Castiglioncello ieri          

1922 - Festa in pineta

                             1922 i primi tentativi di autonomismo
L'espansione della frazione per il rilevante sviluppo del turismo, fece infatti intravedere la possibilità di realizzarvi forti guadagni ampliando le capacità ricettive e residenziali, soprattutto allo scopo di richiamarvi ceti benestanti dalle città toscane, Firenze in particolare.
Nel corso del 1922 venne istituito un comitato per promuovere la separazione della frazione dal Comune di Rosignano, che comprendeva oltre al allo sponsor principale, il barone Patrone in difficoltà di intese con il Comune, (vedi biografia Patrone) molti dei benestanti di Castiglioncello e a cui non erano per nulla estranei i dirigenti fascisti locali, perché non era "più sopportabile che il comune sfruttasse la vacca grassa di Castiglioncello lasciandola poi in abbandono". Si tentò di dimostrare che le entrate per il valore locativo e il dazio ricavate dalla frazione turistica erano molto maggiori di quanto il comune nella stessa vi spendeva per infrastrutture e servizi, e come esempio venne portato il forte disagio patito durante l'estate per i mancati approvvigionamenti idrici. Sull'autonomismo di Castiglioncello il dibattito in Consiglio Comunale fu ampio e argomentato; si concluse con la promozione di una estesa opera di informazione dei cittadini, perché fosse spiegata loro l'erroneità delle posizioni di coloro che perseguivano l'autonomia della frazione turistica. Il sindaco Vestrini aveva però il prestigio necessario tra i fascisti del comune e tra gli stessi strati benestanti di Castiglioncello per riuscire a far rientrare il tentativo. L'autorevolezza che egli possedeva come primo cittadino e contemporaneamente come ispiratore e capo di fatto del fascismo locale e gli stretti rapporti che aveva con i dirigenti fascisti livornesi, gli consentirono non solo di essere tra i pochi in Toscana a passare con agevolezza da sindaco eletto (ante fascismo) a podestà imposto (dal fascismo), ma anche di controllare il buon servizio del fascismo agli interessi degli agrari e della stessa amministrazione comunale e quindi anche di Castiglioncello, senza che l'intimidazione e la violenza delle squadracce passasse troppo la misura, riuscendo altresì a instaurare un rapporto pressoché esclusivo anche con la direzione Solvay. (Da: "Alle radici del partito comunista a Rosignano" di Mario Volpato, scaricabile dal sito)
                    Adunanza 20 novembre 192
2 - Castiglioncello separazione dal Comune.
Il Sindaco
(Gino Vestrini) narra che fu chiamato da un comitato costituitosi a Castiglioncello per promuovere la separazione della frazione e gli fu detto non essere più sopportabile che il Comune sfruttasse la vacca grassa di Castiglioncello lasciandola poi in abbandono. Rispose che il Comune aveva fatto per Castiglioncello tutto il possibile, che non era poi la vacca grassa creduta e che in ogni modo fra le varie frazioni, non solo Castiglioncello dava buoni introiti. Credeva infine un dovere che se fosse così in realtà esse sopperissero in parte anche per le vacche magre. Dette ben volentieri il permesso di fare i conti al Municipio. I signori agitatori non hanno fatto per altro i conti se non sulle dita e non possono corrispondere alla realtà. Non è oggi che si dovrebbe inscenare un’agitazione senza avere i dati certi. Sta in fatto che presentemente nessuno può sapere se Castiglioncello da troppo o da poco essendo il calcolo cosa di non lieve momento e da farsi in più uffici. Se Castiglioncello non avesse entrate superiori alla spesa o le avesse di poco, l’agitazione non avrebbe luogo di essere. Questa cosa dimostra quanto artificio ci sia nell’odierno movimento.
Il Sindaco chiese di conoscere il risultato del comizio, chi vi prendeva parte e il voto emesso.
Si è conosciuto soltanto dalla stampa l’ordine del giorno approvato, il quale non ha fondamento nelle premesse e nelle richieste non fa che concordare, facendo astrazione dei progetti megalomani con gli intendimenti dell’amministrazione comunale.
A Castiglioncello il Consiglio Comunale ha mai negato nulla. Non ha negato quando sindaco era il magg. Gotti rappresentante di quella frazione, non ha negato dopo, ne ha in animo di negare. Ciò è dimostrato dalla cura che si prende per dotarla di acqua potabile, il quale checché si dica è l’unico problema impellente.
In quanto alla Pineta, prosegue il Presidente, non bisogna dare troppo peso a quanto viene stampato. Il decreto che la dichiara bellezza panoramica, non è ancora stato emesso, le pratiche sono state presentate, ma è un fatto che l’emissione di un tale decreto non risolve la questione. Esso impedisce che la pineta subisca alterazioni, ma la proprietà resta sempre della società che può sempre chiuderla al pubblico. L’unica soluzione ragionevole è l’acquisto e ad esso tendevano le pratiche e le trattative svolte col Presidente della Società dietro interessamento e alla presenza del Prefetto.
Gli abitanti di Castiglioncello sembra non vogliono sopportare la spesa di acquisto (che d’altra parte vendendo il Kursaal e alcune preselle, non sarebbe stata enorme), ma altra soluzione non c’è.
Il decreto Ministeriale sarà forse utile per fare abbassare le pretese ai proprietari, ma non la rende di uso pubblico.
Il Consigliere Petrucci fa notare che forse soltanto ora Castiglioncello ha buone rendite essendo stato elevato il valore locativo e il dazio, ma fino a ieri quando le spese del Comune eran fatte quasi tutte dalla sovrimposta sui terreni per la quale Castiglioncello da il minor reddito.
Il consigliere Quintavalle è di opinione che se si provvede subito all’acqua potabile e a migliorare l’illuminazione, i problemi più urgenti saranno risolti.
Vien data lettura su istanza del Consigliere Paci del manifesto del Comitato ordinatore e della circolare del Sindaco.
Il Consigliere Paci ed il Consigliere Fontanelli accertano che la popolazione di Castiglioncello non è informata e credono che quando essa saprà quello che il Comune ha fatto per lei ed ha intenzione di fare, si ricrederà. Domandano che a mezzo della stampa si dia pubblicità alla circolare del Sindaco. Il Consiglio approva.
                7 agosto 1968 - Le ambizioni di Castiglioncello - VUOLE DIVENTARE COMUNE
L'importante centro balneare tende a separare i propri destini da quelli di Rosignano Marittimo - Fervore di iniziative turistiche, ma con la vocazione all'isolamento e alla clientela scelta - Si avvicina però il punto di saturazione.
L'estate '68 potrebbe essere per Castiglioncello l'ultima stagione di attesa. Il paese aspetta la promozione a comune e la pratica che dovrebbe conferirgli l'autonomia, scioglierlo dai vincoli di vassallaggio a Marittimo, sta facendo, come si dice, il suo corso. Il dissenso fra Rosignano e Castiglioncello ha motivazioni concrete, non è determinato, come sovente accade, da puntigliose questioni di campanile. Le ripartizione amministrativa che sottomette Castiglioncello a Rosignano, se una volta corrispondeva a una realtà, oggi è puramente teorica, superata dei fatti. Castiglioncello non e più una frazione, un'appendice, ma un importante affermato centro balneare, con un'economia, strutture e interessi i quali non coincidono più con quelli rosignanini. I separatisti rimproverano inoltre al sindaco comunista e ai suoi collaboratori di svolgere una politica pianificatrice, di amministrare tutte le frazioni come se fossero uguali senza tener conto delle fisionomie molto diverse.
«Il comune -dicono - così come è congegnato, è diviso in tre settori distinti, agricolo, industriale e turistico, ed è assurdo pretendere di risolvere i problemi globalmente dato che ognuno ha distinte necessità. Per esempio, se Castiglioncello ha bisogno di un giardino fiorito, deve chiederlo al consiglio comunale di Rosignano e magari sentirsi rispondere che ci sono progetti assai più urgenti da realizzare e che può essere una strada per il Gabbro, borgo agricolo dell'entroterra. Noi contestiamo questa priorità, non perché la strada sia superflua ma perché anche un giardino serve al turismo, non è un semplice abbellimento, un lusso decorativo».
Dissenso politico
Gli autonomisti citano il rilevante apporto economico dell'industria delle vacanze di Castiglioncello che ammonta secondo i calcoli dell'Azienda di Soggiorno a circa due miliardi e mezzo annui. Non c'e da meravigliarsi quindi, se essi desiderino poi investire qualche spicciolo di questa somma in migliorie turistiche. Per completare il quadro, Il dissenso ha anche una precisa colorazione politica. Castiglioncello è l'area meno rossa e si sente vittima di discriminazioni o quanto meno di incomprensioni. Da Rosignano si risponde che non è niente vero e che Castiglioncello ha stabilito di fare da se dopo che il comune ha deciso in valorizzazione turistico di Vada e teme le concorrenza di una spiaggia molto estesa e pronta a ricevere cospicui insediamenti. Per gelosia, e non per altro, secondo la tesi rosignanina, la frazione vorrebbe mettersi in proprio.
Il fervore delle iniziative si estende da un capo all'altro della riviera di Castiglioncello. Sulla spiaggia di Chioma, la più settentrionale, dove già sorsero un ristorante e un night, nascono un porticciolo e un complesso edilizio finanziati da capitali di Prato. Nello scalo appena abbozzato l'andirivieni delle imbarcazioni è intenso e a settembre il dispositivo nautico verrà ingrandito e arredato con tutti gli accessori occorrenti. «Sarà il più moderno ed efficiente porticciolo privato del Tirreno
», dice Marcello Bartoletti, dinamicissimo manager del turismo locale, direttore del complesso, proprietario del tennis e del «Cacciatore», un ristorante modesto nell'addobbo quanto ricco nei piatti. Scaveremo - illustra Bartoletti - una darsena di metri 60 per 70, profonda al minimo due metri e mezzo, sposteremo l'attuale pennello di scogli lasciando un unico ingresso verso scirocco e sopra metteremo un bel faro». In autunno, a Chioma comincerà anche a spuntare una residence di tre piani e più tardi sarà il turno di un paio di alberghi nell'interno, sulla collina oltre la ferrovia. La passerella che scavalca i binari è già fatta: bruttissima e pericolante. Meglio sarebbe sostituirla con un sottopassaggio.
Un pericolo futuro
Leggendo questo notizie, probabilmente gli ammiratori di Castiglioncello trasaliranno temendo che anche qui stia per scoccare l'ora del turismo di massa. Niente paura. Il pericolo, almeno sulla carta, per adesso non sembra imminente. La situazione tuttavia, non è del tutto rassicurante. Dice Luigi Pancaldi, ottantenne, fondatore dell'Azienda di Soggiorno e personaggio particolarmente rappresentativo dell'industria turistica: «Dobbiamo starcene tranquilli, Castiglioncello non potrà mai diventare una riviera di massa, perché non ne ha la vocazione. E se anche lo divenisse, non riuscirebbe, è troppo spezzettata, interrotta da rocce, è tutta cale e calette, le manca la grande distesa di sabbia». L'ottimismo di Pancaldi è eccessivo. Bisogna intendersi su casa significa il turismo di massa. Le attuali 568 mila presenze annue di Castiglioncello  non sono ancora turismo di massa, ma quasi. Basterebbero altre centomila presenze per arrivarci. Tutto è relativo e per creare le condizioni del turismo di massa sulle esili e frammentarie spiaggette di Castiglioncello il passo è ormai breve. E' questione di spazio, qui ce n'è poco e va  consumato a piccole dosi, con parsimonia, se non si vuol gettare il paese a capofitto nel caos balneare. I 36 esercizi alberghieri e le 300 ville circa coprono quasi interamente il fabbisogno e ci stiamo avvicinando al punto di saturazione. Fino ad ora, nell'insieme, si è costruito con rispetto per il paesaggio e cosa ancora più rara, con buon gusto. Le eccezioni confermano la regola. Castiglioncello è forse il paese di mare dove l'architettura pacchiana del neocapitalismo turistico ha trovato approdi meno accoglienti. Più che con la disciplina legislativa, Castiglioncello si è difesa con la sua naturale, spontanea predisposizione a rigettare, a respingere tutto che poteva danneggiare la sua signorilità, la sua distinzione.
Non per snobismo, ma per rimanere coerente e non tradire la sua personalità, Castiglioncello non si lascia travolgere dalle tentazioni del boom balneare. Tanto è vero che, mentre tutti chiedono autostrade e vie di comunicazioni e ogni centro del litorale si seppellisce setto tonnellate di asfalto, Castiglioncello tende a isolarsi, a mettersi il più possibile al riparo delle ondate del turismo collettivo e straripante e costruisce una deviazione della via Aurelia che da Chioma dirotterà il grosso del traffico sulla statale 206. Costerà sei miliardi e la somma salverà Castiglioncello da quelle valanghe motorizzate che nell'alta stagione si abbattono sulle riviere. Forse perderà qualche cliente, ma ogni caletta, sarà un salotto buono delle vacanze al mare, quasi una spiaggia da antiquariato, un pezzo raro ed estremamente prezioso.
Alberto Macchiavello Corriere della Sera.

 

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