ENZO FIORENTINI

Nasce il 24 maggio del 1921 a Bibbona. Figlio di un calzolaio e di una mezzadra, a 4 anni arriva a Rosignano dove inizia a studiare, ma saltuariamente, viste le ristrettezze economiche della famiglia. Frequenta due classi dell’ITI a Livorno e, quando non va a scuola, aiuta il padre nel lavoro. E’ il primo di quattro figli; con lui anche Enza, Alba e Loriana, la più giovane, che gli sarà vicina fino all’ultimo. E’ negli anni ’40, di famiglia antifascista, che si avvicina al Pci. Fu tra i fondatori del Pci e della Camera del Lavoro locale, consigliere provinciale, segretario della sezione Fiorentina di Livorno, presidente del Co.Re.Co (il Comitato Regionale di Controllo sugli atti degli enti locali) e sindaco di Rosignano dal 1975 al 1976. In gioventù conosce anche il carcere. Viene infatti arrestato per aver organizzato una manifestazione per le strade del paese degli operai della fabbrica Solvay, con un’ampia partecipazione femminile per festeggiare la caduta del fascismo. E’ trattenuto ai Domenicani fino ai primi di settembre del ’43, poi lascia Rosignano per Milano, dove lavora con l’impresa Rizzani. Sfugge anche a due mandati di cattura emessi, sul suo conto, dai Repubblichini. Comincia l’attività politica come dirigente. Al 1° congresso della sezione PCI di Rosignano Solvay nell’ottobre 1946 viene eletto segretario, incarico che mantiene fino all’agosto del 1947 quando viene nominato segretario del comitato comunale. Poi, Ilio Barontini, lo incarica di organizzare e dirigere la Camera del Lavoro di Rosignano, perché a Solvay, in quegli anni, c’erano i sindacati, ma non una Camera rappresentativa. Per 7 anni è il segretario di questo nuovo organismo. Nel 1952 il partito lo invia in Sicilia, ad Enna, dove prepara la campagna elettorale amministrativa. Poi a Massa Carrara e all’Elba. Nel ’57 in Sardegna a Oristano (anche qui con compiti di allestire e preparare la campagna elettorale). Diventa segretario, fino al ’58, della sezione livornese di Fiorentina, che aveva bisogno di essere riorganizzata. L’attività prosegue come consigliere provinciale (dal ’60 al ’65), c’è la parentesi come presidente del Co.Re.Co e, dal maggio 1975 all’estate del 1976 è sindaco, per poi lasciare la poltrona (come da accordi di coalizione) ad un esponente dell’allora Psi (I. Marianelli). Dopo lo strappo della Bolognina aveva aderito a Rifondazione, ricoprendone incarichi, ma deve poi abbandonare l’impegno diretto per ragioni di età e di salute. Non condivideva le posizioni di Bertinotti, nè aveva mai compreso la scelta di Cossutta di costituire un altro partito nell’universo post comunista. Nel 2006 per vari mesi il male incurabile che lo aveva colpito lo costringe ad una vera odissea tra gli ospedali. Muore in quello di Cecina il 19 giugno, aveva 85 anni.

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