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Cronaca 2003 - Cronaca 2004 - Cronaca 2005-6 Il processo

Vai alle foto della demolizione 

 

Risultati del  minisondaggio sulla Venus 

effettuato in gennaio 2003

"Cosa ne facciamo ?"       La risposta è chiara

Totale di  162  voti

   cronaca 2002  

Frenetici soccorsi per i marinai della «Venus»
L'odissea dei dodici uomini si è conclusa alle 8, dopo sei ore di duro lavoro
Tutti erano sotto shock: hanno atteso per ore, poi sono stati tratti in salvo uno alla volta. Il rumore del vento e delle onde contro lo scafo del mercantile
Venerdi 25 ottobre 2002
CASTIGLIONCELLO. Per tutta la notte i vigili del fuoco del distaccamento di Cecina e della sezione di Livorno, si sono alternati attorno alla motonave «Venus», finita sulla scogliera dei Pungenti a Castiglioncello, per portare in salvo i 12 membri dell'equipaggio. I frenetici soccorsi si sono conclusi, tra tanti disagi, alle 8 di ieri mattina.Erano passate da poco le due del mattino quando è scattata la macchina dei soccorsi. Sulla scogliera battuta dal vento che schiaffeggiava violentemente il natante ferito, giungeva capo Mario Di Quattro comandante la Guardia costiera di Vada, avvertito dalla polizia di Stato di Rosignano, quindi la Croce Rossa locale con parecchi volontari e due ambulanze, i vigili del fuoco di Cecina e di Livorno, pattuglie di carabinieri, mentre al largo stazionava la vedetta CP 866 della Capitaneria livornese. Tra una sferzata e l'altra di vento ed i colpi incessanti delle onde che si abbattevano sullo scafo con sorde e pericolose esplosioni, i pompieri hanno, con gli altri, deciso di adottare possibilmente la massima sicurezza e quindi di trasbordare l'equipaggio attraverso un sistema simile al movimento della funicolare. Così, una volta avuta la corda adatta a disposizione, i sommozzatori dei VVF saliti a bordo della Venus con l'ausilio della scala biscaglina, hanno fissato le corde precedentemente ancorate, a terra, in un muro di contenimento della passeggiata, mentre i volontari della Croce rossa rosignanese si preparavano a ricevere i naufraghi con bevande calde e con coperte di lana per dare un po' di conforto agli infreddoliti naufraghi, alcuni dei quali colpiti anche da leggero shock. Andare alla deriva senza poter far niente per evitarlo, in mezzo a frangenti così violenti, non deve essere certo una situazione rosea. Il tempo sembrava non passare mai ma, alla fine, nonostante tanti disagi ed anche pericoli, la catena di salvataggio è entrata in funzione. Nel frattempo sottufficiali della Guardia costiera giunti da Livorno avevano portato anche i lanciasagole, strumenti dei quali non c'è stato però bisogno. Erano ormai quasi le sei quando un sommozzatore dei VVF ha collaudato l'impianto di salvataggio che ha immediatamente funzionato. Quindi è stata la volta dell'equipaggio che, sistemato nell'apposita imbracatura, veniva fatto scorrere lungo le corde le quali, peraltro, brandeggiavano non poco a causa della spinta rabbiosa del vento di ponente. Alla fine, ma ormai il sole era già sorto da un bel po', tutto l'equipaggio trasbordato a terra, veniva rifocillato e accompagnato al caldo. E sulla nottata da tregenda è calato finalmente, e con successo, il sipario. Quegli uomini, alquanto provati da un pericolo incombente, hanno potuto rilassarsi un po', distendere i nervi. Grazie alla macchina dei soccorsi, appunto, e della solidarietà umana rappresentata anche dai volontari.

IL SINDACO
«Rimuovete presto l'imbarcazione»

ROSIGNANO. Anche l'amministrazione comunale di Rosignano è intervenuta sull'incidente alla nave «Venus». «Fin dalle prime ore del mattino gli addetti dell'ufficio ambiente del Comune - recita una nota dell'ufficio stampa -, insieme a tutte le forze dell'ordine, alla capitaneria di porto e ai vigili del fuoco sommozzatori di Livorno hanno presidiato la zona». «Anche il sindaco di Rosignano, Gianfranco Simoncini, si è recato sul luogo dell'incidente ed ha ripetuto il sopralluogo a metà mattina, insieme agli ufficiali della capitaneria, dopo aver contattato telefonicamente il comandante della capitaneria di porto di Livorno, ammiraglio Marco Brusco, per accertarsi della situazione e dell'evolversi degli eventi». «Le nostre preoccupazioni maggiori - ha spiegato - sono due: la prima in assoluto è che non vi siano problemi di inquinamento ambientale e la seconda è che si possa arrivare quanto prima alla rimozione della nave. La situazione - si spiega ancora nella nota del palazzo comunale - al momento è sotto controllo, anche grazie al prezioso e tempestivo intervento della capitaneria e dei vigili del fuoco, che sono già a lavoro per capire come organizzare la rimozione del mezzo, una volta che le condizioni del mare si saranno calmate».
I contatti tra sindaco e comandante della capitaneria sono proseguiti: già nel pomeriggio di ieri la Labromare era al lavoro per iniziare la rimozione del carburante a bordo dell'imbarcazione

L'odissea della nave seguita da terra
ROSIGNANO. Alcuni dei testimoni che hanno seguito, da terra, le evoluzioni della «Venus» nello specchio di mare di Rosignano Solvay. Oltre a loro ce ne sono altri, dei ragazzi che hanno lanciato il primo allarme. Oltre alla richiesta di soccorso proveniente dalla nave, alla capitaneria di porto e alla polizia sono giunte segnalazioni di cittadini che hanno assistito alle drammatiche evoluzioni del mercantile.
Fondamentale l'intervento dei vigili del fuoco
CALETTA. Fondamentale è stato il lavoro dei vigili del fuoco. Appena arrivati la situazione non era certo semplice: la nave, benché vicinissima a riva, non era raggiungibile. L'elicottero non poteva essere utilizzato e neppure il gommone. I pompieri, allora, hanno escogitato l'ingegnoso sistema della teleferica, fissando i cavi al muro di una vicina villa: in tal modo, utilizzando una carrucola, hanno tratto in salvo un marinaio alla volta, concludendo l'impresa nel modo migliore.

sabato 26 ottobre 2002
Eliminato il rischio di inquinamento -Vuotati i serbatoi si pensa alla rimozione, ma la «Venus» non è assicurata

Aperta un'inchiesta sul naufragio, i membri dell'equipaggio saranno sentiti in Capitaneria. Primo sopralluogo per valutare lo stato dell'imbarcazione
CASTIGLIONCELLO. La seconda fase dell'operazione «Venus» è stata completata ieri con la bonifica della nave rimasta incagliata mercoledì notte a pochi metri dalla battigia nella zona dei Pungenti fra Caletta e Castiglioncello. Dopo che l'emergenza, con la messa in salvo dell'equipaggio, era ormai archiviata, ieri è stato un giorno interamente dedicato allo svuotamento dei serbatoi della «Venus» in modo che non si verificassero sversamenti di gasolio in mare. Intanto si è cominciato a pensare al futuro, cioè alla rimozione della nave da quella quasi irreale posizione. Rimozione che, almeno per ora, non sembra né semplice né di rapida realizzazione. La situazione. «Dal punto di vista stabilità - dice il capitano di corvetta Alberto Betti addetto alla sezione tecnica della Capitaneria di Livorno - il mercantile non si è mosso rispetto al giorno precedente. La nostra preoccupazione maggiore, dopo che l'equipaggio era stato tratto in salvo senza feriti, era il gasolio di alimentazione ai motori. Tutte le tonnellate presenti nei serbatoi sono state pompate dagli addetti della Labromare, così come l'olio lubrificante, per cui il pericolo di inquinamento non c'è più. Continuiamo però le ispezioni in sentine e doppi fondi al fine di giungere alla bonifica più completa possibile». Ieri, calata la forza del vento e del mare, c'è stato un primo sopralluogo dell'impresa Neri di Livorno e di tecnici sommozzatori per valutare lo stato in cui si trova la nave e le possibilità di rimozione. Possibilità che sembrano esserci, ma i tecnici dovranno tornare per ulteriori accertamenti e soprattutto per studiare il fondale e quindi il modo di avvicinarsi alla nave con altri mezzi. Intanto la Capitaneria di porto ha emesso un'ordinanza che vieta a tutti i natanti di avvicinarsi a 50 metri dalla nave. Chiusa e transennata anche la scogliera, mentre è possibile utilizzare la passeggiata. Il mercantile è strettamente sorvegliato dai carabinieri. Il capitano e gli altri 11 membri che compongono l'equipaggio della «Venus», sono intanto alloggiati in un albergo della zona, in attesa di essere rimpatriati. Oggi saranno sentiti in Capitaneria nel quadro dell'inchiesta aperta sul naufragio. Saranno sentiti anche gli addetti della «Italcarrara», l'agenzia marittima che - da noi sentita - si è definita semplice rappresentante dei noleggiatori della «Venus» e non dell'armatore, cioé la società «Sea gull shipping» di Saida in Libano. Il futuro. Proprio dai rapporti fra Capitaneria di porto e armatore dipenderanno gli eventi dell'immediato futuro della «Venus». Fonti confidenziali ma ben accreditate affermano che la nave non risulta assicurata per questo tipo di incidenti. Sentore di tale eventualità è arrivato anche a Palazzo comunale aumentando le preoccupazioni per la gestione di un caso così insolito come questo. La presenza o meno di una specifica assicurazione potrebbe mutare, anche di moltissimo, le possibilità di una rapida rimozione della motonave. Tale operazione, infatti, costa una gran quantità di denaro. Si parla di diversi milioni di euro e molto dipende dallo stato in cui si trova la carena; se cioé la nave sarà o meno in grado di navigare. Altrimenti, infatti, o dovrebbe essere riparata lì ai Pungenti oppure fatta a pezzi e portata via. Come spiega un legale esperto in diritto marittimo, l'armatore - di solito - ha del tempo per valutare e decidere se rimuovere o meno la nave, oppure se abbandonarla facendola diventare così un relitto, proprietà quindi di chi la «trova». La Capitaneria, per parte sua, potrebbe imporre la rimozione - con spese a carico dell'armatore - se valutasse nella presenza della nave un pericolo; oppure potrebbe far rimuovere la nave e poi metterla a disposizione di eventuali creditori dell'armatore, e quindi anche le ditte incaricate della rimozione. Dall'armatore della «Venus», però, al momento non si hanno notizie.

domenica 27 ottobre 2002
Ingiunta la rimozione della «Venus» - Nell'inchiesta si fa strada il reato di naufragio colposo
All'origine dell'incidente forse una manovra errata Una parte dell'equipaggio può tornare a casa, gli ufficiali restano

CASTIGLIONCELLO. Giornata, quella di ieri, interamente dedicata agli approfondimenti amministrativi e giudiziari sul caso della nave mercantile incagliatasi mercoledì notte a pochi metri dalla passeggiata a mare fra Caletta e Castiglioncello. In Capitaneria di porto a Livorno sono stati a lungo interrogati il comandante della «Venus», Assan Ali Mohamed, 31 anni egiziano, e l'ufficiale di macchina del mercantile battente bandiera libanese. Con loro anche altri uomini dell'equipaggio, composto in tutto da 12 persone. I marittimi sono stati ascoltati nelle veste di indagati. L'ipotesi di reato a carico degli ufficiali responsabili della «Venus» - come spiega il comandante Alberto Betti che con altri ufficiali della Capitaneria segue l'inchiesta - potrebbe essere quella di naufragio colposo. Manovra errata? - Il reato ipotizzato lascia presupporre che all'origine dell'incagliamento possa esserci stato un errore umano, forse una manovra sbagliata, anche se è ancora in parte da verificare la dinamica degli avvenimenti di mercoledì notte. Una notte in cui imperversava un violento vento di libeccio con onde altissime e mare forza sei. In quelle condizioni la nave, che potrebbe anche aver avuto avarie al motore o al timone o ad altre apparecchiature (eventualità da accertare nei prossimi sopralluoghi sulla «Venus») è stata spinta troppo sotto costa. Il comandante ha affermato di aver cercato riparo all'interno del costruendo porto di Crepatura; un tentativo che è stato decisamente fatale per un'imbarcazione di quelle dimensioni. La manovra si è conclusa con l'incagliamento. Ingiunta la rimozione - Nel corso della fase dedicata all'inchiesta, ieri in Capitaneria, è stata anche ufficilmente formulata l'ingiunzione alla rimozione della motonave nei confronti dell'armatore della «Venus», la società libanese «Sea gull shipping». Si tratta di una prassi - come spiega ancora il comandante Betti - sempre adottata in prima istanza in questi casi. Dalla Capitaneria fanno ancora sapere che l'armatore e proprietario della nave (figure che per la «Venus» sono congiunte) ha già preso contatti, attraverso suoi rappresentanti, con la ditta Neri di Livorno per studiare il recupero dell'imbarcazione. Sembrerebbe dunque allontanarsi il rischio di un abbandono della «Venus» e quindi la sua trasformazione in relitto. Ora - considerando anche che la nave non è assicurata - si tratterà di vedere se il costo del recupero, secondo l'armatore, sarà accettabile rispetto al valore della nave. Senza assicurazione - È stato accertato che la «Venus» non è coperta da assicurazione per incidenti di questo tipo. Del resto, come spiegano in Capitaneria, tale assicurazione non è obbligatoria anche se, ormai, sono pochissime le navi che circolano nei nostri mari sprovviste di copertura. Per una nave come la «Venus», poi, il rischio di incidente era da tenersi di conto. Le navi straniere vengono di prassi controllate a fondo durante gli scali nei vari porti italiani, come spiega ancora il comandante Betti. E proprio la «Venus», nel febbraio scorso, era stata bloccata per alcuni giorni nel porto di Marina di Carrara in seguito a uno di questi controlli dal quale erano emerse inadempienze. Una volta sanata la situazione, la motonave aveva potuto riprendere il mare. Certo però che per una nave di oltre 30 anni e destinata a traffici piuttosto logoranti, il rischio di guai è sempre in agguato.
L'equipaggio - I 12 uomini che erano a bordo della «Venus» anche ieri hanno fatto base in un albergo del lungomare di Caletta. Nel pomeriggio, aiutati dai vigili del fuoco con un battellino, sono potuti salire a bordo per prendere i loro bagagli e gli effetti personali. Nelle ultime ore comandante ed equipaggio sono stati contattati da rappresentanti della proprietà e da quelli dell'agenzia «Italcarrara» che aspettava la nave per imbarcare del marmo. Oggi tutti e 12 dovrebbero partire per la città apuana: gli otto marinai (siriani ed egiziani) potrebbero rientrare in patria già nei prossimi giorni, mentre i quattro ufficiali rimarranno a disposizione per il prosieguo dell'inchiesta.

domenica 27 ottobre 2002
Un via vai di curiosi fino a notte 
CALETTA. È da poco passata la mezzanotte di un venerdì sera d'ottobre; solitamente, a quest'ora ed in questa stagione, la passeggiata a mare che porta a Castiglioncello è desolatamente vuota. Ma la situazione è mutata da quanto la nave «Venus» si è arenata sulla scogliera dei Pungenti. Un via vai di persone, giorno e notte, fanno la spola per vedere e fotografare il mercantile, il cui profilo si staglia a pochi metri dalla riva.
Nonostante la tarda ora, nonostante la puzza di nafta (residuo probabilmente delle operazioni di bonifica dei serbatoi della nave) venerdì a notte inoltrata le persone stavano lì, a pochi metri da questo ammasso di ferro scrostato e rugginoso a commentare l'accaduto ed a fare previsioni circa i tempi che occorreranno prima che il mercantile venga rimosso. E non importa se lo spettacolo è sempre lo stesso da tre giorni, a quanto pare la curiosità passa anche attraverso una nave che si incaglia. C'è anche chi commenta scherzosamente e pensa subito a come sfruttare la situazione. «Visto la gente che viene a vedere la nave, si potrebbero allestire alcuni banchetti di croccante e brigidini». Altri fanno domande. «Ma è completamente vuota? E quando la toglieranno? Ci mancava anche questa!». E c'è chi non si sgomenta pensando ai possibili lunghi tempi di rimozione e butta là un'ipotesi fra il serio e il faceto: «riverniciamola tutta, illuminiamola a dovere e poi facciamoci un ristorante!». Proposta alla quale c'è subito chi ribatte: «E tanto si tratta di un vecchio veliero o del Titanic!».al.be.

lunedì 28 ottobre 2002

«Non ci danno lo stipendio» - In allarme il comandante e l'equipaggio della «Venus» I 12 marittimi si sono rivolti al sindacato Il racconto della notte del naufragio   di Chiara Giannini
ROSIGNANO. Assan Alì Mohamed, capitano della nave «Venus» incagliatasi ai «Pungenti» nella notte di mercoledì scorso e il suo equipaggio sono partiti ieri mattina alle 10,30 dall'hotel di Rosignano Solvay nel quale erano alloggiati, alla volta di Marina di Carrara.
Là si trova infatti la sede della Italcarrara per la quale la «Venus» avrebbe dovuto trasportare del marmo in Libano. Abbiamo incontrato il trentunenne capitano egiziano che ha espresso le sue preoccupazioni. Lui ed altri tre ufficiali, infatti, dovranno rimanere in Italia per chiarire che cosa accadde quella notte, il resto dell'equipaggio invece è possibile che rientri nei paesi di provenienza al più presto. Niente è però sicuro perchè nessuno di coloro che era a bordo della «Venus» ha al momento ricevuto lo stipendio né i biglietti per far ritorno a casa. «Senza i soldi che ci spettano - ha detto Assan Ali Mohamed - non possiamo tornare dalle nostre famiglie. Abbiamo un legale, ma speriamo che qualcun'altro si occupi di noi. La nave appartiene a Rachid El Nakib, l'armatore libanese di Saida che ha affittato la nave alla "Seagull shipping" alla quale la Italcarrara l'ha richiesta per il trasporto di marmo». Intanto sono stati contattati alcuni responsabili della Cgil trasporti marittimi che hanno garantito il loro appoggio all'intero equipaggio. È possibile che i sindacalisti già nella mattinata di oggi raggiungano Carrara.  Ma che cosa è accaduto quella notte? «Eravamo partiti la mattina da Vasto - ha detto il comandante - diretti a Marina di Carrara. Intorno alle 21 stavamo passando davanti a Vada quando si è alzato un terribile libeccio. La nave ha iniziato ad avere dei problemi, così abbiamo deciso di aumentare la potenza, ma all'improvviso abbiamo perso velocità e lo scafo ha iniziato a girarsi verso riva. Abbiamo così contattato il servizio informazioni del porto di Livorno chiedendo il permesso di gettar l'ancora davanti a Vada. Ci è stato concesso e abbiamo gettato l'ancora, ma il fondale era troppo sabbioso ed il vento troppo forte. Sono trascorse delle ore nel corso delle quali più volte abbiamo tentato di ripetere l'operazione, ma senza risultato. Disperati abbiamo allora provato a seguire la direzione del vento finchè, intorno all'una, ci siamo trovati con la prua dritta verso Castiglioncello. Abbiamo visto il porto ed abbiamo cercato disperatamente di entrarvi, ma improvvisamente si è rotto il timone e la nave è andata spedita verso riva». A quel punto l'equipaggio della «Venus» non ha potuto far altro che tirare alcuni razzi che però, per il forte vento, sono ricaduti in mare. «Abbiamo creduto che la nave andando contro gli scogli si inclinasse
- dice ancora Assan Ali Mohamed - ma per fortuna è rimasta dritta. Abbiamo gettato l'ancora poi sono arrivati i soccorsi».

CURIOSITÀ
Quello scafo scrostato diventa una «star» n.st.

CASTIGLIONCELLO. La nave incagliata a pochi metri dalla passeggiata a mare è sempre più un'attrazione e, proprio per questo, causa ulteriori problemi che vanno ad aggiungersi a quelli - rilevanti - determinati dalla sua stessa presenza. Ieri, anche grazie allo splendido sole che ha allietato la giornata festiva, centinaia di persone si sono a lungo soffermate a curiosare nei pressi della nave. In tanti, con tutta la famiglia al seguito, hanno scelto di proposito una passeggiata lungomare. E poi fotografie a raffica, da tutte le angolazioni, pronti a cogliere l'onda che s'infrange sul grande scafo scrostato o in pose tipo Torre di Pisa. La presenza di così tanta gente ha richiamato anche decine di venditori ambulanti. Così, ben allineati lungo la passeggiata, spiccavano i tipici tappetini con sopra un po' di tutto; ma la merce che ha avuto più successo sono stati i piccoli binocoli venduti da alcuni immigrati asiatici: decisamente un accessorio indispensabile per vedere fin nei dettagli la sfortunata e non certo bellissima «Venus». Ma la folla ha creato anche qualche problema. A un certo punto, infatti, in parecchi hanno superato le transenne poste a interdire l'accesso alla scogliera, come disposto da un'ordinanza a tutela della sicurezza e della pubblica incolumità. I vigili hanno dovuto faticare un po' per allontanare i troppo espansivi curiosi. Non è escluso che già oggi l'accesso alla scogliera venga ulteriormente sbarrato.

martedì 29 ottobre 2002

LA NAVE INCAGLIATA - La Capitaneria pone un termine per stabilire il sistema di rimozione della «Venus» - L'armatore deve decidere entro sabato
CASTIGLIONCELLO. L'armatore della motonave «Venus», rimasta incagliata a pochi metri dalla riva fra Caletta e Castiglioncello, ha ricevuto i «sette giorni». Questo il lasso di tempo, con decorrenza dalla notifica avvenuta sabato scorso, concesso dalla Capitaneria di porto di Livorno per decidere in quale modo rimuovere la nave dalla posizione in cui si trova. Come spiega dalla Capitaneria il comandante Alberto Betti, questo non significa che sabato prossimo debbano iniziare le opere di rimozione. A quella data, però, l'armatore della «Venus» dovrà dire che cosa intende fare: se cercare di recuperare la motonave disincagliandola, oppure se «rottamarla» portandola quindi via pezzo per pezzo, o altro. Ieri sul fronte «Venus» è stata una giornata sostanzialmente interlocutoria. In Capitaneria si è iniziato a tirare le somme delle inchieste parallele amministrativa e penale. E soprattutto le autorità marittime livornesi sono state impegnate a verificare il livello e la concretezza dei contatti fra l'armatore e la ditta Neri che dovrebbe tentare il recupero della motonave. I tecnici della ditta livornese avevano eseguito una serie di verifiche a bordo della «Venus» e, con l'aiuto di sub, sullo stato della carena della nave e sui fondali della zona dei «Pungenti». Su quella base la ditta Neri dovrebbe presentare un preventivo di spesa all'armatore della nave incagliata; quest'ultimo dovrà poi decidere che cosa fare. E dovrà farlo, appunto, entro sabato. Lo stato della nave, nel frattempo, viene costantemente monitorato dalla guardia costiera di Vada e di Castiglioncello, sia ai fini della sicurezza generale (ci sono ordinanze che vietano di avvicinarsi alla «Venus») sia dal punto di vista ambientale. Sul fronte equipaggio (trasferito domenica a Marina di Carrara dove la nave ha comunque un suo punto di riferimento) ieri era in programma un incontro a Livorno fra il comandante Assan Ali Mohamed e i suoi uomini con i sindacalisti della Cgil marittimi: all'ordine del giorno il mancato pagamento degli stipendi ai dodici naufraghi siriani ed egiziani. L'incontro però è slittato perché, come ci ha detto lo stesso Assan Ali Mohamed, «non abbiamo nemmeno i soldi per fare il biglietto da Carrara a Livorno». Oggi saranno dunque i sindacalisti livornesi ad andare nella città apuana per incontrare gli uomini della «Venus».

mercoledì 30 ottobre 2002

«Un equipaggio con paghe da fame» - Gli uomini della «Venus», senza stipendio, si rivolgono alla Cgil che avvia accertamenti - LA NAVE INCAGLIATA
ROSIGNANO. Sembrano mettersi male, almeno dal punto di vista economico, le cose per i dodici marittimi che erano a bordo della motonave «Venus» rimasta incagliata mercoledì scorso a pochi metri dalla costa fra Caletta e Castiglioncello. L'allarme sul mancato pagamento degli stipendi da parte dell'armatore, lanciato un paio di giorni fa dal comandante della «Venus» Assan Ali Mohamed, ha trovato ulteriore conferma ieri durante un incontro fra i marittimi e una rappresentanza sindacale della Cgil livornese.
L'equipaggio della «Venus», dopo essere rimasto alcuni giorni a Rosignano, da domenica è stato trasferito a Marina di Carrara. Qui risiede un cittadino libanese, Kalid Abbas, che si sta occupando in maniera informale del caso «Venus» per conto dell'armatore Rachid El Nakib di Saida in Libano. Il sindacalista della Cgil marittimi di Livorno, Pietro Dapelo, accompagnato dall'avvocato Bruno Neri che opera per il sindacato internazionale dei trasporti, sono stati ieri a Marina di Carrara dopo essere stati contattati dall'equipaggio della «Venus» e hanno avuto un breve colloquio anche con l'emissario dell'armatore. «La prima cosa che abbiamo riscontrato - dice Dapelo - è la preoccupante discrepanza fra i minimi di stipendio delle tabelle internazionali e le paghe effettivamente date a questi uomini; per fare qualche esempio - prosegue il sindacalista - il minimo per un marinaio è di 1.250 dollari al mese mentre questi riscuotono 350 dollari, al comandante andrebbero oltre 4.000 dollari e ne prende 1.500 e così via. Devo dire che era molto tempo che non ci capitava una situazione così. Paghe da fame e in più non hanno neppure ancora riscosso. Inoltre l'armatore ha proposto a tutti e dodici i marittimi di accettare subito 100 dollari a testa e chiudere la questione con il rimpatrio. Credo - conclude Dapelo - che questa vicenda meriti di essere seguita e approfondita dal sindacato, cosa che stiamo già facendo». L'unico dato positivo della visita dei sindacalisti a Marina di Carrara è stata una nuova rassicurazione sulla volontà dell'armatore di recuperare la «Venus». Intanto nelle prossime ore gli otto marinai naufraghi dovrebbero tornare alle loro case, in Siria ed Egitto. Ai primi di novembre, chiusa l'inchiesta, dovrebbero poter rientrare a casa anche il comandante e gli altri tre ufficiali.

giovedì 31 ottobre 2002 

La nave incagliata segnalata da boe
CASTIGLIONCELLO. La motonave «Venus» finita sugli scogli dei Pungenti a Caletta, pur mantenendo l'assetto dal momento del naufragio, è interessata da una serie di provvedimenti legati alla sicurezza.
Il Comune di Rosignano ha infatti sistemato una serie di boe, ben visibili, a 50 metri dal mercantile, dopo che la Capitaneria, ma anche la civica amministrazione stessa, avevano emanato il provvedimento di non avvicinarsi per nessun motivo, sia dal mare che da terra. Per questo ultimo caso spiccano diverse transenne che non devono essere superate. In proposito si ricorda che la vigilanza della guardia costiera, dei carabinieri, della polizia di Stato, dei vigili urbani, della guardia di finanza, è molto stretta. 

mercoledì 6 novembre 2002 

«L'armatore sta collaborando» - In Capitaneria cauto ottimismo sulla rimozione Le autorità marittime parlano di contatti confortanti. Rimpatriati i dodici dell'equipaggio  di Nicola Stefanini
CASTIGLIONCELLO. Sembra avviarsi verso una soluzione positiva la vicenda della nave rimasta incagliata nella notte del 23 ottobre a pochi metri dalla costa fra Caletta e Castiglioncello. Questa la sensazione che traspare dagli incontri fra i rappresentanti dell'armatore e le autorità marittime. Contatti, spiegano alla Capitaneria di porto di Livorno, che si sono ripetuti in queste ultime ore e che vanno tutti nel senso di un impegno dell'armatore della «Venus» per una rapida rimozione della motonave. Segnali che inducono a un seppur cauto ottimismo le autorità marittime.
L'armatore - come risultava dall'ingiunzione emessa dalla Capitaneria di porto - aveva tempo fino a sabato scorso per chiarire che cosa intendesse fare della «Venus». E nella sostanza avrebbe assolto il compito. «L'armatore - spiega il comandante Alberto Betti della Capitaneria livornese - sta definendo le modalità per intervenire; c'è insomma la volontà di ottemperare alla rapida rimozione della nave. Una decisione complessiva in questo senso non c'è ancora - prosegue l'ufficiale - in quanto l'armatore ha sentito varie ditte e quindi poi dovrà decidere come operare; comunque la situazione è in movimento e non ravvisiamo le condizioni per dover procedere diversamente. Continuiamo quindi a spingere per arrivare presto a una soluzione positiva; certo è bene rendersi conto che rimuovere la nave dalla posizione in cui si trova non è come togliere un'auto in divieto di sosta col carro attrezzi». Innegabilmente togliere una motonave di 86 metri di lunghezza e 1.789 tonnellate di stazza dagli scogli dei Pungenti non sarà impresa né semplice né a buon mercato; ma la volontà espressa a più riprese dall'armatore lascia ben sperare. «Contiamo in una decisione a tempi brevi - ribadisce il comandante Betti - e siamo confortati da questa attenzione mostrata dall'armatore». Resta comunque da capire se la «Venus» sarà recuperata, cioè disincagliata e poi rimessa in condizioni di navigare, oppure se l'armatore sceglierà la via della «rottamazione», cioé disfare pezzo per pezzo la nave sul posto e rivendere il vendibile. «La Capitaneria - chiarisce ancora Betti - è tenuta a vagliare le proposte che dovessero venire dall'armatore e logicamente non sarà seguito come unico criterio quello economico; garantiremo dunque sulla validità dell'intervento, sulla tutela dell'ambiente e quant'altro sarà necessario». I dodici uomini che componevano l'equipaggio della «Venus» sono nel frattempo tutti rientrati nei rispettivi paesi (Egitto e Siria). Gli ultimi a lasciare l'Italia sono stati il comandante e gli altri tre ufficiali trattenuti più a lungo per le varie fasi dell'inchiesta, che si sviluppa sia sul livello penale che amministrativo, per il reato di naufragio colposo. Intanto la «Venus» continua ad essere una piccola attrazione. Proprio ieri sono stati visti ai Pungenti due scuolabus carichi di alunni. È probabile che qualche maestra abbia colto l'occasione per mostrare «dal vivo» ai suoi allievi come è un mercantile in tutta la sua metallica possanza.

giovedì 7 novembre 2002
Sotto sequestro la «Venus» deciderà il giudice del lavoro - Accolta la richiesta del legale dell'equipaggio di Maria Meini
ROSIGNANO. La «Venus» è stata posta sotto sequestro. Lo ha deciso martedì il giudice del lavoro Domenica Maria Latella, accogliendo la richiesta del legale dell'equipaggio.
Una mossa a sorpresa, e per certi versi inaspettata, da parte del tribunale di Livorno, con la quale l'avvocato Bruno Neri - che tutela gli interessi dei dodici marittimi che erano a bordo del mercantile incagliatosi sulla scogliera di Castiglioncello il 24 ottobre scorso - ha messo a segno un primo risultato a favore dei suoi assistiti. Si tratta infatti di un sequestro conservativo, di tipo amministrativo, sulla base del quale se l'armatore è interessato a rimuovere la nave deve prima saldare le quote spettanti all'equipaggio. L'avvocato Bruno Neri ha presentato la sua istanza sulla base di una convenzione internazionale. «Chiediamo l'applicazione dei contratti tabellari minimi dell'Itf-Imo (un sindacato internazionale con sede a Londra, che ha una sezione marittima, ndr) sulla base dei quali l'equipaggio vanta crediti per oltre 37mila dollari americani». Il compenso concordato dall'armatore è ben inferiore alle previsioni contrattuali, ma anche su questa base i 12 marinai della Venus sono in credito di un mese di stipendio. Il sequestro, autorizzato dal giudice del lavoro, consente comunque alla Capitaneria di porto di spostare la nave a Livorno, qualora si renda possibile la rimozione. Nel caso invece in cui l'armatore tenga fede alle sue promesse di rapido recupero, l'equipaggio può «incunearsi» nell'elenco dei creditori. Un'ipotesi fino a ieri non peregrina, e confermata dalla Capitaneria, che avrebbe avuto contatti con gli emissari dell'armatore, i quali hanno confermato la sua volontà «di provvedere alla rimozione della nave». Una decisione complessa, e soprattutto legata ai costi: disincagliare un mercantile di 40 anni lungo 89 metri e con una stazza di 1789 tonnellate non è certo impresa da poco. Per questo non è ancora chiaro se l'armatore vorrà procedere al recupero della Venus o alla sua rottamazione. Cosa succederà nel frattempo? Per la prossima settimana è fissata intanto l'udienza alla sezione del lavoro del Tribunale di Livorno, che dovrà pronunciarsi sul provvedimento di sequestro.
giovedì 14 novembre 2002 
La nave incagliata ai Pungenti per ora resta sotto sequestro - Alla prima udienza davanti al giudice del lavoro, dove si discute degli stipendi dell'equipaggio, l'armatore non si presenta
CASTIGLIONCELLO. Resta sotto sequestro cautelativo, in attesa di una prossima udienza davanti al giudice del lavoro, la motonave «Venus» incagliatasi a pochi metri dalla costa fra Caletta e Castiglioncello. Il sequestro era stato chiesto dal legale che tutela l'equipaggio rimasto senza stipendio e assunto con paghe sotto i limiti contrattuali.
All'udienza di ieri, a Livorno, si è presentato solo l'avvocato Bruno Neri che rappresenta l'equipaggio della «Venus». I marittimi si erano rivolti al sindacato Cgil nei giorni successivi al naufragio. Nessuno, invece, per le controparti: la proprietà della nave (Rachid El Nakib di Saida in Libano) e l'armatore (la Sea Gull Shipping). In discussione c'era appunto il trattamento contrattuale dei dodici marittimi che a bordo della nave erano diretti a Carrara a caricare del marmo quando, alcune settimane fa, fecero naufragio incagliandosi ai Pungenti. Un trattamento fuori di ogni regola, come sostiene l'avvocato Neri, che per questo ha chiesto il sequestro cautelativo della nave in modo da poter esercitare privilegio per i suoi assistiti (che devono ancora riscuotere lo stipendio) in caso di recupero dell'imbarcazione. Il giudice ha disposto verifiche sulla notifica delle citazioni del proprietario e dell'armatore della «Venus», prima di doverli dichiarare contumaci. Per questo ha aggiornato l'udienza ai primi di dicembre. Nel frattempo la nave continuerà a rimanere sotto sequestro cautelativo. In questo senso il giudice, fra l'altro, ha anche esaminato una richiesta della guardia di finanza per poter prelevare dalla «Venus» il carico di sigarette che fa parte delle dotazioni della motonave 

venerdì 29 novembre 2002

«Venus» abbandonata - Il proprietario non ottempera al recupero La Capitaneria ha avviato le procedure per la rimozione d'ufficio. Il caso si complica, si profilano tempi lunghi di Nicola Stefanini
CASTIGLIONCELLO. La motonave «Venus», rimasta incagliata il 23 ottobre scorso ai Pungenti, è stata abbandonata dal proprietario. Questo significa che la proprietà ha di fatto rinunciato al recupero. Il proprietario della «Venus», Rachid El Nakib di Saida in Libano, così come la società armatrice, la «Sea Gull Shipping» sempre libanese, hanno completamente disatteso l'ingiunzione della Capitaneria di porto di Livorno che aveva dato un limite di tempo per proporre un intervento di recupero della nave incagliata. «Di fatto - spiega il comandante Alberto Betti della Capitaneria livornese - siamo di fronte a un abbandono caratterizzato dal mancato intervento diretto del proprietario o dell'armatore». In una prima fase sembrava che la proprietà della motonave avesse l'intenzione di procedere al recupero e in questo senso c'erano stati anche sopralluoghi di ditte specializzate in questo tipo di interventi. Probabilmente, poi, la complessità dell'operazione e i presumibili alti costi della stessa devono aver convinto il proprietario della «Venus» a non farne di nulla. A questo punto sarà la Capitaneria di porto a procedere al recupero d'ufficio dell'imbarcazione cercando quindi di rivalersi per le spese sulla proprietà. «Abbiamo già attivato canali col Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e col Ministero dell'ambiente - spiega ancora il comandante Betti - per verificare la possibilità di un recupero d'ufficio. Ora si tratterà di attivare anche i canali diplomatici per raggiungere il proprietario in Libano e metterlo di fronte alle proprie responsabilità». Un percorso che si prannuncia lungo e complesso, visto che ci sarà da accertare eventuali beni del proprietario in un paese straniero e quindi fare in modo di potersi rivalere per coprire i costi del recupero che, a questo punto, ricadranno sulle casse statali.
La «Venus», quindi, per ora rimane dov'è: incastrata sugli scogli e sul basso fondale dei Pungenti a pochi metri dalla costa fra Caletta e Castiglioncello. Quando sarà rimossa? «L'auspicio - dice ancora Betti - è che questo avvenga in tempi ragionevoli; dipenderà da vari fattori. Un recupero non è mai una cosa semplice e ogni volta si presentano problemi diversi. Vedremo. Comunque non è il caso di abbattersi pensando che la nave resti lì come un monumento a questo tipo di spiacevoli situazioni, né farsi illusioni che tutto si risolva in quattro e quattr'otto. In ogni caso noi della Capitaneria seguiremo la vicenda col massimo impegno».

mercoledì 4 dicembre 2002

Problemi formali nel procedimento per i soldi ai marittimi della «Venus» n.st.
CASTIGLIONCELLO. Problemi di carattere formale sulle notifiche degli atti di citazione stanno complicando il procedimento per il sequestro cautelativo della motonave «Venus». Procedimento avviato dalla Cgil marittimi contro la proprietà della nave, rimasta incagliata alcune settimane fa ai Pungenti, per tutelare i diritti dei dodici uomini che componevano l'equipaggio della «Venus».
I marittimi imbarcati sulla motonave battente bandiera libanese, infatti, erano sottopagati - come aveva accertato la Cgil - e inoltre non hanno mai percepito gli stipendi per periodi più o meno lunghi nelle settimane antecedenti il naufragio. In tutto, come spiega l'avvocato Bruno Neri di Livorno che tutela i marittimi, l'equipaggio dovrebbe avere dalla proprietà o dall'armatore complessivamente attorno ai 37.000 dollari (37.000 euro); una bella cifra per persone che risiedono in Siria ed Egitto, paesi di provenienza dei dodici marittimi.
Ieri davanti al giudice del lavoro di Livorno si è presentato solo l'avvocato Neri; nessuno in rappresentanza della proprietà della «Venus». Il problema, come spiega il legale, è quello delle notifiche degli atti all'armatore e al proprieterio della nave. «Notifiche - dice Neri - che devono essere fatte attraverso il fax, visto che queste persone o società si trovano in Libano e quindi c'è da vedere se il giudice riterrà che tutto è stato fatto come si deve e quindi convaliderà il sequestro cautelativo della nave, in modo da poter coprire in qualche modo la somma che spetta di diritto ai marittimi dell'equipaggio, oppure bisognerà ricominciare tutto daccapo». Oggi, forse, la decisione del giudice.

mercoledì 11 dicembre 2002

«Venus», il sindaco chiede aiuto a Roma- Lettera ai ministri Matteoli e Lunardi per rimuovere la nave incagliata - Timori per la sicurezza e per eventuali danni alla stagione turistica

   CASTIGLIONCELLO. Non sembra prossima a sbloccarsi la situazione relativa alla presenza della motonave «Venus» a pochi metri dalla costa fra Caletta e Castiglioncello. Là dove è rimasta incagliata dopo aver fatto naufragio nella notte fra il 23 e il 24 ottobre scorsi.  Sono ormai passati quasi due mesi e sulla eventuale rimozione dell’imbarcazione, si sono addensate nubi fosche e foriere di gravi preoccupazioni. Tanto che il sindaco Gianfranco Simoncini ha pensato di chiedere aiuto ai vertici governativi romani, nelle persone del ministro per l’ambiente Altero Matteoli e in quello dei trasporti Pietro Lunardi.
   «Con la presente - scrive Simoncini ai due ministri - sono ad esprimere profonda preoccupazione per la presenza della motonave “Venus” di fronte all’abitato di Castiglioncello. Il puntuale ed efficace intervento della Capitaneria di porto di Livorno, ha infatti permesso di risolvere i pericoli immediati derivanti dalla presenza della nave, in particolare quelli di un rilascio di sostanze inquinanti. Ciò nonostante va rilevato come il permanere della motonave a pochi metri dalla riva, in una situazione di equilibrio precario, determini gravi pericoli sia in relazione agli eventi meteorici che potrebbero produrre movimenti o addirittura il ribaltamento della nave, sia in relazione alla possibilità, nonostante i divieti e le protezioni attivate, di accesso dei cittadini. Per la comunità di Rosignano - scrive ancora il sindaco - il permanere della motonave, rischierebbe inoltre di determinare un grave contraccolpo economico e di immagine alle attività turistiche presenti su tutta la costa. Sono a chiedere un intervento urgente che possa portare alla rimozione della motonave nei tempi più brevi, evitando in tal senso ogni pericolo potenziale per l’ambiente, la sicurezza dei cittadini e garantendo il normale svolgimento della prossima stagione turistica».  Nei giorni immediatamente successivi al naufragio, armatore e proprietà della «Venus» avevano mostrato l’intenzione di recuperare la nave; erano stati anche fatti dei sopralluoghi da una ditta specializzata in recuperi. Poi, però, non ne è stato fatto più di nulla e - come ha spiegato nei giorni scorsi la Capitaneria di porto - la «Venus» è stata di fatto abbandonata da armatore e proprietario. La stessa Capitaneria ha quindi aperto la procedura per il recupero d’ufficio dell’imbarcazione; operazione assai costosa e per la quale non sarà semplice poi rivalersi sulla proprietà della nave che batte bandiera libanese.

31/12/2002

L’odore di gasolio invade Caletta - La nave «Venus» sotto accusa, ma non c’è traccia d’inquinamento

CASTIGLIONCELLO. La scorsa notte un acre odore di gasolio ha pervaso l’aria a Caletta; lo si poteva già sentire nel tardo pomeriggio di domenica passeggiando sul lungomare della zona; ma l’odore è divenuto ancora più persistente attorno alla mezzanotte quando ha raggiunto l’abitato della località.
Facile intuire come i residenti abbiano collegato il fatto alla presenza del mercantile Venus, incagliato a poche centinaia di metri, sugli scogli dei Pungenti. L’assessore Luca Arzilli ed il comandante della Guardia Costiera di Castiglioncello Nicola Chirico, hanno escluso problemi di inquinamento ambientale. «Si tratta soltanto di odore - ha detto Chirico - causato, forse, dal fatto che l’acqua piovana che finisce a bordo lava la struttura della nave. Personalmente visito il relitto più volte al giorno e sabato scorso sul posto si è recata anche una vedetta della Capitaneria di Porto di Livorno; l’esito di tale sopralluogo ha confermato che non c’è nessuno sversamento». Sopralluoghi al relitto sono stati eseguiti, anche dopo la segnalazione di una macchia di gasolio avvenuta nei giorni scorsi, da parte del personale dell’Ufficio Ambiente del Comune di Rosignano: «i tecnici - dice l’assessore Arzilli - non hanno trovato tracce visibili di inquinanti. È possibile, ma si tratta solo di ipotesi, che l’odore che sentiamo soprattutto con il mare mosso, possa derivare dal fatto che un po’ di acqua entri nelle sentine; in un serbatoio, come quello del mercantile Venus, dove vengono immesse tonnellate di gasolio, è più che probabile, nonostante le azioni di bonifica, che le pareti rimangano sporche ed unte. L’acqua di mare o piovana che può entrarvi dentro, può lavare le pareti. Escludiamo però, visti i risultati dei sopralluoghi, che vi sia un rischio di inquinamento ambientale». Ma quanto occorrerà ancora attendere prima che il relitto possa essere disincagliato? «La Competenza è della Capitaneria di Porto - dice Arzilli - inoltre sono stati interessati, anche da parte del sindaco, due Ministeri: quello dell’Ambiente e quello dei Trasporti che si sono detti intenzionati a risolvere quanto prima la situazione». Il problema dei costi e di come reperire i fondi, va ad aggiungersi al fatto che l’armatore della Venus è libanese; «un problema complesso - dice capo Nicola Chirico - ma la Capitaneria sta lavorando alacremente anche a livello ministeriale, affinché si trovi una soluzione al problema». Ancora però non sembra esserci un progetto ufficiale su come poter togliere la Venus dalla scogliera. Intanto l’estate si avvicina; l’area della scogliera dei Pungenti, uno dei pochi luoghi tra Solvay e Castiglioncello rimasto ancora intatto e fruibile liberamente, è ancora recintato. Una recinzione che ha retto parzialmente alle mareggiate ed agli atti vandalici, dato che alcuni sostegni di cemento sono stai abbattuti trascinandosi dietro la rete. (a.b.)

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