La fabbrica 

Vista dei forni a calce da est Idercalco e Forni a calce a destra Vista da est Idercalco e Forni a calce a destra Panoramica dei Forni a calce con il deposito del calcare di S.Carlo a sinistra Idercalco e Forni a calce a destra Polietilene Polietilene e centrali Turbogas a destra Impianto Perossidati Impianto Clorometani Impianto Clorometani Impianto Clorometani La Sala Celle a mercurio ferma dal 2007  Panoramica generale da sud Panorama dal Galafone verso Rosignano Marittimo

 

Vedute facendo footing intorno allo stabilimento (Foto G.Zanoboni)  In basso la ciminiera più alta dimezzata nel 2018

                                         L'accordo di Programma del 2003
 Il 31 luglio 2003 è stato sottoscritto un Accordo di Programma tra Solvay, le Istituzioni locali e regionali ed i Ministeri dell’Ambiente e delle Attività Produttive. Tale Accordo è stato realizzato alla luce di un quadro normativo, a livello europeo e nazionale, e di una serie di Convenzioni a livello mondiale, che pongono molta attenzione alla tutela delle acque e al loro impiego, nonché alla gestione dei rifiuti.
Ai fini della riduzione dell’impatto ambientale dei processi produttivi attuati nello stabilimento Solvay di Rosignano, vengono individuati alcuni interventi, quali:
— la riduzione dei consumi idrici e il riutilizzo delle acque reflue depurate;
— la modifica del ciclo produttivo finalizzata all’eliminazione del mercurio dagli scarichi;
— la riduzione dei solidi veicolati negli scarichi.
In relazione al primo punto, Solvay si impegna a sostituire progressivamente le acque dolci di falda utilizzate nei processi produttivi a Rosignano con acque reflue urbane depurate provenienti dagli impianti di depurazione di Rosignano e di Cecina, per un riutilizzo complessivo, entro il 2004, di 4 milioni di m3 anno. In relazione a ciò, l’Accordo prevede l’impegno ad adottare, entro il 31/12/2004, il progetto ARETUSA per il riutilizzo delle acque reflue urbane, per una riduzione di emungimento da falda pari a 4 milioni di m3/anno. L'impianto è stato inaugurato nel suo complesso il 30 maggio 2006 ed il volume delle acque reflue depurate riutilizzate nei primi due anni di utilizzo è stato inferiore ai 4 milioni di m3/anno previsti.
(Fonte: Osservatorio dell’Accordo di Programma, I fabbisogni idrici industriali della Solvay di Rosignano. Stato dei prelievi idrici al 3 1-12-2006).
Per quanto riguarda le produzioni cloro-soda, l’Accordo stabilisce l’arresto definitivo delle celle a mercurio entro il 31/12/2007 e la sostituzione di queste con la tecnologia delle celle a membrana, individuata come migliore tecnica disponibile (BAT) per il settore cloro-alcali, ai sensi della Direttiva IPPC, in quanto consente di eliminare gli scarichi di mercurio e le emissioni e perdite, anche accidentali. L’impianto è in funzione da settembre 2007, mentre le operazioni di dismissione della vecchia sala celle a mercurio sono iniziate nel corso del 2008, secondo un piano approvato dalle Autorità competenti.
Per quanto concerne il terzo aspetto, la riduzione dei solidi veicolati negli scarichi, ricordiamo che l’azienda effettua presso lo stabilimento di Rosignano la produzione di soda-Solvay con una capacità produttiva di 1 milione di tonnellate/anno e, in relazione alle caratteristiche del minerale impiegato e delle modalità di lavorazione, tale ciclo produttivo determinava, alla data di sottoscrizione dell’Accordo, la produzione di uno scarto di solidi costituiti da materia prima naturale quantificabile in circa 200 kg/t di soda (quindi, uno scarto pari a 200.000 tonnellate all’anno).
Solvay si impegna a ridurre il consumo di materia prima nel ciclo produttivo della Sodiera attraverso modifiche nelle modalità di estrazione e preparazione del calcare che consentono di limitare la formazione di solidi di scarto. In particolare attraverso l’ottimizzazione delle modalità di estrazione in cava e la modifica della pezzatura del minerale alimentato alla calcinazione, nonché mediante il recupero dei solidi prodotti in fase di calcinazione e dissoluzione, attraverso prelievo e vagliatura dei cosiddetti malcotti. Attraverso i suddetti interventi l’azienda si impegna a conseguire, entro il 31 dicembre 2003, una riduzione minima del 10% dei solidi d scarto prodotti al 15 gennaio 2000, corrispondente almeno a 20.000 t/anno di solidi46.
L’Accordo prevede anche che Solvay si impegni a massimizzare le attività di recupero, destinando una quota significativa dei solidi di scarto, attualmente convogliati negli scarichi, all’ottenimento di prodotti commerciali e all’impiego come materia prima in altri cicli produttivi. A tal fine, entro il 31/12/2003 è prevista la produzione di lettiere per piccoli animali e l’invio in cementificio, ovvero attraverso altre forme di utilizzo, di almeno il 20% dei solidi di scarto prodotti al 15 gennaio 2000, corrispondenti a circa 40.000 t/anno.
Si stabilisce, inoltre, che lo scarico a mare delle acque di processo contenenti i solidi residui dovrà essere effettuato massimizzando gli effetti positivi di ripascimento dei litorali e minimizzando gli effetti pregiudizievoli per l’ambiente.
L’impegno di Solvay per eliminare gli impatti derivanti dai solidi sospesi contenuti negli scarichi si articola come segue:
— entro il 3 1/12/2002, riduzione di almeno il 10% dei solidi, pari ad almeno 20.000 tonnellate, con un massimo scaricato, quindi di 180.000 t/anno;
— entro il 31/12/2003, riduzione complessiva di almeno un terzo dei solidi, pari ad almeno 66.000 tonnellate (max scaricato 134.000 t/anno);
— entro il 31/12/2006, riduzione complessiva di almeno il 60% dei solidi, pari ad almeno 120.000 tonnellate (max scaricato pari a 80.000 t/anno);
— entro il 31/12/2007, riduzione complessiva di almeno il 70% dei solidi, pari ad almeno 140.000 tonnellate (max scaricato pari a 60.000 t/anno).
Per quanto riguarda lo stato di avanzamento dei lavori, si nota che, benché ci sia stata una diminuzione dei solidi negli scarichi, siamo lontani dagli obiettivi fissati dal presente Accordo: i dati ARPAT, infatti, registrano, per il 2007, 148.359 tonnellate scaricate.
(Sintesi da: "Solvay in Val di Cecina" di B.Cheli e B.Luzzati" UniPI) 

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