Gli ospiti di Castiglioncello  Cronache


Da "Il Corriere della Sera" del  24-05-97 di Enrico Vanzina

Ciao Paolo, piccolo grande attore

Ciao Paolo, piccolo grande attore. E cosi anche Paolo Fanelli se n'è andato. A pochi mesi dalla scomparsa del suo più grande amico, Marcello Mastroianni. Ma adesso, se quello che io credo esiste, Paolo e Marcello si sono ritrovati. E non si lasceranno più.
Lo amavo moltissimo. Lo conoscevo da circa quarant'anni. Insieme la lui e a sua moglie Bice Valori ho trascorso alcuni dei momenti più belli della mia giovinezza. Paolo era un grande amico di mio Padre ed io ho avuto la fortuna di diventargli altrettanto amico.
Era un amico silenzioso, rispettoso, soprattutto spiritoso. Quando negli ultimi tempi, lui già molto malato, lo incontravo la sera al ristorante «I due ladroni
» dove aveva l'abitudine di cenare da solo, andavo in pellegrinaggio al suo tavolo e lui, vedendomi, s'illuminava.
E restavamo li a fissarci sorridendo, perché io ricordavo un sacco di cose la lui e lui a me. Ricordavamo quei tempi meravigliosi di Castiglioncello. Ricordavamo le memorabili serate a casa di Suso Cecchi d`Amico o a casa Mastroianni, quando lui e Marcello si esibivano in scenette memorabili ed esilaranti. Scenette nelle quali il protagonista era Paolo e Marcello faceva la spalla. Perche con Panelli in scena anche il grande Mastroianni si accontentava del second role. Diciamolo, a modo suo, sul terreno dell'umorismo, Panelli era un genio. In quel suo piccolo corpo un po' sgraziato Dio aveva concentrato chili e chili di incredibile comicità naturale. Si, era un genio. E come tutti i geni aveva un carattere difficile. Borbottava. Protestava. Amava poca la gente e si rifugiava spesso nel suo laboratorio da falegname. Dove, solo con se stesso, ha creato straordinari oggetti in legno. Anche quelli geniali. Paolo era ancora giovane. Ma aveva cominciato a fingersi vecchio tanti anni fa. Secondo me l'idea di essere considerato anziano Io divertiva. Era un po' sordo ed in pubblico accentuava la sua sordità, forse perché questo trucchetto gli permetteva di non ascoltare le tante stupidaggini degli altri. Ma soprattutto questa sua finzione di vecchiaia precoce gli permetteva di ottenere del piccoli vantaggi con gli amici che lo vezzeggiavano e lo riempivano di attenzione. Aveva bisogno di affetto. Come si conviene ai grandi attori che temono di perdere l`amore del pubblico. Paolo, però, può stare tranquillo perché il suo pubblico lo amerà per sempre. Più che per me, Panelli aveva un debole per mio fratello Carlo. Forse perche lo vedeva piccolo di statura. Così come aveva amato il mio piccolissimo grande papà. "Tutte le volte che incontrava Carlo, Panelli gli ricordava un vecchio sogno. Quello di fare un film insieme. Naturalmente la storia l'aveva inventata lui. Gli diceva, con quel suo meraviglioso e strascicato accento romano: «Il film si chiama piazza Bainsizza... Comincia all'alba a piazza Bainsizza, con gli autobus che escono dal deposito...  Poi si vede me che cammino nella piazza... Entro in un negozio e mi faccio i cavoli del proprietario... Poi entro in un altro negozio e m'impiccio... Cosi. per tutta la giornata... Sempre a impicciarmi del trattore, del tabaccaio, del carrozziere... Quando è notte gli autobus rientrano nel deposito di piazza Bainsizza... Io rientro a casa dopo essermi fatto i cacchi di tutto il quartiere... Fine...».
Carlo, ogni volta rideva. E Paolo aggiungeva un po' serio e un po' scherzoso: «E' un capolavoro... Se facciamo `sto film vinciamo tutti i festival...» Addio Paolo. Non andrò mai più a piazza Bainsizza. E tu mi mancherai da morire.             ENRICO VANZINA

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