idrovora a vapore della potenza di 10 cavalli. Il sistema di canali convergenti che complessivamente misuravano 31 miglia (circa 46 chilometri e mezzo) assicuravano lo scarico delle acque palustri, mediante una pompa nel mare. In quel periodo si è provveduto a collegare la piazza della chiesa e la via Emilia con un asse viario secondario di 3 miglia. 2,504 stiora relative alla fascia costiera del tombolo furono riservate allo Stato per la formazione di una fascia costiera pinetata in funzione di frangivento. E’ comprensibile come in pochi anni si sia sostanzialmente modificata la fisionomia di quei luoghi, che videro così il sorgere della Chiesa del nuovo paese e di altri grossi fabbricati. Complessivamente, l’opera della politica di risanamento del piano di Vada era costata L. 2.900.000, e difficilmente si potrà desumere se le Amministrazioni alienanti avessero in effetti ricavato un guadagno che certamente trasse invece la Mensa Arcivescovile di Pisa.
In questa stessa epoca fu restaurata la via Emilia, favorendo così le comunicazioni, collegandosi alla via Nuova del Littorale che congiungeva Livorno a Cecina. Nel 1834 a seguito dello sviluppo determinatosi prevalentemente con la bonifica di Vada e dal fiorente commercio locale del baco da seta si ebbero 463 possidenti di cui 63 con reddito superiore di L. 400 che era necessario per essere allora eleggibili alla carica di priore. Questa carica, che nel 1828 era di 5 membri, oltre a 9 Consiglieri, fu ridotta due anni dopo a 2 priori e 6 consiglieri, infine nel 1832 la potesteria fu eretta a Vicariato del Circondario di Rosignano, Ri parbella, Castellina e Orciano.
Nel 1838 ha luogo in Toscana la riforma dei Tribunali criminali e civili. Tale riforma comportò l’abolizione delle «rote» o tribunali di appello provinciali del consiglio supremo di giustizia che costituiva la terza istanza e della rota criminale. In loro luogo vengono istituiti i tribunali collegiali con attribuzioni civili e criminali, una regia corte civile e criminale a Firenze che costituiva la seconda istanza e una Corte di cassazione come terza istanza.
Nel 1839 viene attuata la riforma degli studi universitari.
Nel 1861, dopo la costituzione del Regno d’Italia, Rosignano fu elevato a capoluogo di Comune in un periodo che se da un lato registrava un incremento demografico, dall’altro l’istituzione di strumenti di interesse collettivo che giungevano in un momento di palese flessione dell’agricoltura. Infatti nel 1835 anche il primo insediamento urbano di Nibbiaia che era sorto all’inizio di quel secolo ebbe la sua chiesa, un medico-chirurgo, unitamente a Vada e Gabbro.
Nel 1844 nel capoluogo due insegnanti ecclesiastici facevano scuola a 80 ragazzi.
Nello stesso periodo si ha il primo maestro a Nibbiaia. Gli ispettori scolastici venivano scelti tra i cittadini del Comune e lo insegnamento era affidato a due maestri di cui uno laico e uno ecclesiastico, rispettivamente per la scuola di 3 grado e quella minore. Nel 1862 fu istituita la prima scuola femminile a Rosignano e 4 anni dopo analoga scuola venne aperta anche a Castelnuovo. Sempre nel 1861 membri del Consiglio Comunale divengono 15. Con deliberazione del Consiglio Comunale del 30-8-1862 in seguito in seguito all’invito della Regia Prefettura di Pisa, venne aggiunto a Rosignano l’epiteto di «Marittimo», per meglio identificarlo nei confronti di altro paese dello stesso nome, in provincia di Alessandria che si chiamò a sua volta Rosignano Monferrato.
Nel censimento del 1871 l’analfabetismo era del 62% e si ridusse poi nel 1911 al 37%.
Nel 1865 il Gonfaloniere diventa Sindaco, i Priori prendono il nome di Assessori, il distretto si chiama «mandamento» mentre il deputato distrettuale diviene consigliere provinciale. Nel 1841 da parte del governo era stata data la concessione di intraprendere la costruzione della prima ferrovia in Toscana. Essa fu iniziata nel tratto di 11 miglia tra Pisa - Livorno e fu portata a termine nel 1844, mentre l’intero tratto fu completato nel 1848. Nel 1846 era stata costruita la linea Lucca - Pisa e nel 1848 la Siena - Empoli, collegando queste due città all’asse principale. Nel 1851 fu iniziato il collegamento di Pistoia, (già collegata con Firenze), con l’Italia del Nord attraverso una intesa tra i Governi Austriaco, Romano, Toscano ed Estense. Nel 1861 fu iniziata la costruzione della Livorno, Collesalvetti, Vada nel quadro di un disegno di collegamento tra la Toscana e gli Stati romani.
Con deliberazione del 30 Agosto 1862, il Consiglio Comunale, in seguito ad invito della R. Prefettura di Pisa aggiunse a Rosignano l'epiteto di « Marittimo», per meglio identificarlo in confronto di un altro paese dello stesso nome in Provincia di Alessandria, il quale a sua volta si chiamò Rosignano Monferrato. Ora, dopo la nascita di un nuovo paese nel piano, intorno agli Stabilimenti Solvay, cui si e dato nome  «Rosignano», per evitare confusioni ed improprietà, sarebbe forse il caso di chiamare Rosignano alto l’antico paese, e Rosignano al mare o Rosignano  Solvay il paese nuovo - oppure, lasciare il nome di Rosignano marittimo al primo e chiamare col nome storico di « Mondiglio » il secondo.
Nel 1862 fu costruita in località le Fabbriche la prima stazione di Rosignano, e nel 1877 fu aperta la stazione di Vada.
La stazione di Rosignano distrutta da una piena della Fine fu ricostruita nel territorio del Comune di Castellina Marittima.
Nel 1873 viene aperta a Vada la fonderia Tardy, pochi anni dopo la fonderia fu chiusa, mentre l’opificio venne trasformato in distilleria.
Nello stesso periodo Castiglioncello che fino a poco tempo prima era costituito dalla Torre con l’attigua chiesetta (1621, dalla casa del Sacerdote, dalla caserma delle guardie di Finanza, dall’osteria (casa Simonetti), inizia un primo sviluppo edilizio con la costruzione di diverse ville sparse.
La crescita dei servizi si concretizzò nella costruzione dell’acquedotto e dei Pubblici macelli a Castelnuovo, delle scuole a Vada nel 1906, nella strada di collegamento tra il capoluogo e Castiglioncello nel 1910, delle scuole a Rosignano M.mo nell’attuale sede dell’odierna Piazza Carducci, della istituzione del servizio di procaccia tra Rosignano e Castelnuovo con tre gite alla settimana.
Nel 1907 vennero iniziati i lavori per la costruzione della ferrovia Livorno - Vada, lungo il mare, che entrò in funzione nel 1910 con stazione intermedia a Castiglioncello. Si sono così create le condizioni per un nuovo momento di radicale trasformazione economica. Sorgono in quest’area le prime fabbriche, la Magnesite in località le Forbici che produceva materiali refrattari con 287 operai, la Cartiera di Tardy, a Vada, che produceva cartoni, carte da imballo, cartoncini, la Distilleria di olii di sansa dei F.lli Tardy di Vada.
La situazione dell’agricoltura toscana poco dopo l’unità nazionale mostra come fossero avvenuti consistenti avvenimenti nei regimi di gestione aziendale. Su 550.000 agricoltori che costituivano un terzo della popolazione risultavano 330.000 mezzadri, 108.000 braccianti e salariati, 71.000 coltivatori diretti quasi tutti della montagna o dell’alta collina e solo 12.000 fittavoli e 1100 enfiteuti. Le leggi eversive dell’asse ecclesiastico votate dal Parlamento subito dopo l’Unità e poi nel 1866-67 favorirono una gigantesca operazione di ingresso del capitalismo nelle campagne. Uomini ed enti finanziari provenienti dalla borghesia capitalista entrarono in possesso di enormi appezzamenti deludendo la speranza dei contadini. Furono soppressi complessivamente oltre 40000 enti religiosi e i loro beni incamerati e posti in vendita, e quando terminò questa operazione al 1906 erano stati venduti 750.000 ettari di terra. Afferma il Sonnino che le aste erano dominate dalla mafia. La Chiesa scomunicava chi acquistasse i beni della manomorta. Intanto si notano in Toscana i primi sintomi di un turismo qualificato. I decantati colli toscani, le città ricche di monumenti e le tracce di passato glorioso attirano i forestieri, studiosi di arte e di storia, ricchi proprietari che scelgono talora come dimora estiva per periodi più o meno lunghi i luoghi più ridenti della regione. Un paesaggio insomma dal clima mediterraneo, armonioso in di olivi, di viti di cipressi sulle ondulate colline, di impronte umane dal più alto interesse culturale, dalle ville di campagna, alle case dei contadini, agli antichi castelli, ai conventi, alle pievi, ai centri piccoli e grandi spesso ricchi di monumenti originali.

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Comune di Rosignano Marittimo