ITINERARI EXTRAURBANI

Da Rosignano M.mo a Castelnuovo M.dia



 

Rosignano M.mo - Mulino a vento prima del restauro del 2008-9 Mulino dei Mastiani-Brunacci poi del Fiaschi Villa 'Paradiso' degli Zolli vista da sud In localitàl 'Paradiso' vecchio rudere
 Sulla destra il podere Rivignali La vecchia fonte del podere Rivignali Croce con la targa 1901 Il laghetto delle Serre
 Il rudere delle Serre  Vista della Valle Crocetta Castellina M.ma in lontananza sulla destra Sullo sfondo dietro le spalle, Rosignano M.mo
 Poggio Terrarossa La sorgente 'murata' Via che va alle Serre Case di Castelnuovo in vista
Facile percorso fra il capoluogo e Castelnuovo attraverso la campagna (Km. 5,5)
 
Clicca sulle foto per ingrandirle     (Per gentile concessione del prof. Roberto Branchetti)

Partiamo dal Mulino a Vento (Fig.1, vedi anche), verso gli altri centri collinari. Scendiamo per una stretta via, davanti ad un ex negozio d'antiquariato, ricavato nell'edificio d'angolo, in cui un tempo si trovava un mulino elettrico del Fiaschi (Fig.2, vedi anche), e procediamo lungo la Strada Traversa Livornese che  percorriamo verso Nord fino alla Maestà. A sinistra la grande villa Paradiso ex alloggio dei lavoranti dei Mastiani-Brunacci e dal 1914 villa Zolli-Coviello (Fig.3, vedi anche). La strada è assai antica: lo testimonia il doppio filare di vecchi cipressi ricordati dal Nencini quando parla dell'allargamento della strada di S. Martino (1817). Per un breve tratto incontriamo fabbricati relativamente moderni, ma quando l'abitato urbano comincia ad esaurirsi, appare la campagna che circonda il paese. Al termine del paese in località Paradiso sulla sinistra, un vecchio fabbricato rurale disabitato (Fig.4), con la colombaia sul tetto e carraia laterale secondo lo stile delle coloniche Mastiani. L'origine del toponimo si spiega con il panorama verso la costa visibile da questo punto. Sulla destra, 150 m più all’interno, l’edificio del podere di Rivignali (Fig.5), con la sua fonte (Fig.6), censiti nell’Estimo di Rosignano del 1795. Poco più avanti sulla sinistra, una vecchia croce, in origine di legno poi rimessa in ferro, su un piedistallo in muratura (Fig.7, vedi anche); quasi certamente appartenente alla serie fatte costruire nel 1841 da Baldassarre Audibert ai bivi delle strade di tutta la Toscana. Ancora un breve tratto di circa 300 m per arrivare al bivio della Giunca, strada costruita nel 1838; qui, nel punto dove oggi è presente una "aiuola spartitraffico", esisteva, fino al 1944, anno in cui venne distrutto dalla guerra, un antico oratorio dedicato a S. Antonio da Padova, comunemente detto della Maestà (Vedi). La mappa del Catasto Toscano del 1823 ci mostra questo bivio con due strade in uscita da Rosignano: a destra la “Via del Poggio alle Chiese” che nel primo tratto è l'attuale strada della Giunca che, passando per "Colli" ed il Poggetto, scendeva fino all’”Osteria dell’Acqua Buona” sulla Strada Maremmana. Parte dell’antica via è ancora esistente e percorrendola, si potrà osservare nelle giornate assolate lungo il sentiero che porta all’agriturismo Il Poggetto, il luccichio dei cristalli di gesso (Miocene superiore), affioranti in gran quantità. Troveremo l’agriturismo perfettamente inserito, nel paesaggio della mezza collina rosignanese, con gli antichi edifici un tempo di proprietà della Mensa Arcivescovile di Pisa. Lo stemma della famiglia arcivescovile dei Franceschi, primeggia sul portone d’ingresso della villa padronale. (Vedi). Tornando al bivio, vediamo a diritto, la “Via di Castelnuovo”, un antico percorso di crinale che portava fino a Livorno ed è quello che ci interessa. Secondo le mappe catastali del 1823, un’altra via di mezza costa, ancora in parte esistente, collegava Rosignano a Castelnuovo. Questa, ritenuta dal Nencini “da sole cavalcature”, partiva in località Colli dall’odierna strada della Giunca e attraverso il Debbio di Cesarotto, proseguiva per Castelnuovo. Nel 1867 venne costruita l’attuale strada fra i due paesi, ed i tratti in piano (Rosignano - La Maestà e Debbio di Cesarotto - Castelnuovo) furono mantenuti; nuovo invece il tratto pianeggiante dalla Maestà al Debbio di Cesarotto, abbandonado così i tratti meno agevoli.
Ancora circa 700 m asfaltati, poi il bivio per Rosignano Solvay (sulla sinistra verso mare), in località “La Maestà”, dove troviamo l'indicazione (cartello bianco e rosso) del percorso Trekking Costa degli Etruschi 00, che dovremo seguire per circa 3 km fino a Casa le Serre, dove i ruderi di un edificio e un laghetto (Fig.8, 9 vedi anche), formatosi in una cava abbandonata, ci segnalano la fine della salita e l’inizio della discesa verso Castelnuovo della M.dia (proseguendo in direzione Nord, la strada porta a Nibbiaia). Lungo il primo dei 3 km, la strada domina la valle del Botro Crocetta e la Marina (Fig.10). Presenti diversi edifici recenti, con terreni agricoli recintati, terreni che un tempo venivano coltivati da “logaioli” cioè proprietari di un piccolo appezzamento (“logo”) posto a una certa distanza dalla residenza e provenienti in prevalenza da Castelnuovo della M.dia. Proseguendo si arriva al bosco e la strada portandosi sul versante interno del crinale, ci mostra la Val di Fine e sullo sfondo i monti di Castellina M.ma (Fig.11). La pendenza della strada ora si fa sentire, perchè siamo nella parte più alta del percorso. Alle spalle in lontananza vediamo dietro il colle di Rosignano (Fig.12). Al “Poggio Le Serre”, la strada corre in piano fino al laghetto di “Casa le Serre”, dove possiamo scegliere fra andare a destra scendendo subito verso Castelnuovo, lungo l'antica "Via che va' alle Pescine" oppure girare a sinistra intorno al laghetto. Nel primo caso dovremo seguire uno stradello che presto diviene sentiero; attraversare un campo e  costeggiare il bosco sulla nostra sinistra, in direzione “Poggio Terra Rossa” (Fig.13), fino ad incontrare l’antica “Via che va alle Serre”. Allo stesso punto arriviamo anche dall’altra direzione, imboccando 300 m più avanti, ancora sulla destra, la “Via che va' alla Fonte al Leccio”; questa, dopo il tratto iniziale (circa 200 m), diviene impraticabile per la folta vegetazione conseguente al lungo abbandono. Il rinvenimento lungo il percorso di una sorgente "murata" (Fig.14) è forse l'indizio che ci riconduce al toponimo "Fonte al Leccio". Costeggiando il bordo di un campo,  avremo ora il bosco sulla nostra destra; l’arrivo al rudere di un piccolo annesso ci segnala che siamo prossimi a ritrovare la “Via che va alle Serre”.  In realtà questa antica strada, per lunghi tratti acciottolata e delimitata su entrambi i lati da muri a secco, non è mai stata troppo distante da noi e varrebbe la pena riportarla alla luce anche perché quasi tutta in ombra (Fig.15). Ai piedi del Poggio Terra Rossa, ultimo ostacolo prima di arrivare al paese,  la strada si biforcava in due rami, uno aggirava il poggio sulla destra e prendeva il nome di “Via della Becera” (impraticabile per la vegetazione invadente), con arrivo alle Capannacce (periferia Sud del paese); l’altro passava sulla sinistra e arrivava proprio nel centro di Castelnuovo, fra la chiesa ed il castello. Entrambi i tracciati sono ancora esistenti, ma in alcuni tratti risultano impraticabili per via della vegetazione selvaggia. Si propone la riapertura di circa 300 m della strada che passava a sinistra del Poggio Terra Rossa (attualmente la via più breve consiste in un sentiero che passa per la sommità di detto poggio), in modo da ritrovare il collegamento con la parte ubicata più in basso, ancora perfettamente percorribile e completamente alberata fino al paese. Lungo questo tratto di discesa si ode chiaramente il suono delle campane,
(Ricordo dei festeggiamenti per l'inaugurazione del nuovo campanile 1952, Scaricabile dal sito) che annunciano l’approssimarsi del paese. Sulla sinistra e sulla destra (Fig.16), si intravedono i tetti delle case di Castelnuovo. Pochi minuti ancora ed arriviamo al punto in cui la vecchia strada acciottolata diviene asfaltata: siamo praticamente arrivati in paese.