Castiglioncello ieri

                   I posti di guardia al Fortullino, Chioma, Campo Lecciano

Tra la Torre del Romito e quella di Castiglioncello vi erano alcuni posti deputati alla sosta e servizio di sentinella, usati in tempi diversi da guardie provenienti da vari luoghi.

Per quello costruito come capanna nei pressi di Campo Lecciano, nel 1603 vennero fatti lavori in muratura per renderlo più stabile e duraturo, ma i ripetuti interventi di cui si ha notizia, confermano la difficoltà di mantenere efficiente e sicuro il riparo per le guardie di marina.

Nonostante le difficoltà il servizio non venne mai meno, anche perché, come risulta nel 1655 e nel 1684 i soldati, in numero di 5, provenienti per antica concessione granducale dal comune del Gabbro, operavano una sorta di piccolo commercio con i barcaioli che approdavano alla foce del Rio Fortulla e del Chioma, sia per la legna da taglio che per la calcina prodotta dalle due fornaci presso il Chioma.

Anche la strada maestra che conduceva alla marina collegando il Gabbro ed altre località alla casetta di Campo Lecciano, nel 1709 dovette essere nuovamente risarcita a causa delle grandi piogge e delle frane conseguenti.

Nel 1734 fu deliberato di costruire accanto alla vecchia casetta una nuova stanza, ma solo 30 anni dopo fu deciso di abbandonare definitivamente il posto di Campo Lecciano e costruire una nuova casermetta in località Fortullino. Due anni dopo, nel gennaio 1766, questa fu consegnata agli ufficiali di artiglieria di S.A.R. (Sua Altezza Reale) e la vecchia messa al pubblico incanto. Sia l’antica che la nuova sorgevano su terreni appartenenti la Pia Casa di Misericordia di Pisa e i soldati di guardia ottennero lo stesso anno l’uso di un pezzo di terra di 6 saccate di superficie vicino alla nuova casetta per farvi un po’ d’orto. Questa struttura consisteva in un piano terra con loggetta, cisterna per l’acqua, ingresso, scala, sgabuzzino, stalla a quattro posti ed un piano superiore con una grande stanza di alloggio per i soldati. Della struttura oggi non resta traccia perché molto probabilmente è stata inglobata nella metà dell’800 in una più grande villa oggi trasformata in residence.

La casetta di Campo Lecciano abbandonata nel 1734 fu, molto probabilmente, convertita in civile abitazione, come risulta dal catasto del 1823 dove è indicato un podere Campo Lecciano lungo la via dei Cavalleggeri.

A nord della foce del Chioma, su un piccolo promontorio, sorgeva un’altra casetta, come è descritto nella carta del 1721 e nel catasto del 1823, con una guarnigione di 4 uomini. Oggi l’area di proprietà privata non presenta particolari rilevanti al fine di localizzare la struttura.

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