Gli ospiti di Castiglioncello  Cronache


Da "Il Tirreno" del 19-08-2015 di Dino Dini

I ricci di Pirandello il due pezzi di Marta e l’eros delle tartarughe
Quando lo scrittore passava l’estate con la sua compagna al Miramare (in camere separate) e ai bagni Ausonia

Fra i primi a scoprire le bellezze naturali di Castiglioncello e a sceglierla come paradisiaco luogo di vacanza furono il fior fiore di artisti ed intellettuali. Anche alla fine degli anni '20 tanti erano i personaggi illustri che la frequentavano e fra essi, senza dubbio, il più assiduo era il grande Luigi Pirandello che s'innamorò letteralmente di questo mare sempre azzurro e di queste riposanti pinete dall'intenso profumo di resina. In una sua lettera indirizzata alla famosa attrice e sua musa ispiratrice Marta Abba scriveva: "Qua il posto è veramente delizioso, un paradiso. Un silenzio! Una quiete! Bellezze naturali incantevoli, ti dico, un vero paradiso. Io sto tutto il giorno a lavorare al cospetto del mare". A quel tempo ospiti estivi di questo angolo di costa che molti anni più tardi sarà enfaticamente definito la "Perla" erano anche il "vate" Gabriele d'Annunzio, l'attore Sergio Tofano, autore anche del signor Bonaventura, popolare personaggio del "Corrierino dei Piccoli", il pittore Giorgio De Chirico, il commediografo livornese Sabatino Lopez e il grande critico teatrale Silvio d'Amico. Insomma Luigi Pirandello si trovava in ottima compagnia della quale naturalmente avrebbe fatto parte ben presto anche la "sua" Marta. Infatti nell'estate del 1932 insieme a lui arrivò anche l'attrice. Il regista cinematografico Luigi Filippo d'Amico, autore fra l'altro di un bel libro dal titolo "L'uomo delle contraddizioni - Pirandello visto da vicino", il quale poteva vantare una personale conoscenza con lui e un legame familiare avendone sposato la nipote Lietta Aguirre, ricordava il suo primo incontro a Castiglioncello con il drammaturgo siciliano e Marta Abba. Nel 1932 Luigi Filippo aveva otto anni e conobbe la coppia sulla spiaggia dei bagni Ausonia. Nel suo racconto confessava di essersi "innamorato" dell'attrice perché, forse per prima fra tutte le donne italiane, esibiva un due pezzi di finto leopardo che nascondeva appena l'ombelico. In quegli anni Pirandello era al massimo della sua celebrità. Considerato il drammaturgo di maggior fama nel mondo, le sue commedie venivano rappresentate sui più importanti palcoscenici dei cinque continenti a cominciare da quelli dei teatri di Brodway. Molte sue opere venivano trasposte in versione cinematografica e interpretate dai più grandi attori. Anche la mitica Greta Garbo fu protagonista di varie pellicole. Nel 1934 per la sua feconda produzione teatrale fu insignito meritatamente del premio Nobel per la letteratura. Pirandello fu assiduo di Castiglioncello fino al 1935 un anno prima della sua scomparsa. Quando veniva qui in villeggiatura, essendo molto ghiotto di ricci di mare, se li faceva raccogliere da un bagnino dai capelli rossi di nome Delago. Al commediografo agrigentino piacque molto quel nome tanto che lo dette ad un personaggio della sua commedia "I giganti della montagna". Pirandello odiava la modernità e con essa tutte le nuove invenzioni. Nutriva una vera e propria idiosincrasia per il telefono che forse non ha mai usato e anche nelle sue commedie non lo ha mai utilizzato. Amava invece le auto e la velocità. Qui a Castiglioncello arrivava con l'Asturia che gli aveva regalato la Lancia guidata dall'autista Francesco con tanto di stivali e spolverino. Francesco diceva che nel viaggio Roma Castiglioncello e viceversa, quando venivano superati da altre macchine, il maestro si arrabbiava moltissimo. In una di quelle calde estati accadde anche un fatto abbastanza singolare. Pirandello e lo scrittore Massimo Bontempelli passeggiavano in uno degli ombrosi viali del promontorio quando si imbatterono in un gruppetto di quattro o cinque ragazzini che guardavano attentamente nel giardino attraverso la cancellata di una villa. I due si avvicinarono e si accorsero che quei giovani stavano osservando molto interessati due tartarughe che si accoppiavano. Pirandello rimproverò severamente i ragazzi e si allontanò disgustato. Un uomo che aveva rivoluzionato il modo di fare teatro non era ancora capace, coerentemente con il suo tempo, di comprendere una più che naturale curiosità giovanile. Luigi Pirandello e Marta Abba erano soliti alloggiare all'Hotel Miramare e prendevano sempre due camere separate una di fronte all'altra. Questa separazione delle camere convaliderebbe l'ipotesi assai diffusa che il rapporto fra i due fosse soltanto platonico. Nelle lettere a Marta Abba lui la chiamava "divina" e la scongiurava di non abbandonarlo mai. Le scriveva: "Tu sei la mia arte. Compongo le mie commedie con gli occhi della mente fissi a te". L'attrice aveva trentatré anni meno di lui e un giorno Pirandello parlando con l'amico Bontempelli disse: "Marta Abba è una signorina e tale deve restare finchè troverà un uomo che possa comprendere il suo valore". E la stessa Marta qualche anno dopo la morte del suo autore ebbe a dire ad un giornalista: "Se il maestro avesse voluto...". Le due camere che si fronteggiano nel corridoio dell'Hotel Miramare, arredate ancora oggi con gli stessi mobili di allora, sono là a testimoniare il candore della relazione fra i due. Ma lasciando da parte ogni morbosa curiosità sulla natura del rapporto, è appurato che la loro intesa fu forte e perfetta e ciò è senz'altro la cosa più importante, soprattutto dal punto di vista artistico. Dino Dini

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