Gli ospiti di Castiglioncello  Cronache


Da "Il Tirreno" del  27-09-2002 di Antonio Valentini

Un mito muore assieme a «Pino Vampata».
 Nell'obiettivo della sua macchina la storia recente di Castiglioncello

Mai fece uno scoop: per cantanti e attori era un uomo di fiducia

Nick Flash Vampata è morto in silenzio. Con la sua Rollei a tracolla aveva dato una certezza in più alla gente, presa dal turbine della ricostruzione e affascinata da un progresso che appariva inarrestabile. Se la televisione in bianco e nero, ai più incomprensibile miracolo della tecnologia, trasformava attori, cantanti e soubrette in semidei, Pino Vampata con i suoi scatti ci rassicurava sulla loro umanità. D'accordo, erano privilegiati, potevano permettersi cose che altri sognavano, ma non si nutrivano di solo nettare e, in fondo, erano uomini e donne con i difetti e i pregi degli uomini e delle donne. Lui era sempre lì, pronto a immortalare tanta umanità d'èlite, che d'estate migrava da Cinecittà a piazza della Vittoria trasformando la Castiglioncello dei cupi anni del dopoguerra nella sfavillante Perla del Tirreno. Pino Perrone, 71 anni, fotografo dei vip nelle lunghe notti castiglioncellesi, è morto lunedì sera a Cecina, dove da qualche tempo si era stabilito. Una morte silenziosa, come silenziosi sono stati gli ultimi anni della sua vita. Svolse la propria attività soprattutto nel decennio 1955-1965. Dapprima arrivava in pineta con la Vespa, poi a bordo di una più comoda Cinquecento. E scattava. «Avevo sette anni - ricordò a Claudio Castaldi - quando mio padre mi regalò una macchinetta fotografica dopo che l'avevo corteggiata a lungo, passando e ripassando davanti alla vetrina». Una passione profonda, dunque. Che tuttavia non riuscì a trasformarlo in paparazzo, in uno di quelli che di notte s'incrociavano per via Veneto pronti a documentare amori segreti, scappatelle e spogliarelli. Pino non fece uno scoop che fosse uno, non violò mai la privacy di un personaggio famoso: non ne aveva l'indole e dopotutto, come scrisse ancora Castaldi, la sua costante presenza nei ritrovi non glielo rendeva necessario. Bastava aspettare un po' e lui arrivava. Ogni giorno. Non si dimenticava mai di passare dai bagni Ausonia, dai Lido o dai Miramare. Ed era immancabile sulla terrazza della Lucciola, che la sera diventava dancing, o al Tennis Club. La sua grandezza sta nella documentazione che è riuscito a lasciare: migliaia di scatti, e di negativi, sulla dolce vita castiglioncellese, sulle molli serate trascorse in riva al mare, dove lo spettacolo s'esauriva nella presenza dei personaggi e la mondanità esemplificava l'ottimismo che avvolgeva l'Italia di allora. «Perrone Pino fotografo del Cardellino» (dal marchio del timbro che apponeva dietro alle sue foto) toccò il vertice della carriera quando Castiglioncello si trasformò nel set del Sorpasso, il film di Dino Risi. D'un tratto la Perla del Tirreno si popolò di personaggi quali Vittorio Gassman, Catherine Spaak, Jean Louis Trintignant, Claudio Gora e il lungomare si costellò di curiosi, di comparse, dei loro amici e dei loro parenti. Pino, anziché puntare l'obiettivo della Voigtlander sul cast, si soffermò sui retroscena: immortalò attori e attrici durante le pause, nei momenti di riposo, quando i semidei ridiventavano uomini tra quanti, a vederli, increduli sgranavano gli occhi. Giorni che fecero la fama di Castiglioncello e che oggi sono un monumento nella memoria della cinematografia italiana. Pino Perrone, alias «Perrone Pino fotografo del Cardellino», chiamato anche «Nick Flash Vampata» ma soprattutto «Pino Vampata», pur avendo visto passare la storia nel suo obiettivo, non si dava arie. Nessuna ostentazione, semplicità di vita disarmante, il basso profilo assunto a modello di vita. Con Fabrizio Cavallini, che durante un'intervista gli ricordava di essere un grande fotografo e un grande fumatore, si schernì: «Grande no - rispose -, perché sono piccino». Proprio in quell'occasione rivelò un gustoso retroscena, un particolare inedito all'aneddoto della sua prima macchina fotografica. Passava e ripassava davanti a quel negozio e finalmente trovò il coraggio di entrare dentro «senza dire nulla in famiglia - scrisse Cavallini -. Si fece dare una macchina e disse: "A pagarla passa il mio babbo". Che era maresciallo dei carabinieri. La pagò, come no. Ma Pino prese anche il primo sculaccione della sua vita». Il funerale si svolgerà questa mattina. Alle 9.30 il feretro muoverà dall'obitorio dell'ospedale di Cecina, alle 10 sarà celebrata una messa in Santa Teresa.

Torna all'indice cronache