Renato Cantini

Con Giulia Quintavalle, Michele Monti e l'arbitro internazionale Guy Ruelle. 2011 al Nelson Mandela Forum di Firenze due primi posti di Benedetta Capponi e Valentina Keser. Cantini consegna la cintura del 6° Dan al Maestro Marco Tarchi. Come regalo un album fotografico con tutti i podi conquistati negli anni dei suoi atleti . La torta Premiazione per l’unica cintura nera 8° dan di judo in Toscana
 

Judo, 50 anni del Kodokan nel segno di Renato Cantini 
Cinquanta anni fa il maestro rosignanese Renato Cantini portava a Cecina il judo con la fondazione della palestra Kodokan. Una palestra che ha visto in questi anni il passaggio di numerosi atleti cha hanno conseguito riconoscimenti a livello italiano ed internazionale. Una palestra premiata dal Coni con la medaglia al valore sportivo riconoscimento importante e prestigioso concesso a poche strutture italiane. Ma l’elemento principale che nella palestra si è sempre respirato e messo al primo posto è la disciplina ed il rispetto verso il maestro, i compagni e l’avversario. Cantini, un educatore che con il suo impegno ha guidato e formato molti giovani e che, grazie all’abnegazione per questo sport, anche nei momenti meno favorevoli, ha saputo portare avanti una palestra importante e prestigiosa che annovera nell’elenco dei suoi atleti anche la campionessa olimpica Giulia Quintavalle. Tutto questo è stato espresso nelle parole ricche d’emozione che il maestro Cantini ha detto, davanti a tutto il suo team, durante la cena di chiusura dell’anno sportivo. Cena a cui ha partecipato anche Giulia Quintavalle ed il marito Orazio, da qualche tempo trasferiti in zona, i quali hanno collaborato nell’anno trascorso alla preparazione degli atleti del reparto agonistico e che condivideranno da settembre, assieme a Renato Cantini, un importante progetto a Cecina. Il maestro Cantini ha voluto arricchire l’occasione con la consegna della cintura bianca e rossa alla campionessa olimpica che ha raggiunto il sesto dan di judo. La cena di chiusura dell’anno sportivo è stata seguita dalla consueta manifestazione sportiva, venerdì 23 giugno, degli esami per il passaggio di cintura.
28 Giugno 2017
Renato Cantini, maestro nel judo premiato e amato dagli allievi
All'istruttore, che ha appena compiuto 80 anni, è stato conferito l'ottavo dan. Per l'occasione, fra i presenti, anche la sua ex allieva, la campionessa Quintavalle.
In palestra da metà degli anni sessanta, Renato Cantini è oggi l'unica cintura nera 8° dan di judo in Toscana. Più che un titolo di merito, è una laurea, arrivata a ottant'anni compiuti da poco. Una piacevole coincidenza, una notizia fantastica che ha scosso il mondo dello sport, pronto - dal calcio alle altre arti marziali - a stringere la mano al maestro che, con pazienza e competenza, stile e stiletto, ha formato decine di campioni e centrato risultati già scolpiti nella storia. Uno su tutti: Giulia Quintavalle, oro alle olimpiadi di Pechino 2008, che al Kodokan, la sua palestra, lo ha celebrato non prima di avere letto a tutti la lettera ufficiale firmata da Domenico Falcone, il presidente nazionale Fijlkam, la federazione italiana del judo, lotta, karate e arti marziali. «Per me è un risultato eccezionale - ha detto Cantini, commosso, in piedi sul quadrato di combattimento insieme a ragazzi visti bambini e divenuti agonisti - perché la qualifica è riconosciuta nel mondo intero e poi per la gioia di vedere atleti che qui sono cresciuti e portano avanti il mio lavoro. Sono di Rosignano, dove ho cominciato, aprendo a Cecina in viale Marconi la prima palestra nel 1964. Mai finirò di ringraziare Italo Vinchesi, che subito credette nel mio progetto, e i sindaci che nel tempo ho incontrato: al pari dei cittadini, mi hanno accolto con gentilezza e garbo e sono stati sempre affettuosi». «Alla fine, il Kodokan, che si trasferì prima in via Verdi trovando un'altra sede storica e ora nel moderno palazzo in via Togliatti, è stato la mia prima casa - va avanti Cantini - Certo, in quasi sessant'anni ho formato tante cinture nere: Marco Tarchi, il compianto Michele Monti, Giulia e le nuove generazioni. È stata un'esperienza meravigliosa, ho cresciuto tanti bimbi con i quali sono diventato amico e confidente. Sono sincero, non me lo aspettavo: la cena e la lettera del presidente sono stati molto più di un regalo». Nel testo firmato da Falcone è scritto che «con decisione "motu proprio" conferisco la cintura nera 8° dan quale riconoscimento della pluridecennale e meritoria opera da te svolta in favore del judo italiano e in considerazione delle tante e particolari benemerenze acquisite attraverso il sempre costante, qualificato e prezioso impegno dimostrato per lo sviluppo tecnico e la diffusione della nostra disciplina». La prestigiosa qualifica, si legge ancora, rappresenta il più alto riconoscimento sportivo e corona e onora la lunga militanza e dedizione al judo italiano. Seguono i complimenti e la gratitudine per un percorso professionale e umano che, in per una città di provincia, è davvero straordinario. «Renato è stato insegnante, maestro, esaminatore - dice Giulia Quintavalle, 6° dan - capace di distinguersi poiché insegnava bene la tecnica e il suo judo era pulito. Senza dimenticare il carisma, la capacità di entrare in sintonia con persone di età diverse e, quando era il caso, di sdrammatizzare senza mai perdere di vista il problema». «Insomma - conclude la campionessa che, nel 2008, a Pechino, regalò all'Italia uno splendido oro olimpico, battendo in finale, con un limpido 11-1, l'olandese Gravenstijn - Renato è uomo squadra, puntiglioso, bravo a scherzare mantenendo la disciplina, anima del nostro sport». La campionessa Quintavalle in palestra ha letto la lettera del presidente federale e parlato davanti a tutti. E, proprio, seguendo i consigli di Renato, Giulia, ormai smessi i panni dell'atleta, ha formato un altro gruppo di istruttori: Andrea Falso, Mara Laici, Orazio D'Allura e suo fratello Manuel Quintavalle. Giulia, inoltre, è consigliere tecnico nazionale del Coni e da Cantini ha imparato l'arte della sfida. Insomma, una doppia occasione per festeggiare per il maestro Renato, circondato dall'affetto e dalla stima dei suoi allievi. «Auguri di cuore, caro maestro», gli hanno detto i suoi ragazzi. Lui ha sorriso felice. Una storia non comune, la sua, in cui per una volta la vita si è aggiunta agli anni e non solo gli anni alla vita.
Michele Falorni Il Tirreno 30/10/21

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