Castello Pasquini

GIUSEPPE ABBATI - Casa di Diego Martelli a Castiglioncello, olio su tela. (coll. privata)
La casa si trovava dove ora si trova il castello. Martelli a Castiglioncello.

La casa di Martelli è rappresentata da Abbati intorno al 1865, limitatamente alla parte ad un solo piano, ma la costruzione è stata costruita dai Berardi di Pisa nel 1835. A sinistra si intravede il fabbricato principale. È infatti una costruzione a due piani, confortevole, composta di tre appartamenti, con due strade che si dipartono ai lati ed una casa colonica, con stalle, orto e concimaia. Diego Martelli raggiunge la casa appena ereditata, per la prima volta nel 1861, insieme all'amico Beppe Abbati e resta incantato. Prende dimora nella casa che si alza sul primo declivio della collina. Martelli chiama nella sua villa al mare gli artisti del fiorentino “Caffè Michelangelo”, gli amici più cari. Vengono prima Sernesi, Borrani, Costa, Signorini, Pointeau e poi Fattori, Boldini, Cabianca, Zandomenighi, ed altri.  L'allegra brigata senza un soldo, alterna libagioni e chiassate, scherzi e ribotte, ozi nel sole, discussioni artistiche, ricerche e sbornie solenni. Ci lascia, però, tavolette, tele e cartoni di alto e prestigioso valore pittorico. Il mecenate entusiasta ospita, sprona ed incoraggia i migliori esponenti della pittura del tempo, toscana e non solo. Nasce la “scuola di Castiglioncello”, la “scuola dei Macchiaioli”. In questo vero e proprio “laboratorio d'arte”, si creano opere che fanno la storia di fine secolo. Ma il 13 dicembre 1867, segna l'avvio di una tragedia. Giuseppe Abbati viene morso dal proprio cane, Cennino. Dopo quasi tre mesi si manifesta l'idrofobia. Il 20 febbraio 1868 “Beppe” muore, in ospedale a Firenze. Lascia un gran vuoto, tanto che l'allegra brigata di un tempo comincia a sfaldarsi. Diego Martelli sprofonda nella depressione. Cerca di viaggiare ed anche di scrivere i suoi articoli e le sue recensioni. Anche a Castiglioncello, tuttavia, il letterato non ancora trentenne combina poco. Si dibatte fra progetti incompiuti e propositi appena vagheggiati, fra debiti e prodigalità, fra ansia di vita e crisi esistenziali. L'attività politica, intrapresa piuttosto di controvoglia, pur nella costante fedeltà al credo socialista con matrice anarchica, registra una serie di iniziali insuccessi. Diego tenta ripetutamente di metter ordine nelle sue finanze. Cambia gli amministratori, chiede ed ottiene mutui. Nel 1872 e nel 1874 compie due operazioni interessanti: prima riesce ad avere dal Demanio i beni ed i caseggiati intorno alla Torre cinquecentesca e quindi anche la Locanda Dani sul botro, attraverso accorte permute. Da Castiglioncello a Castelnuovo e Nibbiaia è padrone di 1099 ettari, un'area vastissima ed omogenea. Non riesce a salvarla visto che la matassa dei suoi debiti si aggroviglia sempre di più. Avvia varie trattative con i Sonnino, i Cubbé, i Mazzei, ma senza esito. Poi, all'improvviso, o quasi, con rapidissimo accordo cede tutti i suoi possessi, della zona al barone Fausto Lazzaro Patrone. È il 5 gennaio del 1889, Martelli ha 50 anni. I beni, valutati cinque anni prima dall'ing. Andrea Paoli, 520.000 lire vengono ceduti per 314.264 lire.
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Dal 1861 Diego Martelli avviò una vera e propria colonizzazione di questa terra di primitiva e intatta bellezza; una colonizzazione sui generis -fatta cioè con la sensibilità e l’intelligenza dell’intellettuale di grande calibro, ma destinata a incidere fortemente sul moderno corso della storia di questo territorio. Ben presto questo luogo deputato allo svago stagionale divenne la residenza stabile del critico fiorentino che dal 1864 vi si trasferì con Teresa Fabbrini, avendo deciso di prendersi cura personalmente della sua proprietà e nel contempo di vivere liberamente la sua storia d’amore con la compagna. La lunga stagione di Martelli a Castiglioncello (essa avrà fine nel 1889 con la vendita della proprietà al Barone Lazzaro Patrone che avvierà la costruzione del Castello oggi Pasquini) vide il critico impegnato nel miglioramento della proprietà, vide gli arrivi e le partenze di amici artisti, letterati e uomini di varia cultura italiani e stranieri. Villa Martelli non fu sede di un romitaggio né un’isola felice, ma piuttosto il cuore pulsante di questo tratto di costa che si trovò suo malgrado irrorata dalla varietà degli interessi del critico, dalla complessità delle sue relazioni internazionali, ed anche dall'affezione profonda che egli vi riversò, cercando come un buon padre di svelarne le qualità e di orientarne al meglio la crescita.
"La villa prospettava la strada maestra e il mare immenso che si stendeva in tutta la sua grandezza di faccia la casa rustica" scriveva Giovanni Fattori nel 1901 ricordando la spensierata boheme di quegli anni Sessanta dell'Ottocento in cui la generosa ospitalità di Diego Martelli consenti ai pittori Macchiaioli di misurarsi con la natura severa ed essenziale di Castiglioncello. Qui i Macchiaioli produssero quelle rivoluzionarie opere, autentiche pagine di vita e di poesia, attraverso le quali passa il percorso della pittura moderna non soltanto italiana.  Francesca Dini

 

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