Gabbro: i mulini del botro Sanguigna

La serra che rialzando il letto del botro permetteva all'acqua di affluire nella gora
  L'edificio del mulino principale era internamente suddiviso in tre locali comunicanti, due dei quali su un solo livello, il terzo su tre. Ogni comparto svolgeva una funzione specifica: il primo era occupato dalla macina mossa dalla ritrecine e vi si accedeva dall'esterno tramite la porta principale, posta al centro della parete minore dell'edificio; questo locale era illuminato da un'ampia finestra. Un grande arco a doppia ghiera in mattoni, ancora ben conservato, immetteva nel secondo comparto, più stretto del precedente, dove c'era un piccolo camino. La stanza, che forse serviva per la vita quotidiana del mugnaio, era illuminata con una finestra. L'arco che separava il terzo comparto, crollato all'altezza delle reni, era identico al precedente. Nell'ultimo locale si distinguevano tre ambienti su livelli diversi, ognuno illuminato da una finestra. Quello inferiore, posto circa 1,5 m più in basso rispetto ai comparti adiacenti, ospitava l'asse della ruota verticale ed il complesso degli ingranaggi che trasmettevano il moto alle due macine poste al piano superiore. Nel seminterrato si conservano i basamenti in cemento armato - quasi certamente realizzati in occasione degli ultimi lavori di ammodernamento dell'impianto (1922) - necessari al sostegno degli ingranaggi. Il solaio è costituito da una volta a crociera ribassata in mattoni, che presenta gravi problemi statici, con pericolo di crollo. Il piano del secondo livello conteneva le macine ed è rialzato di circa un metro rispetto al pavimento delle stanze adiacenti. Una porta, con una finestrella sopra l'architrave, si affaccia verso il muro a scarpa della gora, dove si trova la scala che portava ai comandi della valvola di regolazione del flusso dell'acqua alla ruota. Della citata valvola rimangono alcune parti metalliche e sono riscontrabili, all'interno della doccia di uscita dalla gora, le modifiche apportate per la sua installazione. L'ambiente del terzo livello, sorretto da un solaio ligneo ormai scomparso, probabilmente era destinato a dormitorio o a magazzino. Il carcerario, ubicato sotto il primo comparto, è oggi riempito da un notevole cumulo di detriti. L'edificio presenta ancora parte dell'intonaco e della tinteggiatura (negli angoli sono rimaste alcune decorazioni rosa e celesti su sfondo bianco). Sulla facciata esterna che guardava la ruota, si rinviene una scritta con vernice nera dove è riportata la data: 1922. Un'altra iscrizione, incisa sulla parete di fondo del carcerario, reca la data: "20 settembre 1922 ".

 (Da: "Strade di pietra, vie d'acqua e di vento" di Giuseppe Milanesi e  Roberto Branchetti)

I mulini della Sanguigna