Gli ospiti di Castiglioncello  Cronache


Da "La Stampa" del 19-06-1913 

 I settant'anni di Renato Fucini
 

Firenze. 18, notte. A invito del presidente Ferdinando Martini, molte persone si affollavano questa mattina, alle 11, nella sala della Società Leonardo da Vinci, per celebrare il settantesimo compleanno di Renato Fucini. Neri Tanfucio è stato accolto al suo entrare da applausi interminabili. Indi, Guido Biagi, a nome del Comitato, ha letto le adesioni numerosissime ed ha mostrato un elegante album, che raccoglie le firme e i pensieri di migliaia di ammiratori e di amici di ogni parte d'Italia. Sul fontespizio è infatti un'epigrafe dettata da Angelo Orvieto:
«A Renato Fucini — gli amici — che lo ammirano — gli ammiratori — che lo amano».
Omaggio d'illustri
Fra codesti amici ed ammiratori vi sono uomini come Pasquale Villari, Giovanni Marradi, Roberto Davidson, Giovanni Targioni Tozzetti, Giustino Fortunato, Alessandro D'Ancona, Giovanni Verga, Sidney Sonnino, Giuliano Luchaire, Adolfo ed Angelo Orvieto, Scipio Sighele, Ferdinando Paolieri, Benedetto Croce, Renato Simoni, Ada Negri, Pompeo Molmenti, Giacomo Puccini, Alfredo Testoni, Augusto Novelli, e gli editori Barbera, Hoepli e Bemporad e molti altri. Da Catania Giovanni Verga ha scritto: «Ahimè! caro Fucini, come il tempo vi offusca la vita, fin con le onoranze. Io vi voglio bene, io vi vedo ancora quale vi conobbi la prima volta leggendo Perla (quanti anni sono!) e quale vivrete sempre nell'opera vostra». Ed ancora: «Al cuore gentile, allo spirito arguto, all'arte vigorosa e sobria di Renato Fucini, rinnova i suoi omaggi Benedetto Croce». Giustino Fortunato ha voluto ricordare un nobile apostolato di Renato Fucini: «Per un mese, se non più, noi fummo ìnsieme ogni di visitando i quartieri più poveri e i fondaci di esecrata memoria, il basso porto, l'ospedale, i tribunali, le carceri, il cimitero dalle 375 fosse non ancora abolite, e che discorsi da un luogo all'altro, che imprecazioni e che speranze! Poi visti e sentiti tutti i lacrimevoli mali della città egli volle vedere pure e sentire tutte le incomparabili bellezze del golfo. Poi, visto e sentito tutto il lacrimevole male della città, egli volle vedere e sentire pure tutte le incomparabili bellezze del golfo... Dalla duplice peregrinazione veniva fuori quel gioiello di libro che ebbe nome: «Napoli ad occhi nudi».
Il saluto dell'on. Martini — Parla Fucini
Dopo la esposizione fatta da Guido Biagi, Ferdinando Martini ha offerto a Neri Tanfucio l'album, una finissima targa d'oro modellata da Attilio Formichi. Poi, dopo aver offerto questi doni, ha aggiunto: «Ma se questo è tributo d'amici, non è tributo dato all'amico, è tributo dato allo scrittore di limpida, schietta toscanità, al novelliere briosamente profondo, al poeta che meritò le lodi di Pascoli, del(Manzoni, di Carducci, al poeta che ha cosi ben compreso ed interpretata l'anima popolare, che alla poesia giocosa, troppo spesso lordata da currili volgarità, dette intendimenti civili e della lingua del popolo fece veicolo a scendere nell'animo del popolo, allegra si, ma saggia educatrice. Accogli, amico Renato, questo segno dell'affetto e dell'ammirazione nostra!». Il breve discorso dell'on. Martini è stato calorosamente applaudito. Quindi, si è levato a rispondere il Fucini, che ha saputo trovare in sè il brio di Tanfucio: «lo non parlo — egli ha detto — io scrivo. Veramente so parlare, ma quando mi trovo in pubblico perdo l'R. In questo momento, per me tanto scabroso mi viene in mente il povero Cecco, quando fu incoronato in Campidoglio. L'appellativo di Cecco si riferisce a Francesco Petrarca. Questo trattamento confidenziale lo usiamo tra noi colleghi, ma egli aveva due attenuanti all'imbroglio nel quale doveva trovarsi in quel momento: 1° l'incoronazione l'aveva cercata, l'aveva braccata, l'aveva voluta...; 2° quando egli parlò non era stato preceduto da Ferdinando Martini, il quale, a quel tempo, credo...che non fosse nato. Ma ormai che ci sono stato trascinato per i capelli io sento che è mio dovere parlare per ringraziare e veder di sbrigarmela discretamente alla lesta. Ringrazio te, caro Ferdinando, delle contumelie e delle calunnie che hai voluto scagliar» sulla mia povera pelle; ringrazio voi, cari amici del comitato, per le tante ed ineffabili torture che siete arrivati ad infliggermi: ringrazio voi, gentili signori, che colla, vostra presenza vi siete dimostrati cosi amabili manutengoli di questa illustre banda di malfattori: grazie a tutti dal profondo del cuore! ». E con un'ultima ovazione, i presenti hanno espresso tutta la loro simpatia per lo scrittore, che serba sempre viva la forza del corpo e sempre fresca la forza dello spirito. Stasera, poi, alla Leonardo, numerosi soci gli hanno offerto un banchetto.

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