ITINERARI EXTRAURBANI

La valle del Chioma (versante Rosignano M.mo)



 

Il paesaggio che si presenta al visitatore è quello per molti aspetti tipico di una zona collinare toscana, ricca di piante e di acque, ma con i segni evidenti dell’abbandono. La vegetazione spontanea tende a soverchiare campi che una volta erano coltivati, le strade più antiche si perdono nella macchia e tra i sassi, solo le case coloniche, ruderi fino a pochi anni fa, sono oggi ristrutturate da privati. Quindi storia di passate attività, attraente anche per chi s’interessa dell’ambiente e della sua salvaguardia.      
(Vedi anche "La Valle del Chioma" scaricabile dal sito)

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Il torrente Chioma alla sorgente
Ruderi del 'Poderino' sul lato sx (sud) del torrente fra il botro di Canibotri ed il botro di Pietra Lupaia Ruderi del 'Casa Molino' sul lato sx (sud) del torrente alla confluenza con il botro di Pietra Lupaia Ruderi del 'Casa Carcivisoli 1 ' sul lato sx (sud) del torrente fra il botro del Ringuillaio ed il botro del Livello. Ruderi del 'Casa Carcivisoli 2' sul lato sx (sud) del torrente fra il botro del Ringuillaio ed il botro del Livello. 'Casa Dorciarino' sul lato sx (sud) del torrente fra il botro del Livello ed il Botrone. 'Casa Ciambelli' sul lato sx (sud) del torrente fra il botro del Livello ed il Botrone. Sorgente di 'acque rinfrescanti' in località Debbione sul lato sx (sud) del torrente fra il botro del Livello ed il Botrone. Quest'acqua presenta particolari proprietà rinfrescanti o purgative tanto che verrà commercializzata fino ai primi anni del 900. La media valle del torrente Chioma Rudere di molino del 'Botro di Pietra' sul Chioma. Porte di scarico del carcerario contenente le giranti a ritrecine. Rudere di molino 'Botro di Pietra' sul Chioma, la gora di accumulo acqua per l'alimentazione delle ruote a ritrecine. Rudere di molino 'Botro di Pietra' sul Chioma, la gora di accumulo acqua per l'alimentazione delle ruote a ritrecine Diversi tipi vegetazione nella media valle del Chioma
Pascolo nella media valle del Chioma
La bassa valle del Chioma si apre verso la costa Ultimo ponte prima della foce Il Chioma a monte dello scarico del depuratore di Quercianella a circa 400 m. dal mare. Il porticciolo alla foce del Chioma Il 'Porticciolo del Chioma' a sx ed il complesso turistico balneare omonimo. L'intera valle del Chioma La costa verso sud
 

  La sorgente è posta alle falde di poggio Ginepraia, sulla strada per Gabbro e la sua foce nei pressi di Quercianella. La Sorgente è ad una altitudine di 330 s.l.m. ed è completamente immersa in una densa copertura arborea e arbustiva che limita notevolmente la penetrazione della luce. L’alveo è costituito da una trincea nel terreno di scarsa profondità e larghezza (circa 90 cm) nella quale al momento dei prelievi scorre una limitata quantità di acqua limpida. Il substrato è costituito da roccia, ghiaia fine ed una consistente quantità di residui vegetali non ancora degradati.
                                       Mulino del Botro di Pietra
Il Botro di Pietra è uno dei principali affluenti di sinistra del Torrente Chioma quindi nel territorio di Rosignano M.mo. e rientra nel contesto ambientale della Valle del Chioma. Il mulino si trova vicino alla confluenza del botro con il Chioma e vi si arriva attraverso la strada vicinale che dal Punto Ambiente “La Palazzina” conduce al podere del Gorgo. Superate le case coloniche di Cafaggio, uno stradello in leggera discesa porta al guado sul Chioma e dopo poche decine di metri, in un pianoro a sinistra del sentiero, si rinvengono i resti del mulino.
In passato l’opificio era direttamente collegato con una “Via di sbiado”, ancora esistente, al podere del Capannino, il cui edificio (oggi ridotto a rudere) è visibile nei pressi dell’antica strada di Poggio D’Arco, sotto l’omonimo rilievo che separa la Val di Chioma dal Gabbro.

Scarse sono le notizie che ci giungono a proposito di questo mulino; è forse ai primi anni dell’Ottocento che risale la sua costruzione: nel 1808, nell’area del Chioma, era presente il “mulino del Sig. Marranghi”, con “Luigi Baroni Mugnaio” . Quattro anni più tardi lo stesso impianto veniva meglio indicato come “mulino attenente al podere del Capannino”, il che fa supporre una funzione produttiva legata prevalentemente ai fabbisogni del suddetto podere e, con molta probabilità, anche a quelli dei poderi circostanti (Cafaggio, Cerretella, etc.). Nel 1814 l’opificio prendeva il nome di “Mulino del Pistoia” ed era segnato a “Torrigiani Mugnaio”, la famiglia di Torrigiani Martino condusse il mulino fino al 1822. Ulteriori notizie sull’impianto si hanno a partire dal 1818 fino al 1868, quando iniziano le registrazioni ai fini della “Tassa sulle macine”. Nel 1818 proprietario risultava Piero D’Andrea e l’affittuario era quel Martino Torrigiani citato anche nei censimenti parrocchiali (Stato delle anime). Altri proprietari furono: Giovanni D’Andrea (1830), Andrea Vaccari (1841) e Teodora Gelichi (1851). L’ultimo riferimento è del 1882, quando il “mulino del Capannino” veniva registrato al nome di Favilli Attilio, ma non vi è certezza che l’impianto fosse ancora funzionant
e (Il mulino infatti non compare nel Catasto Fabbricati di Collesalvetti del 1876. Ai primi del Novecento la struttura, ormai destinata a fabbricato rurale, rientrava nelle vaste proprietà fondiarie del Conte Miari Lodovico 11(1911), in seguito fra quelle di Carlo Tabet (1929).
L’opificio, ed un piccolo annesso di pertinenza, sono rappresentati nelle mappe del Catasto Toscano (1820), dove appaiono con la dizione “Mulini di Chioma”. Tale nome era forse imputabile alla coppia di palmenti che vi lavoravano, come testimonia la presenza delle due camere di uscita dell’acqua ancora oggi esistenti.
Nella mappa d’impianto del N.C.T. (1942), il mulino, il piccolo annesso e la gora sono rappresentati come rudere. La gora, intorno agli anni ‘50-’60, doveva essere stata riutilizzata come riserva d’acqua da un “ortolano” che coltivava i terreni circostanti, infatti la zona è oggi conosciuta con la denominazione “Ortolano”.
La struttura dell’edificio, in pessimo stato di conservazione, è realizzata in bozze di pietra locale (gabbro e calcare Palombino) e mattoni. In particolare sono ancora visibili le strutture elevate del piano delle macine, costituite da un muro addossato alla gora e due monconi di pareti laterali. Meglio conservate appaiono le volte a botte (in laterizio) dei due carcerari.
Dell’impianto idraulico rimangono i resti della gora e del canale di alimentazione proveniente dalla serra. La gora, costruita in pietra e mattoni, presenta tracce di intonaco; sono evidenti alcuni stati di crollo su due lati del muro perimetrale. Il canale, lungo circa 150 m, era ricavato direttamente nel terreno e si collegava alla serra, della quale rimangono pochi resti sulla sponda, con molta probabilità sinistra, del botro. Nei pressi del mulino si rinvengono i muri perimetrali del piccolo annesso, che aveva funzioni di magazzino. In prossimità di questo edificio è in luce una macina (sottana) di gabbro, mentre una soprana è stata rinvenuta nel torrente antistante (Chioma).
Dall’esame dell’elevato superstite (di dimensioni modeste) si ritiene che il mulino non fosse in grado di svolgere funzioni abitative; è ragionevole pertanto supporre che i nuclei familiari prima citati vivessero negli edifici circostanti. Forse per dare un’abitazione più comoda al mugnaio, intorno alla metà dell’Ottocento fu costruito nelle immediate vicinanze un fabbricato rurale (oggi rudere), significativamente denominato “Casa Mulino”.
(Da: "Antichi Mulini del territorio livornese" di R. Branchetti e M. Taddei scaricabile dal sito).
Per maggiori dettagli si rimanda alla lettura di una specifica pubblicazione dei Quaderni dell’Ambiente n° 7 “La Valle del Chioma. Studio e monitoraggio ambientale” e n° 8 “La Valle del Chioma. Dallo studio alle proposte operative” e per la descrizione del mulino del Botro di Pietra al volume "Antichi mulini del territorio livornese" scaricabili da questo sito nella sezione Scaricolibri.

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