No !

Il dramma di troppa gente, è scritto così, al di fuori e al di sopra delle regole narrative e stereotipate, dalle pastoie letterarie, campeggia  nella sua verità scarna e ricca, umanissima e disumana. Il fascismo, la guerra, la liberazione e infine il nostro tempo. Tutto racchiuso tra poche case, quasi in una “piazzetta” di un paesino pisano, potremmo dire in famiglia, eppure per i significati e l’universalità dei temi, si allarga ad una dimensione senza confini. Quale maggiore atto d’accusa al fascismo, alla guerra, alle ingiustizie, vissuto dal di dentro nei suoi effetti drammatici, da gente quasi anonima, si poteva fare? Come si può rimanere estranei alle lettere dal fronte, al compiersi per Enrico di una situazione irreversibile, al dolore di Maria?... E come non restare inchiodati, infine, - grazie anche all’improvviso trapasso dallo stile oggettivo al più spietato soggettivismo psicologico della conclusione - senza urlare anche noi, con Gianni: NO!

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