Rosignano Marittimo ieri

                Resistenza e guerra di liberazione nel Comune-Bilancio:162 vittime civili

Nei primi giorni di luglio del 1944 i nostri concittadini che per anni erano vissuti sotto l’incubo delle rappresaglie nazifasciste, salutarono l’arrivo delle truppe alleate e degli stessi partigiani.
La gioia di quel momento storico non poté essere generale perché la maggior parte delle famiglie erano da tempo sfollate in base all’ordine tedesco di evacuazione della fascia litoranea ed anche perche molti si erano rifugiati in zone di collina o di campagna che erroneamente erano state ritenute più sicure. I pochi rimasti, prevalentemente donne vecchi e ragazzi, privi di notizie dei propri congiunti sparsi in ogni Regione ed oltre i confini, logorati dalla fame e dagli spaventi, da diversi mesi si erano visti costretti a vivere permanentemente nei rifugi per l’infuriare delle incursioni aeree e dei cannoneggiamenti.
La mattina del 5 luglio le prime pattuglie alleate, provenienti dal piano di Vada, entrarono nella parte sud dello Stabilimento Solvay, ormai saccheggiato dai tedeschi e furono salutate con entusiasmo dai 250 cittadini che stavano nel rifugio ricavato ai forni a calce sotto il mucchio della «pietra bianca».

Successivamente giunsero i mezzi corazzati della 5.a Armata che proseguirono lungo la parte bassa di Rosignano Solvay attestandosi presso le rovine della «casa Marcellini» (ora sede del Monte dei Paschi di Siena).

Diversa, invece, si presentò la situazione per Rosignano M.mo e frazioni alte.

Infatti per la loro liberazione occorsero ingenti forze e mezzi corazzati che, in modo particolare per Rosignano M.mo, attaccarono ripetutamente il dorsale collinoso che dall’Aniene porta al «Giardino», alla località «La Malmentana» e alla località «La Villa».

I civili che si trovavano nei rifugi posti in via del Cimitero, nelle località «Cave Acquabona», «La fonte», «Il Poggio» e la «Villa» o in diverse cantine poste in via Battisti, Vicolo delle Carbonaie, Molino a Vento ecc. ebbero modo di valutare il grado di ferocia e di barbarie messe in atto dai nazifascisti ormai vinti e in fuga.

La battaglia più cruenta si ebbe il 9 luglio e molte furono le vittime sia civili che militari. Molti furono gli eccidi perpetrati nello stesso giorno dalle SS. Gli alleati giunsero nella località «Paduletti» solo nel tardo pomeriggio e il contributo dato dai Partigiani che avevano operato nella zona con azioni di sabotaggio a linee telefoniche, azioni di guerriglia ecc. fu determinante per lo sfondamento di quel «fronte».

Le SS in ritirata fissarono i loro avamposti sulle colline che sovrastano Castiglioncello fino al «Poggio Pelato» e da quelle postazioni cannoneggiavano le immediate retrovie alleate. In quei giorni vi furono anche alcuni bombardamenti aerei notturni effettuati da apparecchi tedeschi del tipo «Stukas» e «Junker 88» ed i combattimenti più aspri si verificarono in località «Gonnellino».

Numerosi furono i morti, militari e civili che rimasero insepolti per alcuni giorni.

Il crepitare delle mitraglie si confondeva col fragore incessante dello scoppio di bombe e granate.

Finalmente il 10 luglio i tedeschi furono costretti ad evacuare le colline ritirandosi nella parte a nord di Castiglioncello in località «Sorriso».

Nel pomeriggio dello stesso giorno gli alleati, con alla testa un gruppo di Partigiani, giunsero a Castiglioncello occupandolo con numerosi mezzi corazzati fino a Piazza della Vittoria. Nei giorni successivi si ebbero arditi colpi di mano per mettere a tacere i numerosi nidi di mitragliatrici ed eliminare le residue forze tedesche. A questo proposito si potrebbero raccontare inenarrabili atti di eroismo compiuti anche dalla stessa popolazione,

Allo scopo si ricorda quello compiuto dal giovane Carrara che, preso un fucile e coperto nella sua avanzata da un carro armato, partendo da via Fucini giunse a conquistare le ultime trincee, che partendo da «Villa Ungaro», si snodavano nella parte alta del Quercetano.

Finalmente il 14 luglio l’intero territorio comunale fu liberato anche se le forze alleate della 5.a Armata furono costrette a segnare il passo fino alla primavera del 1945.

Trascinati dal fascismo in un folle e assurdo conflitto che aveva per obiettivo il dominio del mondo

LUTTI E ROVINE PROVOCATI DALLA GUERRA

L’alto tributo di vittime pagato dal nostro Comune

Anche i cittadini del nostro Comune hanno dovuto sopportare, durante il ventennio ed in modo particolare nel periodo 1943-1944, tutte le vessazioni e crudeltà proprie del fascismo, subendo l’operato dei tribunali speciali, che emise 109 condanne contro gli antifascisti presenti e operanti nella nostra provincia per un totale di 358 anni, l’antisemitismo, la vigilanza speciale ed ogni sorta di discriminazione.

Riferendoci all’antisemitismo si può ricordare l’improvvisa partenza della Famiglia ebrea Coin e di altre che sparirono dalla circolazione, lasciandosi dietro tutto ciò che avevano realizzato col frutto del loro lavoro. I giovani, in modo particolare quelli della classe 1925 facevano parte del numeroso elenco, sempre bene aggiornato dal maresciallo dei carabinieri, che comprendeva tutti quelli da arrestare in determinate circostanze.

Anche i giovanissimi, che non si volevano spontaneamente arruolare come volontari, erano oggetto di cacce spietate promosse e dirette dai locali squadristi fascisti, coadiuvati dalle locali forze dell’ordine.

L’arrivo della «chiamata alle armi» rappresentava per le famiglie una vera tragedia in quanto il ritorno a casa era veramente incerto.

Il cannoneggiamento navale del 9 settembre 1943

Lo sbandamento dell’8 settembre 1943 segnò l’inizio di un nuovo atroce conflitto anziché la fine della guerra. Infatti già il 9 di settembre si ebbero le prime vittime civili durante il cannoneggiamento navale che si svolse nello specchio di mare antistante l’attuale Rosignano, avvenuto tra unità tedesche ed i piroscafi «Valverde» e «Foscari».

Le navi tedesche più a largo sparavano contro il piroscafo verso la costa e le prime cannonate esplosero in via dei Cavalleggeri, via Monte alla Rena, via del Partigiano e sulla spiaggia. Durante il cannoneggiamento, per le ferite riportate, persero la vita Fogli Augusto di 60 anni e Marchione Teresa di 25 anni. Il piroscafo «Valverde» fu poi affondato di fronte a punta Righini, il Foscari di fronte ai Bagni Miramare a Castiglioncello e in quella occasione morì sempre nello stesso giorno, il marinaio Manfré Manlio.

Trucidato un autista di Vada

Nella notte fra il 7 e l’8 aprile 1944 i nazifascisti si presentarono alla fattoria «Magherini» a Vada ed obbligarono, Franzon Pietro a condurli con un camioncino a Castelnuovo e durante il tragitto lo uccisero lasciandolo esanime lungo la strada. Il 15 giugno del 1944 si ebbe il più tremendo bombardamento aereo che determinò la morte di 24 persone, 23 delle quali al Villone degli Ebrei al Casalino che andò completamente distrutto.

Per quanto si riferisce all’eccidio di Vada, che ha rappresentato uno dei fatti più raccapriccianti della guerra, si riporta qui di seguito parte del testo della Conferenza tenuta da Enzo Fiorentini il 12-3-1971 presso la Biblioteca Comunale.

«Verso la metà del giugno ‘44 i tedeschi, incalzati dalle truppe alleate che risalivano da Roma al nord, saccheggiavano lo stabilimento Solvay caricando tutto il materiale possibile su mezzi navali al Pontile di Vada. Impauriti dai partigiani, quando si sparse la voce che a Gabbro in uno scontro erano rimasti uccisi due repubblichini di Vada, i tedeschi usarono la loro abituale tattica, quella della rappresaglia.

La mattina del 20 giugno circondarono il paese di Vada, entrarono in casa di Ruggero Lupichini, tornato la sera precedente col figlio Emilio da Castellina, dove era sfollato, e lo uccisero. Il figlio fu salvato dal padre, che sentiti i passi dei tedeschi che salivano le scale, lo nascose in soffitta. Per le strade del paese, mentre la gente fuggiva, i tedeschi uccisero i due cugini Elio e Ivo Vanni ed un giovane diciannovenne, Delfo Rofi, al quale spararono di fronte alla madre. Un quinto, Mazza, ferito riuscì a fuggire.

I tedeschi raccolsero i quattro cadaveri e li esposero seminudi in piazza Garibaldi, obbligando la popolazione a sfilare loro da vanti. La minaccia di fare altre vittime fu sventata dal parroco, don Vellutini, che coraggiosamente offrì la sua vita in cambio di quella dei suoi concittadini. I tedeschi, impressionati, lasciarono libera la popolazione.

In realtà l’episodio di Gabbro, motivo della rappresaglia, consistette in uno scontro tra due bande di repubblichini che facevano del contrabbando. Non si è conosciuto invece il nome della spia che portò i tedeschi in casa dei Lupichini».

Solo 5 giorni dopo, sempre per delazione fascista fu catturato il giovane partigiano Gorini Goriano al quale, per rappresaglia, fecero fare la buca, successivamente gli legarono le mani con del filo elettrico e poi fu trucidato.

 

 

Eccidi perpetrati durante il passaggio del fronte

Durante il «passaggio del fronte» si verificarono altri eccidi perpetrati dalle SS che sterminarono intere famiglie come quella di Ricciarelli Angiolo, Emo, Leonildo, Ulisse, Maria, Luppichini Ermanno, Turini Adele che furono uccisi il 2 luglio in località «Saracino»; Nocchi Galliano, Luigi, Napoleone e Valtero di soli 16 anni, uccisi presso il rifugio «Acquabona» il 4 dello stesso mese; Nocchi Paris ucciso al «Mondiglio» e Guelfi Edilio ucciso nei pressi del «Giardinaccio». La maggior parte delle salme furono bruciate. Il 5 luglio la giovane Elvira Donati di appena 20 anni venne scacciata da un rifugio e falciata da una raffica di mitra presso la casa Priami in Caletta dalle SS in ritirata.

Questi sono solo alcuni fatti che hanno determinato, durante il conflitto, complessivamente 162 vittime civili la più giovane delle quali aveva solo 24 giorni. Ciò dovrebbe far meditare quanti, per la loro età, non hanno vissuto quei tragici avvenimenti, ma che ugualmente debbono sapere e capire le tragiche premesse per il raggiungimento della Repubblica e della Carta Costituzionale italiana. La guerra, anche nel nostro Comune, lasciò gli inevitabili segni della distruzione e della violenza e le rovine, provocate dalle azioni di guerra ed in particolare dai bombardamenti aerei rimasero per molto tempo a testimoniare l’assurdità del conflitto che suona ad offesa della libertà dei popoli. Nella tabella sotto la sintesi dei danni ai fabbricati nel capoluogo e nelle frazioni.


Da "Rosignano Oggi" luglio 1973

...la storia continua nelle didascalie delle foto con ...

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