Gli ospiti di Castiglioncello  Cronache


Da "Corrierefiorentino.corriere.it" del 29-06-2009 di  Marco Gasperetti

Castiglioncello e i migliori anni della mia vita
Carlo Conti: «Ci venivo con la mamma da bambino. Ci sono tornato venti anni fa» .

Abbronzatissimo e pronto a farsi chiamare Calimero per l’eternità dall’amico Panariello, Carlo Conti si gode «I migliori anni» a Castiglioncello. «È il mio buen retiro. E soprattutto un ritorno felice, vivendo il presente con uno sguardo al passato — racconta — Perché qui venivo da bambino, con mamma che faceva la tata e in estate si trasferiva alcuni giorni al mare per lavoro. A Castiglioncello ho trascorso anni straordinari. A giocare davanti alla Baia del Quercetano, tra la ferrovia che buca le colline come un quadro d’autore, a respirare il salmastro a Punta Righini, a sognare guardando il mare in burrasca a Godilonda».
E qui magari hai passato il tuo anno straordinario…
«Non uno, ma molti. Mi ricordo l’estate magica di quarant’anni fa, luglio 1969, l’uomo sulla luna. Avevo otto anni e con la mia amichetta Valeria, tutte le sere guardavamo il cielo e la luna per tentare di scorgere gli ‘‘omini che camminavano lassù’’ come ci avevano detto i grandi. Guardavamo e ascoltavamo il mare. Intorno a noi profumi straordinari di salmastro e resine di pino. Sono emozioni che restano dentro per sempre. Quando sono tornato qui, da adulto, ho provato le stesse emozioni».
Formidabili, quegli anni, anche perché Castiglioncello era frequentata dai grandi del cinema e della tv. Mai incontrati?
«Come no. E probabilmente è stato quello il mio imprinting al mondo dello spettacolo. Ricordo ancora la gioia nell’incontrare una domenica mattina a messa, Bice Valori e Paolo Panelli. A quei tempi era facilissimo, passeggiando per il centro, incrociare Mastroianni, Sordi, Montagnani. E la cosa più incredibile è che la gente del posto considerava la cosa assolutamente normale. Raramente chiedevano autografi e cercavano di non importunarli. Anzi erano loro stessi, i divi del cinema, a fraternizzare con gli abitanti. Panelli e Mastroianni, per esempio, avevano fondato il famoso Circolo delle quattro gomme lisce con amici autonoleggiatori. Passavano molti pomeriggi a chiacchierare, scherzare, sorridere. Si riposavano tra la gente, tra gli spettatori. Diventavano loro stessi spettatori».
Succede anche oggi con te?
«Con tutte le dovute distinzioni assolutamente sì. Non è un luogo comune dire che la gente è straordinaria. A Castiglioncello sono livornesi. E io li conosco bene, i livornesi, la mia mamma è nata a Livorno e dunque ho nel Dna questa gente. Mi incontrano, mi salutano, ma non sono mai invadenti. Mi aiutano anche a capire se una mia trasmissione funziona o meno e mi danno consigli. E quando devono criticare lo fanno senza giri di parole. Me lo dicono in faccia, sono genuini... come il cacciucco».
E tu ci rimani male?
«Assolutamente no. Sono contento, serve a migliorare e spesso questi ‘‘livornesacci’’ hanno proprio ragione. Anche questo fa parte di quelle ‘‘vacanze creative’’, come le ha chiamate Suso Cecchi D’Amico (pure lei innamorata di Castiglioncello), che soltanto questi luoghi ti possono regalare». Perché creative? «Perché qui, insieme al riposo totale, ho pensato a molte mie trasmissioni. C’è un segreto per trarre l’ispirazione giusta».
Un segreto?
«Sì, una tecnica che aiuta a pensare meglio durante l’ozio creativo. Sai qualè? Mettersi al tramonto seduti davanti alla scogliera e pensare, escogitare, ponderare».
Per poi…
«Farsi venire l’idea brillante. Alta tensione, l’Eredità e I migliori anni sono nati qui, respirando il salmastro a pieni polmoni. Proprio come mi diceva mamma da piccolo. Respira, respira, vedrai che poi a Firenze non prenderai più neppure un raffreddore. E sai che cosa ti dico? Funziona davvero. Io tocco ferro, ma da quando sono tornano a Castiglioncello da ‘‘grande’’ con ho più preso un’influenza».
Il salmastro serve anche a dare le idee per i programmi?
«Sembra proprio di sì. A Castiglioncello ho portato anche i miei autori. E la cura ha funzionato. Non è solo il salmastro, ma il mare intero, il cielo, i panorami, i tramonti straordinari, il vento, i suoni, le armonie di una natura a tratti ancora non deturpata. Lo sanno anche i miei amici che mi vengono a trovare spesso. Giorgio (Panariello), Leonardo (Pieraccioni), tutta la banda dei mitici anni di Vernice Fresca».
E tu la cura Castiglioncello quanto la fai durare?
«Tre mesi secchi. Da giugno a fine agosto. Sono tornato stabilmente nel 1999, dopo anni trascorsi in Versilia. Belli anche quelli, ma Castiglioncello è un’altra cosa. Relax assoluto, pesca a Punta Righini, passeggiata davanti alla Baia del Quercetano. Qualche puntatina all’Astragalo, il ristorante discoteca a picco sul mare che ha sostituito il mitico Ciucheba. E quando ho voglia mi sposto anche nei dintorni, che fanno sempre parte dello stesso quadro d’autore».
Ce li racconti?
«Intanto tutta la scogliera che da qui arriva sino a Livorno. Quella del Sorpasso, per intenderci. Che spettacolo! Rocce rossastre che si inabissano nelle onde di Calafuria e del Romito. Se vai in direzione nord, hai il mare sulla sinistra e le colline sulla destra. A sud, invece, c’è Rosignano Marittimo. Abbarbicato sulla collina, davanti alle spiagge bianche. La vegetazione è incredibile, come quella del Castellaccio, che invece è più a nord davanti a Livorno. Allora pensi. Ma guarda che posto è questo qui. Sei al mare, puoi scegliere la spiaggia di qualche baia, oppure gli scogli di anfratti nascosti, puoi muoverti nella pineta e, in pochi minuti, essere su una vetta che sembra una montagna. Guardi tutto questo e godi. Non è un caso che D’Annunzio abbia chiama Godilonda una zona di Castiglioncello. Sei felice e pensi che, probabilmente, Castiglioncello è l’essenza dei ‘‘migliori anni della mia vita’’».

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