|
La casa di
Martelli è rappresentata da Abbati intorno al 1865, limitatamente
alla parte ad un solo piano, ma la costruzione è stata costruita
dai Berardi di Pisa nel 1835. A sinistra si intravede il fabbricato
principale.
È infatti una costruzione a due piani, confortevole, composta
di tre appartamenti, con due strade che si dipartono ai lati ed
una casa colonica, con stalle, orto e concimaia.
Diego Martelli raggiunge la casa appena ereditata, per la prima volta nel 1861, insieme
all'amico Beppe Abbati e resta incantato. Prende dimora nella casa
che si alza sul primo declivio della collina. Martelli
chiama nella sua villa al mare gli artisti del fiorentino “Caffè
Michelangelo”, gli amici più cari. Vengono prima Sernesi, Borrani,
Costa, Signorini, Pointeau e poi Fattori, Boldini, Cabianca,
Zandomenighi, ed altri. L'allegra brigata senza un soldo,
alterna libagioni e chiassate, scherzi e ribotte, ozi nel sole,
discussioni artistiche, ricerche e sbornie solenni. Ci lascia,
però, tavolette, tele e cartoni di alto e prestigioso valore
pittorico.
Il mecenate entusiasta ospita, sprona ed incoraggia i
migliori esponenti della pittura del tempo, toscana e non solo.
Nasce la “scuola di Castiglioncello”, la “scuola dei Macchiaioli”.
In questo vero e proprio “laboratorio d'arte”, si creano opere che
fanno la storia di fine secolo. Ma il
13 dicembre 1867, segna l'avvio di una tragedia. Giuseppe
Abbati viene morso dal proprio cane, Cennino. Dopo quasi tre mesi
si manifesta l'idrofobia. Il 20 febbraio 1868 “Beppe” muore, in
ospedale a Firenze. Lascia un gran vuoto, tanto che l'allegra
brigata di un tempo comincia a sfaldarsi. Diego
Martelli sprofonda nella depressione. Cerca di viaggiare ed anche
di scrivere i suoi articoli e le sue recensioni. Anche a
Castiglioncello, tuttavia, il letterato non ancora trentenne
combina poco. Si dibatte fra progetti incompiuti e propositi
appena vagheggiati, fra debiti e prodigalità, fra ansia di vita e
crisi esistenziali. L'attività politica, intrapresa piuttosto di
controvoglia, pur nella costante fedeltà al credo socialista con
matrice anarchica, registra una serie di iniziali insuccessi.
Diego tenta ripetutamente di metter ordine nelle sue finanze.
Cambia gli amministratori, chiede ed ottiene mutui. Nel 1872 e nel
1874 compie due operazioni interessanti: prima riesce ad avere dal
Demanio i beni ed i caseggiati intorno alla Torre cinquecentesca e
quindi anche la Locanda Dani sul botro, attraverso accorte
permute. Da Castiglioncello a Castelnuovo e Nibbiaia è padrone di
1099 ettari, un'area vastissima ed omogenea. Non riesce a salvarla
visto che la matassa dei suoi debiti si aggroviglia sempre di più.
Avvia varie trattative con i Sonnino, i Cubbé, i Mazzei, ma senza
esito. Poi, all'improvviso, o quasi, con rapidissimo accordo cede
tutti i suoi possessi, della zona al barone Fausto Lazzaro
Patrone. È il 5 gennaio del 1889, Martelli ha 50 anni. I beni,
valutati cinque anni prima dall'ing. Andrea Paoli, 520.000 lire
vengono ceduti per 314.264 lire.
*****
Dal 1861 Diego Martelli avviò una vera e propria
colonizzazione di questa terra di primitiva e intatta
bellezza; una colonizzazione sui generis -fatta cioè con
la sensibilità e l’intelligenza dell’intellettuale di
grande calibro, ma destinata a incidere fortemente sul
moderno corso della storia di questo territorio. Ben
presto questo luogo deputato allo svago stagionale
divenne la residenza stabile del critico fiorentino che
dal 1864 vi si trasferì con Teresa Fabbrini, avendo
deciso di prendersi cura personalmente della sua
proprietà e nel contempo di vivere liberamente la sua
storia d’amore con la compagna. La lunga stagione di
Martelli a Castiglioncello (essa avrà fine nel 1889 con
la vendita della proprietà al Barone Lazzaro Patrone che
avvierà la costruzione del Castello oggi Pasquini) vide
il critico impegnato nel miglioramento della proprietà,
vide gli arrivi e le partenze di amici artisti,
letterati e uomini di varia cultura italiani e
stranieri. Villa Martelli non fu sede di un romitaggio
né un’isola felice, ma piuttosto il cuore pulsante di
questo tratto di costa che si trovò suo malgrado
irrorata dalla varietà degli interessi del critico,
dalla complessità delle sue relazioni internazionali, ed
anche dall'affezione profonda che egli vi riversò,
cercando come un buon padre di svelarne le qualità e di
orientarne al meglio la crescita.
"La villa prospettava la strada maestra e il mare
immenso che si stendeva in tutta la sua grandezza di
faccia la casa rustica" scriveva Giovanni Fattori nel
1901 ricordando la spensierata boheme di quegli anni
Sessanta dell'Ottocento in cui la generosa ospitalità di
Diego Martelli consenti ai pittori Macchiaioli di
misurarsi con la natura severa ed essenziale di
Castiglioncello. Qui i Macchiaioli produssero quelle
rivoluzionarie opere, autentiche pagine di vita e di
poesia, attraverso le quali passa il percorso della
pittura moderna non soltanto italiana. Francesca
Dini |