Castiglioncello oggi

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La difesa del litorale ed il turismo 

 Il grande sviluppo del turismo nautico-balneare ha avuto un impatto costantemente crescente dagli inizi degli anni ‘60 su tutta la costa del Comune. Il litorale è stato sempre più “attrezzato” per fare fronte a una richiesta incessantemente maggiore di “posti spiaggia” e di “posti barca”. Tutto ciò senza un piano, in una situazione piuttosto intricata delle competenze amministrative che spaziavano dal Genio Civile Opere Marittime, alla Capitaneria di Porto, al Demanio Marittimo, alla Guardia di Finanza, alla Guardia Forestale, cui negli ultimi tempi si vanno man mano sostituendo (e speriamo non “aggiungendo”) le Amministrazioni Regionale, Provinciale e Comunale, e sotto la costante minaccia del P.R.G.C. di Piccinato e Amati che permetteva la costruzione di una “città litoranea”. In questa carenza o con questo tipo di programmazione e di indirizzi generali, almeno fino a pochissimi anni fa, l’iniziativa privata si è inserita commettendo una grande quantità di errori (nelle opere a mare è facilissimo sbagliare specie quando disponibilità finanziarie non adeguate limitino gli studi e le realizzazioni concrete), con una visione sempre molto ristretta dei problemi e, quasi sempre, con intenti grossolanamente speculati- vi: se le va dato atto che finora è riuscita da sola (o quasi) a sostenere e, in qualche modo, a far funzionare questo “mostro” che è diventato il turismo nautico— balneare, non bisogna dimenticare che è stata fortemente responsabile di un forte degrado e di una caduta di qualità dell’ambiente naturale litoraneo (in altri termini il “mostro turistico” è in gran parte opera sua). Il primo errore dovuto all’iniziativa privata (ma competenti organi di controllo dello Stato, se l’opera non è abusiva, avranno pur concesso l’autorizzazionI divenendone corresponsabili) è stato commesso con la costruzione del porticciolo alla foce del Chioma. Questo è infatti costantemente esposto alle micidiali piene ed esondazioni del fiume che (era abbondantemente noto!) si portano via le barche, come è successo anche di agosto e di settembre '85 (mesi tipicamente di attività turistica) e perché ha ingresso e uscita impossibili anche con mareggiate medie. La banchina e le dighe frangiflutti, costruite a difesa di questo “porticciolo”. hanno poi fatto di una spiaggia viva e lavata dalle onde un deposito artificiale di sabbia completamente distaccato dall’ambiente naturale circostante.
Il secondo errore lo troviamo poco a Sud di Villa Elsa, nella costruzione del Porticciolo Rossana annesso a villa Scaglietti, il cui molo è saltato dai frangenti anche di mareggiate medie e quindi non offre alcun riparo. Per fortuna nel tratto di mare dei paraggi non c’è trasporto solido di materiali che possano essere fermati da questo molo per cui questa costruzione, se assolutamente inutile e non bella, non è dannosa.

Sopra la Baia Miramare a Castiglioncello. I simboli a e b indicano la posizione della linea di riva prima dei lavori alla diga in massi a ponente della baia (a corrisponde ad avanzamento della spiaggia, b ad arretramento o totale sparizione). La freccia indica il punto in cui terminava la diga, che non raggiungeva lo Scoglietto, prima dei lavori di “rifioritura”; fra il trampolino e il punto c è stato eseguito abusivamente un pennello di massi, ora demolito; i moletti r e vc sono parzialmente sospesi su ponti e basati su una spianata intertidale, di cui marcano la scarpata a mare, incisa in roccia (gabbro), la loro presenza non dovrebbe quindi influire sulla dinamica della spiaggia al fondo della baia.
Il terzo errore riguarda la Baia Miramare, ma in realtà qui, più che di un errore, si tratta del risultato di uno scontro fra gestori di interessi diversi nel quale a soccombere è stato finora un certo equilibrio che alla baia stessa era stato dato nel corso di molti anni di continui lavori. Da questo punto di vista non interessa la ricostruzione dell’assetto che questa baia poteva avere in origine: probabilmente aveva al fondo una spiaggia assai più stretta e ghiaiosa di quella che fu ottenuta con la costruzione del pennello di massi, assai filtrante a occidente (con le due ampie aperture verso la “testa”, prima dello Scoglietto, e alla “radice”, o attacco a terra), con la continua rimozione dei ciottoli da parte dei bagnini e, a ogni inizio di stagione, con l’apporto di un p0’ di sabbia (il contenuto di qualche autocarro). Qui interessa sottolineare che questa spiaggia (sia pure un poco “artificiale”) era divenuta un gioiello ed era più o meno stabile da decine di anni. Essa fu sconvolta, nel giro di un inverno, specialmente da quando fu innalzato e reso in pratica impermeabile il pennello di massi a ponente; di questo furono chiuse le due aperture che, evidentemente, ne permettevano l’equilibrio. Ciò fu fatto per aumentare la sicurezza e il numero delle imbarcazioni che trovavano riparo nella baia, ma circa metà della spiaggia (tutta l’ala orientale) si è spostata verso occidente in modo che un bagno ne è ora assolutamente privo, mentre un altro si trova ad averla raddoppiata

La Baia del Porticciolo non ha più spiagge vive, ma una successione di piccoli moli racchiudenti “vasche”. La freccia indica lo sbocco “armato” del botro alimentatore.
La Baia del Porticciolo (conosciuta localmente come Portovecchio) era chiusa a ponente .dai Tre Scogli, al fondo in origine aveva una spiaggia piuttosto stretta e non continua (affioravano infatti numerosi scogli da sotto) più ghiaiosa vicino allo sbocco del botro alimentatore (proveniente dalla Ragnaia), più sabbiosa all’estremità orientale, completamente lavata dalle mareggiate. Di fronte a questa spiaggia è stata posta una diga di massi, distaccata e parallela, a “protezione di una ragnatela di piccoli moli in cemento e in massi, trasversali e paralleli, che hanno creato un insieme di “vasche”, dalle acque poco ricambiate e completamente separate dalla spiaggia da piccoli setti in cemento. Quest’ultima, che adesso andrebbe chiamata più propriamente un “deposito di sabbia”, oltre ad essere stata suddivisa trasversalmente a seconda delle gestioni è ormai “morta” in quanto normalmente non più dilavata né ripasciuta dalle onde che la raggiungono solo eccezionalmente. 

La Baia Caletta; la linea tratteggiata indica la riva prima che fossero costruiti le dighe in massi e i pennelli in cemento; le frecce bianche indicano lo sbocco “armato” del botro alimentatore; le frecce nere racchiudono il tratto nel quale attualmente si concentra la maggiore energia dei marosi.

Un assetto non molto diverso è stato dato alla spiaggia al fondo della Baia Caletta. Anche questa è stata “protetta” con una diga di massi parallela e distaccata dalla spiaggia in modo da rompere le onde avanzanti all’altezza dell’imboccatura; sulle rocce del fianco meridionale è stato costruito un pennello in cemento che si protende verso la diga di cui sopra e aumenta la chiusura della baia. Nel settore settentrionale, dove sbocca il botro alimentatore e la spiaggia era più ghiaiosa, sono stati costruiti alcuni pennelli trasversali in cemento e piccole dighe parallele in massi a delimitare e chiudere tre bagni—vasca con acque molto riparate e, quindi, poco ricambiate. Nel settore meridionale l’antica spiaggia esistente, non più rifornita dalle ghiaie del botro alimentatore (intrappolate nella “vasca” più settentrionale), è stata selezionata nel materiale componente, anche per l’opera assidua dei bagni, ed è attualmente costituita quasi esclusivamente da sabbia, ridossata in special modo all’estremità meridionale, più riparata dal pennello in cemento di cui sopra. Tutto l’insieme di questo riassetto della baia ha accentuato notevolmente l’energia delle onde; nella parte centrale, nella quale la spiaggia si è assottigliata, ha perduto la sabbia riducendosi a un cumulo di ciottoli che ogni libecciata sposta in posizione diversa, al di sotto dei quali sono venuti alla luce strati di “Panchina”. Se non ci fosse stata questa “Panchina” a poca profondità le mareggiate sarebbero arrivate a portarsi via la passeggiata a mare, comunque percossa dalle ondate, minacciando le prime ville di Caletta! (Da: "La scienza della terra nuovo strumento per lettura e pianificazione del territorio di Rosignano Marittimo" di Renzo Mazzanti 1986)

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