Il Tar del Lazio, con una sentenza depositata in questi giorni, ha annullato il decreto di VIA (valutazione di impatto ambientale) del Ministero dell’Ambiente con il quale, nell’anno 2010, era stato dichiarata la compatibilità ambientale del progetto della EDISON spa, per la realizzazione di un grande rigassificatore di GNL (con capacità di 8 miliardi di metri cubi/ anno ) previsto all’interno dell’area industriale dello stabilimento Solvay di Rosignano Marittimo.

Il provvedimento di annullamento della VIA porta sostanzialmente, come sottolineano in una nota per il Comitato del NO Augusto Menconi, per il Forum Ambientalista Paolo Menichetti e per il WWF Toscana Roberto Marini, all’azzeramento dell’intero progetto con il quale Edison aveva inteso attuare tale intervento, e supera, assorbendolo, il provvedimento con il quale lo stesso giudice, aveva di recente annullato il decreto del luglio 2017 con il quale il Ministero per l’Ambiente aveva sottratto alla procedura di valutazione di impatto ambientale l’ultima Variante al progetto del rigassificatore presentata da EDISON nel 2016. In quest’ultima variante Edison aveva previsto di realizzare il rigassificatore all’interno dell’area industriale, senza fornire adeguate garanzie riguardo allo spostamento del deposito di etilene dall’area costiera di San Gaetano.

La vicenda giudiziaria ha avuto uno svolgimento lungo e complesso che si è articolato per ben nove anni e che ha visto fortemente impegnato, il Comitato per il no al rigassificatore di Rosignano, con i suoi tecnici, supportato in sede giudiziaria dal Forum Ambientalista e dal WWF Italia, con il patrocinio degli avvocati Claudio Tamburini e Alessio Petretti . Il Tar del Lazio ha messo in evidenza che la Regione Toscana aveva espresso parere negativo alla realizzazione dell’impianto osservando che l’intervento sottoposto a valutazione era in contrasto con il piano di indirizzo energetico regionale, che prevedeva di soddisfare le esigenze energetiche in termini di programmazione del fabbisogno di metano, attraverso un solo rigassificatore, “tenuto conto in particolare delle esigenze di sicurezza delle comunità locali interessate e che era già stata autorizzata la realizzazione di un rigassificatore nel territorio del Comune di Livorno”.

La VIA, in definitiva, come osservato dalla Regione, e più volte sostenuto anche dal comitato, “avrebbe dovuto contemperare i molteplici interessi in causa, tutelando le caratteristiche ambientali turistiche economiche sociali della costa toscana. Obbiettivo raggiungibile solo evitando la collocazione di un secondo rigassificatore, tenuto conto anche delle interferenze che l’Opera in esame avrebbe avuto sullo sviluppo del turismo e della nautica da diporto”.

In un contesto di questa natura la possibilità di realizzazione dell’impianto proposto da Edison, sarebbe dovuta passare attraverso la realizzazione di un’intesa in applicazione del principio di “leale collaborazione” che la legge richiede per la realizzazione degli impianti energetici, materia di competenza concorrente tra Stato e Regione. 

"Un risultato positivo di grande rilevanza ottenuto grazie alla collaborazione e sostegno che centinaia di cittadini hanno portato alle iniziative intraprese dal Comitato, in sintonia con il WWF e Forum Ambientalista", commentano Menconi, Menichetti e Marini. (

L’azienda: «Scelta societaria, nessun cambiamento per i lavoratori». La Rsu: «Da capire se ci saranno ripercussioni»

La società assicura che si tratta di un rafforzamento dello specifico settore industriale, ma tra le righe della comunicazione ufficiale uscita sul sito della multinazionale in molti tendono a leggere il primo step verso una “dismissione” della branca Soda ash and derivatives. Ossia il cuore produttivo dello stabilimento Solvay di via Piave, che oggi conta circa 430 lavoratori, l’80% dei quali impiegati appunto nelle attività collegate alla produzione del carbonato di sodio. Sul sito della multinazionale, è apparso il resoconto relativo all’attività 2020, che contiene indicazioni e strategie per il futuro. In molti, fra sindacati e dipendenti, hanno letto con sospetto le informazioni riguardanti la Global business unit soda ash and derivatives. «Solvay – si legge nel report “Solvay full year 2020 results” – sta adottando misure per organizzare la sua attività di carbonato di sodio e derivati in una struttura legale separata controllata dalla capogruppo. Questi passi rafforzeranno la trasparenza e la responsabilità finanziaria e operativa interna, aumentando nel contempo la flessibilità strategica futura». Concetti che fanno pensare a una semplice riorganizzazione societaria, grazie alla quale l’ambito produttivo della soda verrebbe separato dalle altre business unit, restando sempre di proprietà della multinazionale. È solo leggendo fra le righe che gli stessi sindacati dello stabilimento di via Piave hanno deciso di approfondire. Così ieri c’è stata una riunione on line tra la Rsu e i vertici aziendali di Bruxelles. «È difficile e troppo presto dire – spiega Lorenzo Martini, coordinatore della Rsu di via Piave – se questo cambiamento sia positivo o meno. In passato ci sono state riorganizzazioni che hanno portato alla divisione di unità operative. In qualche caso, penso a Inovyn, c’è stata la ricerca di investitori, poi la compartecipazione e poi è stata fondata una nuova azienda separata». Martini prosegue spiegando: «Non so dire adesso cosa comporterà la separazione dell’unità soda e derivati. Va detto che nel 2020 il settore della soda è andato bene e ha dato utili, visto che è sostanza essenziale per realizzare prodotti igienici e cosmetici. Mi sembra strano che Solvay voglia liberarsi dell’unità soda e derivati, che ad oggi, in termini di ritorno economico, è la seconda unità della multinazionale. Certo è una evoluzione da valutare». Dal canto suo, i vertici di via Piave, fanno sapere che non ci saranno ripercussioni sull’impianto e sui lavoratori di Rosignano. «La global business unit Soda ash & derivatives, della quale il sito di Rosignano fa parte, conta 3100 dipendenti, 11 siti produttivi e 3 centri di ricerca in Europa, Nord America a Asia. Questo passo aiuterà a concentrare le risorse e adattare le priorità in modo coerente, per rafforzare ulteriormente la leadership globale della Gbu Soda ash & derivatives e migliorare ulteriormente la sua impronta climatica e ambientale». Anna Cecchini Il Tirreno 25 Febbraio 2021
(2021)  Una lettera del fondo ambientalista contesta la decisione di scorporare il business storico: «Temono cattiva pubblicità»
Caso soda, da Bluebell arriva l'alt a Solvay «No alla vendita, deve pagare la bonifica»
È datata 28 febbraio 2021 la lettera di Bluebell, a firma di Giuseppe Bivona, fondatore del fondo attivista Bluebell Capital Partners, e arriva in risposta alla decisione di Solvay, comunicata sul sito della multinazionale quattro giorni prima, il 24 febbraio, di scorporare la Business unit Soda ash and derivatives in una nuova società, una legal entity scollegata dalla casa madre. Il business della soda, del bicarbonato e del cloruro di calcio rappresentano il secondo asse produttivo della multinazionale, e tra i più redditizi, dopo esserne stato il core business per quasi cent'anni, lasciando lo scettro ai polimeri speciali. A Rosignano c'è la sodiera più grande d'Europa che ancora, tra lavoratori diretti, progettazione e servizi, occupa quasi 400 dipendenti. Ma è legata anche al più grande capitolo d'inquinamento, quello degli scarichi a mare, su cui il fondo Bluebell ha ingaggiato una battaglia ambientalista con l'azienda chimica.La lettera è rivolta a vari soggetti, in primo luogo all'amministratore delegato di Solvay Sa, Ilham Kadri, e a Patrick Solvay, discendente del fondatore dell'azienda belga, e a tutti i membri di Solvac, la cassaforte di famiglia che detiene il 30% di azioni. Nella lettera Bluebell contesta la decisione di vendere l'Unità soda ash. «Fino al settembre 2019 - spiega Bivona - è stato un business strategico di Solvay, oltre che storico, tanto che la società prevedeva un aumento di produzione di 1,4 milioni di tonnellate l'anno. Solo a Rosignano se ne produce un milione di tonnellate, ma a Rosignano, Solvay scarica anche 250mila tonnellate di solidi sospesi a mare. La soda rappresenta il 16% dell'intero business mondiale, a cui corrisponde il 60% delle emissioni di anidride carbonica (CO2)». Nella lettera Bivona ricorda anche uno studio commissionato da Solvay al Cnr nel 2017 che ha analizzato l'inquinamento marino.«L'impianto di Rosignano - aggiunge Bivona - ha creato inquinamento su un'area di 100 km quadrati, con sversamento di solidi, in particolare mercurio e altri metalli pesanti sul fondale che dalle stime più recenti ammontano a 50-60 kg l'anno, ma in passato sarebbero state sversate 400 tonnellate. Secondo lo studio del Cnr, la bonifica costerebbe 69 euro al metro quadrato, quindi si parla di 2,3 miliardi di euro limitatamente all'area più contaminata». E questo è l'altro aspetto fondamentale su cui insiste Bluebell: no alla vendita e no alla schermatura della capogruppo da richieste di bonifiche ambientali e proteggere i livelli occupazionali. Spiega Bivona: «Nella lettera mettiamo in mora la società su quanto dichiara sulla biodiversità marina, contestando la decisone di vendere. È evidente che Solvay vuole liberarsi di un settore produttivo così pesante dal punto di vista ambientale grazie alla nostra azione, che ha messo in risalto il problema dell'inquinamento, un aspetto a cui gli amministratori di fondi che siedono nel gruppo sono molto attenti, pubblicizzando investimenti ecosostenibili. Noi diciamo no alla vendita, e chiunque subentri sappia che si assume l'onere delle bonifiche ambientali, onere a cui Solvay non può sottrarsi. Chiederemo alla società di rating Msi che oggi attribuisce a Solvay il massimo rating ambientalista, tripla A, di rivedere il proprio giudizio».Per Bluebell la vendita è dettata dall'azione del fondo attivista. «Il settore soda - aggiunge Bivona - ha i valori di crescita più elevati, con uno dei maggiori flussi di cassa. E una produzione, in undici paesi, di 4 milioni di tonnellate l'anno. Quindi è evidente che la vendita non è dettata da ragioni economiche ma dalla pressione del nostro fondo»
  Maria Meini Il Tirreno 3/2/2021
L'azienda «Ma è una nuova organizzazione che ci rafforzerà»
L'azienda continua a smentire l'ipotesi di vendita del settore soda. E definisce l'operazione un rafforzamento del business e della presenza a Rosignano. Solvay sostiene che la separazione dell'unità soda ash, pur rientrando in una struttura legale a sé resterà al 100% di proprietà Solvay, e questo - sottolinea - non è altro che un rafforzamento. Lo afferma dallo stailimento di Rosignano il direttore Pier Luigi Deli. «Non c'è nessuna ipotesi di dismissione. L'operazione si inserisce nell'ambito della strategia di crescita e ottimizzazione Grow, in cui i segmenti materials, chemicals e solutions hanno ricevuto mandati distinti ma sempre nell'ottica di un rafforzamento della leadership». La soda, fanno notare da via Piave, è un segmento storico legato al fondatore di Solvay. «L'obiettivo è creare una organizzazione migliore che rafforzi e potenzi la presenza sul mercato»
 
(2021)  Solvay inquina? Per la regione può continuare indisturbata. Bocciata una mozione del M5S che chiedeva bonifiche e impianti di depurazione degli scarti industriali sversati in mare da oltre un secolo.

"ll lupo perde il pelo ma non il vizio” recita un antico proverbio e nonostante l'infarinatura da new ecologist indossata nelle campagne elettorali e a favor di telecamere dai consiglieri PD, l'anima rimane profondamente ed economicamente neoliberista, non c'e niente da fare. Per questo, nonostante il recente scandalo dei residui tossici Keu provenienti dai fanghi delle Concerie di Santa Croce, abbia dimostrato quanto i cittadini toscani siano interessati a vivere in un ambiente sano e non inquinato, oggi il PD insieme a Lega e Italia Viva, hanno votato contro ad una mozione presentata dal
Movimento 5 Stelle che chiedeva di accelerare la riconversione dello stabilimento Solvay a Rosignano con l'installazione di un dissalatore, provvedere all'installazione di adeguati sistemi di depurazione e alle bonifiche dei luoghi.
Lo studio del dati presentati dai vari organismi di controllo pubblicati sul sito del Ministero e citati nella mozione, riporta con tutta evidenza che la situazione è fortemente critica, sia sul fronte degli incidenti rilevanti che si susseguono da anni, gli ultimi a febbraio e agosto 2020, sia per quanto riguarda la contaminazione dei pozzi del quartiere dei palazzoni di Rosignano segnalata da ARPAT dallo scorso febbraio. Ricordiamo che nel 2019 Solvay è stata condannata per disastro ambientale a Spinetta Marengo per lo scarico di cromo esavalente. A preoccupare ancora di più sono le dichiarazioni del consigliere Anselmi, intervenuto a nome del PD, come esperto del problema, il quale ha negato che ci sia un inquinamento delle acque marine, che l'azienda versi rifiuti in mare e che ci siano impatti ambientali, anzi secondo lui le affermazioni della consigliera del M55 Silvia Noferi sono estremizzazioni irrealizzabili, alle quali ha contrapposto invece l'istituzione di un tavolo per lo studio di un qualche indeterminato indirizzo da dare alla vicenda Solvay. Che le "sensate" iniziative del Partito Democratico portino da poche parti lo dimostra il fatto che ancora oggi dopo più di un secolo, stia ancora pensando di come e se organizzare uno studio epidemiologico sulla popolazione di Rosignano mentre dati di ricercatori del CNR come dell'Azienda Sanitaria Regionale dimostrano che nell'area c'è un'incidenza maggiore del tumore alla mammella e malformazioni nei neonati.    
Silvia Noferi       Consigliera della Regione Toscana       Firenze, 12 maggio 2021.
 
(2022)  Solvay di Rosignano un caso esemplare di inquinamento e sperpero delle risorse

Il Gruppo Solvay fu fondato in Belgio da Ernest Solvay nel 1863. La multinazionale, con sede a Bruxelles, opera a livello internazionale nel settore chimico e delle materie plastiche. Attualmente è presente in 64 paesi ed ha un numero di dipendenti complessivo pari a circa 24.100 unità. Nel 2019 ha realizzato un fatturato di 10.2 miliardi di euro. L’industria Solvay è particolarmente nota per la produzione di carbonato di sodio, il cui processo produttivo viene realizzato mediante l’applicazione del cosiddetto “processo Solvay all’ammoniaca”, ideato dallo stesso fondatore della fabbrica ed oggi internazionalmente utilizzato. La multinazionale Solvay rappresenta attualmente uno dei più importanti gruppi chimici presenti in Italia. La forza lavoro italiana è formata da 1.900 unità, distribuite all’interno di sette siti produttivi localizzati a: Ospiate (Milano), Spinetta Marengo (Alessandria), Mondovì (Cuneo), Livorno, Massa, Rosignano Solvay (Livorno) e Bollate (Milano). In quest’ultima località è presente la direzione nazionale e uno dei più importanti centri di ricerca del Gruppo su scala mondiale. Un’attività che da sempre comporta danni ambientali e di salute rilevanti, sui quali non vi è mai stata la volontà politica di fare chiarezza né tantomeno di agire per proteggere lavoratori e cittadini.
L’accordo di programma del 2003.
Nel luglio 2003 la Solvay firmò con gli enti territoriali coinvolti un accordo di programma che prevedeva sostanzialmente tre punti: la riduzione degli scarichi a mare del 70% entro l’anno 2007 (da 200.000 a 60.000- tonnellate annue di solidi sospesi); la cessazione del processo produttivo di produzione di cloro e di soda caustica basato sull’elettrolisi a mercurio (altamente inquinante) e sostituzione con quello basato su tecnologia a membrana; la diminuzione dei consumi di acqua dolce di 4 milioni di metri cubi l’anno. In aggiunta ai 30 milioni di euro stanziati in seguito alla firma dell’accordo di programma del luglio 2003, l’anno successivo la Solvay ha ricevuto ulteriori 13 milioni di euro di risorse pubbliche provenienti dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con la Regione Toscana, la Provincia, il Comune e ARPAT e finalizzate al miglioramento delle condizioni ambientali dello stabilimento di Rosignano. Infine, nel 2017, il Ministero dello Sviluppo economico e la Regione Toscana hanno dato il via libera a degli investimenti da parte di Solvay: 52 milioni di euro per un piano di sviluppo per la “tutela ambientale” ma tramite Invitalia hanno dato contributi pubblici per circa 9,5 milioni, che sono ancora oggi da rendicontare.
Le indagini del 2008 e il patteggiamento di Solvay.
Nel 2008 l’Associazione “Medicina Democratica” presentò un esposto alla Procura di Livorno nei confronti della Solvay in merito al non rispetto dell’Accordo di programma del 2003 e alla presenza di quattro scarichi abusivi sconosciuti all’ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) e all’utilizzo di una procedura finalizzata a diluire i fanghi di scarico, aggirando così i limiti all’emissione di sostanze nocive previsti dalla normativa vigente. Nel maggio 2013 «dopo quattro anni di indagini, la Procura di Livorno accertò lo scarico illecito di fanghi da parte di Solvay nell’area delle spiagge bianche attraverso “un sistema di scarichi non mappati che permettevano all’azienda di diluire sostanze come mercurio, piombo, selenio e fenoli affinché nel momento in cui questi arrivavano a valle risultavano in regola con i parametri previsti dalle normative di legge».
Sversamenti di ammoniaca e morie di pesci lungo le coste di Rosignano.
Nel corso degli anni si sono verificati episodi di sversamento ingente di sostanze tossiche nel tratto di costa prospiciente l’impianto Solvay di Rosignano Marittimo. Il 19 giugno del 2007, un black-out elettrico, originò uno sversamento di azoto ammoniacale nelle acque antistanti lo scarico dello stabilimento e l’emissione di fumo dalla torcia dell’impianto di stoccaggio etilene e dalla torcia dell’impianto di produzione polietilene. L’ARPAT quantificò lo sversamento di azoto ammoniacale in circa 11,7 tonnellate (in un periodo di 24 ore) rispetto alle circa 3,67 tonnellate che l’impianto avrebbe scaricato in condizioni di normale funzionamento. La stessa Agenzia in un rapporto conclusivo sottolineò che il disservizio elettrico occorso, pur rappresentando una situazione eccezionale, aveva fatto emergere diversi aspetti critici legati alla sicurezza dell’impianto e relativi, in particolare, alle procedure e dispositivi d’emergenza finalizzati al confinamento di ammoniaca 11. A distanza di dieci anni, in data 29 agosto 2017, in conseguenza di un ulteriore black-out elettrico, si è verificato un nuovo sversamento in mare di ammoniaca che ha determinato una moria di pesci. Le analisi realizzate da ARPAT evidenziarono un aumento della presenza di ammoniaca in mare in una quantità tuttavia non elevatasi al di sopra dei limiti di legge. Le analisi effettuate sui pesci prelevati dall’Istituto di Zooprofilassi di Pisa non vennero effettuate in quanto il cattivo stato di conservazione dei campioni raccolti non ne permise l’analisi.
Le problematiche ambientali derivanti dallo stabilimento Solvay di Rosignano: alcuni dati.
Nella relazione ARPAT Toscana del 7 giugno 2017 (doc. 2049/1/9), citata nella Relazione Territoriale sulla Regione Toscana, viene elencato, tra i siti oggetto di attività di bonifica, quello di Solvay, avente un’estensione di oltre 220 ettari, che «presenta una contaminazione dei terreni, nonché delle acque sotterranee (falda superficiale e falda profonda) da arsenico, mercurio, composti organoclorurati e PCB [policlorobifenili]. In particolare, per quanto riguarda i composti organoclorurati, le concentrazioni nelle acque sotterranee risultano superiori alle CSC (concentrazioni soglia di contaminazione) di 3-4 ordini di grandezza. La contaminazione è dovuta alle lavorazioni che sono state effettuate nel corso degli anni nello stabilimento Solvay e ai rinterri di scarti delle lavorazioni avvenuti nel passato. I bersagli della contaminazione delle acque sotterranee sono: 1) i lavoratori esposti ai vapori indoor/outdoor; 2) i pozzi ad uso irriguo delle abitazioni ubicate nelle immediate vicinanze del sito; 3) le acque superficiali del fiume Fine; 4) le acque superficiali del Mar Ligure (spiagge bianche di Rosignano e Vada)».
Scriveva la giornalista Marta Panicucci nel 2015: «Secondo le stime infatti, nel mare turchese delle Spiagge bianche sarebbe concentrato il 42,8% dell’arsenico totale riversato nel mare italiano. Ed il mercurio scaricato dal fosso bianco inquina il tratto di mare di fronte alla fabbrica fino a 14 chilometri dalla costa. La Solvay dai primi anni del ‘900 tramite il fosso che collega direttamente gli impianti al mare, sversa in mare solidi pesanti e metalli come mercurio, arsenico, cadmio, cromo, ammoniaca e solventi organici potenzialmente cancerogeni». Secondo le stime per difetto realizzate dal Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Pisa nella sabbia bianca la Solvay avrebbe scaricato 337 tonnellate di mercurio ed altri veleni tra i quali figurano arsenico, cadmio, nickel, piombo, zinco, dicloroetano. Secondo Legambiente nel tratto di mare antistante lo stabilimento Solvay di Rosignano Marittimo sarebbero state scaricate 500 tonnellate di mercurio, dato riportato anche nel Verbale dell’Osservatorio sull’accordo di programma 2003, vergato presso il Ministero dell’ambiente nel luglio 2009. Per sapere quali sono le sostanze scaricate attualmente in mare dalla Solvay è necessario consultare la dichiarazione PRTR raccolta nell’E-PRTR, l’European Pollutant Release and Transfer Register, un registro che contiene le informazioni su inquinanti in aria, terra e acqua di tutti gli stabilimenti presenti sul territorio europeo. Consultando la dichiarazione relativa all’anno 2016 si evince che Solvay ha scaricato in mare 2,67 tonnellate di arsenico e derivati (erano 1,449 t. nel 2011), 248 kg di cadmio (erano 91 kg nel 2011 e 183 kg nel 2012), 1,59 t di cromo e 52,6 kg di mercurio (erano 71 kg nel 2011 e 46 kg nel 2012). Rispetto all’anno 2012 nel 2016 è aumentata la quantità scaricata di cadmio e di mercurio mentre è diminuita la quantità scaricata di arsenico e derivati. All’ultima rilevazione disponibile, nel solo 2017, Solvay dichiara di aver scaricato in mare 3,88 tonnellate di arsenico, 3,7 tonnellate di cromo, 59 chili di mercurio e svariati altri inquinanti.
Cloruri.
Un “inquinante” del tutto particolare riversato in mare sono i cloruri: non tanto per l’impatto sul mare stesso, ma per quanto dimostra circa l’inefficienza del processo Solvay e per lo spreco di risorse preziose come il sale del volterrano: 901.000 tonnellate nel 2015, 663.000 t. nel 2016, 890.000 t. nel 2017, secondo le dichiarazioni della stessa Solvay al Registro europeo, su un totale di 2.000.000 tonn/anno prelevate da Solvay dalle saline di Volterra: quasi la metà del prelievo di salgemma viene sistematicamente sprecato in mare , con l’aggravante che lo stesso prelievo è costato 6,5 milioni di metri cubi di acqua dolce, sottratta all’uso prioritario della popolazione. L’inefficienza del processo Solvay nel non riuscire a utilizzare tutto il sale immesso nel processo è d’altra parte noto da sempre: lo testimonia il libro celebrativo di Jacques Bolle, “Solvay 1863-1963”.
L’abuso di acqua dolce e la rivendicazione di un dissalatore di acqua di mare.
Abbiamo già visto che il Rapporto Cheli-Luzzati (Università di Pisa) stimava nel 48% l’uso di acqua dolce del territorio da parte di Solvay. L’altra metà della risorsa idrica doveva e deve soddisfare i consumi prioritari di popolazione ed agricoltura. Un rapporto invertito rispetto ai criteri stabiliti dalla Legge Galli (1994). Nel 2011 la Provincia di Livorno per contrastare “l’uso sconsiderato” dell’acqua da parte dell’industria (non solo Solvay) alza il canone del 3%, che viene fissato in 16.932,11 euro a modulo, cioè 3 milioni di metri cubi, cioè 5 millesimi di euro al metro cubo. Se abbiniamo questo canone stracciato dell’acqua dolce a quello altrettanto stracciato del salgemma, fissato dal Ministero delle finanze (oggi Min. Economia e finanze MEF) in lire 1700 a tonnellata (in euro 0,87 centesimi) nel 1996, si capisce perché Solvay resista a costruire un dissalatore di acqua di mare, da cui ricavi acqua e sale, necessari al suo stabilimento di Rosignano.
Le emissioni in atmosfera.
Le emissioni in atmosfera di Solvay nel 2016 erano dichiarate in 168 tonn. di ossidi di azoto, 327.000 tonn. di anidride carbonica, 6.260 tonn. di ossido di carbonio, 365 di Ammoniaca (NH3), oltre ai biocidi contenuti nei vapori, mai dichiarati dall’azienda. Si noti che il polo Solvay, comprese le due centrali elettriche a gas metano, è il secondo emettitore di CO2 in Toscana con 2.200.000 tonn/anno, preceduta dalla geotermia, con 3.000.000 tonn/anno circa, e seguita dalla raffineria ENI di Livorno con 1.100.000 tonn/anno. Il mercurio disperso in atmosfera, inoltre, è stato rilevato in 4 grammi per 1000 kg di cloro prodotto, corrispondenti a 480 kg di mercurio l’anno in atmosfera.

Grossi finanziamenti pubblici alla Solvay di Rosignano.
Ai finanziamenti pubblici già visti sopra, si aggiungono anche i 108 milioni di euro concessi dal MISE (Governo Renzi) e dalla Regione Toscana il 1 dicembre 2016, senza alcuna contropartita, sia occupazionale che ambientale da parte di Solvay.
Alcuni aspetti epidemiologici.
Rosignano Marittimo è un comune della costa toscana di 30.807 abitanti, che ospita con grande disagio dal 1913 l’unica sodiera italiana, con forti scarichi in aria e in mare (spiagge bianche), due centrali elettriche a gas, un impianto per la produzione di cloro e soda caustica, un altro di polietilene ed uno di acqua ossigenata. Dal 1953 al 1978 ha marciato nell’ambito Solvay l’
impianto CVM (cloruro di vinile monomero), chiuso nel 1978 per un’indagine epidemiologica che dimostrava gli effetti cancerogeni e teratogeni dello stesso CVM sulla popolazione di Rosignano Solvay, la frazione più popolata (l’indagine è disponibile presso l’autore e sul sito di MD Livorno). Fuori dagli impianti, Solvay ospita con grande disagio dal 1982 la discarica di Scapigliato, una delle più grandi della Toscana, e dal 2001 il porto turistico Cala dei Medici per 600 posti barca a motore. Vi transita l’Autostrada Genova-Rosignano.
Dal sito di
 ARS (Agenzia regionale sanità) risultano i seguenti dati riguardanti il comune di Rosignano. La mortalità per tutte le cause è in eccesso sulla Toscana di 13,53 punti nel decennio 2007-2016. La mortalità per malattie dell’apparato genito urinario è in eccesso sulla Toscana di 2,58 punti, 2007-2016. La mortalità per tumore alla mammella è in eccesso a Rosignano sulla Toscana di 9,02 punti, equivalenti al 27,6% di eccesso nel decennio 2006-2015 nella vecchia versione del sito ARS. Sulla nuova versione questo dato di mortalità non appare più, incomprensibilmente. Su 86 femmine decedute nel decennio 2006-2015 per tumore alla mammella, 23,7 sono decedute in eccesso sulla Toscana. I ricoveri per tumori sono in eccesso sulla Toscana di 0,20 punti, 2015-2019. I ricoveri per tumore alla mammella sono in eccesso sulla Toscana di 0,19 punti, 2015-2019. Malformazioni: i nati vivi o soggetti a Interruzione Volontaria Gravidanza che presentavano almeno una malformazione nel decennio 2005-2014 sono in eccesso sulla Toscana di 4,12 punti. I nati vivi di basso peso alla nascita sono in eccesso sulla Toscana di 0,77 punti nel decennio 2009-2018. I malati cronici di diabete mellito sono in eccesso sulla Toscana di 4,1 punti nel 2019. I malati cronici di demenza sono in eccesso sulla Toscana di 0,81 punti nel 2019. Gli Accessi per visite specialistiche sono in eccesso a Rosignano sulla Toscana di 61,19 punti nel 2019.
Mesoteliomi, malattie del sistema nervoso ed Alzheimer.
Nello 
studio a cui partecipò
 il cardiologo Claudio Marabotti, 2016, si traccia un paragone epidemiologico tra Rosignano (con industria e discarica) e Cecina: “In tutta la Bassa Val di Cecina si sono osservati valori significativamente elevati per i tassi standardizzati di mortalità dovuti a mesotelioma, cardiopatie ischemiche, malattie cerebrovascolari, Alzheimer e altre malattie degenerative del sistema nervoso. Nel comune di Rosignano è stato confermato un eccesso significativo di mortalità per tutte le patologie di questo gruppo. Al contrario, il comune di Cecina mostra solo un tasso significativamente elevato di mortalità dovuta a cardiopatie ischemiche.” “Un legame causale tra la vicinanza agli impianti industriali e il mesotelioma sembra confermato dai presenti dati che mostrano un incremento di mortalità per mesotelioma solo nell’area industrializzata di Rosignano Marittimo.” (…) ” Sia la mortalità per l’Alzheimer che per le malattie cerebrovascolari è significativamente elevata nel comune di Rosignano Marittimo, ciò suggerisce un possibile ruolo patogenetico delle sostanze inquinanti in queste malattie.”
L’Indipendente 13 gennaio 2022

(2022) Bluebell, Wwf, Project e Medicina Democratica chiedono di annullare il decreto con cui il ministro Cingolani ha rinnovato prima del previsto il nullaosta dell'impianto industriale. Il Cnr: sversate 337 tonnellate di mercurio e altri veleni
 


A sud di Livorno l'inquinamento si insinua da decenni nel suolo e nelle falde acquifere, si diffonde nell'aria e contamina il mare. Quella che coinvolge lo stabilimento della Solvay di Rosignano marittimo, dove da oltre un secolo si produce carbonato di sodio (soda Solvay) è una lunga storia di battaglie ambientali, giudiziarie e politiche. La sodiera sulla costa toscana, la più grande d'Europa, da decenni è accusata di sversare solidi e metalli pesanti in mare e di causare danni ambientali e di salute. A tutt'oggi, nell'impianto di Rosignano si produce quasi tutto il carbonato di sodio necessario all'industria italiana.
 I simboli di questa vicenda sono i colori della sabbia e dell'acqua, simili a quelli dei Caraibi. Colori che in realtà non sono merito della natura, ma degli scarichi di sostanze industriali e di carbonato di sodio. Le famose "spiagge bianche" di Rosignano. È dal 1999 che questi 14 chilometri di litorale sono inseriti tra le aree più inquinate del Mediterraneo. Almeno secondo l'United Nation Enviroment Programme, il programma delle Nazione Unite per l'ambiente.

Anche le star danno battaglia alla Solvay
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L'ultimo capitolo di questa lunga storia di inquinamento è del 22 marzo scorso quando ai vertici della multinazionale belga con quasi 160 anni di storia viene recapitato un ricorso al Tar sottoscritto oltre che dal Wwf Italia, da Project Zero (l'organizzazione no profit che si batte per la salvaguardia dei mari e che conta celebrità come Sienna Miller, Slash, Cara Delevingne e Liv Tyler); dalla onlus Medicina Democratica e dagli investitori-attivisti del fondo Bluebell Capital Partners (gruppo finanziario londinese guidato dagli italiani Giuseppe Bivona e Marco Taricco che hanno avviato azioni di One share Esg Campaign: messa a disposizione di fondi per battaglie ambientaliste). 
Un fronte comune anche con i cittadini di Rosignano, guidati da Maurizio Marchi, ecologista che da anni critica l'impianto del colosso chimico. Nel ricorso chiedono di annullare il decreto con cui il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha rinnovato in anticipo di cinque anni l'Autorizzazione integrale ambientale dell'impianto di Rosignano. Oltre la sodiera, ci sono due centrali elettriche a gas, un impianto per la produzione di cloro e soda caustica, un altro di polietilene e uno di acqua ossigenata.    

Altri 12 anni di scarichi in mare. 

Al centro di quest'ultima battaglia legale tra il colosso della chimica in Italia da 110 anni e le associazioni ambientaliste c'è l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rinnovata per i prossimi 12 anni. Un provvedimento che disciplina l'impianto e che prevede misure per ridurre le emissioni nell'aria, nell'acqua e nel suolo. Oltre lo smaltimento degli scarti di lavorazione. Sarebbe dovuta scadere nel 2027, ma è stata rinnovata lo scorso 20 gennaio e fino al 2034. Con il rinnovo dell'Aia lo stabilimento Solvay è stato autorizzato a sversare per altri12 anni un massimo di 250 mila tonnellate all'anno di rifiuti e scarti di produzione attraverso un canale aperto in mare considerato in regola sul fronte della protezione ambientale. Eppure solo nel dicembre 2021 il Relatore Speciale delle Nazioni Unite Marcos A. Orellana, al termine del suo viaggio nei siti inquinati d'Italia, aveva annunciato nel'incontro con il governo di "aver ricevuto informazioni sull'inquinamento creato dalla Solvay a Livorno" e di voler "approfondire la questione". Il report delle Nazioni Unite su Rosignano è atteso a settembre 2022.

Le motivazioni del ricorso.

Il ricorso si fonda su tre motivazioni: in primo luogo la presunta violazione da parte di Solvay della linee guida europea e nazionale che vietano l'accumulo localizzato di solidi sospesi sversati a mare. In secondo luogo il presunto eccesso di potere delle autorità italiane per carenza di istruttoria da parte del ministero che ha rilasciato l'autorizzazione senza che fossero stati esaminati tutti gli elementi utili a valutare i pericoli per l'ambiente e per la salute. Infine il potenziale conflitto di interesse di Cingolani per aver firmato un decreto che avrebbe avvantaggiato la società (Solvay) con cui, da responsabile della Ricerca e Innovazione di Leonardo - incarico che ricopriva prima di diventare ministro e che ha lasciato - aveva concluso una joint-venture per un programma di ricerca e sviluppo sui polimeri per applicazioni aeronautiche.

Le repliche e le verifiche.

Sempre nelle scorse settimane era arrivata la replica del ministro: il rinnovo della Aia era stato disposto dal ministero dell'Ambiente nel 2018 prima dell'insedimento di Cingolani nel 2021 sulla base di nuove normative europee entrate in vigore l'anno precedente. "In pratica, mentre si svolgeva l'iter amministrativo per valutare se la Solvay era in regola, la Commissione Europea ha stabilito le nuove Bat (Best available techniques- le migliori tecniche possibili) - spiega Domenico Aiello, l'avvocato che rappresenta il Wwf e uno dei firmatari del ricorso - a quel punto il ministero ha dovuto rivalutare tutte le vecchie autorizzazioni emanando di fatto nuovi decreti. L'autorizzazione è così ricominciata con una nuova data, quella appunto del 2022". Una questione burocratica, dunque. E allora perché presentare il ricorso? "Perché sia nella prima Aia del 2015, sia in quella attuale secondo noi, mancano una serie di valutazioni sugli scarichi in mare, sulla dispersione degli scarti di lavorazione. Parliamo di una struttura molto vecchia, del 1912, e di una situazione ambientale già molto compromessa".   

La posizione della multinazionale.

I vertici della Solvay che oggi in Toscana supportano il progetto "Enel Green Geothermal Power Production" fornendo carbonato di sodio a 35 moderne nuove stazioni geotermiche, hanno così replicato alle accuse di inquinamento: "Il processo di produzione di soda a Rosignano è sicuro e conforme alle normative europee e italiane". E per sapere quali sono le sostanze scaricate attualmente in mare dalla Solvay è necessario consultare l'European Pollutant Release and Transfer Register, un registro che contiene le informazioni su inquinanti in aria, terra e acqua di tutti gli stabilimenti presenti sul territorio europeo. Nell'ultima dichiarazione del 2017, l'azienda ha dichiarato di aver scaricato 3,88 tonnellate di arsenico, 3,7 tonnellate di cromo, 59 chili di mercurio e altri inquinanti. Sempre Solvay ha spiegato che la tecnologia messa a punto dall'azienda consente il riciclo dei rifiuti di produzione che, trasformati, integrano il bisogno di materia prima di origine naturale. "La maggioranza dei termovalorizzatori e inceneritori italiani utilizza questa tecnologia - spiegano - che prevede la purificazione dei fumi catturando la componente acida grazie al Bicarbonato di Sodio Solvay. Una considerevole porzione dei residui viene poi conferita a un impianto di trattamento e recupero sempre di Solvay, nei pressi di Rosignano. I rifiuti trattati vengono reinseriti in un ciclo di produzione. Una tecnologia che si sta utilizzando anche in ambito marittimo, per la purificazione dello zolfo dei fumi emessi dai grandi motori delle navi. Dal 2000 rifornisce sia l'azienda A2A per la disinfezione delle acque del depuratore di Milano e dal 2010 ACEA per quello di Roma Sud". 

Così è iniziato tutto.

Nel luglio 2003 la Solvay ha firmato un accordo con gli enti territoriali che prevedeva tre punti:

  • la riduzione degli scarichi a mare del 70% entro il 2007

  • la cessazione del processo produttivo di cloro e di soda caustica basato sull'elettrolisi a mercurio (altamente inquinante) e sostituzione con quello basato su tecnologia a membrana

  • diminuzione dei consumi di acqua dolce di 4 milioni di metri cubi l'anno.

I finanziamenti.
Nel 2004 la multinazionale ha ricevuto 13 milioni di euro di risorse pubbliche finalizzate al miglioramento delle condizioni ambientali dello stabilimento di Rosignano, oltte i 30 milioni stanziati nel 2003 in seguito alla firma dell'accordo di programma. Non solo. Nel 2017 il ministero dello Sviluppo Economico e la Regione Toscana hanno dato il via libera a investimenti da parte della Solvay di 52 milioni di euro per un piano di "tutela ambientale", ma tramite Invitalia hanno dato contributi pubblici per circa 9,5 milioni di euro.

L'inchiesta sugli sversamenti.

Nel 2008, l'associazione Medicina Democratica ha presentato un esposto alla procura di Livorno per il mancato rispetto dell'accordo di programma del 2003 e la presenza di quattro scarichi abusivi sconosciuti all'Arpat (Agenzia regionale protezione ambientale della Toscana).
Nel maggio 2013, dopo quattro anni di indagini, la magistratura ha accertato lo sversamento illecito di fanghi nell'area delle "spiagge bianche" attraverso un sistema di scarichi non mappati che permettevano di scaricare in mare mercurio, piombo, selenio e fenoli. I vertici della mutinazionale patteggiarono la pena per reati ambientali pagando una maxi multa di quasi 7 milioni di euro da investire in bonifiche ambientali e la messa in sicurezza del sito. 

Le contaminazioni.

Nella relazione dell'Arpat Toscana del giugno 2017 tra i siti oggetto di bonifica c'è anche la Solvay che presenta "contaminazioni sia dei terreni che delle acque sottorranee da arsenico, mercurio, composti organoclorurati e Pcb (policlorobifenili)
I bersagli delle contaminazioni dovuta sia alle lavorazioni sia ai rinterri di scarti di lavorazioni, sono:

  • i lavoratori esposti ai vapori

  • i pozzi ad uso irriguo delle abitazioni vicine

  • le acque del fiume Fine

  • le acque del Mar Ligure (spiagge bianche di Rosignano e Vada).

Secondo il Cnr di Pisa nella spiaggia bianca la Solvay avrebbe scaricato 337 tonnellate di mercurio e altri veleni tra cui cadmio nichel, piombo, zinco. Per Legambiente nel tratto di mare antistante la Solvay di Rosignano sarebbero state scaricate 500 tonnellate di mercurio (dato riportato nell'osservatorio di programma di 2003).
I black-out e la moria di pesci.

Il 19 giugno del 2007, un black-out elettrico, originò uno sversamento di azoto ammoniacale nelle acque davanti lo stabilimento. Secondo l'Arpat furono circa 11,7 tonnellate in sole 24 ore rispetto alle circa 3,67 tonnellate che l'impianto avrebbe scaricato in condizioni di normale funzionamento. La stessa agenzia in un rapporto conclusivo sottolineò che il disservizio elettrico occorso, pur rappresentando una situazione eccezionale, aveva fatto emergere diversi aspetti critici legati alla sicurezza dell'impianto e relativi, in particolare, alle procedure e dispositivi d'emergenza finalizzati al confinamento di ammoniaca. Dieci anni dopo il 29 agosto 2017, a causa di un altro black-out elettrico, ci fu un nuovo sversamento in mare di ammoniaca che, secondo l'istituto Zooprofilassi di Pisa, ha determinato una moria eccezionale di pesci.

I fumi di Solvay.

Il polo Solvay, comprese le due centrali elettriche a gas metano, sempre secondo l'European Pollutant and Transfer Registrer è il secondo emettitore di CO2 in Toscana con 2.200.000 tonnellate all'anno. La quantità di mercurio rilevato è di 4 grammi per 1000 kg di cloro prodotto, corrispondenti a 480 kg di mercurio l'anno in atmosfera.
La Repubblica 28 marzo 2022.

(2022)  Lettera aperta dei sindacati: Solvay in regola con gli scarichi.

Lavoratori e sindacati si schierano in difesa dello stabilimento Solvay di Rosignano dopo gli attacchi della Bluebell. La Rsu aziendale ha scritto una lettera aperta alle istituzioni e ai cittadini in cui evidenzia tutta la sua preoccupazione per il futuro dell'azienda. Il fondo attivista Bluebell Capital Partners di recente è tornato ad attaccare la multinazionale belga Solvay, avviando un contenzioso per inquinamento sull'impianto industriale di Rosignano. Il tema è sotto i riflettori ormai da decenni, in un'area geografica dove la multinazionale belga ha collegato il suo nome al destino dei residenti: Rosignano Solvay si è attrezzata da decenni con scuole e case per i dipendenti.«La Rsu di Rosignano - così comincia la lettera che è stata diffusa con un testo anche in inglese - è preoccupata per la campagna in corso contro Solvay Chimica Italia S.p.A. guidata da Bluebell Capital Partners (Bluebell), un fondo speculativo che fa base a Londra, che possiede una azione della società Solvay. Bluebell accusa Solvay di trascurare l'ambiente a Rosignano, nonostante la nostra Aia (autorizzazione integrata ambientale) sia stata recentemente rinnovata dopo un processo di verifica durato tre anni. Cosa stanno cercando? Quali sono i loro reali interessi? Noi siamo orgogliosi del nostro operato e da quanto l'azienda ha realizzato negli anni. Noi svolgiamo attività estremamente ben regolamentate sia dagli enti locali ufficiali che dagli organismi scientifici indipendenti  e abbiamo a cuore l'ambiente, ed è qui che viviamo con le nostre famiglie. Non possiamo più accettare le accuse di Bluebell e siamo uniti insieme alla nostra società ed ai colleghi nel respingerle». I dipendenti si schierano in difesa dell'azienda. «Il nostro stabilimento rilascia esclusivamente effluenti monitorati che contengono solidi sospesi costituiti da calcare naturale. È stato dimostrato più e più volte che tutte le nostre attività sono conformi alle normative vigenti ed il processo di miglioramento delle nostre attività è continuo. Non c'è alcun dubbio che i nostri effluenti siano sicuri. Voi dovete esser consapevoli che Bluebell - spiegano nella lettera - sta esercitando pressioni su di noi come azienda ed anche sui nostri clienti. Dato che è stato stabilito che operiamo in modo responsabile, il proseguimento di questa campagna è infondato a meno che l'obiettivo non sia quello di chiudere Rosignano ed eliminare migliaia di posti di lavoro. Oltre a ciò, tutta questa campagna sta screditando e mettendo in discussione la legge del nostro paese». Il Tirreno 19/05/22

(2023)  Solvay si prepara a una fase di rinnovamento sul fronte energetico

Lo stabilimento Solvay di Rosignano si prepara a una fase di rinnovamento sul fronte energetico. Il progetto approvato e finanziato dal Pnrr con oltre 17 milioni di euro per la produzione di idrogeno verde, prevederà infatti la creazione di un hub dell'idrogeno green, con la realizzazione di elettrolizzatori nelle aree del parco industriale. Probabilmente saranno utilizzati pannelli fotovoltaici in grado di produrre energia pulita, senza la produzione i gas serra, attivando degli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno.Il progetto vincitore di Solvay e Sapio, chiamato Rosignano HVG, ha ottenuto il primo posto nella graduatoria di merito, come ha comunicato mercoledì la Regione Toscana. I progetti dovevano riguardare la realizzazione di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno rinnovabile e di sistemi ausiliari necessari al processo produttivo, compresi eventuali sistemi di compressione e di stoccaggio dell'idrogeno, oppure la realizzazione di impianti addizionali agli elettrolizzatori.Solvay esprime soddisfazione. «Abbiamo preso atto di quanto diffuso dalla Regione Toscana - afferma l'azienda chimica -, circa l'esito favorevole della nostra proposta progettuale di Hydrogen Valley, presentata in partnership con Sapio per la realizzazione di un impianto per la produzione di idrogeno verde all'interno dello stabilimento Solvay di Rosignano. Quanto pubblicato dal Bollettino Ufficiale della Regione Toscana rappresenta il primo passo di una procedura complessa, che necessiterà delle opportune verifiche da parte degli organi preposti al controllo e delle quali avremo modo di condividere gli esiti». L'idrogeno verde è prodotto dall'elettrolisi dell'acqua utilizzando energia elettrica da fonti rinnovabili. Solvay è entrata da qualche anno nella filiera dell'idrogeno, attraverso la progettazione e la commercializzazione di soluzioni tecnologiche per le membrane polimeriche usate negli elettrolizzatori e nelle celle a combustibile, e ha poi studiato nuove cisterne per lo stoccaggio dell'idrogeno. Regione Toscana 31 Marzo 2023.
 
(2023)  Autorizzazione ambientale alla Solvay, ex ministro indagato per abuso d’ufficio

Il caso che coinvolge Roberto Cingolani, AD di Leonardo e titolare del dicastero della Transizione ecologica nel governo Draghi.
L'amministratore delegato di Leonardo ed ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, è indagato dalla Procura di Roma per abuso di ufficio.
I fatti oggetto di indagine, a quanto si apprende, fanno riferimento all'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, concessa il 20 gennaio 2022 dal Mite, ai tempi guidato da Cingolani, allo stabilimento chimico della multinazionale belga Solvay a Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno.
L'inchiesta prende spunto da un esposto presentato il 21 giugno 2022 dal finanziere Giuseppe Bivona, che con la sua società di consulenza Bluebell Partners, aveva preso di mira lo stabilimento della Solvay per via dello sversamento in mare dei residui della lavorazione della soda, accusando la multinazionale belga di mettere a rischio l'ambiente. Del procedimento, in cui Bivona risulta parte offesa, si occupa il Tribunale dei ministri.
Nel suo esposto, firmato anche dall'allora senatore del M5s Elio Lannutti, Bluebell contestava a Cingolani di aver concesso l'Aia sullo stabilimento di Rosignano con cinque anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale dell'autorizzazione precedente, non tenendo in debito conto i rischi ambientali e di mancato rispetto delle normative legati alle attività di Solvay e nonostante per «stessa ammissione» del ministero «fossero ancora in corso ulteriori verifiche sulle questioni ambientali di più ampio respiro».
In più all'ex ministro veniva imputato un conflitto di interessi legato al fatto di aver siglato, da responsabile della ricerca e innovazione di Leonardo, appena prima del suo ingresso nel governo Draghi, un accordo proprio con Solvay, con cui era dunque «in rapporti di affari». Ai tempi Cingolani si era difeso dagli attacchi sottolineando come fosse «obbligatorio» procedere alla revisione dell'Aia, «disposta dal precedente governo nel marzo 2018» e come la stessa, concessa nel gennaio 2022, avesse ricevuto il parere favorevole di tutti gli enti coinvolti. Mentre il conflitto di interessi veniva bollato come inesistente alla luce del fatto che quello tra Leonardo e Solvay era «un programma di ricerca e sviluppo non commerciale» che non implicava «alcun finanziamento fra le parti». Agli scarichi in mare dello stabilimento di Rosignano è dovuta la colorazione artificiale del litorale circostante, che assume una tonalità caraibica e al quale è stato dato il soprannome di Spiagge Bianche.
Il Telegrafo 21 agosto 2023 
 
(2023)  Fondazione CR Volterra contro Solvay. Pepi all'attacco: Portano via e lasciano solo danni.

Duro attacco da parte del Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra alla multinazionale Solvay.
"La visione dai Ponti è devastante" afferma Roberto Pepi, Presidente della Fondazione, aggiungendo che "l'azione aggressiva da parte della Solvay sta rovinando questo territorio, loro portano via lasciano solo danni. Mentre di solito quando c'è una ricchezza di materie prime le zone interessate se ne avvantaggiano, qui è successo il contrario".
"Questo patrimonio è diventato un boomerang - prosegue Pepi- tanto che forse sarebbe meglio non averlo". Il riferimento è ai banchi di salgemma che costellano il territorio del Volterrano, nel cuore delle colline della Val di Cecina.
La multinazionale, ricorda la Fondazione, "attiva in Toscana dagli inizi del Novecento perla sua produzione di carbonato e bicarbonato di sodio necessita principalmente di calcare e salgemma, è quest'ultimo viene estratto attraverso
grandi quantità di acqua proprio nel nostro territorio".
Una questione, quella che riguarda l'impatto delle attività di Solvay sul territorio, che ha visto negli ultimi anni la mobilitazione del Comitato Difesa Val di Cecina, conferenze dei servizi infuocate, estenuanti Consigli Comunali aperti,
blocchi di cantieri, ricorsi al Tar, fino al ricorso alla cassa integrazione da parte della multinazionale stessa.
Della vicenda si è occupata anche RaiPlay qualche anno fa con un servizio a 360 gradi, dal titolo "Alla faccia del bicarbonato". Del caso, riguardante la richiesta di tutelare tutto l'affaccio a Sud dall'impatto dell'attività estrattiva di Solvay, fu interessata, durante la precedente amministrazione, anche la Soprintendenza.
Ma l'attività, con sempre maggior impatto visivo, non ha subito rallentamenti o ripensamenti in corso d'opera. Chissà se questo affondo da parte della Fondazione riuscirà stavolta a riaprire l'annosa questione.
Agenziaimpress.it Marco Busellì - 18 Settembre 2023
(2023)  Solvay - Completato lo "spin-off" - Alla Syensqo le attività speciali

Definito il nuovo assetto del Gruppo, nessun cambiamento per i siti toscani. Una svolta strategica significativa, che cambia
la fisionomia del Gruppo Solvay. La multinazionale belga, infatti,ha completato con successo, in seguito al voto dell`assemblea degli azionisti avvenuta l'8 dicembre scorso, lo spin-off delle sue attività Specialty verso la società Syensqo. Non si tratta di una vendita a un soggetto terzo, ma della creazione di una società ad hoc alla quale sono state conferite le specialità polimeriche e i compositi, oltre a Novecare Technology Solutions, Aroma Performance e Oil&Gas, attività con vendite nette intorno a 7,9 miliardi di euro nell'esercizio 2022 e circa 13mila addetti in una trentina di paesi. Solvay mantiene invece tutte le attività nella chimica di base, oltre al marchio storico dell'azienda.
Per i siti toscani, compreso quello di Rosignano, la modifica dell'assetto del Gruppo non comporterà alcun cambiamento.
«Un momento cruciale nella importante storia di Solvay
». Così il Gruppo, con una nota diffusa commenta il completamento dello spin-off verso la società Syensqo. «Solvay si prepara a entrare in una nuova fase di crescita sostenibile, concentrandosi sulle aree di business principali e riaffermando la sua dedizione alla leadership di mercato, alla decarbonizzazione e alla responsabilità sociale», spiegano dal Gruppo.
Pierre Gurdjian, presidente del consiglio di amministrazione di Solvay ha espresso il suo entusiasmo per il completamento dell'operazione, dichiarando: «Sono entusiasta del successo dello
spin-off, una mossa strategica che sottolinea il nostro impegno per il valore a lungo termine. Questa decisione riflette il nostro impegno a creare un valore duraturo per i portatori di interesse e a garantire il successo continuo di Solvay. Facendo leva sulla nostra leadership e sulle nostre intuizioni, guideremo con fiducia Solvay verso il futuro».
Philippe Kehren, CEO di Solvay, ha aggiunto: «ln Solvay, la nostra missione e quella di sfruttare la potenza della chimica per creare prodotti sostenibili per le sfide più urgenti del mondo. ll nostro impegno prevede l'introduzione di innovazioni di processo e di prodotti sostenibili, il tutto riducendo al minimo la nostra impronta ambientale. Con la semplificazione determinata dalla separazione, Solvay è pronta a rafforzare la sua comprovata esperienza di solidi margini di settore al top del segmento, di generazione di cassa e di rendimenti interessanti». ll 13 novembre 2023, Solvay ha presentato la sua visione durante il Capital Market Day, delineando ambiziosi obiettivi finanziari per il 2028.
Gli obiettivi erano incentrati sul raggiungimento di una crescita dell'EBITDA a una cifra media, sulla generazione di liquidità stabile, sul pagamento di dividendi da stabili a crescenti, il tutto mantenendo un rating di credito invest-
ment-grade.
«ll completamento della scissione parziale - spiegano dal Gruppo - ha avuto effetto il 9 dicembre 2023. Solvay e
Syensqo hanno iniziato ad essere negoziate come entità separate su Euronext Bruxelles e Parigi con i rispettivi simboli ticker l'11 dicembre 2023».
«Vorrei cogliere l'occasione per augurare ai nostri colleghi di
Syensqo un futuro di successo come società autonoma».
ha aggiunto Pierre
Gurdjian.
«Questo e un momento storico, che evidenzia il successo della profonda trasformazione di Solvay negli ultimi 5 anni», ha affermato Ilham Kadri ex CEO di Solvay e ora
CEO di Syensqo. Il Tirreno 12/12/23
 
(2024)  Solval, ampliamento del 30% dell’impianto di depurazione - trattamento e recupero residui industriali e di discarica

Solvay ha annunciato l’espansione delle capacità di Solval e dell’unità omologa francese Resolest, specializzate nel riciclaggio dei residui ottenuti dal processo di depurazione delle emissioni gassose attraverso la soluzione Solvair, brevettata da Solvay. Solval, l’impianto di Rosignano che abbatte i residui delle discariche attraverso l’uso del bicarbonato, avrà una capacità maggiorata del 30 per cento. Spiega l’azienda che «la crescente domanda per questa tecnologia avanzata è dovuta all’adozione di rigorosi standard ambientali che regolano le emissioni in varie industrie». Così, entro la fine del 2025, Resolest avrà un significativo aumento del 60% nella capacità di riciclaggio. Allo stesso modo, a partire da questo mese, Solval vedrà un sostanziale aumento del 30% della propria capacità. «Da decenni, Solvay si impegna a realizzare un’economia circolare per i residui generati dalla depurazione dei gas di scarico attraverso la tecnologia Solvair - spiega l’azienda in una nota - Più dell’80% dei residui di Solvair può essere riciclato in salamoia purificata, che funge poi da materia prima circolare nella produzione di carbonato di sodio, presso gli stabilimenti di Solvay a Dombasle in Francia e Rosignano in Italia». Questo processo innovativo consentirà ad entrambi gli impianti di ridurre il consumo di salamoia naturale, contribuendo attivamente alla conservazione di questa risorsa.
«In Solvay, ci impegniamo a fornire soluzioni sostenibili che rispondano ai bisogni essenziali dell’umanità. L’elevata domanda per la nostra rivoluzionaria tecnologia Solvair sottolinea il suo ruolo unico nella purificazione dell’aria e nella conservazione delle risorse naturali», ha dichiarato Philippe Kehren, Ceo di Solvay. Aggiungendo: «Siamo entusiasti di contribuire alla trasformazione e alla sostenibilità di varie industrie, promuovendo in Solvay una crescita aziendale responsabile. Ciò si integra perfettamente con la nostra dedizione verso un’economia circolare, supportando iniziative come l’European Green Deal e dimostrando il nostro costante impegno verso la sostenibilità». Solval è un impianto attivo a Rosignano da 25 anni «ed è all’avanguardia nel trattamento e nel recupero di residui da produzioni industriali», aggiunge Nicolas Dugenetay, direttore dello stabilimento di Rosignano- «Questo ampliamento della sua capacità, che valorizza il riciclo dei materiali, è un passo avanti nel percorso per la circolarità. Gestiamo le nostre attività con una visione sostenibile di lungo periodo, in sintonia con le strategie di sviluppo del territorio programmate dalle istituzioni». Le soluzioni brevettate a base di sodio di Solvair consentono a diverse industrie, come gli impianti di termovalorizzazione, le centrali elettriche, la produzione di cemento, la manifattura del vetro e le navi mercantili, di eliminare efficientemente oltre il 99% degli inquinanti. Ciò garantisce il rispetto delle più stringenti normative sulle emissioni atmosferiche attualmente in vigore. Nel 2016, Solvair è stato riconosciuto come una soluzione ecologica dalla World Alliance della Solar Impulse Foundation. Il Tirreno 17/1/24