I video della nostra storia

19/3/2013 Una balena sulla spiaggia dello "Scoglietto"   (Notizie di stampa)

Sorpresa in spiaggia, arriva la balena. Il cetaceo lungo 15 si è arenato davanti a Rosignano.
Allo Scoglietto di Rosignano dove sono abituati a tirar su saraghi, aguglie o qualche orata (se va bene), quando hanno visto quel bestione avvicinarsi dal mare si sono guardati sbigottiti. Pochi secondi per realizzare che quella mastodontica chiazza scura era la sagoma di una balena che si muoveva al ritmo di onde e correnti spinte dal libeccio. Così, attorno alle 16, quando il corpo del mammifero si è adagiato tra gli scogli e la sabbia della spiaggia, è scattato l’allarme. Anche se il cetaceo, una balena di 15 metri e circa 20 tonnellate, era ormai privo di vita e portava sul corpo i segni evidenti di ferite fresche. Sul posto sono intervenuti gli uomini della guardia costiera di Vada e Castiglioncello, il commissario della polizia di Rosignano, ingegneri e tecnici del Comune, quelli dell’Arpat di Livorno e l’assessore Luca Agostini. Tutti per coordinare le operazioni di rimozione. Nel frattempo è scattato il protocollo riguardante la carta di paternariato del Santuario Pelagos. Carta firmata lo scorso 13 luglio dal sindaco e che ha permesso al comune di Rosignano Marittimo, di far rientrare le proprie coste all’interno del Santuario dei cetacei. Ora i biologi dell’Arpat e quelli dell’Università di Siena e Padova cercheranno di capire le cause del decesso e se c’è una relazione tra la morte della balena e quella recente di alcuni esemplari di delfini. Intanto si fanno le prime ipotesi sulla rimozione della carcassa: bruciata nell’inceneritore. Interrata. Sezionata in un istituto scientifico per scopi di ricerca. Oppure affondata in mare per ricreare un ecosistema marino. A decidere quale sarà il funerale di questo mammifero – ribattezato “Giusy” da alcuni curiosi, in onore del giorno di san Giuseppe, sarà il Comune di Rosignano, che dovrà accollarsi anche le spese per l’intervento. «Decideremo domattina – ha spiegato il vice sindaco Daniele Donati – Ci piacerebbe donarlo a un istituto di ricerca e riavere lo scheletro per scopi didattico-museali». «Smaltire il corpo di un cetaceo di 20 tonnellate non è semplice – spiega l’assessore Agostini – La prima ipotesi è quella di sezionare la balena sulla spiaggia o sulla piazzetta retrostante il lungomare Colombo. La seconda opzione è quella di agganciare il mammifero per poi trasportarlo via mare al porto di Livorno».
(Il Tirreno 20/3/2013)
                                                                                                                         
 ******
Il giallo della balena spiaggiata e dei delfini uccisi dal morbillo o da dei fusti tossici.
Il mammifero, lungo 17 metri, è arrivato a riva già morto: analisi in corso. Greenpeace: «Una morte annunciata».
Da giorni l’avevano avvistata al largo delle coste di Cecina. «Si avvicinava alla spiaggia con un movimento irreale, sospinta da onde e correnti: era già morta poveretta», raccontano i pescatori.

I
L MALE OSCURO - Poi lo spiaggiamento sul litorale di Rosignano, accanto allo stabilimento balneare lo Scoglietto. E la conferma che la balena, 17 metri per 25 tonnellate, una delle più grandi mai arenate sulla costa toscana, era stata uccisa da giorni da un qualcosa che ancora non si conosce. Forse lo stesso male oscuro che, il giorno dopo il ritrovamento del grande cetaceo, ha stroncato anche un delfino di quasi due metri e di oltre cento chili di peso: per morire ha scelto un tratto di spiaggia di Marina di Castagneto, a poche decine di chilometri a sud di Rosignano, vicino al Gran Hotel Tombolo, in prossimità della seconda torretta di avvistamento del litorale. Balena spiaggiata, uccisa dal morbillo o dai fusti tossici?
MORBILLO O INQUINAMENTO? - Chi ha ucciso la balena e il delfino? Biologi marini arrivati da tutta Italia si stanno interrogando e hanno già compiuto prelievi sugli animali. Una delle ipotesi è che quelle due morti siano attribuibili al terribile virus, il morbillo dei cetacei, che ha già provocato la morte di oltre cento delfini. Ma c’è chi, come Greenpeace, parla di una morte annunciata, provocata dall’inquinamento. S’indaga anche sui 140 fusti tossici persi più di un anno fa da un cargo della Grimaldi in navigazione al largo delle coste toscane, ma le possibilità di collegamento tra l’episodio e la morte della balena e dei delfini sono molto remote.
ANALISI IN CORSO - Veterinari e biologi marini dell’università di Padova ed esperti dell’Arpat, l'agenzia regionale per l'ambiente, hanno eseguito sulla balena prelievi di tessuto che domani saranno analizzati. Altri accertamenti saranno eseguiti dall’ateneo di Siena e dall'Istituto zooprofilattico di Pisa. La carcassa dell’animale è stata poi scarnificata e si pensa di recuperare lo scheletro che potrebbe essere esposto nelle sale del museo naturale di Rosignano.
«MORTE ANNUNCIATA» - In attesa del responso delle analisi, Greenpeace in una nota parla di «morte annunciata» ricordando che sulla costa tirrenica c’è stata una moria di più di 80 stenelle (una specie di delfino). E la cosa più triste, secondo gli ambientalisti, è che tutto ciò accade nel Santuario dei Cetacei, un’area che dovrebbe tutelare questi straordinari mammiferi.
LA DANZA D'AMORE - C’è molta preoccupazione tra esperti e ambientalisti, anche perché tra poco nel Santuario inizierà la «Danza d’amore», cioè i corteggiamenti che anticipano la riproduzione dei cetacei. Uno spettacolo straordinario e delicatissimo per la specie. I delfini ballano la «danza» vicino alla costa, soprattutto quella della Versilia, con una grazia incredibile. Ma anche con quel carattere forte che contraddistingue i maschi che in alcuni casi «rapiscono» le femmine. Anni fa i biologi di Viareggio riuscirono a individuare le decine di esemplari che parteciparono al rito nuziale dando a ciascuno di loro un nome.
(Marco Gasperetti Corriere della Sera 21/3/13)
                                                                                                                            
******
La balena fatta a pezzi sulla spiaggia. Seghe e coltelli all’opera sulla carcassa del cetaceo arenato. La gioia dei curiosi si tramuta in cordoglio.
La pioggia e il cattivo odore non possono niente contro la curiosità. Sin dalle prime ore del mattino il viavai sul lungomare di Rosignano, nei pressi dello Scoglietto, è incessante: ci sono i residenti, che da ieri seguono la vicenda con una sorta di partecipazione emotiva, ma anche persone venute da altre località della Toscana. Sono tutti lì per vedere con i propri occhi il gigante buono dei mari. O quello che ne resta. I lavori di rimozione, infatti, sono partiti a tempo di record e si è optato quasi da subito per l’ipotesi del sezionamento e del trasporto all’inceneritore. «La prima ipotesi – racconta l'assessore Luca Agostini – è stata quella di cercare di recuperare lo scheletro intero nonostante ciò comportasse notevoli difficoltà. Ma quando sono iniziati i lavori, i biologi del Cert si sono subito accorti che le ossa erano completamente rovinate a causa dello sbattimento sugli scogli, mentre gli organi interni erano putrefatti. Così si è deciso di sezionare la carcassa cercando di salvare la testa e parti dello scheletro per scopi didattico-museali». Uno scenario forte, con la spiaggia trasformata in una macelleria a cielo aperto.

                                                                ******

Rimossa la carcassa della balena. Sono stati prelevati dei tessuti dagli esperti per capire le cause del decesso. E’ stata rimossa dalla spiaggia la carcassa della balenottera di quasi 18 metri spiaggiata a Rosignano  due giorni fa. La conferma arriva dal vicesindaco e assessore all'Ambiente del Comune di Rosignano Marittimo, Daniele Donati, rientrato da un ultimo sopralluogo. «In appena due giorni e nonostante le difficoltà di accesso all'arenile siamo riusciti a rimuovere la pesante carcassa - ha affermato Donati. L'animale è stato sezionato in varie parti dai tecnici di una ditta specializzata, con il monitoraggio dell'Arpat e la supervisione del servizio veterinario della Asl. Sono stati inoltre prelevati tessuti dagli esperti dell'università di Padova per cercare di capire le cause del decesso e stamani con ruspe e mezzi pesanti abbiamo provveduto a liberare la spiaggia». La carcassa verrà smaltita e avviata all'incenerimento in impianti esterni alla Toscana. «Stiamo invece valutando se sia possibile agire in modo diverso con la testa dell'animale - ha aggiunto vicesindaco - e trattenerla sul territorio, una volta privata dei tessuti, in modo da poterla utilizzare per scopi didattici». 
(Il Tirreno 21/3/2013)
                                                                                                                                
******
Balena spiaggiata, per Greenpeace "una morte annunciata". L'associazione ambientalista: "A rischio non sono solo i cetacei del Santuario, ma l'intera catena alimentare". Appello alle Regioni Toscana e Liguria.
"Una morte annunciata". Così interviene Greenpeace sul caso della balena che si è spiaggiata ieri sul litorale di Rosignano, "dopo che negli ultimi mesi - ricorda - lungo le coste del Tirreno abbiamo assistito a una vera e propria moria di cetacei: quasi 80 gli esemplari di stenella (una specie di delfino) spiaggiati fino ad oggi". In una nota Greenpeace sottolinea come da anni denunci "il grave degrado del Santuario dei Cetacei", un'area protetta per la quale però, afferma Giorgia Monti, responsabile della Campagna Mare dell'associazione, "non esistono regole per limitare l'inquinamento proveniente dalla costa e il traffico marittimo. Purtroppo l'accumulo di agenti inquinanti può debilitare questi animali tanto da abbassarne le difese immunitarie e renderli suscettibili a infezioni che possono anche causarne la morte". È a rischio, per l'associazione, non sono solo i cetacei del Santuario, ma l'intera catena alimentare: le analisi effettuate da Greenpeace nel 2010 sulle sogliole pescate al largo della costa toscana e ligure "evidenziavano la presenza di idrocarburi policiclici e metalli pesanti anche oltre i limiti consentiti". "È ora - conclude Monti - che le Regioni Toscana e Liguria si attivino davvero per tutelare il Santuario dei Cetacei. Greenpeace da tempo ha indicato quale dovrebbe essere la strada da percorrere, ma nonostante la promessa di un tavolo tecnico fatta nel 2011 dai Presidenti delle Regioni, ad oggi ancora nulla è stato fatto. E queste morti ne sono la triste conseguenza". 21/3/13.
                                                                
 ******
Spiaggiamenti, la Regione convoca l'Osservatorio dei cetacei. Da gennaio a oggi sono 25 i cetacei arenati in Toscana. L'Arpat: "Fenomeno anomalo". S'indaga sulle cause.
«Convocheremo al più presto l'Osservatorio dei cetacei, il soggetto istituito dalla Regione che, in caso di spiaggiamenti, interviene attraverso l'Arpat coordinando le operazioni di recupero e che, tra le altre cose, si occupa di coordinare gli studi e le attività presenti nel territorio sul tema della biodiversità marina e delle iniziative per la tutela dei cetacei. Lo scopo è fare il punto sulla situazione e individuare le cause di queste morti anche grazie alle professionalità del mondo scientifico e accademico toscane che ne fanno parte». Lo annuncia l'assessore regionale all'ambiente e all'energia Anna Rita Bramerini dopo il nuovo caso di balena spiaggiata ritrovata sulla sabbia di Rosignano Solvay. Da gennaio a oggi si sono verificati 25 spiaggiamenti di cetacei in Toscana, eventi che si sono concentrati nella parte più meridionale della Toscana comprese le isole d'Elba e Pianosa. Al momento sono ancora in corso gli esami di laboratorio sui campioni prelevati sulle stenelle morte e non si possono quindi fare ipotesi di alcun tipo sulle cause dei decessi. «Arpat - prosegue l'assessore - si sta preoccupando di tenere sotto controllo la situazione coordinando i vari soggetti, Izs, Usl, Università di Siena e Padova, che a vario titolo sono chiamati a dare il loro apporto. Un ruolo che va a supporto della Regione e che non perde di vista il coordinamento diretto quasi quotidiano con il Ministero dell'Ambiente». Tra i 25 animali registrati fino ad oggi, 19 appartengono alla specie Stenella coeruleoalba (stenella striata), 2 sono tursiopi (Tursiops truncatus), mentre 4 sono stati registrati come "indeterminati" a causa delle pessime condizioni di conservazione della carcassa. La numerosità degli eventi registrati in questo periodo in Toscana, confermata dal fatto che analoghi spiaggiamenti stanno avvenendo lungo l'intera costa Tirrenica, appare anomala, fanno sapere i tecnici di Arpat, pur considerando che il maggior numero di spiaggiamenti viene di solito registrato nel periodo invernale ed anche tenendo conto dell'efficienza raggiunta dalla rete di monitoraggio regionale che permette di anno in anno di segnalare un maggior numero di casi (lo scorso anno sono stati registrati 35 spiaggiamenti, il numero più alto registrato in Toscana dal 1986). Le analisi effettuate ad oggi su alcune stenelle spiaggiate sono da ricondurre ad infezioni di vario tipo. Gli esami di laboratorio finora hanno evidenziato che un animale è risultato infetto da Dolphin morbillivirus, un agente virale responsabile di due gravi epidemie in passato nel Mediterraneo (1990/1992 e 2006/2008) e di altri episodi analoghi nel resto del mondo. Inoltre, in due esemplari è stato isolato anche un batterio responsabile di sindromi emolitiche ed emorragiche. In generale, tutti gli animali si sono presentati fortemente parassitati, indice di un quadro immunitario significativamente compromesso. Tra le possibili ragioni, oltre al ruolo del Morbillivirus o di altri agenti biologici, è in corso di valutazione analitica anche quello di agenti inquinanti organici che si accumulano nei tessuti dei cetacei e che possono alterarne la risposta immunitaria. Si tende, comunque, a escludere il verificarsi di un episodio di tossicità acuta dovuta ad incidenti di origine antropica, perché allora sarebbero state coinvolte anche altre specie, non solo mammiferi e non essenzialmente stenelle, contemporaneamente e con tempi ridotti.
(Tirreno 21/3/13)
                                                                                                                                
******
La testa della balena Giusy al Museo di Scienze Naturali. Le ossa interrate in un’area pubblica tra un anno verranno estratte, ripulite e trattate per l’esposizione. Intanto sulla spiaggia è stata sparsa della calce per disinfettare la zona.
Caricati sui camion con una gru e spediti all’inceneritore di Livorno. Come normali rifiuti. Gli ultimi resti della balena Giusy se no sono andati così, in modo triste e anonimo, ieri mattina. Erano rimasti impacchettati sulla spiaggia per tutta la notte, dopo che il giorno prima gli esperti delle università di Siena e Padova avevano portato a termine il loro macabro (ma importante) lavoro, entrando e uscendo dalla pancia del cetaceo come tanti piccoli Pinocchio. In mano tenevano coltelli e campioni di tessuto da analizzare per scoprire le cause del decesso. Oggi l’odore di quel mattatoio en plen air è ancora presente. Sul bagnasciuga è stata sparsa della calce disinfettante. «Ma non ci sono rischi di alcun genere per la salute – spiega il vicesindaco Daniele Donati – La spiaggia sarà perfettamente agibile a breve». Ma qualcosa della balena Giusy – così battezzata perché che lo spiaggiamento è avvenuto nel giorno di San Giuseppe – rimarrà comunque a Rosignano: «Le ossa della testa e quella di una pinna laterale lunga quasi due metri erano in buon condizioni – spiega l’assessore Luca Agostini, che per giunta è archeologo – Saranno interrate in un’area di proprietà del Comune e tra un anno verranno tirate fuori per poi essere esposte al museo di storia naturale di Rosignano». Alcune vertebre saranno visibili già dai primi di giugno: «Sono già state pulite – prosegue – Ora dovranno essere essiccate e trattate con dei fissanti chimici perché non si deteriorino. Terminata questa fase preparatoria verranno
ricomposte ed esposte». Intanto, la Regione si muove per cercare di arginare la moria di delfini e cetacei (ieri a Quercianella si è spiaggiata una tartaruga marina). «Convocheremo l'Osservatorio dei cetacei, il soggetto che si occupa di coordinare gli studi e le attività sul tema della biodiversità marina e la tutela dei cetacei – ha spiegato l’assessore Annarita Bramerini – Lo scopo è individuare le cause di queste morti». Intanto, entro 15 giorni arriveranno i risultati delle analisi. Gianni Parrini
                                                                                                                                     
******
Dopo la balenottera spiaggiata, ritrovate altre tre carcasse: due tartarughe e un delfino. Si escludono i fusti tossici o sostanze inquinanti. I dettagli.
E’ arrivata all’epilogo la storia della balenottera comune (Balaenoptera physalus) che si era spiaggiata il 19 marzo in una piccola ansa del litorale di Rosignano all’altezza del bagno “ Lo Scoglietto”. Rimuovere e recuperare la carcassa di circa 17 metri di lunghezza e 20 tonnellate di peso non è stato uno scherzo. Si è reso, infatti, necessario l’intervento di una ruspa, l’impiego della motosega, cime, fasce e l’impegno di molti, molti uomini e donne. Una squadra di veterinari si è data da fare per eseguire la necroscopia dell’animale e poter quindi stabilire le cause di morte: erano i componenti del CERT (Cetaceans Strending Emergency Response Team), la task force nazionale nata recentemente dalla collaborazione fra Ministero dell'Ambiente e l'Università degli studi di Padova per gestire le emergenze connesse agli spiaggiamenti, soprattutto di cetacei vivi o di grandi dimensioni; e i veterinari dell’IZSLT (Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana), sede di Pisa. Non è mancato nemmeno l’intervento del personale dell’Università di Siena, che eseguirà analisi di tipo tossicologico sui tessuti prelevati, e di ARPAT che, a supporto dell’OTC (Osservatorio Toscano Cetacei), ha coordinato l’intervento di recupero, collaborando con la Guardia Costiera e il Comune di Rosignano, la Polizia Municipale e molti volontari. Sfortunatamente la balenottera era morta già da diversi giorni, anche più di dieci e lo stato troppo avanzato di decomposizione ha permesso solo un parziale campionamento di quello che restava degli organi e tessuti molli. Anche lo scheletro era compromesso, molte costole e vertebre erano rotte, forse a causa di una collisione con una nave (avvenuta quando ormai la balenottera era già morta e galleggiava in superficie) oppure a causa dello sbattere contro scogli e il basso fondale della carcassa dovuto alla mareggiata dei giorni scorsi. Lo scheletro doveva essere recuperato, nella sua interezza, dal Museo di Storia Naturale di Rosignano che, fin da subito, aveva fatto formale richiesta affinché questo potesse essere recuperato, ripulito, rimontato e un giorno esposto al pubblico nel luogo del suo ritrovamento. Questo non sarà possibile, ma è stato preservato comunque ciò che era ancora integro: un paio di vertebre, una costola, una pinna completa di scapola e il grande cranio (lungo circa 4 m). Soprattutto questo avrà bisogno di una lunga fase di pulitura e sarà, per il momento, interrato presso un appezzamento di terreno messo a disposizione dal Comune di Rosignano. Lo spiaggiamento della balenottera di Rosignano, pur essendo un evento eccezionale e che richiama indubbiamente l’attenzione di tutti, scatenando anche un acceso dibattito mediatico, non sorprende gli addetti ai lavori. Rientra nella “normalità” delle cose che questi animali muoiano per diverse cause e che poi la carcassa venga sospinta verso le coste e spiaggiata. Negli ultimi 5 anni, in Toscana, abbiamo registrato una media di uno spiaggiamento di una balenottera l’anno; e il fatto non ci sorprende anche perché questo grande mammifero marino nuota abitualmente nei nostri mari e non sono rari gli avvistamenti di esemplari vivi. Inoltre questo esemplare di Rosignano, una femmina di 16,40 m, non rappresenta nemmeno un record per le dimensioni visto che le femmine di questa specie, più grandi dei maschi, raggiungono i 24 m di lunghezza massima. Nel 1992 una femmina di balenottera comune si era spiaggiata in analoghe condizioni (sotto una pioggia battente!) a Calambrone: adesso il suo grande scheletro, dell’eccezionale lunghezza di quasi 24 m, può essere ammirato al Museo di Storia Naturale di Livorno. Per conoscere le cause di morte della balenottera di Rosignano dovremo aspettare diversi giorni. L’evento, comunque, non sembra riconducibile in alcun modo a cause ambientali e tanto meno ai fusti tossici persi dall’Eurocargo Venezia. Come sembra anche casuale il fatto che nelle giornate di ieri e oggi (20 e 21 marzo) siano state ritrovate le carcasse di due tartarughe e di un delfino. Il delfino, un tursiope maschio di circa 2 m di lunghezza, è stato ritrovato a Marina di Donoratico. Grazie alla segnalazione della Capitaneria di Porto nel pomeriggio di ieri i veterinari dell’IZSLT di Pisa, dopo essere intervenuti sulla balenottera, si sono recati sul posto ed eseguito la necroscopia anche di questo esemplare. Le tartarughe, una ritrovata a Vada, in località La Mazzanta, ed una a Livorno, presso il bagno Paolieri, erano in avanzato stato di decomposizione e sono state smaltite dopo aver acquisito la documentazione fotografica, alcune informazioni di base e le dimensioni. (Fonte: Ufficio Stampa ARPAT - 22/03/2013).
I dati storici registrati in Toscana nel periodo 1986-2014 riportano solo 6 ritrovamenti di capodogli lungo le nostre coste: 4 nel 1988, 2 nel 2008 ed uno nel 2014.

Torna a "I video della nostra storia"