Gli ospiti di Castiglioncello  Cronache


Da "Da "Il Telegrafo del 30-07-1963 di Silvano Ceccherini"

A Castiglioncello l’auto di Panelli non suscita alcun entusiasmo - «Vivere e lascia vivere» Anche Mina col suo pargolo lascia indifferenti - Un pioniere del turismo e del commercio alberghiero creò la fortuna di questo tratto di costa


 E' un brutto mestiere quello del giornalista che deve fare servizi "comandati". A parte la costituzionale antipatia per certi argomenti, non è fatica trascurabile pensare tre articoli per settimana, articoli che, pur nati sotto il segno frivolo dell'attualità e dell'occasione e forse destinati a durare quanto la rosa di Malherbe, l'espace d’un matin, devono nondimeno possedere un minimo di consistenza intellettuale e di dignità letteraria. MI dicono che Gianni Brera, il principe dei giornalisti sportivi, può scrivere un articolo al giorno, di non avara lunghezza, e carico di quella verve, di quella fresca vena satirica, di quella duttile inventiva stilistica, che hanno reso giustamente famoso questo lavoratore della penna. Ma anche il nostro Aldo Santini non scherza. Io li ammiro, ma non desidero imitarli. Oltretutto non posseggo la loro versatilità e felice "facilità"  per me scrivere è faticosissimo (ma forse anche per Brera e Santini) una frase, un periodo, che sembrano usciti di getto, tanto risultano agevoli e scorrevoli, in realtà escono da un aspro e paziente lavoro di elaborazione. La gente frettolosa e distratta che ci legge, ignora quanta fatica, e tormento, e sacrificio, stanno dietro a questo carosello di parole che quotidianamente andiamo componendo per loro.

Ma lasciamo queste malinconiche considerazioni (dopotutto ogni forma dl lavoro è sgradevole, è lo scotto che l’uomo deve pagare al diritto dl vivere) e proseguiamo il «viaggio attraverso la lunga estate calda». Castiglioncello, la Perla del Tirreno, è anch'esso pervaso e agitato da questa moderna febbre dell’oro che si chiama speculazione edilizia. Una febbre sana, creativa, assicurano ambienti e personaggi autorevoli. La gente che ha denaro (proprio od altrui da investire) si riunisce e crea grosse società immobiliari che no esitano a trasformare il bucolico il libero verde della natura in un grigio geometrico di costruzioni, che però, anche se sono meno poetiche, servono l'uomo, ed i suoi bisogni assurdamente moltiplicati.

La civiltà dl tipo industriale nella quale viviamo impone ovunque le sue esigenze ed il suo ritmo. Volete costruirvi una casina su questo bel poggio profumato e solitario? Eccovi subito accontentati. Ma una casina isolata oggi è un non-senso, un anacronismo individualistico, è un’offesa al gregarismo ed al criterio utilitario della civiltà di massa. La vostra casa non può esistere senza il contributo, il concorso di tutte le altre forme di

attività tipiche dell’uomo moderno.  Accanto alla vostra casa si deve essere una strada, una chiesa, un negozio, un bar, un cinema. ecc. In sintesi si ripete, con quella rapidità imposta dal progresso meccanico, il lento processo creativo e formativo col quale sorsero i villaggi e le città. SI tratta nella fattispecie di creare piccolo paradisi residenziali con ville, giardini, servizi ecc. Poi arriva l’intraprendente milanese o abruzzese che costruisce un night, o qualcosa del genere. Il night non significa più perdizione, follia, dissipazione, ma è un segno di potenza, di stabilità raggiunta. I ricchi, o presunti tali, devono frequentare il night. E’ il night che conferisce importanza, non solo agli individui, ma anche al paese che li ha. Quercianella, che ha doti di bellezze naturali non inferiori a Castiglioncello, ma il cui movimento turistico è minore, ha soltanto un paio dl dancing; Castiglioncello ha tre night e gli alberghi le pensioni di lusso, i ristoranti I luoghi di svago e di

ritrovo. Ad elencarli tutti ci sarebbe da riempire una colonna di giornale.

Come Capri

Castiglioncello insomma è up to date, ha una organizzazione ricettiva di primordine, offre ampie possibilità di praticare pesca, caccia subacquea, vela, sci nautico; ha campi di tennis, petit golf, tiro a volo, croquet, ecc.

Celebrità mondiali del canto, della danza, dello sport, ed apprezzate attività similari, sono si può dire di casa a Castiglioncello. Alla gaIa di apertura del night club "Riviera degli Etruschi" ha partecipato Alighiero Noschese; gli incontri dl tennis si svolgono tra racchette di statura internazionale: Uoad, Laver, Ayala, Haillat, i celebri assi della troupe di Kramer; nei suoi migliori locali canta la ragazzina-prodigio Rita Pavone, Tony Renis e quella veramente grande, meravigliosa cantante che è Caterina Valente. Ha un Concorso Ippico Nazionale, un Torneo InternazionaIe di bridge, uno spettacolo pirotecnico per allietare grandi e piccini, poveri e ricchi; commemora i Caduti del Mare con la partecipazione della Marina Militare, onora adeguatamente anche la sua Madonna del Mare ecc.

Con questo non voglio malignamente insinuare che Castiglioncello ha la ridicola boria del "pervenu", il pacchiano snobismo del provinciale rapidamente arricchito. Pur in mezzo a tanto fervore e rumore dl pubblicltà e mondanità, Castiglloncello conserva un suo pudore, una sua discrezione, una sua misura. Qui a CastiglionceIlo la famosa auto di Panelli non suscita alcuno entusiasmo e né una particolare emozione suscita Mina col suo pargolo. "Vivere e lasciar vivere" una specie dunque di Capri nostrana? Si tratta semplicemente di indole, credo. La colonia dei villeggianti, come sempre succede, è composita, anche se vi prevale in certo tipo «medio». Ho trascorso una intera mattinata ad osservare gente pochissimo vestita che gode "sanamente" le vacanze estive, Il mio taccuino è quasi vergine dl annotazioni. L’uomo è un animale terribilmente monotono. Se avessi avuto una macchina fotografica e avessi scattato fotografie all'infinito, ora avrei una collezione kafkianamente ossessiva di ventri asciutti o obesi, di gambe lisce o pelose, di seni straripanti o contenuti. Mentre una adiposa turista tedesca beve dello yougurt ghiacciato e una ragazza indigena nera e sdutta come un zingara si muove con felini scatti lungo l'orlo dell’acqua, e sotto gli ombrelloni variopinti due fidanzati si baciano e quattro ragazze giocano a canasta e un’altra legge Grand Hotel, e una mamma rimprovera il suo vivace bambino: mentre insomma, la vita rlcompone eternamente la sua trama, i suoi fondamentali motivi, i suoi prevedibili gesti, io penso a Castiglloncello, non come a «delightful seaside resort of the Etruscan Riviera», ma come doveva essere millenni or sono quando lo abitavano i misteriosi etruschi. I quali eressero, nel territorio oggidi compreso fra Castiglioncello e Rosignano, la città di "Velinis" che raggiunse un grande sviluppo ai tempi di Cesare, e poi decadde. Le civiltà, i cicli storici, si comportano come gli individui. Dove adesso c’è tutto questo splendore e varietà di cose, di traffici, di vita, per secoli non vi furono che poche misere case di coloni e di pescatori. Fino al Cinquecento queste coste furono visitate e saccheggiate dai pirati. Fu Cosimo I dei Medici che fece costruire la famosa torre che ancora oggi si erge verso l’estremità della penisoletta, «per porre fine alle ribalderie di quei predoni». Oggi i predoni hanno cambiato-mestiere, e in marsina frequentano i night. E sono predoni benefici, perché fanno circolare il denaro.

Il pescatore

A causa di questo breve excursus che abbiamo fatto nella storia, non crediate che sia andato a visitare il locale «Museo degli Etruschi». Contemplare oggetti, lance, anfore, ecc., esistiti 2700-3000 anni fa mi procura il capogiro. E uno smarrito stupore di trovarmi, granello di carne pensante, in mezzo al gran fiume eterno della vita, nel quale rapidissimamente naufragherò.

Un amico che ho qui mi ha consigliato: «Perché non vai ad intervistare il pescatore “La Pepa" che è un tipico personaggio di Castiglioncello?»

Se fosse un autentico pescatore di quelli ritratti dalla penna e dal pennello di Viani o come quelli ancor più autentici che possiamo incontrare in qualche parte della vecchia Livorno, certamente vorrei conoscerlo. Ma ho visto la fotografia: un tipo da fumetto balneare, una cordiale epa da ribotte, un camiciotto dove non c'è una rammendatura. Bell'uomo, sempre ridente, è amico di ricchi industriali che si fanno insegnare da lui come si pescano le aragoste e come si ammaina la vela. ho preferito girovagare per il golfo ubriacandomi di tutto questo verde agreste e di questo mare di smalto blu. Così facevano - ma io non ha nessuna immodesta velleità di aggiungermi a casì gloriosa schiera - i Marradi, Fucini, Fattori, Abbati, Martelli. Allora Castiglioncello era un pò di compagna grama e affocata con davanti tutta quella magnificenza di mare. Qualcosa come uno straccione del Klondyke che avesse una pipita in tasca. I casolari sperduti tra le selvagge macchie di pini e querce si potevano raggiungere col calessino - il Settebello di quell’epoca!- o a dorso di mulo. C’è un quadro dell’Abbati che fa vedere un esterno di cascina: un casone nudo, qualche albero stento, quattro canne e viticci, tre bimbi che hanno l’aspetto di vecchi, e una vecchia che sembra una nana. I pittori non sono fotografi, anzi, non devono mai essere fotografi, ma interpretano squisitamente come i poeti, certi aspetti «interiori» sono d’intima e sofferta verità. Poiché m’è accaduto di parlare di pittori e dl pittura, mi accorgo che ho dimenticato di citare, tra le tante egregie iniziative della solerte Azienda Autonoma di Soggiorno, il Premio Annuale di Pittura Figurativa. Ho dato un’occhiata all’albo dei premiati: nomi dl casa nostra: Ghigo Tommasi, Giulio Allori, Nedo Luschi,  Voltolino Fontani, Mippia Fucini Catarsi, che è fiorentina. Il premio è intitolato a Romolo Monti.

«Quello del Miramare? » ho chiesto. «Il Miramare lo costruì proprio lui, il vecchio Monti, quando tornò dall’Argentina, nel 1908, ma è morto da alcuni anni, e ora l’albergo è diretto dai figli».

«Che tipo era questo Romolo Monti?» Guardi, c'è un libriccino (scaricabile da questo sito, n.d.r.) scritto da lui, ne ricoverà tutte le notizie che desidera». E’ un libretto di 120 pagine stampato evidentemente a spese

dell’autore, dallo stabilimento Poligrafico Artioli di Modena, nel 1934. E' intitolato "Il mio soIco" e racconta, senza pretendere di fare "letteratura" le proprie vicissitudini ed esperienze di vita. Siccome l'uomo risulta molto più interessante dello scrittore stimo che valga la pena farvelo conoscere. Siamo abituati a veder creare personaggi dal nulla, vanitosi fantasmi che vivono di imbonimenti e di reclame, fradici simboli di un modo di vivere artificioso e assurdo e quando raramente incontriamo un vero uomo, uno che ha lottato e sofferto e pur nelle avversità ha saputo creare qualcosa, un tale uomo dobbiamo ammirarlo ed umilmente ringraziarlo. Romolo Monti nacque a Carpi dove a 13 anni ottenne la licenza tecnica. Rimasto orfano ed allevato da una zia, iniziò giovanissimo a lavorare in una segheria dove curava la corrispondenza, i conti, ma anche eseguiva lavori manuali. Dopo un anno provò a commerciare con esito disastroso. Scappò a Milano, ma anche li nulla potè combinare. Tornò allora a Modena, impiegandosi come scribacchino ed aiuto assicuratore. Come tanti giovani che si sentivano sacrificati ed inutili in patria, Romolo Monti sognava di trasferirsi in America. Ed eccolo, a diciotto anni, imbarcato sul "Matteo Bruzzo", dove si improvvisa decoratore, per aver modo di dormire e mangiare un pò meglio. Sbarca a Buenos Aires con venti lire in tasca. Lavora come può a La Plata, quindi si impiega come commesso a Buenos Aires presso un certo senor Suizo. Una lite con un creolo invidioso e attaccabrighe lo costringe ad abbandonare l'almacen ed a rifugiarsi a Rosario de Santa Fè. Da un lavoro

faticoso e male retribuito possa a un altro lavoro ancora, più faticoso e male retribuito del primo. Una sera tardi mentre se ne andava a dormire un poliziotto vedendolo barcollare lo fermò e lo redarguì aspramente: «Està usted borracho». «Si» rispose Monti «por el trabajo"».

Fra mare e pineta

Finché le qualità tenaci dell' uomo emergono, trionfano e lo vediamo allevatore di bestiame, assicuratore, almacenero. Fra gauchos, ranceros e banditi riesce a mettere insieme un consistente peculio, frutto del proprio

onesto lavoro, e allora torna in patria. A Montecatini si sposa, ha occasione di viaggiare per affari. Nel 1910 scopre Castiglioncello e subito se ne innamora. Decide di stabilirvisi. Veniva da Montecatini, il paese degli alberghi ed a Castiglioncello non ce n’era nessuno. Compra da un barone castellano accidioso 7mila mq. di terreno brullo e sterposo fra il mare e la pineta. E li costruisce il primo albergo della città, prosciuga e livella botri, pianta alberi. L’attuale Castiglioncello deve molto a questo emigrante attivo e coraggioso, che nella sua sofferta e dinamica figura umana ci appare qualcosa di più che un fortunato pioniere del commercio alberghiero. Una sua riflessione merita di essere riportata: «Ho sempre capito la relatività del denaro, esso ha valore in quanto si spende, nulla più. Quanti i milionari che lesinano, non spendono, incerti temono il domani, e sono più pitocchl dei poverelli».

Il singolare vivo libretto si apre con queste parole del Convivio dell'Alighieri che mirabilmente aderiscono al contenuto e alla passione umana dei suo autore:

«...veramente io sono stato legno senza vela e senza governo, portato a diversi porti e foci e liti dal vento secco che vapora da dolorosa povertà. E sono vile, apparito agli occhi a molti...».

Scusatemi, io rispetto tutte le idee e tutti i gusti, ma preferisco Alighiero a Noschese, anche se si chiama  Alighiero.                                                                                                                                            Silvano Ceccherini

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