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				La 
				fabbrica  | 
            
          
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        I
                direttori di Rosignano e Milano - Cronache  | 
            
        
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                  Piero De Gaudenzi 
					nominato Ufficiale dell'Ordine della Corona del Belgio. 
					Il primo ottobre 1980, 
					presso l'Ambasciata del Belgio a Roma, l'Ambasciatore S.E. 
					Marcel Rymenans, a nome del Re del Belgio e del governo 
					belga, ha conferito all'ing. Piero de Gaudenzi, direttore 
					dello stabilimento di Rosignano le insegne di "Ufficiale 
					dell'Ordine della Corona del Belgio" Erano presenti la 
					signora Flora De Gaudenzi ed altre signore. Fra le molte 
					personalità sono intervenuti alla cerimonia: il Ministro del 
					Lavoro Franco Foschi, l'On. Adolfo Battaglia presidente 
					della Commissione Finanze e Tesoro della Camera, l'On. Luigi 
					Spaventa Economista e membro della Commissione Finanze, Hans 
					De Belder Console Generale del Belgio a Milano, Alberto De 
					Caterina Direttore Generale Affari Economici del Ministero 
					degli Esteri, Alfredo Solustri Direttore Generale di 
					Confindustria, S.E. Andrè Forthomme già Ambasciatore del 
					Belgio a Roma, Pierre Weekers rappresentante generale della 
					Soc. Solvay in Italia, Giantommaso Calvi delegato Solvay a 
					Roma. 
					Per quanto risulta è la prima volta che una così alta 
					onorificenza viene conferita ad un esponente italiano della 
					Società Solvay. S.E. l'Ambasciatore ed il Ministro del 
					Lavoro hanno rivolto all'ing. De Gaudenzi ed alla Società 
					Solvay parole di vivo elogio per le attività svolte in 
					Italia. 
                                                        
					
					***** 
					Piero De Gaudenzi 
					ex direttore Solvay a 92 anni chiesto il processo 
					
					
					
					 
					LIVORNO. 
					
					
					
					Inizia domani, giovedì 19 aprile, il processo a carico 
					dell’ex direttore della
					
					Solvay di Rosignano (LI), l’ingegnere
					
					Piero De Gaudenzi che ha ricoperto l’incarico dal 
					1° aprile 1975 al 30 gennaio 1982. Gli altri due dirigenti 
					che lo hanno preceduto, gli ingegneri Gianfilippo Testa e 
					Mario Bachini sono nel frattempo deceduti. Il direttore è
					
					imputato di omicidio colposo per la morte di Romano 
					Posarelli. La famiglia della vittima si costituisce parte 
					civile, assistita dall’avvocato Ezio Bonanni. A fianco della 
					famiglia Posarelli si costituisce anche l’associazione 
					Osservatorio Nazionale Amianto, che ha organizzato, nel 
					corso della stessa mattinata, una manifestazione davanti al 
					Tribunale Penale di Livorno, in via Falcone e Borsellino, n. 
					1, dove ha corso il processo. Posarelli ha lavorato in 
					Solvay al reparto calderai, con mansione di tubista 
					saldatore dal 1974 al 1979: «la mansione di tubista, svolta 
					dal Posarelli durante gli anni ’70, era tra quelle da 
					considerarsi a più elevato rischio di esposizione in quanto 
					il lavoro veniva svolto su parti di impianto per la maggior 
					parte coibentate», scrivono i periti.  Poi è passato al 
					servizio di vigilanza fino al 1993. Il decesso di Romano 
					Posarelli è avvenuto il 18 novembre 2010 per adenocarcinoma 
					polmonare con metastasi multiple. Secondo la perizia dei 
					tecnici Fabio Capacci e Stefano Silvestri, incaricati dal 
					sostituto procuratore della Repubblica Paola Rizzo, seppure 
					«brevi ma intense le esposizioni consentono di affermare che 
					il signor Posarelli era certamente esposto ad amianto ad un 
					livello ben al di sopra di quello di fondo al quale può 
					essere esposta la popolazione generale». Il lavoratore 
					deceduto è stato, in sostanza, esposto a concentrazioni 500 
					volte superiori alla soglia delle 100 ff/l (fibre/litro) 
					senza alcuna protezione. «Durante gli anni ’70, in 
					particolare nelle industrie che dell’amianto facevano un uso 
					indiretto, come la Solvay – è scritto nella perizia -, non 
					veniva prestata la minima attenzione ai rischi che 
					l’inalazione delle fibre poteva comportare, di conseguenza 
					la protezione dei lavoratori risultava scarsa o assente». 
					Dalla stessa perizia, emerge, inoltre, che quanto dichiarato 
					dalla CONTARP INAIL circa la fine dell’utilizzo dell’amianto 
					negli anni ’80 non è esatto perché, invece, è stato 
					utilizzato come materia prima sino al 2004 e, tutt’ora – a 
					detta dei dipendenti – è presente nella fabbrica di 
					Rosignano (LI), non del tutto bonificata. «La relazione 
					CONTARP presente agli atti non è esatta nella determinazione 
					della data di cessazione dell’uso dell’amianto in Solvay, 
					indicando il 1981 come data di cessazione mentre è noto che, 
					ancora nel 1998, come anche comunicato dai rappresentanti 
					dell’azienda in occasione, del sopralluogo effettuato dagli 
					scriventi». 
					Ambiente & 
					Ambienti 
					
					18 
					Aprile 2012
					***** 
					Piero De Gaudenzi è morto all'età 
					di 94 anni. Era stato direttore dello stabilimento fino al 
					1982. L'industria lo ricorda istituendo un premio. 
					E' 
					
					deceduto all’età di 94 anni Piero De Gaudenzi, 
					apprezzato direttore dello stabilimento Solvay di Rosignano 
					dal 1975 al 1982. Dopo la pensione l’ingegner De Gaudenzi si 
					è trasferito da Rosignano a Livorno, dove ieri si sono 
					svolti i funerali. 
					Durante la direzione tergata De Gaudenzi, tra 
					l’altro, la comunità locale ha vissuto un evento importante 
					e indimenticabile: proprio nel 1982, il 19 marzo, Rosignano 
					ricevette infatti la visita di Papa Giovanni Paolo II. 
					
					 
					Il gruppo Solvay Italia intende «rendere omaggio alla sua 
					figura - si legge in una nota dell’industria chimica -, 
					ricordandolo per la sua vasta competenza e cultura, per la 
					managerialità e la grande umanità, che lo ha fatto stimare 
					da tutti i colleghi, dai collaboratori e dalle istituzioni 
					con le quali si è rapportato durante gli anni della sua 
					direzione dello stabilimento di Rosignano». 
					Per onorare la sua memoria, Solvay ha quindi deciso 
					di istituire nel 2016 un premio per ingegneri neo-laureati 
					rivolto all'innovazione, di cui l'ingegner De Gaudenzi è 
					stato grande maestro e sostenitore. 
					
					  
					
					 
					Il Tirreno
					
					 
					
					24 febbraio 2016. | 
                
              
                | 
                   
					Addio 
					all'ingegnere Sergio Sardano 
					direttore della Solvay 
					
					
					
					Milanese di nascita, ha vissuto a lungo a Castiglioncello. È 
					morto a 83 anni dopo una lunga malattia. 
					Francesca Lenzirosignano. Chissà quante volte in vita sua 
					avrà visto quella foto, Sergio Sardano. È lì, accanto a Papa 
					Giovanni Paolo II in vista alla fabbrica Solvay. In mezzo a 
					operai e dipendenti. Durante la seconda guerra mondiale, il 
					giovane Karol Wojtyla, aveva lavorato alla Solvay per 
					guadagnarsi da vivere, continuare gli studi ed evitare la 
					deportazione in Germania. E a Solvay ha sempre dimostrato 
					riconoscenza. È, quindi, il 19 marzo del 1982 quando Wojtila 
					arriva a Rosignano. Sardano, all'epoca, è capo divisione. 
					L'anno successivo diventerà, per un biennio, direttore dello 
					stabilimento. Sardano spicca nella folla. Il suo caschetto è 
					più in alto di tutti gli altri. Andava fiero della sua 
					altezza. Un metro e novanta. Era uno sportivo, uno dinamico 
					che giocava a tennis. Era anche carismatico, dicono di lui 
					alla Solvay, dove entrò nel 1963, un anno prima di sposarsi 
					con Gianna. Sergio l'ha lasciata sola qualche giorno fa, 
					dopo una lunga malattia. Lui che, nonostante gli impegni di 
					lavoro, cercava sempre di essere presente e che lei seguiva 
					nei suoi viaggi di lavoro.«Cosa posso dire di Sergio? Era 
					socievole, simpatico, burlone. Ed era innamorato della sua 
					famiglia - le parole della moglie - Abbiamo avuto tre figli, 
					Alessandro, Valeria ed Edoardo. E poi quattro nipoti, 
					amatissimi. Io e lui ci siamo conosciuti nel '59 a Livorno. 
					Io sono di Firenze ma abitavo lì. Lui era nato a Milano, ma 
					i genitori si erano trasferiti in Toscana e Sergio si era 
					laureato a Pisa in ingegneria chimica. Dopo la pensione 
					siamo tornati a stare a Milano, ma a Castiglioncello abbiamo 
					ancora oggi la casa e a quel territorio siamo legati. Lì 
					abbiamo trascorso le vacanze e coltivato amicizie preziose. 
					Chi era Sergio? Un bravo marito, un bravissimo padre, un 
					nonno eccezionale». Se n'è andato qualche giorno fa, Sergio 
					Sardano. Aveva 83 anni. Adesso riposa al cimitero 
					monumentale di Milano. Ma qui a Rosignano, a Castiglioncello, 
					nella zona, è ancora ricordato da tutti con parole d'affetto 
					e di stima. Quando entra alla Solvay nel 1963, Sardano è un 
					ragazzo. Inizia da qui la sua carriera all'intero della 
					fabbrica dove diventa giovanissimo direttore, quindi 
					responsabile commerciale, fino agli anni novanta con 
					l'espansione nell'Asia. In questa operazione Sardano è 
					protagonista, ormai manager di portata internazionale. Francesca 
					Lenzi Il Tirreno 15/10/2021  | 
                
              
                
                                    
					E la figlia dell'ex direttore Boland studia il Vernacoliere
					
					 
					Una tesi di laurea sul Vernacoliere. L'ha presentata una 
					ragazza belga, Stephanie Boland, all'Alta scuola della 
					Comunità francese di Bruxelles. La Boland si è diplomata a 
					pieni voti all'Istituto di interpreti e traduttori 
					discutendo in italiano la tesi: «Dal vernacolo livornese al 
					Vernacoliere». Perché ha scelto proprio questo argomento? 
					Stephanie lo spiega nell'introduzione della sua tesi: «Ho 
					avuto la fortuna di trascorrere tre anni a Rosignano, tra 
					collina e mare, nella campagna livornese. (...) E ho amato 
					il modo di parlare della gente toscana. I toscani non fanno 
					ragionamenti complessi e forbiti: si esprimono con battute 
					rapide dietro alle quali si nascondono mille verità, mille 
					generazioni di saggezza e di cultura». Stephanie Boland ha 
					vissuto a Rosignano durante il periodo in cui il padre José 
					ha ricoperto l'incarico di direttore della stabilimento 
					Solvay. E in quegli anni ha maturato l'interesse per il modo 
					di parlare in "vernacolo". «Uno dei miei primissimi ricordi 
					- racconta ancora nell'introduzione alla tesi - risale al 
					giorno in cui ordinai una coca cola in un bar e il barista 
					mi rispose: "No, si dice hoha hola". L'osservazione mi 
					lasciò perplessa, soprattutto quando, dopo aver raccontato 
					l'episodio a un mio amico, mi chiese: "E questo lo capisci: 
					Boia dé, che culo" Per me era arabo, per lui era soltanto 
					livornese». 
					Il Tirreno
					
					14 maggio 1998 
				 | 
                
              
                
                  Solvay, assolto l'ex direttore Alessandro 
					Silva. Processo 
					per la morte di un dipendente al polietilene. 
					
					 
					
					L'ex direttore dello stabilimento Solvay, Alessandro 
					Silva, è stato assolto dall'accusa di omicidio colposo per 
					la morte di Renzo Monticelli, dipendente della 
					multinazionale chimica e addetto, in qualità di assistente, 
					all'impianto di polietilene. Assieme a lui sono stati 
					assolti Roberto Menici, Viviano Novi e Paolo Menichini, 
					anch'essi dipendenti Solvay. La sentenza è stata emessa ieri 
					mattina dal giudice Alberto Panu, pretore di Cecina, durante 
					un processo nel quale la vicenda è stata minuziosamente 
					ricostruita. Silva era difeso dall'avvocato Giovanni 
					Sellaroli di Pisa, Menici e Novi dall'avvocato Tullio 
					Padovani (anch'egli di Pisa) e Menichini era tutelato dall'avvocato 
					Alberto Uccelli di Livorno. La ricostruzione dell'incidente, 
					avvenuto il 21 dicembre 1992 nell'impianto polietilene dello 
					stabilimento rosignanese, è stata fatta dal pubblico 
					ministero. Il sostituto procuratore Giaconi, nella sua 
					requisitoria, ha ricordato che quel giorno Renzo Monticelli 
					si è recato presso l'impianto di polietilene per verificar 
					e il cattivo funzionamento di una pompa. Esperto com'era, si 
					era avvicinato per «percepirne acusticamente meglio il 
					rumore». Ma durante questa manovra urtava contro la leva di 
					spurgo della conduttura: da un rubinetto usciva 
					immediatamente gas butene a 38 atmosfere che dallo stato 
					liquido passava subito a quello gassoso. Per una causa 
					elettrostatica il gas s'incendiava, trasformando Monticelli 
					in una torcia umana. L'uomo moriva il 3 gennaio. «Ebbene - 
					ha detto Giaconi nella sua requisitoria- dobbiamo chiederci 
					se l'apertura di una leva con quella facilità costituisse un 
					fatto imprevedibile o se, viceversa, fosse evitabile». 
					Secondo l'accusa l'incidente si verificò per difetto dell'impianto, 
					ma anche per una carenza nell'organizzazione del lavoro: su 
					Menichini,in quanto più alto in grado,incombevano per legge 
					gli obblighi di sicurezza; Menici aveva una responsabilità 
					precisa in quanto caporeparto manutenzione presso il 
					polietilene; Silva avrebbe dovuto preoccuparsi delle 
					caratteristiche e della sicurezza dei reparti a rischio. 
					Senza contare che l'abbigliamento di Monticelli non era a 
					norma, poiché non possedeva caratteristiche elettrostatiche 
					(nel giaccone c'era pelle sintetica). Da qui la richiesta di 
					un anno di reclusione per Silva e Menichini, otto mesi per 
					Menici. Il pubblico ministero ha chiesto l'assoluzione di 
					Novi per non aver commesso il fatto. Requisitoria che si è 
					scontrata con l'immediata opposizione della difesa. Il fuoco 
					di fila è stato aperto dall'avvocato Padovani, che ha 
					definito «gravemente lacunosa» la requisitoria del pubblico 
					ministero.  Tre sono gli elementi casuali che, combinandosi, 
					secondo il legale hanno determinato l'incidente: Monticelli 
					non attese che un addetto alla manutenzione lo mettesse in 
					condizione di controllare con tranquillità; il percorso 
					scelto per accedere all'impianto non era, tra i quattro 
					teoricamente possibili, il più sicuro; il giubbotto che 
					indossava era di poliestere al 65% e la pelliccia che 
					avvolgeva il collo era sintetica. Una combinazione letale: 
					scegliendo una strada d'accesso difficile Monticelli urtò 
					con una tasca del giubbotto contro la leva, che si abbassò 
					facendo sprigionare il butene. Le cariche elettrostatiche 
					presenti nell'abbigliamento determinarono la combustione. Ma 
					chi può essere responsabile per quanto accaduto a 
					Monticelli? Era un tecnico altamente specializzato, ha 
					argomentato Padovani, uno di quelli che istruiva gli altri: 
					«Sarebbe stata scarsa informazione se la manovra fosse stata 
					accidentale - ha aggiunto il legale -. Ma era voluta». E 
					allora: Novi è intervenuto subito, circoscrivendo l'entità 
					dell'incidente; Menici non aveva il compito di organizzare 
					il lavoro e non poteva quindi determinarne le modalità 
					operative. Da qui la richiesta di assoluzione per entrambi. 
					Analoghe istanze avanzate dall'avvocato Sellaroli per 
					Alessandro Silva e dall'avvocato Uccelli per Menichini. 
					Sellaroli, in particolare, ha ricordato che Silva non ha mai 
					acconsentito all'apposizione delle valvole dalle quali si è 
					sprigionato il butene poiché quando assunse la direzione 
					dello stabilimento le valvole erano già a dimora. «Non aveva 
					l'obbligo di sostituirle - ha concluso -in quanto non poteva 
					inserirsi nelle risoluzioni dei progettisti». Analoga 
					posizione per Menichini, descritta dall'avvocato Uccelli: 
					quando le valvole vennero montate, lui lavorava in un altro 
					reparto. «Come poteva intervenire per modificare una 
					situazione di cui non era a conoscenza?». Dopo mezz'ora di 
					camera di consiglio è giunta la sentenza: assoluzione per 
					tutti in quanto il fatto non sussiste. 
					Il Tirreno
					
					23 maggio 1999  
                                                                                            
					***** 
					È morto Alessandro Silva, dirigente Solvay 
					
					 
					Si è spento all'età di 71 anni l'ingegner Alessandro Silva, 
					per trentacinque anni dirigente dello stabilimento 
					rosignanese della Solvay. Il decesso è avvenuto all'ospedale 
					di Cecina, dove l'ingegnere, nativo di Perugia, era 
					ricoverato. La sua morte viene annunciata con dolore e 
					profonda tristezza dalla direzione dello stabilimento. I 
					funerali si svolgeranno oggi alle 15,30 nella chiesa di 
					Santa Croce a Rosignano Solvay. 
					Gianfranco Simoncini, oggi presidente dell'Ato 5 e già 
					sindaco di Rosignano, ha espresso le sue condoglianze alla 
					moglie dell'ingegner Silva, la signora Monica. «Partecipo 
					commosso al suo dolore per la scomparsa di Alessandro, 
					ricordandone la gentilezza, la simpatia e l'umanità che 
					insieme alla competenza ne fecero un dirigente Solvay 
					apprezzato e una persona impegnata socialmente», scrive 
					Simoncini nel telegramma alla signora Silva. 
					L'ingegner Silva, nato a Perugia il 6 luglio 1933, fu 
					direttore dello stabilimento di Rosignano dal 1988 al 
					dicembre 1992. Laureatosi in ingegneria chimica nel 1958, 
					nel maggio dello stesso anno fece ingresso in Solvay a 
					Rosignano, come giovane tecnico al reparto Elettrolisi. Qui 
					lavorò fino all'inizio degli anni '70 quando fu chiamato 
					nella divisione amministrativa dello stabilimento, 
					divenendone responsabile nel 1973. Nel 1980 assunse 
					l'incarico di direttore dello stabilimento Adriaplast 
					(società del gruppo Solvay) di Monfalcone, fino al 1988, 
					quando fece ritorno a Rosignano come direttore. Durante gli 
					anni della sua direzione, Silva gestì la ristrutturazione 
					della fabbrica, riuscendo nell'intento di consolidare il 
					sito produttivo, mantenendolo ad alti livelli di 
					competitività. Nel 1993 lasciò il lavoro per la pensione. 
					Sposato, con tre figli, il personale di stabilimento che lo 
					ha conosciuto lo ricorda per la grande professionalità, 
					umanità e disponibilità al dialogo. A metà degli anni '90 
					Silva divenne assessore del Comune di Montescudaio e, 
					ultimamente, presidente dell'Università Popolare. Inoltre, 
					ricoprì incarichi nel Rotary di Cecina. 
					Il Tirreno
					
					1 luglio 2004 | 
                
              
                
                  André Daene parla di sicurezza. La Cgil «intervista» Solvay
					
					
					 
					 E' 
					già successo lo scorso anno, ricorda Galantini. Quest'anno 
					poi, nello speciale Primo maggio dedicato al difficile 
					rapporto tra giovani e lavoro - 250 pagine con una tiratura 
					di 40mila copie - la multinazionale belga si è trovata in 
					buona compagnia: con Montedison, Finmeccanica, Parmalat, 
					Piaggio, Alitalia... Per Daene aderire alla richiesta della 
					Cgil è stato un fatto normale («per me un mondo che cerca la 
					convivenza e il coinvolgimento è la normalità»). Del resto 
					il direttore vallone è un antesignano sul fronte delle 
					«relazioni esterne»: poco dopo il suo insediamento allo 
					stabilimento di Rosignano partecipò a un dibattito alla 
					Festa dell'Unità, e varando il progetto di «Buon vicinato» 
					inviò una lettera a tutte le famiglie di Rosignano 
					auspicando una maggiore integrazione tra la fabbrica e il 
					territorio. «Il giornale della Cgil - dice - ha chiesto alle 
					industrie di intervenire su alcuni punti importanti, come 
					formazione, qualità, ambiente, di quello che io definisco le 
					linee soft dello spirito aziendale. Noi abbiamo parlato di 
					Responsible care». Nel suo intervento, Daene spiega quali 
					sono le linee di attuazione del programma Responsible care 
					nel gruppo Solvay, specificando che con l'introduzione delle 
					Business Unit (le unità di affari) l'azienda ha deciso di 
					portare avanti un'organizzazione più articolata e più 
					efficace, con «il coinvolgimento dei quadri operativi nelle 
					politiche della sicurezza», senza perdere di vista «i valori 
					trasversali che rappresentano il patrimonio del gruppo». In 
					altre parole la «funzione a livello centrale» si integra 
					sempre più con «i referenti collegati nelle unità 
					operative». Il direttore dello stabilimento di Rosignano 
					continua dicendo che per arrivare ad un'attuazione completa 
					dei principi di sicurezza occorre diffondere questa cultura 
					di responsabilizzazione «dai quadri all'intero personale, a 
					tutti i livelli» e per capire il grado di consapevolezza 
					all'interno della fabbrica ogni due anni Solvay promuove un 
					sondaggio tra i dipendenti. Sui due quesiti dedicati: cosa 
					fa l'azienda e cosa fa lo stesso dipendente per migliorare 
					il livello di sicurezza, «la percentuale dei soddisfatti 
					raggiunge l'80% degli addetti». Tornando a Responsible care, 
					una linea comune che si sono date le più grosse aziende 
					chimiche a livello europeo e internazionale, Daene ricorda 
					che le procedure per ambiente e sicurezza sono state 
					unificate, e tra due anni lo saranno anche quelle relative 
					alla qualità. Un'ultima domanda è dedicata allo stabilimento 
					di Rosignano. «E' fondamentale lavorare condividendo valori 
					comuni», esorta Daene, specialmente in una realtà, come 
					quella rosignanese, con 1200 dipendenti e 600 lavoratori di 
					società appaltatrici. «Per questo è stata promossa una 
					convention dei diversi datori di lavoro, che si sono 
					impegnati a realizzare insieme un programma minimo, coerente 
					con la 626, esteso a tutti i lavoratori del gruppo o delle 
					imprese circostanti, e si è costituito un comitato 
					inter-imprese, la cui presidenza è ricoperta a turno dai 
					dirigenti delle diverse unità, che valuta in quale misura i 
					parametri per la sicurezza siano soddisfatti all'interno del 
					sito produttivo». Un modo per sensibilizzare su sicurezza e 
					qualità del lavoro le imprese appaltatrici? «Occorre passare 
					dalla cultura della quantità alla cultura della qualità per 
					l'insieme delle persone che operano nel sito produttivo, 
					anche se attive al di là dei confini dell'impresa». 
					Il Tirreno
					
					14 maggio 1998  
                                                                                        
					***** 
					Il direttore Daene va a Bruxelles, lo sostituisce 
					Malvaldi - Cambio 
					al vertice a fine anno nuovo.  
					
					
					Cambio al vertice della direzione dello 
					stabilimento Solvay. Dal primo gennaio '99 l'ingegner André Daene entrerà a far parte della Direzione tecnica centrale 
					del gruppo, a Bruxelles. L'incarico a Rosignano sarà 
					ricoperto dall'ingegner Alessandro Malvaldi, attualmente 
					amministratore delegato della Safiplast di Chivasso, uno 
					stabilimento del gruppo Solvay Italia che si occupa di 
					trasformazione delle materie plastiche. Ma già da oggi 
					Malvaldi affiancherà Daene per un periodo di avvicendamento, 
					pur mantenendo l'incarico alla Safiplast. In precedenza è 
					stato direttore dello stabilimento Solvay di Sarralbe, nel 
					nord-est della Francia. Toscano, Malvaldi ha iniziato 
					proprio da Rosignano (dalla fabbricazione del Pe) la sua 
					carriera in Solvay. Daene lascia lo stabilimento che ha 
					diretto per quattro anni (subentrando ad Alessandro Silva) 
					chiamato ad un incarico di prestigio all'interno della 
					direzione tecnica centrale del gruppo belga.(m.m.) 
					
					 
					Il Tirreno
					
					1 luglio 1998 | 
                
              
                
                  Michelle Huart da oggi alla guida della Solvay  
					
					 
					Si 
					insedia oggi il nuovo direttore dello stabilimento Solvay di 
					Rosignano. Michelle Huart, belga, riceve il testimone da 
					Alessandro Malvaldi che lascia lo stabilimento rosignase 
					dopo otto anni e presto ricoprirà l'incarico di direttore a 
					Tavaux, in Francia, dopo un breve periodo di affiancamento. 
					Primo giorno di lavoro, dunque, per la Huart che comunque è 
					già venuta a Rosignano un mese fa per prendere contatti e 
					incontrare il personale.
					Ingegnere chimico, 44 anni, Michelle Huart viene dalla sede 
					di Bruxelles, ma vanta già una grande esperienza nel gruppo 
					Solvay dove si è occupata molto di ricerca, ma anche della 
					gestione della realizzazione dei nuovi impianti con celle a 
					membrana dell'elettrolisi. Ha lavorato in Francia e in 
					Thailandia. Per lei, Rosignano è il primo incarico come 
					direttore. Per Rosignano, la Huart è la prima donna a 
					dirigere lo stabilimento. 
					 
					Il Tirreno
					
					2
					
					
					
					aprile 2007 
                                                                                           
					***** 
					La Huart lascia il timone della Solvay 
					-
					Dall’Australia arriva Davide Papavero 
					-
					Clamorosa partenza della direttrice che era in carica dal 
					2007. 
					
					
					MICHÈLE HUART lascia Rosignano. Al suo posto arriva 
					dall’Australia Davide Papavero. La notizia è clamorosa e non 
					è stata comunicata ufficialmente, non c’è un comunicato 
					stampa Solvay che l’annunci. Ma all’interno del gruppo 
					Solvay l’avvicendamento sarebbe ufficiale e ve lo 
					raccontiamo riportandovi le indiscrezioni di cui siamo 
					venuti a conoscenza. Un avvicendamento, tra Huart e 
					Papavero, Solvay Inerox, che avverrebbe a fine giugno. 
					Michèle Huart, da Bruxelles, ingegnere elettromeccanico, è 
					il primo, e per ora unico, direttore al femminile nella 
					storia centenaria di via Piave, la più importante e antica 
					sede italiana Solvay. La Huart chiude un incarico iniziato a 
					Rosignano nel 2007, quando subentrò ad Alessandro Malvaldi, 
					che andò ad assumere la direzione francese di Taveaux dopo 
					essersi insediato in via Piave nel 1999. La Huart, che ha 
					iniziato il suo percorso in Solvay nel 1986, arrivò dalla 
					casa madre della multinazionale belga si disse allora 
					nell’ambito di strategie che avrebbero investito anche 
					Rosignano. 
					E in effetti la Huart lascia Rosignano all’indomani della 
					firma dell’accordo di riorganizzazione siglata a gennaio che 
					prevede il taglio del 10% del personale complessivo, circa 
					una sessantina persone per lo più non reintegrando i 
					pensionamenti e coprendo quelle posizioni rimaste scoperte 
					che si ritengono necessarie redistribuendo i lavoratori. 
					Vedremo quale sarà la sua nuova destinazione. Della partenza 
					di Michèle Huart si era parlato con insistenza due anni fa. 
					Sembrava che la sua direzione avesse come scadenza massima i 
					primi mesi del 2012. Lei non aveva mai né confermato, né 
					smentito. Poi per la verità sulla partenza era calato il 
					silenzio. Ma adesso all’improvviso i giochi sarebbero fatti. 
					E tutto è già stato deciso. Anni molto impegnativi questi 
					per la Huart, passati anche dal «Progetto Rosignano» targato 
					Edison - Solvay, quello del rigassificatore per capirsi, a 
					cui pochi mesi fa il sindaco Franchi ha detto no. E dalla 
					cassa integrazione straordinaria per alcuni mesi per 
					ventitre dipendenti di Ponteginori nel 2012 dopo che il 
					sindaco di Volterra inibì l’attività di estrazione di 
					Saline. Con rischio di effetto cascata sugli oltre seicento 
					lavoratori di via Piave. 
					
					
					Davide Papavero nel 2013 fu nominato amministratore delegato 
					di Solvay Chimica Italia.
					Nato a Bressanone nel 1965, una laurea a pieni voti in 
					Ingegneria chimica presso l’Università degli Studi di 
					Cagliari, dove la famiglia si era trasferita per lavoro, 
					Papavero inizia l’attività lavorativa nel 1993, come 
					ingegnere di processo alla Florys di Milano, poi, quattro 
					anni dopo, approda al gruppo chimico Sisas. Nel 2001 viene 
					assunto da Ausimont in qualità di assistente del direttore 
					di stabilimento del polo industriale di Porto Marghera. Nel 
					2002, in seguito all’acquisizione di Ausimont da parte del 
					gruppo Solvay, approda al gruppo belga. Nel 2003 è nominato 
					direttore dello stabilimento di Porto Marghera. 
					Dal 2007 ricopre anche il ruolo di amministratore delegato 
					di Solvay Fluoro Italia. Intraprende nel 2008 un’esperienza 
					internazionale trasferendosi a Sidney come rappresentante 
					del gruppo Solvay per l’Australia.  
					La Nazione Cinzia Gorla 15 aprile 2013 | 
                
              
                
                  Nuovo direttore per lo stabilimento Solvay - Da ieri 
					in forze Pier Luigi Deli, 59 anni, in arrivo dal gruppo 
					Arkema. Sostituisce Davide Papavero.  
					
					
					Cambio al vertice 
					dello stabilimento Solvay di Rosignano. Da ieri, primo 
					giugno, l’ingegner Pier Luigi Deli ha assunto la 
					posizione di direttore dello stabilimento di Rosignano. 
					Sostituisce in tale funzione l’ing. Davide Papavero, 
					che come già annunciato, dal febbraio scorso ha assunto 
					l’incarico di global industrial director per la Global 
					Business Unit Soda Ash e Derivati, all’interno del Gruppo 
					Solvay.
					Dopo un periodo iniziale di alcuni anni all’interno del 
					Gruppo Solvay, Pier Luigi Deli ha continuato la sua carriera 
					all’esterno della società belga, ricoprendo incarichi 
					industriali con un crescente livello di responsabilità, per 
					ultimo il ruolo di “industrial director” nel gruppo Arkema. 
					Nato a Chiavari, laureato presso il Politecnico di Genova in Ingegneria 
					chimica, ha 59 anni ed è sposato, ha due figli. Deli ha 
					lavorato sempre nel settore chimico, come prevede la sua 
					formazione universitaria e professionale. Arkema, infatti, è 
					un gruppo francese che si articola su tre grandi divisioni: 
					prodotti vinilici, chimica industriale e prodotti ad alte 
					prestazioni. La società è presente in 40 paesi con 90 
					impianti e 6 centri di ricerca. Arkema in Italia possiede 7 
					siti (Rho, Porto Marghera, Spinetta Marengo, Boretto, 
					Ficarolo, Gissi e Anagni).
					Deli subentra a Papavero, che era arrivato a Rosignano nel 
					luglio del 2013, dove prese il posto di Michéle Huart, 
					rimasta a Rosignano per sei anni. 
					 
					Il Tirreno
					
					2 giugno 2018  
					
                  
					
					
					Pier Luigi Deli è in pensione dal dicembre 2021 sostituito 
					dal francese Nicolas-Dugenetay. | 
                
              
                
                  Nicolas
					DUGENETAY è stato nominato come 
					nuovo Direttore dello Stabilimento di Rosignano e 
					Amministratore Delegato di  SOLVAY CHIMICA ITALIA con 
					efficacia dal primo dicembre 2021. Sostituisce Pier Luigi 
					Deli, andato in pensione a fine novembre, che è rimasto alla 
					guida del sito toscano per quasi 4 anni. Francese originario 
					di Louviers, si laurea in Ingegneria presso l’ICAM, 
					“Institut Catholique d’Arts et Métiers”; quello del manager 
					è un percorso accademico internazionale, che lo porta a 
					studiare anche presso ll’ Université Polytechnique de 
					Valence, in Spagna. 
					
					
					Principale responsabilità di Dugenetay sarà quella di 
					guidare la crescita di Solvay in una fase strategica per lo 
					stabilimento e per la Società, lavorando a stretto contatto 
					con il team, il parco industriale e il territorio. 
					
					
					
					Il sito di Rosignano sta per celebrare 110 anni di storia 
					produttiva. 
					Attualmente Solvay occupa a Rosignano 465 dipendenti 
					diretti, con una presenza complessiva all’interno del parco 
					industriale che raggiunge le 1500 persone. Lo stabilimento 
					realizza ed esporta prodotti chimici indispensabili in 
					tantissimi settori industriali innovativi, fondamentali per 
					la qualità della vita collettiva: carbonato e bicarbonato di 
					sodio, cloruro di calcio, acqua ossigenata, acido peracetico.  
					“Sono orgoglioso di prendere la guida di un sito così 
					importante per Solvay non solo a livello italiano ma anche 
					internazionale, oltretutto in una Regione che conosco bene - 
					ha commentato il nuovo Direttore - Nel mio nuovo ruolo 
					lavorerò con impegno insieme alle istituzioni e agli 
					stakeholder per garantire lo sviluppo sostenibile della 
					nostra azienda e contribuendo a quello del territorio che la 
					ospita. Sono molte le importanti sfide che ci attendono e le 
					affronteremo rafforzando ulteriormente il dialogo con tutti 
					gli interlocutori coinvolti”. 
					Dugenetay ha un’esperienza ventennale in Solvay e ha 
					trascorso buona parte di questo periodo proprio lavorando 
					presso lo stabilimento di Rosignano, prima in qualità di 
					Responsabile della Manutenzione, poi di Responsabile Tecnico 
					del Sito, esperienza che gli ha permesso di implementare le 
					misure sulla sicurezza e sulla sostenibilità ambientale. 
					Negli ultimi tre anni alla guida dello Stabilimento di 
					Dombasle-sur-Meurthe, nei pressi di Nancy in Francia, 
					anch’esso sede di uno degli impianti di produzione di 
					Carbonato di Sodio del Gruppo Solvay. Nel corso di questo 
					periodo ha seguito anche la realizzazione del progetto di 
					transizione energetica del Sito con il preciso obiettivo di 
					ridurre le emissioni di CO2 e lo sviluppo dell’economia 
					circolare con il territorio. 
					
					
					Nicolas Dugenetay ha 42 anni, è sposato ed ha una figlia.
					
					Gruppo 
					Editoriale Media Key 20/12/2021 
                                                                                          
					***** 
					La sfida del neo 
					direttore dello stabilimento: «Entro il 2026 in porto una 
					trasformazione green dell'area industriale» Verso un polo 
					dell'idrogeno a Rosignano Solvay guida la transizione 
					energetica 
					
					
					
					Un'esperienza poliedrica, quella di Dugenetay, che poi 
					l'aveva portato in Francia per prendere la direzione dello 
					stabilimento di Dombasle con una missione, quella di 
					seguirne la transizione energetica. E proprio per trasferire 
					a Livorno la sua competenza, la multinazionale belga ha 
					chiesto a Dugenetay di prendere la direzione della fabbrica 
					che dà il nome al paese in cui si è insediata 110 anni fa. 
					Una sfida accettata dal dicembre 2021. «Con un 
					obiettivo preciso - commenta Dugenetay - assicurare la 
					presenza di Solvay a Rosignano per altri 110 anni». 
					Direttore, come ha vissuto la proposta di tornare a 
					Rosignano? «Benissimo, è stata per me una scelta facile. Amo 
					la cultura toscana, i rapporti umani che qui si instaurano 
					tra persone, il contesto in cui si vive, la campagna con il 
					mare accanto. Fin dal primo momento per me è stato un po' 
					come sentirmi a casa. Una scelta davvero fatta con il cuore 
					e anche per la famiglia, mia moglie è di Cecina. Ho subito 
					accettato». Transizione energetica, un concetto chiave in 
					questo periodo come lo tradurrà a Rosignano? «Abbiamo 
					l'obiettivo di estendere l'attività di Rosignano in un 
					distretto basato sulla produzione di idrogeno attirando 
					investimenti. Pensiamo di potenziare la ricerca per produrre 
					energia green, i processi di elettrolisi e quindi la 
					produzione di idrogeno verde. Abbiamo presentato progetti 
					associati alla produzione di idrogeno per il Pnrr e stiamo 
					aspettando risposte. Stiamo lavorando a progetti di 
					potenziamento per sfruttare energia solare ed eolica con 
					l'obiettivo di avere soluzioni energetiche senza emissioni. 
					In Francia abbiamo portato avanti un piano di investimenti 
					di tre anni e a Rosignano contiamo di completare la 
					transizione energetica entro il 2026». Solvay non parte da 
					zero. «In pochi sanno che lo stabilimento produce oltre 170 
					megawatt di energia elettrica che oltre a soddisfare 
					interamente il fabbisogno del parco industriale immette 
					sulla rete circa 100 megawatt coprendo interamente i consumi 
					medi delle famiglie dei comuni di Cecina e di Rosignano. Nel 
					2006 abbiamo attivato il progetto "Aretusa", con Asa e 
					Termomeccanica che ha portato a un considerevole risparmio 
					di acqua di falda in 16 anni, parte della quale è andata 
					alla cittadinanza mentre il resto è rimasto nel sottosuolo, 
					dal 2018 sono stati investiti 40 milioni di euro per ridurre 
					del 40% le emissioni di anidride carbonica. Un lavoro 
					costante che portiamo avanti ormai da anni. Tra gli ultimi 
					investimenti c'è il progetto "Solval" che ci permette di 
					trattare i prodotti sodici residui riducendo gli scarti di 
					lavorazione che finiscono in discarica». Qual è il rapporto 
					con il territorio? Negli ultimi 10 anni sono più di 250 i 
					milioni di euro di investimento realizzati sul territorio. 
					Ogni anno circa 13-14 milioni di euro di investimenti di cui 
					il 20-30 per cento per la sicurezza e l'ambiente. Il parco 
					industriale di Rosignano Solvay, le aziende con cui 
					collaboriamo, sarà coinvolto nei progetti di transizione 
					energetica e in tutte le iniziative legate alla sicurezza 
					sul lavoro. Essere a zero infortuni è uno dei nostri valori 
					principali: dedichiamo ottomila ore annuali alla formazione 
					dei dipendenti per questo». 
					Ilenia Reali Il Tirreno 5 maggio 2022. 
                                                                                            
					***** 
					Confindustria - 
					Dugenetay presidente dei chimici 
					Nicolas Dugenetay è il nuovo presidente della sezione 
					merceologica "Chimici e Petroliferi" di Confindustria 
					Livorno Massa Carrara, eletto all'unanimità dalle aziende 
					del comparto. Francese, originario di Louviers, si è 
					laureato in Ingegneria presso l'Icam, "Institut Catholique 
					d'Arts et Métiers", Dugenetay è stato nominato lo scorso 
					dicembre direttore dello Stabilimento di Rosignano e 
					amministratore delegato di Solvay Chimica Italia. 
					Attualmente Solvay occupa a Rosignano 465 dipendenti 
					diretti, con una presenza complessiva all'interno del parco 
					industriale che raggiunge le 1500 persone. In qualità di 
					presidente della sezione Chimici e Petroliferi, Dugenetay 
					entrerà a fare parte anche del consiglio generale della 
					Confindustria Livorno Massa Carrara. Ringraziando i colleghi 
					per la fiducia accordatagli, Dugenetay ha tracciato le linee 
					programmatiche del suo mandato, incentrate su tre assi 
					principali: la crescita culturale per la sicurezza e 
					l'ambiente vedendo il settore come una soluzione del 
					miglioramento complessivo; la sfida posta dalla transizione 
					energetica necessaria per il futuro industriale e dei 
					cittadini; il bilancio di sostenibilità del comparto. 
					Particolare importanza sarà attribuita alla crescita della 
					rappresentanza verso le istituzioni e gli enti locali. «È 
					basilare - ha dichiarato Nicolas Dugenetay - intensificare i 
					rapporti con le istituzioni, nella convinzione che il 
					dialogo tra industria e territorio costituisca il pilastro 
					fondante per il sistema produttivo industriale, soprattutto 
					in una fase come l'attuale dove, oltre alle sfide del 
					mercato, le aziende devono affrontare quella della 
					transizione ecologica ed energetica, obiettivo molto 
					articolato e complesso da raggiungere e che, anche per 
					questo, necessita di piena convergenza con le istituzioni».
					
					Il Tirreno 8 
					giugno 2022 | 
                
              
                
                  A 
					Milano promosso un rosignanese - Marco Martinelli neo direttore di Solvay Italia
					
					
					
					 
					La notizia arriva fresca fresca da 
					Bruxelles: l’ingegner Marco Martinelli, 47 anni, rosignanese 
					doc, è stato nominato direttore di Solvay Italia. Dal primo 
					novembre affiancherà l’ingegner Bruno Brianzoli, che a fine 
					gennaio andrà in pensione. Martinelli è un ingegnere meccanico 
					(ha conseguito la laurea all’Università di Pisa 
					con il massimo dei voti)
					ha mosso i primi 
					passi al Polietilene di Rosignano, poi una serie di 
					incarichi nel gruppo l’hanno portato in giro per il mondo, 
					dal Texas alla Francia fino a Bruxelles, dove si trova 
					attualmente con l’incarico di responsabile del mantenimento 
					a livello europeo.
					Si conferma uno tra i personaggi del territorio che 
					sono riusciti ad affermarsi con maggior successo nel corso 
					degli anni. Lo scorso mese di novembre è stato premiato 
					dalla direzione dell’Isis Mattei nel corso della giornata 
					dedicata ai talenti. L’istituto superiore gli ha voluto 
					conferire il riconoscimento quale ex studente dell’Iti, dove 
					ha fatto il triennio conseguendo in seguito il diploma a 
					Livorno, 
					
					con sessanta sessantesimi (all’epoca la maturità non 
					si esprimeva ancora in centesimi), 
					
					
					
					che è riuscito a farsi strada nel mondo del lavoro, 
					raggiungendo i vertici dell’azienda nella quale lavora.
					
					
					 
					Marco Martinelli è nato da famiglia rosignanese: il babbo lavorava nello 
					stabilimento Solvay e la mamma vive ancora nella casa dei 
					Palazzoni. Anche la moglie, Katia Bigazzi, 45 anni, è di 
					Rosignano: hanno tre figlie.  
					Marco Martinelli ha un 
					fratello, Stefano, (ex calciatore, ha giocato anche nel Cecina 
					calcio) che vive a Rosignano e gestisce un'agenzia 
					immobiliare oltre al ristorante La Stazione a Castigloncello. 
					 
					Il Tirreno
					
					24 ottobre 2006 
                                                                                         
					***** 
					Messaggio ai colleghi di Marco Martinelli, nuovo Country 
					Manager Solvay in Italia. 
					Cari colleghi, 
					E' con piacere che vi invio questo mio primo saluto, con il 
					quale vorrei anche presentarmi. 
					Alcuni di voi mi conoscono già perché sono stato Country 
					Manager di Solvay in Italia dal 2007 al 2012, e ora sono 
					onorato di ricoprire nuovamente questo ruolo, continuando a 
					mantenere anche quello di Industrial Manager del Gruppo. 
					Innanzitutto desidero ringraziare Marco Colatarci, che ha 
					saputo interpretare e gestire, nel modo migliore, le 
					situazioni e le varie tematiche legate alle attività dei 
					nostri sei siti italiani. So che ha condotto un lavoro 
					intenso, cercando sempre di valorizzare e salvaguardare le 
					nostre persone e la reputazione del Gruppo.  
Ora ci scambiamo nuovamente il testimone nel segno della 
					continuità, verso le priorità in cui tutti crediamo: 
					sicurezza dei lavoratori e della collettività, integrazione 
					nel territorio, sviluppo tecnologico e sostenibilità dei 
					nostri siti produttivi, attenzione ai nostri clienti.  
Nell’assumere questo incarico sono consapevole delle problematiche 
					che dobbiamo affrontare in questo periodo complesso e 
					incerto a causa della difficile situazione internazionale, 
					che condiziona la vita di tutti e non solo quella delle 
					imprese.  
Il tragico conflitto ancora in corso, oltre al dramma umano che 
					comporta, sta generando un impatto consistente sugli scambi 
					commerciali e sui costi dell'energia. 
					 
					Incide inoltre sulla vita sociale e sulla speranza di 
					tornare ad una condizione di normalità e ripartenza dopo gli 
					anni fortemente condizionati dalla pandemia, che peraltro 
					non è ancora del tutto superata.  
Il nostro Gruppo evolve dovendo adeguarsi al continuo cambiamento 
					sociale e dei mercati. Come sappiamo ci aspetta una tappa 
					fondamentale nella storia di Solvay, con la creazione di due 
					nuove società distinte.  
Sarà una trasformazione che dovremo affrontare insieme nei prossimi 
					mesi. Il mio impegno sarà massimo per rappresentare e 
					gestire le tematiche ed esigenze delle realtà italiane. 
					Conto sul supporto di tutti, con l'obiettivo comune che sia 
					un passaggio ben gestito e con la prospettiva della 
					competitività attuale e futura dei nostri stabilimenti. 
Programmazione e progettualità sono fondamentali, soprattutto nelle 
					nostre attività chimiche, ma sono altrettanto indispensabili 
					il coinvolgimento delle persone e la condivisione degli 
					obiettivi, a tutti i livelli.  
Per questo chiedo ai responsabili dei siti di mantenere ben attiva 
					la comunicazione con i collaboratori, sia per informazione 
					che per ascoltarli. Sono al vostro fianco, con la massima 
					disponibilità per tutte le necessità e le opportunità che si 
					presenteranno. 
Vi auguro un buon lavoro in sicurezza, per chiudere bene questo 
					anno importante, in cui complessivamente abbiamo saputo 
					reagire alle difficoltà esterne, con l'incoraggiamento a 
					guardare avanti, sempre con spirito fiducioso.  
E soprattutto vi auguro una serena vita con le vostre famiglie.  
I miei più cordiali saluti Marco Martinelli. 
					
					
					3 novembre 2022. 
					
					
					
					Nel dicembre 2023 l'ing. Marco Martinelli mantiene la 
					funzione di Industrial Director a livello globale lasciando
					
					
					
					al dottor Raffaele Calabrese De Feo l'incarico di Country manager
					per Solvay in italia. | 
                
              
                | 
                   
									Marco Colatarci, 
									Country Manager di Solvay in Italia, è stato 
									nominato Vicepresidente di Federchimica, la 
									Federazione Nazionale dell’Industria 
									Chimica, con delega alle relazioni 
									industriali. Dal 2012 è membro di Giunta e 
									del Consiglio Direttivo di Federchimica e 
									dal 2015 di Assolombarda. 
									Nato nel 1954 e di origine livornese, Marco 
									Colatarci è dal 2013 Country Manager di 
									Solvay in Italia, con la responsabilità del 
									Centro Direzionale di Bollate -Milano. 
									É presidente con delega delle diverse 
									società del Gruppo nel nostro Paese: Solvay 
									SA, Solvay Specialty Polymers Italy Spa, 
									Solvay Chimica Italia SpA, Solvay Solutions 
									Italia Spa, Solvay Cytec Mondovì Srl, Solvay 
									Energy Services Italia Srl. 
									
									
									Colatarci, sposato e con un figlio, è 
									laureato in Ingegneria Meccanica presso 
									l’Università degli Studi di Pisa. Ha 
									conseguito i Master in “Managing in the 
									Uncertainly” presso la Business London 
									School, in “Business Executive Development” 
									presso l’IMD di Losanna, in “Analisi del 
									Valore” e “Creatività nell’impresa” presso 
									la Scuola di Amministrazione Aziendale 
									dell’Università “Luigi Bocconi” di Milano. 
									Ha iniziato la sua carriera presso la 
									Società Sarplast S.p.A. operante nel settore 
									del “Composite Piping Manufacturing” come 
									Ingegnere Responsabile dei Servizi Tecnici e 
									Manutenzione di Stabilimento, partecipando a 
									vari progetti internazionali. 
									
									
									É entrato a far parte del Gruppo Solvay nel 
									1989, iniziando a lavorare nella società 
									controllata GOR AS S.p.A., con sede a 
									Pinerolo -TO- e operativa nel settore 
									automotive. Nel 1998 è diventato Direttore 
									di Stabilimento e nel 2000 Amministratore 
									Delegato, gestendo le joint venture create 
									in Cina, Corea e le start-up avviate in 
									Brasile. 
									
									
									 
									Nel 2002 è stato nominato European Managing 
									Director alla Solvay RBU PVC Rigid Foils e 
									Amministratore Delegato delle due Società 
									ADRIAPLAST S.p.A. & CALEPPIOVINIL, situate 
									nel Nord Est in Italia. 
									
									Ha proseguito la sua carriera nel 
									Gruppo Solvay, diventando nel 2005 Direttore 
									Risorse Umane Solvay Italia e della società 
									Solvay Solexis e successivamente nel 2011 ha 
									ricoperto la carica di Deputy Country 
									Manager di Solvay in Italia. 
									
									
									Tecno Edizioni 30 giugno 2017. 
					
					
					
					Vedi Giugno 2022 - Scapigliato 
					- Solvay fa il suo ingresso 
					nel business dei rifiuti con Marco Colatarci 
				 | 
                
              
                | 
                   
					
					
					Alberto Orazio è stato Direttore 
					dello Stabilimento Aniene dal 1956 al 1966 fino alla 
					chiusura della ragione societaria Aniene e accorpamento dei 
					reparti Elettrolisi e Prodotti Clorati nella struttura 
					amministrativa Solvay. Finito l’incarico a Rosignano, in 
					veste Solvay ha curato fino al pensionamento, la chiusura 
					ordinata dello stabilimento Aniene di Pontemammolo (Roma) da 
					dove alcuni membri del personale accettarono di venire a 
					lavorare a Rosignano. 
					Aneddoti sulla sua attività di stabilimento si trovano 
					sparse in altre rubriche della storia dello stabilimento, 
					con particolare rilievo, anche per riferimenti personali, 
					nella parte dedicata al tempo di guerra (vedi 
					
					
					I 
					miei ricordi del '44).
					
					 
					Essendo nato, malgrado l’italianissimo nome, in una radicata 
					tradizione familiare austro-ungarica, e cresciuto lontano 
					dalla famiglia in un paesino della Stiria orientale, fece i 
					suoi studi in Austria dall’infanzia fino alla laurea in 
					ingegneria meccanica a Graz. 
					Rientrato in Italia ed assolti gli obblighi militari a 
					Verona, cominciò la sua attività professionale come preside 
					della scuola tecnica industriale di Rovigno (Istria) per poi 
					trovarsi capo all’ ufficio tecnico della Esso Standard di 
					Trieste. 
					 
					Fù lì che la sua rigidità teutonica si scontrò con un 
					fattorino del suo servizio che per le influenti doti 
					politiche si permetteva atteggiamenti incompatibili con la 
					serietà del lavoro. Questo fatto influì pesantemente sulla 
					sua vita privata, tanto da renderla insostenibile per cui 
					ritenne opportuno allontanarsi da Trieste, con la famiglia 
					da poco formata. Trovò impiego alla Olivetti di Ivrea, che 
					poi lasciò con molto dispiacere, per accettare nel 1942 
					una irrinunciabile offerta di lavoro della Solvay, 
					azienda estera di importanza bellica strategica per il 
					paese, che cercava ingegneri per il nuovo stabilimento 
					Aniene in costruzione a Rosignano (vedi storia Aniene).
					
					
					
					Marcello Orazio 25.03.2020  | 
                
              
                
                  
					
					Raffaele Calabrese De Feo ai vertici 
					del gruppo Solvay Italia. La nomina viene da Rosignano: 
					dall'8 dicembre sostituirà l'ing. Martinelli. 
					
					
					Cambio al vertice di Solvay Italia. A partire dal prossimo 8 dicembre 
					il dottor Raffaele Calabrese De Feo assumerà l'incarico di Country manager
					per Solvay in italia. ln questo ruolo sostituirà l'ingegner Marco Martinelli, il 
					quale manterrà la funzione
					di Industrial director del
					Gruppo Solvay a livello globale. Due nomine al vertice del 
					gruppo Italia maturate
					entrambe a Rosignano. 
					Laureato in Giurisprudenza e specializzato in Diritto amministrativo presso 
					l'Università di Bologna,
					dopo il conseguimento delle abilitazioni Raffaele Calabrese De Feo ha iniziato la
					sua attività lavorativa in Solvay nel 1988. Nel primo periodo della sua carriera si e 
					occupato degli aspetti giuridici dello stabilimento di
					Rosignano e dal 2002 dopo l'acquisizione di Ausimont di quelli di tutti gli 
					altri stabilimenti del Gruppo
					Solvay in Italia. dal 2019 è il responsabile del Gruppo 
					Solvay in Italia, incarico che continuerà a mantenere per le 
					produzioni localizzate in Toscana. Focalizzato da sempre su 
					tutto ciò che è necessario per garantire la produzione del 
					Gruppo Solvay, ha contribuito al successo di tutte le più 
					importanti operazioni che hanno interessato lo stabilimento 
					di Rosignano negli ultimi decenni. Grazie a questa sua lunga 
					esperienza ha acquisito una profonda conoscenza del 
					territorio toscano e degli ambiti sociali dove Solvay opera. 
					Sessant'anni, sposato w con due figli, Raffaele Calabrese De 
					Feo  è campano di nascita, ma da molti anni toscano di 
					adozione. Il padre è stato Procuratore Capo della Procura di 
					Livorno. Una nomina al vertice del gruppo Italia che passa 
					ancora una volta da Rosignano. Ma quella di Calabrese De Feo 
					ha anche un'altra primogenitura: per la prima volta viene 
					nominato un laureato in legge e non in ingegneria ai vertici 
					del gruppo chimico. 
					
					
					M.M. Il Tirreno 9 novembre 2023 |