Castello Pasquini/mostre   

In navigazione con barche a vela latina Aldo Monti Maestri d'Ascia: Aldo Monti abile costruttore e manutentore La vignetta dedicata a Aldo Monti dall'amico Carlo Mazzanti Il Gog-Magog costruito da Monti ad uso proprio, al porticciolo Luciano Gavazzi titolare dell'omonimo cantiere Gavazzi con un patino in costruzione Maestri d'Ascia: Luciano Gavazzi Il 'Nostromo 21' di m. 6,30 pilotina planante di Gavazzi nata a metà anni 80, adatta per la pesca sportiva Fasi di lavoro nel Cantiere Gavazzi Fasi di lavoro nel Cantiere Gavazzi Roberto Cecconi Maestri d'Ascia: Roberto Cecconi Maestri d'Ascia: Marino Gavazzi Maestri d'Ascia: Andrea Ambrogini Pietro Ferri meccanico nautico Maestri d'Ascia: Fabio Melani Ivano Simoncini Porticciolo fine anni 50 Porticciolo fine anni 50 L'esposizione al porto Cala de' Medici Il gozzo 'Doni' di Giuliano Garfagnoli bellissimo restauro di Gavazzi Miniscafo a vela Lancia restaurata da Pietro Ferri Singolo con timoniere Il 'Telefafa' di Gavazzi campione del mondo con i fratelli Fabrizio e Fabio Gavazzi (nipoti) Lancia da restaurare Dal 1963 Gavazzi costruisce il 'VAURIEN', ottenendone l'esclusiva per l'Italia come produzione e distribuzione commerciale. 1530 Vaurien prodotti ad oggi, e 3 i titoli Mondiali vinti. L'Usodimare II restaurato, già barca di Paolo Panelli 'Beccaccino' di Gavazzi Patino a banchi fissi Il gozzo 'U can Neigru' restaurato da Roberto Cecconi Barche partecipanti alla Xa edizione del circuito Mediterraneo Vela Latina Barche partecipanti alla Xa edizione del circuito Mediterraneo Vela Latina Barche partecipanti alla Xa edizione del circuito Mediterraneo Vela Latina Barche partecipanti alla Xa edizione del circuito Mediterraneo Vela Latina

 

 

 

 12 maggio 2010 - "Castiglioncello ed i Maestri d'Ascia"

al castello

Filmato del 1970 presso il cantiere Gavazzi
(8:33)

... coloro che nutrono amore per la civiltà marinara hanno un grosso debito nei confronti di questi straordinari personaggi che hanno illuminato con la loro inventiva e la loro capacità l’artigianato nautico, imprimendo alla costruzione tradizionale un taglio interpretativo classico e rivoluzionario. Rivoluzionario perché, malgrado i metodi riconosciuti ufficialmente, anche nella forma più elementare basata sulle “ricette” generazionali tramandate per via orale, abbiamo visto come nell’eccellenza del territorio livornese prevalga l’umiltà di uno spirito critico che ricerca attivamente il sussidio di una progettazione illuminata ed illuminante, applicandola potremmo dire con liturgico rispetto al metodo tradizionale trasformandolo in un “tradizionale” di classe e d’eccezione.
Il mare, la possibilità di integrare con la pesca le risorse agricole e di facile via di comunicazione costituisce senz’altro uno dei principali motivi dell’insediamento umano nella nostra zona e della sua fortuna nelle epoche più lontane. Ma il rapporto della gente con il mare è stato, qui più che altrove, discontinuo e problematico. Le paludi e la malaria che infestano la costa del desolato paesaggio maremmano spingono la popolazione all’interno, allontanandola dalla marina e dai suoi mestieri. Da alleato il mare si trasforma in nemico. Non sono più navi cariche di merci che ci si aspetta di veder apparire all’orizzonte, ma feluche cariche di sanguinari saraceni.
Ci vorranno secoli prima che l’ancestrale legame tra uomo e mare riesca a rinsaldarsi e ciò avverrà grazie a dei forestieri.
Intorno alla metà del ‘700 l’imprenditore fiorentino, il marchese Carlo Andrea Ginori, inviò dei suoi incaricati presso il re di Napoli, Carlo di Borbone, affinché potessero apprendere le tecniche della pesca del corallo da praticare poi nel tratto di mare antistante Cecina e Vada. L’esperienza di Ginori non ebbe seguito. Ma per tutto l’Ottocento le libertà di pesca offerte dal Granduca e soprattutto i divieti di pesca estiva imposti dai Borbone, spinsero molti pescatori del napoletano (genericamente chiamati pozzolani) nel livornese e nell’arcipelago toscano. Alcune famiglie si stabilirono sul territorio definitivamente, originando vere e proprie dinastie e facendo scuola. Le migliorate condizioni di vita sul litorale fecero il resto. Le attività di marineria che la popolazione locale aveva abbandonato da secoli ripresero tale vigore da non sembrare essere mai state interrotte. Attorno ai pescatori, rinacquero gli antichi mestieri dei maestri d’ascia, i velai, i remai, i funaioli e soprattutto un nuovo, antico, stile di vita che caratterizzava queste comunità.
Il mare, si sa, genera leggende. E molti di questi uomini diventarono e restano leggendari.
Oggi in un panorama radicalmente mutato, con l’avvento di nuovi sistemi di pesca e l’impiego della vetroresina e di altri materiali sintetici, molti sono coloro che lavorano alacremente affinchè queste arti non scompaiano e per trasmettere i valori e le capacità che le hanno caratterizzate.
Ospitare una tappa della decima edizione del circuito Mediterraneo Vela Latina, e questa mostra fotografica in particolare, offrono all’Amministrazione l’opportunità di ripercorrere un tratto di storia di ieri e di oggi, di valorizzare una voce importante del patrimonio culturale ed ideale e della nostra identità, e di offrire al tempo stesso una ghiotta occasione turistica dedicata a chi vuol comprendere, e non solo godere il nostro bel mare. Luca Agostini Assessore al Turismo
(Da materiale illustrativo)
Il 13 maggio sono giunti al porto Marina Cala de’ Medici gli equipaggi dell’Associazione Vela Latina che hanno partecipato all'inaugurazione della mostra di barche storiche. Venerdì 14 e sabato 15 maggio veleggiate costiere. Nella serata di sabato 15 maggio festa per gli equipaggi ed un concerto musicale. Domenica 16 maggio giornata conclusiva della manifestazione con l’alaggio delle imbarcazioni e cerimonia di premiazione. L'esposizione del 13 maggio. Undici bellissimi esemplari di barche in legno sono state esposte al porto turistico Cala de' Medici. «Tra i pezzi pregiati - spiegano Fabrizio Ceccherini e Enrico Campanella, che nell'occasione ha presentato il suo volume dal titolo "Le barche di Castiglioncello. Evoluzione dell'artigianato nautico" - un patino del cantiere Gavazzi il cui progetto risale agli anni Trenta. Tra le chicche anche "Usodimare II" di Paolo Panelli. E poi "Doni", un gozzo costruito da un altro maestro come Giuliano Garfagnoli e restaurato da Gavazzi». Gavazzi che avrebbe dovuto prendere parte alla conferenza stampa di presentazione in Comune (a fare gli onori di casa il sindaco Franchi e l'assessore Agostini, oltre che alla general manager del porto Maria Paoletti): «Ma aveva da fare un ritocco - spiega Ceccherini - a dimostrazione della passione che ha per questo lavoro. Arte che purtroppo è in via di estinzione». Al porto è presente anche una barca in legno del neo presidente della Regione Enrico Rossi. Presenti anche tre lance dai cantieri Garfagnoli e due Vaurien dei cantieri Gavazzi. L'arte dei maestri d'ascia viene raccontata in una mostra fotografica curata da Claudio Castaldi e Paolo Pagnini. Circa 70 gli scatti sistemati al centro Diego Martelli presso il Pasquini.
(Mario Moscadelli "Il Tirreno")

Torna al Cantiere Nautico Gavazzi

al castello