"Non ce la date a bere" L'acqua nella Toscana occidentale, tra inquinamento e privatizzazioni.  Maurizio Marchi

Nella Toscana occidentale il problema dell'acqua brucia da decenni. La concentrazione dell'industria pesante, le attività minerarie, l'inesistente consapevolezza della centralità della preservazione della risorsa idrica, dei fiumi, delle falde, dei terreni sono le premesse pluridecennali della crisi attuale. Dal 1930 si sollevavano voci di protesta e preoccupazione: ma la politica, il paternalismo della grande industria e il ricatto occupazionale riuscivano a soffocare sul nascere quelle proteste. Oggi non è più così, ma nel frattempo la risorsa acqua ha subito colpi micidiali, forse irreversibili. Le esorbitanti escavazioni di ghiaie dal fiume Cecina che, sommate agli enormi prelievi d'acqua e alle estrazioni di salgemma di Solvay, hanno ridotto questo fiume al collasso, tanto da indurre le autorità a costosi quanto tardivi ed inutili progetti di bonifica e rinaturalizzazione, peraltro finora solo declamati.

   Pagina precedente