La fabbrica

     Il ROGITO CORCOS DEL 2 Aprile 1912 fra SOLVAY e GINORI-LISCI per "Querceto"
                                                       di Mauro Corsini
La società Solvay, ha dovuto acquisire le materie prime, i terreni e quanto altro necessario a produrre la soda in Toscana, stipulando convenzioni e contratti per i quali si è in gran parte servita dello studio notarile Corcos. Una delle più importanti transazioni è stata l’acquisto del salgemma contenuto nel sottosuolo della concessione di ”Querceto” situata nell’omonima tenuta di proprietà del Marchese Ginori-Lisci e l’affitto del terreno di superficie che il suddetto Marchese non ha mai voluto vendere. Mentre gli altri contratti riguardano la parte economica della transazione, il rogito in oggetto contiene, nelle puntigliose precisazioni sui rapporti fra Solvay e dipendenti con l’Amministrazione Ginori, una testimonianza talvolta amena di usi e costumi di stampo medioevale ancora vigenti nel “feudo”.
Il marchese Ginori può essere considerato per l’epoca un agricoltore illuminato che aveva dato vita ad una azienda modello e pur amministrando con mano ferma i suoi numerosi dipendenti aveva a cuore il benessere dei suoi “sudditi”.
I mezzadri avevano abitazioni di uno stand decisamente superiore a quello delle altre fattorie. Lo staff tecnico dei fattori e sottofattori era dei migliori; la fattoria disponeva di officina meccanica, falegnami e muratori per la manutenzione degli attrezzi e fabbricati. Le prestazioni che i contadini dovevano alla fattoria erano pesanti e sembravano un residuo delle medioevali” angherie”, ma tutto sommato la vita di un dipendente Ginori era migliore di quella di qualsiasi altro contadino della zona. Tutto ruotava intorno alla figura del proprietario e la paura del marchese che la nascita di una attività mineraria importante dentro la tenuta turbasse gli equilibri consolidati sottraendo mano d’opera all’agricoltura e introducendo moderne concezioni politiche legate all’industria era più che legittima.
E’ evidente che la proprietà Ginori non vedesse di buon occhio l’installazione nel cuore della tenuta di una lavorazione importante e si dice che la spinta ad accettare l’offerta Solvay fosse arrivata da una colossale perdita al gioco che poteva essere onorata solo vendendo il salgemma. Si proprio così, vendendo, dato che in quell’epoca il proprietario del terreno possedeva anche il sottosuolo e tutto quello che conteneva. La decisione che la famiglia Ginori prese fu di vendere il sale e affittare il terreno di superficie. Si dice che il marchese abbia fatto venire da Firenze un legale di fiducia e lo facesse dormire in una camera attigua alla sua per averlo a portata di mano anche la notte per discutere e annotare le prescrizioni da imporre a Solvay.
Esaminando il contratto vediamo che la prima parte riguarda i confini entro i quali la società Solvay può esercitare l’attività estrattiva.
Il proprietario, oltre a indicare il metodo di estrazione (dissoluzione in loco), indica anche in maniera particolareggiata e direi pignola, il numero degli operai da impiegare, i percorsi da seguire la dislocazione dell’ officina etc.
Anche per costruire gli alloggi dei dipendenti il marchese pone dei paletti: indica le dimensioni della casa, del giardinetto intorno, il numero delle famiglie (quattro e solamente estere) da alloggiare. Rimane solo da precisare il numero dei gatti che potevano tenere e le verdure da coltivare e poi è previsto tutto!! La perforazione di ogni sondaggio doveva essere preventivamente autorizzata dal marchese; l’acqua usata poteva essere prelevata solo dal fiume Cecina, non potevano essere perforate zone piantate a vite o ulivo o piante da frutto. Naturalmente successivi accordi eliminarono molte delle restrizioni previste all’inizio altrimenti sarebbe stato impossibile estrarre il sale in maniera economica e razionale. Gli articoli fino al 16° si occupano dettagliatamente della coltivazione mentre quelli dal 170 al 210 trattano il comportamento che i dipendenti Solvay debbono tenere nella proprietà Ginori
Ogni operaio o impiegato Solvay doveva essere gradito al marchese che a suo insindacabile giudizio poteva obbligare la società ad allontanare ogni suo dipendente non gradito o che (testuale) “non avesse usato tutti i riguardi e rispetti dovuti al proprietario, a chi lo rappresenta, alle sue guardie e ai suoi dipendenti tutti e così il personale del compratore, impiegati ed operai occupati nei lavori nella proprietà di Querceto sarà sottoposto agli usi e consuetudini che disciplinano il personale della suddetta proprietà.”
A proposito di usi e consuetudini si diceva (non so se sia vero) che il marchese, impenitente dongiovanni, amasse esercitare una specie di “Ius primaè noctis” sulle più attraenti pulzelle del suo feudo e si dice allontanasse le famiglie che rifiutavano il balzello. Non mi risulta però che abbia mai fatto valere questa consuetudine nei riguardi dei dipendenti Solvay.
Non è specificato se era obbligatorio togliersi il cappello di fronte ai guardiacaccia, mentre era inteso che i dipendenti Solvay dovessero salutare per primi quelli della fattoria.
Il soggiorno del personale Solvay sulla proprietà doveva limitarsi strettamente all’orario di lavoro, secondo percorsi ben precisi e con il divieto di passare “a piedi, in vettura o con carri” sulle altre strade.
Il Marchese aveva anche la necessità di salvaguardare le sue riserve di caccia e a questo problema dedica una parte notevole del rogito.
Era vietato introdurre nella tenuta armi da fuoco o qualunque altro arnese atto alla caccia e ogni infrazione veniva punita con l’allontanamento del colpevole.
Questo articolo è stato fatto osservare con puntiglio. Non mi risulta che Solvay abbia licenziato qualcuno, ma ricordo bene nel primo dopoguerra un operaio che, sorpreso a catturare un fagiano, fu trasferito a Buriano. La punizione non era leggera perché doveva fare 20 km. di bicicletta in più per recarsi al nuovo posto di lavoro. Naturalmente quasi tutte queste prescrizioni vennero a cadere dopo la guerra o perché modificate da successivi accordi o perchè confliggevano con il nuovo ordinamento delle leggi.
Comunque la lettura e l’esame di questo rogito descrive perfettamente gli usi, i costumi e il modo di pensare del tempo e sono un utile strumento per comprendere quale era la vita in quei giorni.            Mauro Corsini Solvay Ponteginori.

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