Vada S. Gaetano
Le grandi terme - Il collettore nel quale defluivano le acque del frigidarium.
Sullo sfondo resti di pavimentazione della vasca.

                                Le grandi terme (D)
Dell'edificio (tuttora in corso di scavo) sono stati individuati numerosi ambienti, alcuni dei quali in pessimo stato di conservazione. L'ambiente 3 era un caldarium: si conservano la sottopavimentazione in mattoni bipedales (cm 60x60, in alcuni casi tagliati: cm 60x40) e le colonnine (suspensurae) in mattoni quadrati (cm 22x22) che sostenevano il pavimento soprastante, di cui, nella collocazione originaria, non rimane traccia. Lungo i lati Nord ed Ovest erano ubicate due vasche riscaldate di forma semicircolare (A e B), di cui sono visibili i fondi pavimentati in marmo; sul lato Est era invece una nicchia a pareti rettilinee (C). Il caldarium era in comunicazione con i praefurnia 1 e 2, che riscaldavano direttamente le vasche A e B, e 4, di notevoli dimensioni poiché doveva alimentare anche il tepidarium (5). Nei praefurnia, che erano pavimentati con battuti di argilla, sono stati rinvenuti consistenti strati argillosi nero-rossastri, contenenti carboni e ceneri, evidentemente accumulatisi durante l'uso degli ambienti. Nel praefurnium 1, inoltre, è stato individuato un cunicolo orizzontale di collegamento con l'ipocausto della vasca A; l'acqua defluente da tale vasca giungeva nel collettore II attraverso un tubo in piombo inserito nell'angolo Sud-Est dell'ambiente.
Il tepidarium (5) e, secondo lo schema planimetrico consueto negli edifici termali, il successivo laconicum/ sudatio (7), presentano le tipiche caratteristiche strutturali dei vani riscaldati.
Immediatamente a Sud di 7 era 9, vasto ambiente quadrangolare, attraverso il quale si accedeva al frigidarium, ambiente absidato (11) con vasca rettangolare (10), di cui rimangono scarsi elementi del fondo pavimentale in marmo. Le acque della vasca, dopo l'uso, defluivano al di sotto del pavimento del frigidarium, in un collettore con pareti in muratura e fondo in semilateres, che poi continuava il suo percorso in direzione Nord-Est, al di fuori dell'edificio termale. 8 era un vano di servizio, a cui i lavoranti potevano accedere direttamente dall'esterno dell'edificio.
A disposizione dei clienti erano poi un vasto ambiente (12), forse interpretabile come palestra e i vani 13 e 14, in corso di scavo.
Nel settore orientale dell'area archeologica sono state inoltre individuate due vasche di forma quadrangolare (F e G), il cui scavo è ancora in corso. Come nelle piccole terme e negli horrea, sono evidenti ristrutturazioni e rifacimenti effettuati nel III-IV sec. d.C.: in questo periodo, ad esempio, il praefurnium 2 cessò di riscaldare la vasca B, come dimostrano i reperti ceramici frammisti alle pietre, ai laterizi e agli strati argillosi messi in opera intenzionalmente per chiudere il condotto di collegamento relativo. I rifacimenti sono visibili soprattutto nelle pavimentazioni delle vasche e della nicchia del caldarium, dove, ad esempio, molte delle lastre marmoree, evidentemente rimosse, risultano integrate con materiale di reimpiego, laterizio e litoide. Subito ad Ovest delle terme, sono stati portati in luce alcuni basoli, con tutta probabilità pertinenti alla strada che raccordava i diversi edifici dell'area ed il cui scavo proseguirà nelle prossime campagne.
 Nell' area delle piccole terme e degli horrea vennero  raccolti, negli anni '70, reperti in bronzo (fibule, fìbbie ed altri elementi), databili al VII-VIII sec. d.C. (periodo Longobardo). E' probabile che nel corso di tali secoli gli edifici in loc. S. Gaetano, ormai entrati in crisi, fossero frequentati, per usi vari, da diversi gruppi di genti, e che dunque almeno alcune delle sepolture possano essere datate a questo periodo. All' età altomedioevale, con tutta probabilità, è da riferire anche la costruzione della cisterna circolare nell' ambiente 13 delle piccole terme precedentemente esaminate; più tardi, come abbiamo visto, questa venne trasformata in calcara e in essa andarono distrutti molti materiali delle strutture che, comunque, ancora oggi risultano evidenti.

Dal fascicolo: "Vada Volaterrana" coordinamento scientifico della prof.ssa Marinella Pasquinucci e Simonetta Menchelli 

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