Don Ezio Rivera - biografia

Nacque a Livorno il primo febbraio 1889 in Via degli Asili da Oreste, spedizioniere di Dogana, e da Corinna Giannoni. Ad Ezio, primogenito, seguirono nell'ordine. Lina, Tina e Tilde. Fin da piccolo dimostrò di avere la vocazione per il sacerdozio. Sua nipote, la signora Maria Lucia Bentivoglio, ci ha raccontato che, con il linguaggio imperfetto di bambino, soleva continuamente dire che da grande avrebbe fatto il "pète" e che il suo gioco preferito era la simulazione di una processione: metteva in fila le sedie e su di esse poneva delle immagini religiose. Mentre il resto della famiglia lo incoraggiava, il padre osteggiava duramente questa sua propensione al sacerdozio perché egli era l'unico maschio e, come tale, doveva perpetuare il casato familiare. Frequentò regolarmente le elementari ed era chierichetto modello. Si iscrisse al ginnasio ottenendo ottimi voti, soprattutto in latino. Durante la terza ginnasiale confidò al padre la sua intenzione di farsi sacerdote. Quest'ultimo lo tolse dal ginnasio e lo iscrisse alle scuole tecniche; nel tempo libero dagli impegni scolastici poi, lo conduceva con sé alla Dogana per insegnargli il mestiere e per cercare di distoglierlo da questa persistente idea. Alle tecniche Ezio si fece volontariamente e ripetutamente bocciare. Il padre, allora, decise di portarlo a lavorare con sé. Libero dal lavoro, dove si mostrò ubbidiente, ma svogliato frequentava con assiduità la Chiesa di Ardenza; il parroco don Olivari continuò ad insegnargli, privatamente, il latino. Vista la sua determinazione, il padre finalmente acconsenti che il figlio, ormai ventenne, si iscrivesse al Seminario di Livorno. Allo scoppio della prima guerra mondiale, quando gli mancava un anno ad essere ordinato, fu richiamato alle armi nell’Ottantottesimo Fanteria di stanza a Livorno con il quale raggiunse il fronte.

Prima di partire si recò in Chiesa, pose la tonaca sull'altare e disse: "Signore, se dovessi tornare con le idee cambiate, fa che resti sul campo di battaglia".

Nel 1915 fu promosso caporale e trasferito in zona di operazioni nel Reparto Sanità come addetto all’assistenza dei feriti e ammalati.

Finita la guerra, rientrò nel Seminario di Livorno dove fu consacrato sacerdote 23 Maggio 1920.

Iniziò il suo ministero nella Parrocchia di San Giuseppe in Livorno dove nel 1922, celebrò le nozze sorella Lina. Era il dopoguerra: la miseria e lo scontento regnavano ovunque ed i reduci, tornati con la speranza di una vita serena, trovarono soltanto disoccupazione e avvilimento.

Una sera, uscito per portare il Viatico ad un morente fu accolto da un coro di grida e di insulti mentre il più facinoroso del gruppo si faceva avanti minaccioso. Qualcuno, però, lo riconobbe:

"E'il cappellano, quello bono!" E, fattosi improvvisamente silenzio, passò in mezzo a loro, stringendo il Santissimo al petto. Da allora fu sempre così, umile e silenzioso, rispettato da tutti.

Giunse a Rosignano il 28 Ottobre 1926 ed iniziò la missione pastorale dal successivo primo novembre.

Alloggiò nell'appartamento adiacente la Cappella di Santa Cecilia, assistito dalla zia Elisa.

Pochi erano i praticanti, allora, ma egli non si scoraggiò. Voleva una Chiesa, una grande Chiesa, per accogliere la popolazione che diveniva sempre più numerosa.

Saputa la sua intenzione, il maestro Nuti espresse la sua titubanza: "La Cappella è già più che sufficiente per accogliere quei pochi che vengono alle funzioni!" Ma il suo entusiasmo finì col contagiare tutti e sorse il "Comitato Pro Chiesa". Pochi anni dopo la Parrocchiale fu consacrata ed egli volle dedicarla a Santa Teresa, che invocò a Patrona di Rosignano Solvay. In essa, dapprima timidamente e poi, sempre più numerosi, affluirono i fedeli.

Don Ezio, con l'aiuto della Solvay e dei cittadini, la rese sempre più bella, ma soprattutto, favorì la socializzazione e lo spirito di gruppo, promuovendo tutta una serie di organizzazioni.

Fece costruire la Sala Parrocchiale, promosse la nascita dell'Asilo delle suore, invitò alla predicazione la missione Imperiali-Borromeo (come ci testimonia il grande Crocifisso di fronte allo stadio dell'anno 1947) e fu ben felice quando il dott. Aldo Benincasa, direttore didattico, volle collocare la Madonnina di Lourdes nel giardino della scuola elementare "Ernesto Solvay" (1957)

Sempre fu vicino ai suoi parrocchiani, condividendo le loro gioie ed i loro dolori: "Viene da noi nei momenti difficili, siamo noi che sentiamo il bisogno di andare da lui nei momenti lieti".

Per anni, generazioni di giovani lo hanno avuto come insegnante di religione nelle scuole inferiori.

A tutti si accostava da amico, da padre buono, sapeva aprirsi agli altri e comprenderli, senza mai giudicarli, con grandi doti di umanità.

Fu nominato Arciprete e, poi Canonico, ma semplice com'era, si scherniva se qualcuno si congratulava con lui: "Se qualcosa ho fatto, so che avrei potuto fare di più".

Sapeva di avere un male incurabile, ma restò al suo posto quasi fino alla fine: nel Maggio 1960 si recò a Firenze, dove fu amorevolmente assistito dai suoi familiari.

La sera del 2 settembre dello stesso anno, giunse la notizia del decesso. Il giorno dopo, arrivarono le spoglie che furono accolte nella sala parrocchiale adibita a camera ardente.

Per tutto il giorno una fila incessante di persone si recò a rendere omaggio alla sua salma.

Domenica 4 settembre, scortato dai "suoi" esploratori, veniva trasportato per le vie del paese: era la prima volta che don Ezio non andava a piedi...

La gente ai bordi delle strade, si genufletteva, si faceva il segno di Croce, gettava i fiori.

Alle esequie c'era tutta Rosignano: una manifestazione grandiosa! Don Ezio non lascerà mai Rosignano: ancora oggi sentiamo la sua presenza, di lui parlano le opere che promosse, in molti di noi continua a dare frutti il seme che ha gettato. (Sintesi dal volume: "Quella chiesina del mare..." di Carlo Mancini scaricabile dal sito alla sezione Scaricalibri del menu a sinistra)

        

La via fra l'Aurelia e la chiesa di S.Teresa, dedicata a Don Ezio

4 aprile 1922 - Le lettere di S. E. il Vescovo Giovanni Piccioni e di padre Soglietto ci parlano dell'apertura di una Cappella provvisoria "nella parte lato monte" di casa Morgantini al Lillatro. E' la Cappella di S. Cecilia che rimane, però, nella tradizione popolare, la "Chiesina del mare", ed era nel grande portone in primo piano a sinistra. (Il volume "Quella chiesina del mare..." è scaricabile dal sito.)

Il parroco d'animo nobile che ha unito una comunità
Don Ezio Rivera dal 1926, per 34 anni, alla guida della chiesa di Santa Teresa. A metà anni Cinquanta sostenne la nascita della compagnia teatrale "Remo Lotti"

Quando arrivò a Rosignano Solvay nell'ottobre del 1926 era un prete di trentasette anni e fu il primo parroco di questa frazione del comune. Lui era don Ezio Rivera nato a Livorno il 1° febbraio 1889 da Oreste, spedizioniere di dogana e da Corinna Giannoni. La vocazione per il sacerdozio il piccolo Ezio l'aveva dimostrata già in tenera età.

Gli anni della vocazione.
Quando aveva appena sei anni "giocare alla processione" era il suo divertimento preferito.
Il padre Oreste però osteggiava questa sua inclinazione perché sperava che il figlio continuasse il suo lavoro di doganiere. Il giovane dopo le scuole medie cominciò con buon profitto a frequentare il ginnasio ma il genitore, accorgendosi che lui continuava a coltivare la speranza di fare il prete, decise di iscriverlo alle scuole tecniche, però qui il ragazzo si fece deliberatamente e ripetutamente bocciare. Il padre allora lo mandò a lavorare in dogana ma poi alla fine dovette arrendersi ed Ezio finalmente quando aveva vent'anni entrò in seminario. Allo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914, all'età di venticinque anni fu richiamato e raggiunse il fronte. Un anno dopo fu promosso caporale ed entrò nel reparto sanità come addetto alla cura dei feriti e degli ammalati. Al termine della guerra rientrò a Livorno e riprese a frequentare il seminario.

Diventa sacerdote.
Nel maggio del 1920 a trentun anni fu ordinato sacerdote. Iniziò la sua missione di prete nella chiesa di San Giuseppe a Livorno dove due anni dopo celebrò le nozze di sua sorella Lina. Prima del suo arrivo a Rosignano, la cura delle anime degli abitanti veniva sì assicurata, ma soltanto, diciamo così, a mezzo servizio. Infatti poco dopo la costruzione dello stabilimento Solvay che si era conclusa nel 1914, la zona aveva cominciato a popolarsi e subito era affiorata la necessità di istituire una scuola e una parrocchia. La direzione della fabbrica provvedette a proprie spese a realizzarle entrambe. Nella villa Morgantini in zona Lillatro di fronte al mare, un fondo a piano terra diventò la cappella in cui si celebrava messa e si faceva catechismo tre volte la settimana. La cappella fu chiamata Santa Cecilia in ossequio alla consorte del direttore della Solvay di quel tempo, ma la gente cominciò a chiamarla ben presto la "Chiesina del mare". Alla domenica e in tutte le altre festività cattoliche ci celebrava messa il pievano di Rosignano Marittimo don Paganelli con il suo cappellano don Paolino Parducci. Agli spostamenti per l'andata e il ritorno dei due sacerdoti provvedeva la direzione dell'azienda belga che metteva a loro disposizione un'automobile con relativo autista. Dal 1922 al 1926 si contarono nella chiesina del mare nove funerali e diciotto battesimi. I matrimoni venivano invece celebrati tutti a Rosignano Marittimo e le comunioni si impartivano alternativamente un anno a Marittimo e un anno a Castiglioncello. La popolazione aumentava progressivamente con lo sviluppo dell'industria e a quel punto ci fu l'esigenza della presenza costante di un pastore che non fosse part-time.
Nel 1926 la nomina a Rosignano
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Fu così che a quel punto il vescovo di Livorno, Massa e Populonia monsignor Giovanni Piccioni nominò don Ezio rettore della chiesina di Santa Cecilia. Al sacerdote vennero concessi un alloggio anch'esso di proprietà Solvay adiacente alla cappella e una sovvenzione annua di duemila lire. Tutte le altre spese erano a carico del sacerdote e dei fedeli che lo aiutavano con le loro offerte. Comunque, poiché l'ubicazione della chiesina non era delle migliori in quanto si trovava in zona abbastanza decentrata rispetto all'abitato, nel 1927 sotto la guida dello stesso don Ezio venne istituito un comitato per la costruzione di una chiesa che avrebbe preso il nome di Santa Teresa del Bambino Gesù.
La costruzione della chiesa.

Nel 1928 la direzione dello stabilimento belga decise di dare inizio ad una progettazione e nel 1929 il direttore generale Solvay ingegner Van Caubergh presentò la proposta per la realizzazione dell'immobile. L'edificio sarà portato a compimento in tre fasi: in una prima fase sarà costruita la navata centrale, la cupola e la sacrestia, nella seconda fase saranno erette le navate laterali con il campanile ed infine nella terza sarà edificata l'abitazione del curato. La proprietà rimarrà della Solvay fino al 1955. La consacrazione del luogo di culto e l'apertura al pubblico avvennero nel luglio del 1931. Così nacque la nuova chiesa con il grado di vicariato e don Ezio fu il suo vicario. Quel sacerdote livornese incontrò subito il favore dei fedeli il cui numero si incrementava di anno in anno.
Nuova sala parrocchiale
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Nei primi anni '50 fu costruita una sala parrocchiale nella quale trovarono posto la Confraternita del Santissimo Sacramento, le donne dell'Azione Cattolica, l'Acli, il Centro Turistico Giovanile che pubblicava anche un mensile che si chiamava "Il Tarlo" diretto da Piermario Pucci.
Nasce la compagnia teatrale
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Qualche tempo dopo la stessa sala fu dotata di un palcoscenico, delle relative quinte, del sipario e con l'entusiastico sostegno di don Ezio si formò una compagnia filodrammatica che iniziò un'attività teatrale di tutto rispetto e che aveva poco di dilettantistico. La compagnia fu intitolata a "Remo Lotti" in onore di un cittadino di Vada che era stato negli anni '30 e '40 un attore di primo piano sulla scena nazionale. Il direttore della filodrammatica era Piero Rotelli e la regia fu affidata a chi scrive. Le attrici erano Anna Gambini, Anna Maria Caprai, Carmen Secchi, Mila Vagelli, Dina Colombaioni, Mirella Tei mentre gli attori erano Bruno Armaroli, Piero Chiellini, Sandro Signorini, Benito Giammaria, Carlo Rotelli, Piero Pierazzini, Sergio Rocchi, Marcello Corsi, Federico Martinelli e Giuseppe Marino. Suggeritore Renato Banchi, scenografi Ottorino Franchini, Guido Gavazzi, Franco Mercuriali e Mauro Donati. Direttrice di scena e trovarobe Bianca Rotelli. Molte furono le commedie rappresentate da questa compagine, tutte coronate dagli applausi di una platea sempre al completo, in cui non mancava mai la presenza di don Ezio. Poiché la capienza del teatro era piuttosto limitata, le messe in scena contavano sempre molte repliche.
La parrocchia diventa arcipretura.

Nel 1954, sempre grazie all'assiduo interessamento dell'attivissimo don Ezio, la società Solvay cedette all'Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia un terreno di 15.000 metri quadri sul quale venne poi edificato l'asilo delle suore. Nel 1958 la parrocchia di Santa Teresa diventò arcipretura e conseguentemente don Ezio passò da parroco ad arciprete. Nel piccolo teatro parrocchiale fece davvero epoca nel 1960 la rappresentazione della commedia "Marcellino pane e vino" di cui fu protagonista il piccolo Marco Colombaioni di sei anni il quale dimostrò una particolare predisposizione per la recitazione. Ad una delle tante repliche di "Marcellino pane e vino" intervenne anche don Raffaele Lavagna della radio vaticana venuto appositamente da Roma per assistere alla trasposizione teatrale della riduzione che lui aveva fatto per la televisione.
I resti di don Ezio conservati a Santa Teresa.

Purtroppo nel maggio di quel 1960 don Ezio, già malato da qualche tempo, si trasferì a Firenze ospite di una sua nipote. Qui egli nonostante le amorevoli cure il 2 settembre rese l'anima a Dio. Il giorno dopo le sue spoglie furono riportate a Rosignano e il 4 settembre furono celebrate le esequie. Il lutto per la sua scomparsa colpì tutta la popolazione che in maniera grandiosa prese parte ai funerali. Se n'era andato un prete buono, di grande umanità, che era stato un fratello per tutti ed un vero padre spirituale per i giovani di tante generazioni che ancora oggi lo ricordano con affetto. Fu sepolto nel cimitero di Rosignano Marittimo ma dopo diversi anni i suoi resti furono trasferiti nella sua chiesa e oggi riposano nella navata di destra sotto la statua di Santa Teresa.
Le attività con i giovani

Nel '45 fonda gli scout e acquista un capannone per dare loro una sede.

La sua azione di proselitismo aveva successo in particolare con i giovani tanto che subito dopo la seconda guerra mondiale nel 1945, fu fondato il gruppo dei boy scout (nella foto a fianco alcuni scout durante un palio podistico di Santa Teresa). I fondatori furono Primo Creatini, Primo Capitani, Luciano Pagni, Fulvio Montagnani, Franco Franchi e Franco Pardini. Gli scout sulla loro camicia color cachi indossavano intorno al collo vistosi fazzoletti amaranto che erano stati recuperati da don Ezio ritagliandoli da vecchie tende della sacrestia. Nacquero così le squadriglie dell'Aquila, del Leone e della Volpe. All'inizio le tre squadriglie trovarono la loro sede nella soffitta della parrocchia. Un paio di anni dopo don Rivera riuscì ad acquistare dagli americani un grande capannone in legno che fu montato nel terreno dell'orto dietro la sua abitazione. Quel capannone fu la nuova sede dei suoi scout che erano diventati davvero numerosi. Ma l'istituzione dello scoutismo fu soltanto la prima di una lunga serie di altre attività associazionistiche portate avanti da don Ezio.
Dino Dini - Il Tirreno 11/2/2018

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