Gabbro ieri
                      La fonte di Ricaldo con i lavatoi

                   La fonte di Ricaldo
Situata fra Gabbro e Torricchi per secoli è stata usata da uomini e donne per l'acqua da bere e per lavare i panni. Da Piazza Cavour, seguendo Via Rialto che scende verso la vallata orientale si ha occasione di percorrere un sentiero molto suggestivo che si snoda fra alberi di sughero ai margini della boscaglia. Questo itinerario veniva seguito dalle donne del Gabbro per andare ad attingere l’acqua e a lavare i panni alla fonte di Rialto. Tale fonte fu ristrutturata nel 1609 e nel 1682 quando vennero costruiti i lavatoi e gli abbeveratoi per gli animali. Prima di arrivare alla fonte è possibile scorgere una edicola votiva originaria del 600 (prossima foto) che custodisce un quadro della Madonna ed alcuni cunicoli, nei quali i Gabbrigiani si nascondevano per sfuggire ai bombardamenti dell’ultima guerra mondiale.

                           L'acqua potabile, un problema infinito...

Il rifornimento di acqua potabile avveniva presso le due fonti distanti un chilometro dal paese sulla parte destra della strada che porta a Castelnuovo della Misericordia. Veniva anche attinta a una fonte situata nella località Riardo, anche questa distante oltre un chilometro dal paese, lungo una strada secondaria che porta verso la località di Staggiano. Dopo il 1945 la fonte fu chiusa e l'acqua incanalata, a mezzo di un piccolo acquedotto, fu fatta affluire alla Fornace Serredi per le necessità della lavorazione. L'acqua veniva trasportata giornalmente alle abitazioni dalle donne che portavano sulla testa brocche o canestre piene di fiaschi e da ragazzi con carretti o con corbellini anche questi pieni di fiaschi. La lontananza delle fonti causava fatica e perdita di tempo specialmente nell'estate quando si doveva fare la fila perchè il getto dell'acqua diminuiva. Le donne spesso si recavano, portando sempre grosse canestre in testa, a lavare i panni ai due lavatoi pubblici, cioè a quello di Rialdo e a quello che si trova dalla parte opposta, sulla via che dal Gabbro porta a Castelnuovo della Misericordia. Due fonti di incerta potabilità, una chiamata fonte di Giomo sulla via Taversa Livornese per Castelnuovo poco prima della località Stregonie e l'altra situata nelle vicinanze, fornivano acqua, per far fronte alle diverse necessità degli agricoltori e dei possidenti, i quali riempivano damigiane e botticelle che trasportavano con carri trainati da buoi o con barrocci trainati da cavalli o di ciuchi. Dopo il 1945 il comune di Rosignano Marittimo, dietro le insistenti richieste dei paesani, deliberò di fare l'acquedotto per portare l'acqua potabile in paese. Fu allora incanalata l'acqua delle due fonti e, utilizzate altre sorgenti a mezza costa della collina di Poggio d'Arco, fu creato un deposito sul Poggio Pelato. Col passar del tempo le fonti del paese furono integrate da altre direttamente installate nelle case avendo così gli utenti l'acqua sempre a disposizione senza fatica, con vantaggi igienici e senza perdita di tempo. Purtroppo quando il Comune, per approvvigionare l'acqua potabile al paese di Nibbiaia, decise di alimentare l'acquedotto con altra acqua presa lungo il fiume Sanguigna, in località Bucafonda, la situazione peggiorò sia come qualità sia come quantità. (Da: "Il mio paese Gabbro" di Jacopo Cadore Quochi, 1979 scaricabile dal sito)

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