Rosignano Marittimo oggi | ||
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La lapide a ricordo dell'eccidio del Saracino sulla via verso L'Emilia |
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![]() 2 luglio 1944 - Eccidio al podere Saracino II° Sangue innocente, versato per chissą quali misteriose e incomprensibili ragioni. Nel podere immerso nella campagna vivono in dodici, il capoccia: 1 - Angelo Ricciarelli di 79 anni, 2 - la moglie Zelinda Turini di 77 anni, 3 - la figlia Iole di 53 anni 4 - con il marito Ermando Luppichini di 55 anni, 5 - il figlio Ulisse di 47 anni 6 - con la moglie Francesca Bettini di 46 anni e i 7 - figli Inigo di 16 8 - e Maido e 9 anni, 9 - il figlio Emo di 32 anni 10 - con la moglie Livia Bandini di anni 29 e 11 - il figlio Giancarlo di 7 anni e 12 - Maria Geppini cognata del capoccia. Alle 17,30 di quel 2 luglio si presentarono al podere tre militari della sedicesima divisione SS arrivata a Rosignano nella mattinata. Altri erano appostati in pineta ed oltre la strada. Durante una tregua dei cannoni, Emo, lasciando il ricovero provvisorio vicino a casa, si reca a governare il bestiame. Lo segue il nipote Inigo, ma appena allo scoperto vede i tedeschi e torna ad avvertire gli altri. Anche la moglie di Emo vede e corre in casa seguita dagli altri familiari ancora all'esterno. In casa discutono fra tutti il da farsi poi gli uomini decidono di uscire per tirar fuori una "macina" dal campo, le donne restano all'interno. Poco dopo raffiche di mitra e le grida dei congiunti. Angiolo il pił anziano che era rimasto con le donne, corre fuori e viene mitragliato. Un tedesco si affaccia alla porta e urlando butta fuori Zelinda, Iole, Maria e Francesca che appena fuori vengono uccise come gli atri a colpi di mitra. I tedeschi radunano gli otto corpi in un capanno attrezzi vicino e puliscono la scena. Quattro soli i superstiti, dagli occhi sbarrati per il terrore, sono la ventinovenne Livia Bandini, con il figlio Giancarlo di 7 e i nipoti Inigo di 16 e Maido di 9. Una donna e tre bimbi, senza pił alcun congiunto. I militari dicono che sarebbero tornati a pranzo con il loro tenente. Livia terrorizzata prende i bambini e si rifugia dai coloni vicini, alla Bucaccia e pił tardi con l'aiuto di Osvaldo Nocchi raggiunge la casa paterna vicino al cimitero. Del gesto disumano e sconvolgente resta, l'indicibile sapore della morte. Nel novembre 2001 il Comune ha posto questo cippo a ricordo delle "vittime innocenti della follia della guerra". |
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