Don Giovanni Nardini

Rosignano fu uno di quei territori, osserva don Roberto Angeli (sacerdote livornese), tra i più provati nei dintorni di Livorno, sia per la sua posizione strategica, sia per la presenza di grossi impianti industriali. "Polveriere e carcasse costellavano la campagna circostante, mentre il paese rigurgitava di sfollati, che, fuggiti da Livorno, erano andati a cercar rifugio in un posto ancor più pericoloso." In questa situazione, svolse un'attività veramente eccezionale d'assistenza e d'organizzazione amministrativa il parroco, don Giovanni Nardini. Egli formò un Centro d'Informazioni e d'Assistenza sociale, in diretto contatto con il Vaticano, mediante il quale, con l'aiuto di molte persone del paese, svolse un'imponente mole di lavoro. Protesse e nascose ebrei e ricercati, si recò varie volte al comando tedesco per salvare ostaggi e far rilasciare uomini rastrellati. Più volte lo stesso Kesserling, data l'importanza della posizione, salì a Rosignano. Ogni volta, il Parroco gli portò direttamente le sue richieste e le sue proteste con quella franchezza e quella tenacia che lo contraddistinguevano e che così tanto piacquero al tedesco che, un giorno, sulla piazza, urlò a tutti che "il pastore doveva essere considerato il borgomastro del paese".

In effetti, essendo sfollati sia i medici, sia i farmacisti, sia i responsabili del Consorzio Agrario, egli si era assunto tutte quelle funzioni. Provvide al rifornimento annonario, gestì il Consorzio, aprì una farmacia e si autonominò "assistente sanitario". Nella sua inseparabile borsa, infatti, insieme al Crocifisso ed all'Olio Santo, si potevano trovare siringhe, cotone e medicinali di pronto soccorso.

Un giorno del 1944, la mancanza totale di derrate alimentari m sanata da un provvidenziale treno, carico di viveri, che fu bombardato alla stazione di Rosignano Solvay: prima che i profittatori si facessero avanti a vantaggio del mercato nero, don Nardini si recò sul posto con un gruppo di donne ed il prezioso bottino prese la via del paese per essere distribuito tra la popolazione affamata.

Nella notte tra il 10 e l'11 maggio, quattro ufficiali della Goring si recarono in canonica con una lista di 400 persone da deportare in Polonia: pretendevano che il parroco uscisse immediatamente ed indicasse loro dove abitavano i ricercati. Con l'aiuto della madre, riuscì ad ubriacarli e a far sparire la lista.

A metà giugno, i tedeschi arrestarono a Rosignano 350 tra operai ed impiegati della Solvay: in mancanza di medici, chiamarono don Giovanni come assistente sanitario perché scegliesse i più sani da spedire in Germania. Con gran presenza di spirito e con la furberia degna di un grande attore, il parroco convinse il comandante che tutti quegli uomini erano portatori di malattie infettive e tubercolotici a causa delle malefiche esalazioni della fabbrica. Tutti furono rilasciati.

Poco prima della liberazione, però, il 4 luglio, Don Nardini fu messo al muro dalle SS con altri ostaggi: fortunatamente, all'ultimo momento, un contrordine li salvò dalla fucilazione.

Anche dopo la liberazione, don Giovanni, come membro del CNL, incaricato all'assistenza, potè ancora salvare vite ed attutire ed impedire vendette.

Quando i generali Clark ed Alexander, con il cardinale Spellmann, passarono da Rosignano, il 26 luglio, ebbero parole di compiacimento per l'opera compiuta dal "buon pastore".

Egli ebbe, così, la possibilità, qualche mese dopo, di far intervenire quegli alti comandi per impedire il progettato smantellamento dell'Aniene. Don Giovanni rimase a Rosignano fino ai primi anni '80 poi fu trasferito a Salviano dove è rimasto fino alla morte. Il teatro di Rosignano Marittimo, è stato intitolato a Don Giovanni. (Tratto da ""Vangelo nei Lager" di Monsignor Roberto Angeli)

Dal  diario di guerra di don Giovanni Nardini parroco di Rosignano Marittimo.  

“Anno 1941. Rosignano Marittimo, considerata la sua particolare posizione strategica, venne dichiarata zona militare e pertanto centro di raggruppamento delle varie forze militari di terra, sia dell’esercito sia dei reggimenti e battaglioni della M.V.S.N.

Il sottoscritto, parroco protempore del luogo, si trovò nella condizione particolare di assistenza spirituale delle varie Forze Armate, unitamente ai vari regolari Cappellani Militari.

Con la susseguente dichiarazione di guerra molteplici furono i bisogni del popolo, a seguito dei suoi molti disagi ed apprensioni, specialmente per tanti figli soldati lontani, dispersi per ogni fronte e con tante difficoltà di notizie precise.

Il Parroco istituisce in Parrocchia un importante Centro di informazioni per l’inoltro di corrispondenza militare e per la spedizione di pacchi militari.

Istituzione questa importantissima, unica nel centro dell’importantissimo Comune di Rosignano, che servì di collegamento anche con la Città del Vaticano, che, in mancanza di attività similare- con Livorno bombardata e rovinata dalla guerra- stabilì con il predetto Centro rapporti diretti e ufficiali tali da riuscire molte volte vantaggiosissimi ed utilissimi. Ancora si conservano copie dei più lontani dispacci dalle terre più impensate e remote, e perfino dal confine Russo, dalle Indie, dalle Americhe, dall‘Australia, da tutta l‘Europa Occidentale e spesso anche Orientale. Un plauso particolare a tutta l’Azione Cattolica Parrocchiale.

- Nel Settembre 1941, e precisamente il giorno 17, Rosignano ebbe l’augusta visita da S.A.R. il Principe di Piemonte, Umberto di Savoia, ispettore generale delle scuole di Fanteria, venuto ad ispezionare la Scuola di Fanteria, qui stanziata.

- Anni 1941-1942-1943: Frequenti bombardamenti al mattino al pomeriggio e sulla tarda sera, nonché nella notte in tutta la zona periferica di Rosignano specialmente dopo la decisione del Supremo Comando della marina Militare di trasferire tutto 1‘insieme dalle polveriere di La Spezia nelle campagne periferiche rosignanine della Valle e Badie Alte. Motivo questo di frequenti interventi del sottoscritto per i gravi bisogni assistenziali del caso, a seguito specialmente delle enormi esplosioni delle polveriere colpite.

- 28 maggio 1943: bombardamento aereo di Livorno ed esodo di migliaia e migliaia di cittadini labronici sfollati; Rosignano Marittimo sede del capoluogo di Comune e zona periferica, fu considerata il luogo più sicuro per un migliore adattamento delle centinaia e centinaia di famiglie, scampate dal pericolo ed in cerca di un asilo e di un rifugio. Il sottoscritto compì allora tutto il suo dovere per tale scopo e numerosissimi, circa 10.000 persone, si adattarono come meglio fu possibile.

In piena attività funzionò allora il Centro di informazioni e di assistenza sociale e materiale a sollievo di tanta povera gente alla quale il sottoscritto cercò di procurare, sistematicamente ed in modo permanente, aiuti morali e materiali, valendosi specialmente della sua attività di parroco del luogo e soprattutto dal suo incarico ufficiale di cappellano del lavoro degli stabilimenti Solvay- Aniene della zona.

- 25 luglio 1943: Caduta del fascismo e successivo sfasciamento dell’esercito italiano e delle forze militari fasciste. Momenti molto critici per tutta la zona: difficoltà serie per le forze dell’ordine non sempre capaci di contenere quel momento di emergenza. Il sottoscritto, che mai si è compromesso in nessun momento con la politica imperante dell‘epoca, si trovò grandemente avvantaggiato nella sua azione pastorale.

- Fu in questo periodo che gli eventi ci portarono, insieme alle nuove forze politiche della Repubblica di Salò, la grave e triste novità della totale occupazione tedesca caratterizzata dalla presenza e dallo smistamento di numerosissime forze militari tedesche come le SS, la divisione Hermann Goering e molti altri reparti militari insieme alla famosa organizzazione della Feeldgendarmerie e della Totd. Cominciarono allora le numerose retate di elementi comunisti o filocomunisti, denunciati con precise note di spionaggio locale, le dolorose deportazioni in massa per motivi qualsiasi e sequestri di persone e beni privati con grave lotta alle varie organizzazioni sospette, specialmente se formate da elementi di “razza ebraica “.

- In tutti questi vari campi il sottoscritto si trovò più e più volte gravemente e pericolosamente impegnato a motivo del suo ministero pastorale ed in virtù di un precetto divino della Carità cristiana. A questo proposito ancora presenti e tuttora viventi in grandissima parte sono numerosi i figli di Rosignano che debbono la loro vita specialmente al loro parroco e fratello in Cristo. Basti dire che di tutti quelli che più e più volte si trovarono in situazioni criticissime di retate e di deportazioni e perfino di fucilazione ormai decretata ed in procinto di esecuzione, nessuno è rimasto privo dell’aiuto, sempre tempestivo e coraggioso del suo parroco, anche a suo rischio. A questo proposito non si possono tacere alcune date e circostanze particolari che hanno caratterizzato quel periodo così grave di emergenza:

1) Fuggito il Commissario Prefettizio del Comune (il famoso fascista livornese Alioto);

2) Fuggiti i due farmacisti perché compromessi con la politica e quindi chiusa la locale farmacia di proprietà della famiglia israelita Bemporad, precedentemente partita per motivi di persecuzione razziale;

3) Fuggiti i due medici condotti e quindi l’intera popolazione di Rosignano con tutti i numerosissimi sfollati di ogni parte, rimasta senza assistenza sanitaria;

4) Chiuso per motivi di emergenza il locale Consorzio Agrario, centro di raccolta di rifornimenti annonari per tutto il Comune;

5) Chiuso l’ufficio di collocamento comunale nei confronti di tanti e tanti operai bisognosi ed estremamente poveri. Ogni reclutamento per lavoro veniva fatto direttamente dalle forze militari tedesche, le quali si servivano soprattutto di retate e minacce per l’inquadramento forzato dei disoccupati nella Totd, che in tanti casi spediva i predetti operai in tutti i vari fronti di guerra - non soltanto della zona - ma anche delle altre parti d‘Italia e perfino in altri fronti dell‘Europa Occidentale. D‘altra parte la miseria ed il bisogno si facevano sentire ancora di più perché anche gli stabilimenti Solvay- Aniene erano praticamente quasi fermi e con loro anche le imprese associate.

Alle suddette varie e molteplici gravi esigenze del momento fu disposto dall’Alto Comando Militare Tedesco della zona che per ben tre volte sulla piazza di San Nicola in Rosignano, vide vestito in abiti dimessi ed in privato, il Feeldmaresciallo Kesserling, sempre latore, purtroppo, di tristi e dolorosi preparativi ed ordini di guerra:

Al 1°) In un momento triste e grave per Rosignano, a seguito di una incresciosa beffa a danni dell’alto comando tedesco da parte di alcune autorità e notabili del Comune, il sottoscritto fu nominato nella pubblica piazza, al cospetto della sua Chiesa parrocchiale, “Borgomastro” con incarichi e mansioni di personale responsabilità civile, pena la fucilazione. Gli furono date come forze ausiliarie un capace interprete nella persona del signor Lupi Bruno, reduce dalla Francia e dalla Germania, nonché una guardia comunale nella persona del signor Cerrito Giuseppe. Si ricorda come primi due atti ufficiali di queste tre persone: la rimozione di numerosi fusti di benzina dislocati lungo le strade principali del paese (a seguito della predetta beffa) ed il reclutamento di cento operai dei quali si vollero garanzie precise sia la destinazione (fronte di Cecina e non altrove), sia una remunerazione equa, sia il mezzo di trasporto di andata e ritorno (e non a piedi, come era avvenuto fino ad allora)...Altro avvenimento particolare fu nella notte fra il 10 e l’11 maggio 1944 quando quattro ufficiali della divisione corazzata H. Goering (uno nativo di Dusserdolf  l’altro di Colonia, il terzo di Monaco- tutti e tre cattolici-, il quarto, protestante, di Vienna, bussarono verso la mezzanotte alla casa canonica dove si trovavano nascoste persone varie, per domandare di essere accompagnati nella case private della zona per il relativo sequestro e deportazione di persone. Erano muniti di una carta precisa con ben quattrocento nomi di uomini e giovanotti, nota a loro fornita da una persona che nella zona era a capo di un servizio privato di spionaggio. Veduta e conosciuta anche la destinazione di questi poveri figliuoli il sottoscritto, dopo insistenze pressanti ma inutili, terrorizzato dal pensiero di sapere tanti suoi amici e parrocchiani destinati al lungo viaggio verso la Polonia, ricorse al...vino generoso e polveroso che la vecchia mamma impaurita dalle urla e dai colpi sul tavolo di quei mastini, tirò fuori dalla cantina casalinga. Tutto andò bene e nella sbornia completa la nota fu distrutta ed i cari amici e fratelli poterono continuare il loro sonno.

E’ ancora vivente qui in Livorno un certo maestro Pietro Sonetto sfollato in quella circostanza con tutta la sua famiglia nella Canonica, testimone di quella tragica notte.

Altro fatto doloroso fra il 10 ed il 15 giugno 1944 quando trecentocinquanta operai, tra i quali molti impiegati, professionisti ed ingegneri, della Solvay-Aniene furono incolonnati dalla polizia tedesca e portati alla Villa Calducci per la visita medica e la successiva partenza verso il fronte orientale, la Polonia. Fu in questa circostanza che il sottoscritto, in mancanza dell‘ufficiale medico tedesco, atteggiandosi ad assistente sanitario visitò e quindi potè scartare tutti i presenti indistintamente, con il consenso pure del Colonnello comandante la piazzaforte di Rosignano, con la motivazione del particolare stato di salute di tutte quelle persone compromesse dallo Stabilimento chimico della Solvay: feci intendere che erano interessate da principi di malattie polmonari che impressionarono fortemente il suddetto comandante.

Al 2°) Prese l’incarico della farmacia comunale assistito da due persone già pratiche e competenti in materia, assicurando l’assistenza sanitaria e farmaceutica di tutta la zona, salvando così la farmacia alla famiglia Bemporad, proprietaria.

Al 3°) Esercitò assistenza sanitaria su tutta la zona, lungo i due fronti prima tedesco e successivamente tedesco e americano, con interventi fraterni in ogni settore e categoria di persone con gravissimi rischi e pericoli, specialmente nel periodo del passaggio del fronte durante il quale, per ben due volte, il giorno 4 luglio 1944, nell‘esercitare la sua missione pastorale e benefica (nella sua borsa furono trovati gli oggetti del culto e materiale sanitario) nella pubblica piazza di San Nicola fu messo insieme ad altri ostaggi (dei quali alcuni sono tuttora viventi) per la fucilazione, miracolosamente scampata. Un caso che fece scalpore fu la somministrazione di una tempestiva iniezione contro il tetano alla moglie del cosiddetto commissario del popolo, in vero pericolo di morte, scampata dal predetto intervento.

Al 4°) Nominato nella Direzione provinciale annonaria di Livorno, responsabile dell’assistenza materiale del popolo, provvide a tutti i rifornimenti annonari del caso, alimentando e sfamando le migliaia di persone sprovviste dei più elementari soccorsi. Caratteristico a questo proposito il sequestro che feci effettuare, presso la stazione ferroviaria di Rosignano Solvay, di un treno bombardato carico di farina e zucchero, avvalendomi della mia veste di borgomastro e di dirigente dei servizi annonari per tutto il comune alto.

Al 5°) Preoccupato della mancanza di lavoro e della sopravvivenza di tanta povera gente, curai l’inoltro e l’avvio di uomini e giovanotti presso la Totd con le dovute garanzie.

Con tale preparazione e con tali mezzi spirituali, materiali, economici e sociali, ricolmati di generi annonari i magazzini, i depositi ed i locali annessi alla chiesa, fu intrapreso il tragico periodo del fronte che iniziò il 2 luglio 1944 e terminò il 13 dello stesso mese, durante il quale si perpetrarono stragi, versato sangue innocente con numerosi morti in seguito a bombardamenti aerei e cannoneggiamenti.

Non si verificò, però, nessun caso di deportazione. Intrapresi un intervento che provvide al rilascio ed al ritorno di un numeroso gruppo di amici e parrocchiani dalle carceri di Livorno, dove era stato inoltrato dalle autorità repubblichine del momento, prima che iniziasse il fronte.

Dopo il passaggio del fronte compì il suo dovere di sacerdote e cittadino rientrando al suo posto, limitandosi di accettare dalle autorità locali l’incarico nel C.L.N. dell’assistenza morale e sanitaria del popolo; incarico delicato, che però lo aiutò a salvare da certa gente teppista uomini di altre sponde e di altre idee, oggetti di caccia e di minacce.

Nel dopoguerra continuò pure la sua attività benefica a favore degli operai indirizzandoli verso il complesso Solvay-Aniene che lentamente stava riprendendo e verso le forze alleate della 5°. Armata che si era installata nella zona di occupazione militare e nello stabilimento Aniene.

Questo compito fu reso particolarmente facile ed agevole in quanto l’Alto Comando della 5°. Armata già stava a diretta conoscenza e rapporto con il sottoscritto per le varie circostanze militari: non ultima quella provvidenziale e straordinaria del 26 luglio 1944 quando mons. Francesco Spellmann, ora cardinale di New York, in qualità di Ordinario militare delle forze alleate, venne a Rosignano insieme ai Marescialli Montgomery e Alexander. In questa circostanza il sottoscritto ebbe modo di avvicinare le suddette personalità le quali, informate dai vari ufficiali superiori delle forze dislocate nella zona (chiamata “seconda Montecassino”) si compiacquero del suo comportamento durante il periodo del fronte e si degnarono spendere una buona e autorevole parola presso l‘Alto Comando alleato rimasto a dirigere la ricostruzione di una delle zone più tormentate e più colpite dalla guerra. (Archivio Diocesano di Livorno)

Il volume "Don Giovanni Nardini" a cura di Monica Melfa è scaricabile dalla sezione Scaricolibri/Rosignano M.mo

 

Rosignano M.Mo 1937. Insediamento ufficiale di don Nardini nella Parrocchia di S. Nicola. 1a fila: 2 Marchi, 3 Giuseppe Cerrito, 4
Maresciallo RR.CC., 5 Paris Nocchi, 8 don Giovanni Nardini, 9 Don Ezio Rivera, 11 Aurelio Bolognesi, 12 e 13 Amulio e Aldo Faetti.
II fila: Ezio Marini, Alfredo Balducci, 3 Galli, 5 Gorini, 7 Bonetto. III fila: Pierucci, Braccini, Rosiliano Bertelli, 5 Corrado Nardini, 6
Chiello Chiellini (Foto Danila Micheli da "La Ciminiera dimezzata" di Celati-Gattini).


1963 - Gruppo con i parrocchiani
(Arch.G.Battini)

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