Gli ospiti di Castiglioncello  Cronache


Da "Il Tirreno" del 28-12-2002 di Alberto Lami

Meno male che c’è anche Armunia

 Può sembrare un’avventura che un castiglioncellese si metta in testa di raccontare sensazioni, idee, ma sopratutto emozioni che il proprio paese gli trasmette.  Ci vuole solo il coraggio e la presunzione di saperlo fare, specialmente quando si pensa di servirsi di un giornale. Forse è perchè sento il dovere di fare ringraziamenti, visto che da qualche anno la situazione ambientale e strutturale è cambiata in meglio.  Non è poco quello che hanno saputo fare alla «Virgola», che con la sua perfetta ristrutturazione, è stata battezzata con il nome di Diego Martelli e, che, con la sua esposizione permanente, insegna e preserva la gloriosa storia di Castiglioncello; per non parlare delle proposte d’arte, che periodicamente si svolgono e degli innumerevoli incontri culturali che avvengono nella serena e splendida cornice della Limonaia. Che dire poi del Castello Pasquini, con le due grandi mostre dei macchiaioli, di livello internazionale, di questi due ultimi anni, per cui occorre ringraziare il Comune e la cara Francesca Dini. È di pochi giorni fa la «ciliegina sulla torta», la consegna al paese della Torre Medicea, ristrutturata magistralmente, che ha portato Castiglioncello ancora più in alto, visto che dalla sua cima si gode un paesaggio sublime: «Grazie ancora!». Se si considera poi che da qualche anno, tutto il territorio gode di un maquillage accurato e di una pulizia mai vista, non si può altro che dire: «Grazie Rea!» Mi rimangono ancora tre ringraziamenti: il primo, spero di farlo presto, quando sarà ristrutturata Villa Celestina, il secondo quando sarà sistemata la passeggiata sulla scogliera, magari con l’ aggiunta di un parcheggio nella zona più adatta del paese, per esempio a fianco della ferrovia. Il terzo lo faccio subito: sento il dovere di ringraziare Armunia perche da anni propone cultura ad altissimo livello: purtroppo i successi non sono stati sempre notati da una buona parte dei cittadini. Vorrei ricordare brevemente che dal teatro del Castello Pasquini sono passati nomi di levatura mondiale come Nurejev, Carla Fracci, Luciana Savignano, oltre a una moltitudine di spettacoli meno noti, ma ugualmente stimolanti. Mi soffermo volentieri su un personaggio che si è fermato sul nostro territorio più per amore che per convenienza e che io chiamo affettuosamente Micha. Questo grande artista, considerato tra i primi cinque coreografi del mondo, ci ha onorato chiamando il suo corpo di ballo, «Theatre Ensemble di Castiglioncello»; vi assicuro che, quando vidi sulla facciata del Teatro Lirico di Milano, uno dei più prestigiosi della città meneghina, il grande striscione del balletto di Micha con il nome di Castiglioncello impresso, provai una fortissima emozione colma di orgoglio: se la compagnia di Miche fu chiamata al Lirico di Milano, vuol dire semplicemente che si trattava di un avvenimento d’importanza internazionale.  Che dire poi del G7 di Napoli, quando durante la serata di gala per i grandi d’Europa, trasmessa in Eurovisione, il balletto di Micha, fu chiamato per ben due volte in scena, ma, purtroppo, il nome di Castiglioncello non c’era più perchè Micha, precedentemente, era stato costretto a cambiare sede.    Purtroppo le strutture che propongono cultura non vengono apprezzate per le finalità che si prefiggono: ogni tanto si sente dire che costano troppo e che vengono spesi inutilmente i soldi dei contribuenti.  Io, onestamente, non ho mai saputo che proporre cultura significhi avere profitti, se non morali. Provate a immaginare, solo per un attimo, se una parte dei cittadini di Milano, si arrabbiasse con il comune perche la Scala costa troppo per la sua gestione e pensasse che sarebbe meglio adibirla, magari, a grande centro commerciale per ricavarne enormi profitti! Armunia, secondo me, non sperpera i soldi dei contribuenti; si propone invece, anche se faticosamente, ma con grande capacità intellettuale, di conservare e diffondere un patrimonio culturale, medicina efficace per attenuare o sconfiggere piano piano l’ignoranza e rendere la vita più lineare e più degna di essere vissuta

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