Stefano Galli, il
“Masaniello” che guidò la rivolta per la pineta libera...
La pineta Marradi salvata dai
castiglioncellesi da mire speculative.
Il commerciante
(classe 1892) protagonista dell’operazione.
Ben ventuno progetti per un concorso di idee sono stati
redatti per la riqualificazione della pineta Marradi di
Castiglioncello e c'è da augurarsi che la pineta stessa, uno
dei principali luoghi di attrazione di questo pezzo di
costa, un giorno o l'altro troverà una sua adeguata e
definitiva sistemazione. Ma se ciò sarà possibile buona
parte del merito dovrà essere attribuito a un gruppo di
castiglioncellesi che, capeggiati da Stefano Galli, nel
secolo scorso combatterono una lunga e articolata battaglia
perché la pineta non venisse alienata a privati e quindi
selvaggiamente cementificata. Il Galli nacque a Rosignano
Marittimo il giorno di Santo Stefano del 1892 e morì nel
1983 alla bella età di novantuno anni. Trasferitosi presto
con la famiglia dal capoluogo a Castiglioncello, diventò un
personaggio di primo piano nella frazione che in quel
momento stava scoprendo la sua vocazione turistica. Dotato
di buona intelligenza e stimato dai suoi concittadini, pur
avendo frequentato solo fino alla terza elementare, diventò
ben presto uno dei più qualificati e importanti commercianti
di tutta la zona, allestendo due fornitissimi negozi in
Piazza della Vittoria, uno di mobili moderni e in stile e
uno di abbigliamento alla moda. Fornito di una certa dose di
carisma aveva tutte le carte in regola per diventare una
sorta di capo-popolo e infatti così fu. La storia della
battaglia per la "pineta libera", una battaglia che durò
oltre venti anni, è narrata molto dettagliatamente da
Stefano in quattro fogli dattiloscritti ritrovati fra i
documenti di famiglia dal figlio Alessandro, classe1937. Si
tratta di un vero e proprio "memoriale" dal titolo assai
eloquente" Io per la pineta" e contenente molti e
interessanti aspetti della microstoria di Castiglioncello,
aspetti fino ad oggi del tutto ignorati. Correva l'anno 1913
e il giovane Stefano allora ventunenne notò che su una
colonna del cancello del villino Kursaal, una specie di
circolo del villeggiante (edificio sul quale nel 1931 sarà
costruita Villa Celestina), era stato affisso un annuncio in
cui "...si invitavano i soci della società La Pineta a
recarsi ad una riunione per la decisione della messa in
vendita di tutti i terreni dei vari campi della pineta". Ma
secondo il Galli ed alcuni suoi amici bisognava fare di
tutto perché quella zona restasse integra anziché essere
distrutta dalle costruzioni. Fra la popolazione si sparse la
notizia di questa riunione e nel giorno indicato un folto
gruppo di paesani si recò davanti al Kursaal per manifestare
con urla e fischi tutto il loro dissenso. Questa
manifestazione popolare produsse già un primo risultato:
dopo circa una mezz'ora di riunione, il segretario della
società La Pineta, avvicinatosi ai manifestanti, dichiarò
che "ogni decisione dei soci era stata rimandata per poter
con calma studiare come risolvere la situazione".Un
applauso accolse quella dichiarazione. Scoppiò la prima
guerra mondiale e il problema rimase sospeso fino al 1919.
Nel frattempo tutta la pineta era stata recintata con fili
di ferro spinato e chiusi anche i viali di accesso. Il Galli
racconta che nei primi anni '20, davanti al suo negozio di
mobili, teneva delle poltroncine di vimini sulle quali
spesso trascorrevano i loro pomeriggi estivi personaggi come
gli scrittori Giovanni Papini, Renato Fucini, Massimo
Bontempelli, il pittore Vittorio Corcos, i commediografi
Sabatino Lopez e Luigi Pirandello. Anche questi illustri
villeggianti si lamentavano per la chiusura al pubblico
della pineta. Per perorare la sua causa, il Galli scrive che
si recava spesso dal podestà Vestrini per convincerlo a
intervenire in qualche modo, magari facendo acquistare dal
comune tutta la proprietà della società La Pineta. Ma il
podestà rispondeva che ciò era impossibile per mancanza di
fondi. Stefano nel suo "memoriale" dice: "Ed ecco arrivare
finalmente la manna dal cielo. Mi si presentò un mattino del
settembre 1922 il mio vecchio amico Ulisse Igliori, medaglia
d'oro, che non vedevo da parecchi anni il quale mi disse:
Credi tu Galli che sia giusto che la pineta sia chiusa
anziché libera a tutti come lo era prima? Risposi che non
solo non era giusto, ma che era vergognoso, ma non sapevamo
come risolvere e che l'unica speranza era che il comune
l'avesse comprata. Stai a sentire,mi disse, se tu entri nel
Fascio e fai entrare il più possibile di paesani, entro
pochi giorni l'apriremo". Con entusiasmo il Galli cominciò a
fare opera di convinzione che ebbe un ampio successo di
reclutamento. Infatti continua il capo-popolo: "La domenica
vicina,con l'aiuto delle squadre di Cecina, Vada e Rosignano
togliemmo il filo spinoso e molti pali". I pali vennero
tutti bruciati in un grande falò e Stefano confessa che
mentre guardava quel fuoco gli venne da piangere di gioia.
Igliori, Galli e altri due del direttorio vennero denunciati
ma poi tutto si placò. Dopo qualche tempo la proprietà fece
di nuovo recintare tutta la zona , ma subito intervennero i
castiglioncellesi e ancora rimossero la recinzione. In
seguito la società La Pineta fece persino intervenire il
ministro Bianchi per convincerei "rivoltosi" a desistere
dalla loro posizione. Ma il tentativo fu vano. I
castiglioncellesi erano sempre più decisi a difendere quella
che consideravano la "loro" pineta. Qualche giorno dopo il
Galli si recò di nuovo dal podestà per raccontargli quanto
era avvenuto e per fargli presente che a quel punto l'unica
via di soluzione era iniziare una trattativa per l'acquisto
dei terreni da parte del comune. Infatti più tardi
l'amministrazione comunale comprò tutta la pineta per un
prezzo di duecentosettantamila lire. C'è persino
un'appendice alla storia di questa grande battaglia, negli
anni '30 il gerarca fascista generale Attilio Teruzzi,
ministro delle Colonie che aveva acquistato all'asta il
villino Kursaal e aveva lì edificato la lussuosa villa
Celestina, chiese al comune che gli fossero venduti novemila
metri di terreno attorno alla sua residenza per allargare il
parco. Ma il nostro Galli novello "Masaniello" si rivolse a
un suo amico molto importante, il dottor Corrado Pavolini
scrittore, regista, critico teatrale nonché fratello di
Alessandro potente ministro della Cultura Popolare e in men
che non si dica, la richiesta di Teruzzi fu respinta
dall'allora podestà Barabino. Poco dopo al Galli arrivò un
invito dall'Ufficio Tasse di Cecina per concordare una nuova
tassazione. Nonostante le documentazioni presentate e le
animate proteste, l'imposta fu aumentata di ben venti volte
tanto che egli decise di chiudere ambedue i negozi. In
seguito solo il negozio di abbigliamento fu riaperto.
Stefano Galli conclude il suo"memoriale"con queste parole:
"Il mio interessamento per la pineta avrà guastato i
desideri Di qualcuno ed io dovevo pagare e ho pagato. E sono
orgoglioso di ciò che ho fatto per il bene del paese".
Questa è la vera storia di una battaglia tenacemente
combattuta da un protagonista e da lui guidata e vinta in
nome e nell'interesse della comunità, dentro un regime che
in quanto a democrazia aveva parecchio da imparare.
(Dino Dini per "Il Tirreno" del 13/3/2014)
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